Politica
4 Febbraio 2017
Lodi (Ln) appare sicuro del loro arrivo e promette una "nuova Gorino"

Migranti a Torre Fossa? La risposta è un rimpallo tra istituzioni e coop

di Daniele Oppo | 3 min

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Verranno ospitati dodici nuovi migranti in un casolare di Torre Fossa? Sembra di no, ma saperlo con certezza sembra impossibile: le istituzioni dicono di non saperne niente ma rimandano alle coop che gestiscono l’accoglienza, le quali rimandano alle istituzioni, in un gioco al rimpallo.

Tutto nasce dal consueto video di Nicola Lodi su Facebook, girato in una località non nominata, davanti a un casolare: “Un paesino vicino a Ferrara, di poche anime che ha già fatto il suo dovere in materia di accoglienza e che non vuole nessun richiedente asilo da qui in avanti, ho ricevuto decine di messaggi dai cittadini. So chi sono questi migranti e conosco la cooperativa che li accoglie”, si limita a dire per poi spingersi oltre: “Se arrivano sarà un’altra Gorino, quello è stato solo l’antipasto”.

Poi si scopre che il luogo è Torre Fossa e i migranti – 12 o 14 secondo Lodi – sarebbero quelli ospitati nell’appartamento di viale Cavour che non pochi problemi hanno generato ultimamente. La coop che ne gestisce l’accoglienza – Vivere qui – aveva già detto di volerli spostare, e quella di Torre Fossa potrebbe essere la destinazione.

Usiamo il condizionale perché abbiamo cercato di verificare l’informazione. Dalla prefettura – chiamata in causa da Lodi nel video – l’unica cosa che emerge con certezza è che i migranti ospitati in viale Cavour al momento sono rimasti in nove, con tre defezioni dunque, e che la coop abbia avviato le pratiche per disdire il contratto di locazione, con l’intenzione di non usare più l’immobile per progetti di accoglienza. Ci viene spiegato che in genere si decidono le destinazioni in base alla disponibilità del momento e che dunque, nel caso specifico, si dovrà verificare se e quanti ospiti rimarranno a Ferrara e si sceglierà una destinazione. Ma su Torre Fossa nessuna informazione sembra disponibile e per questo si viene rimandati all’Asp e all’Associazione temporanea di imprese (Ati) che gestisce la questione, e che vede come capofila Camelot.

Proviamo a contattare prima l’Asp, tramite la presidente Angela Alvisi: “L’Asp – ci riferisce – non ne sa nulla, forse l’Ati ha cercato altre strutture. Comunque per quanto mi riguarda non inseguo gli indirizzi che dà Naomo, mi confronto solo con il tavolo istituzionale”. Proviamo allora a sentire l’Ati e la capofila Camelot ma la risposta è una palla che rimbalza: “Sono Asp e Prefettura ad avere la competenza per deliberare sull’autorizzazione per nuovi alloggi”.

Alla fine dunque, sapere se il casolare di Torre Fossa sia contemplato o meno come luogo in cui dare accoglienza ai richiedenti asilo – vecchi o nuovi che siano – appare impossibile, anche se sembra di no. L’unico ad avere certezze sulla situazione rimane colui che l’ha tirata fuori: Nicola Lodi, con tanto di promessa di nuove barricate.

Nel frattempo sono arrivati ieri a Ferrara tredici nuovi richiedenti asilo inviati dalla prefettura di Bologna (su 150 persone giunte nella serata di giovedì in Emilia Romagna). Otto di questi sono ospiti dell’hub di Pontelagoscuro, gli altri sono stati smistati in varie strutture del territorio. Ad oggi il totale delle persone accolte per l’emergenza (escludendo dunque il sistema Sprar) risultano essere 886.

Articolo aggiornato il 4 febbraio alle 11.49
Il luogo in cui era presente Lodi nel video è a San Bartolomeo in Bosco e non a Torre Fossa come ci era stato erroneamente rivelato nella serata di venerdì. Ci scusiamo con i lettori per l’errata informazione.

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