Cronaca
31 Dicembre 2016
Tagliani scrive a Presidente della Repubblica e Ministro dell'Economia: "La politica risolva la situazione come ha fatto con altre banche"

Carife, appello del sindaco a Mattarella e Padoan

di Redazione | 4 min

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OLYMPUS DIGITAL CAMERAMancanza di equità e coerenza, disparità di trattamento tra cittadini e lavoratori, errori macroscopici imputabili alle istituzioni che hanno gestito la crisi della Carife. È un accorato appello, ma anche un duro ‘j’accuse’, quello contenuto nella lettera che il sindaco di Ferrara e presidente della Provincia, Tiziano Tagliani, ha inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan.

Una lettera sulla situazione della Cassa di Risparmio di Ferrara che esprime tutto lo sconcerto dei cittadini per una vicenda definita “paradossale” e con la quale Tagliani chiede che sia la politica, così come avvenuto per altri istituti di credito italiani, a porre rimedio all’evidente disparità di trattamento che ha portato Carife sotto la mannaia dei licenziamenti collettivi in vista dell’acquisto da parte di Bper. Tagliani chiede inoltre a Mattarella e Padoan di fornirgli le parole per rispondere alle preoccupazioni dei cittadini e “rinsaldare in loro la fiducia nelle istituzioni”.

Ecco il testo integrale della lettera.

“Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica Italiana

Spett.le Sig. Ministro dell’Economia e delle Finanze

Da Sindaco di Ferrara e Presidente della nostra Provincia mi sento obbligato a rappresentarVi uno sconcerto profondo dei miei concittadini i quali – pur consapevoli che le radici remote della crisi della Banca locale CARIFE vadano ricercate in operazioni incongrue del passato a partire dalla Direzione Murolo, e che la Magistratura dovrà presto dire se ed in che misura sussistano responsabilità personali degli amministratori per quelle vicende e quelle successive – tuttavia non comprendono, come anche io non comprendo, se il sistema che nel nostro paese presiede alle tutele del risparmio ed oggi anche del lavoro abbia profili non dico di equità, ma addirittura di logicità e coerenza. Ai nostri occhi infatti, la vicenda CARIFE appare paradossale, così come paradossale è che fino ad oggi nessuno, se non i risparmiatori e i lavoratori, risponda per errori macroscopici, omissioni, ritardi che a noi risultano chiaramente imputabili alle istituzioni che hanno gestito questa crisi aziendale.

In primo luogo, la Banca d’Italia ed il Ministero della Economia e delle Finanze, dopo due anni di commissariamento che non ha risanato la banca, hanno autorizzato commissari e Fondazione Carife ad approvare nella assemblea straordinaria dei soci del luglio 2015 un progetto di salvataggio che questi stessi enti hanno poi giudicato inattuabile qualche settimana più tardi. La soluzione negata a CARIFE – ma poi approvata per la Cassa di Risparmio di Cesena e prima ancora per TERCAS – fu accantonata con il decreto “salvabanche”, a valle del quale oggi ci troviamo con l’imminente riduzione di oltre un terzo dei dipendenti CARIFE e, quale magra consolazione, un parziale ristorno ai soli obbligazionisti .

I cittadini ferraresi si chiedono se in Italia sia ancora la politica a governare l’economia, o non avvenga piuttosto il contrario. E si chiedono anche se tra i principi cardine di qualsivoglia soluzione normativa vi sia ancora l’uguaglianza di trattamento tra i cittadini e tra i lavoratori. Sotto i loro occhi vi è l’evidenza che per MPS, per Popolare di Vicenza (istituto che per mesi è stato ipotizzato quale possibile acquirente di CARIFE), CARIGE e Veneto Banca, siano state ideate soluzioni diverse. Conosco la motivazione tecnica di questa disparità di trattamento: CARIFE è in risoluzione, le altre banche no; ma la risoluzione è la conseguenza – e non la causa – di una scelta effettuata a monte e che ha condotto alla presente situazione. Se a ciò si arriva per un errore tecnico di valutazione, una congiuntura sfavorevole nei rapporti con BCE, perché la politica non pone rimedio ad una disparità tanto evidente?

Vi chiedo dunque di fornirmi le parole per rispondere ai miei concittadini, Vi chiedo soprattutto se chi doveva controllare, chi doveva risanare, ma soprattutto chi doveva impostare – per la crisi, ormai evidente, del sistema bancario italiano – soluzioni rispettose di quel principio di eguaglianza sostanziale dei cittadini italiani che è fondamento costituzionale del nostro Stato, abbia operato senza vincoli di responsabilità e quindi, mi sia concesso, irresponsabilmente; stabilendo così, implicitamente, il principio che possano essere adottati pesi e misure diverse a seconda della banca, della provincia o del momento in cui è stato affrontato (nel caso di Ferrara forse sarebbe più appropriato dire “affondato”) il problema.

Signor Presidente, signor Ministro, Vi prego di credere che il tono concitato che pervade questo mio appello non è che il riflesso della preoccupazione dei miei concittadini, quei concittadini di fronte quali mi presento quale rappresentante locale della nostra Repubblica. Sono certo che saprete fornirmi le risposte necessarie a rinsaldare in loro la fiducia nelle Istituzioni e l’orgoglio di essere italiani.

Nel formulare i più sinceri auguri di Buon Anno, Vi porgo i più cordiali saluti”.

Il sindaco di Ferrara e presidente della Provincia di Ferrara

Tiziano Tagliani

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