Il dibattito sulle mense scolastiche si fa sempre più acceso. Mentre in consiglio comunale la maggioranza ha bocciato la mozione del M5S per consentire il pasto da casa per le famiglie “obiettrici di mensa”, a Porotto la refezione scolastica è diventata obbligatoria.
“Pare proprio che la nostra amministrazione sia impegnata su tutti i fronti a difendere il monopolio de facto di Cir per quanto riguarda le mense scolastiche” commenta Sergio Simeone, consigliere del M5S Ferrara, denunciando il comportamento di “una dirigente scolastica particolarmente zelante che impone ai suoi studenti l’obbligo di frequenza delle ore in cui si effettua la refezione scolastica, fornita proprio da Cir”.
Stiamo parlando della scuola secondaria di Porotto, dove la prossimità tra la scuola e l’abitazione dei genitori o dei nonni consente (così è stato fino all’anno scorso) ad alcuni ragazzi di pranzare a casa e rientrare regolarmente per proseguire le lezioni nel pomeriggio.
“Ma da quest’anno l’ora di uscita dalla scuola per consumare il pasto con la propria famiglia sarebbe considerata assenza a tutti gli effetti – spiega il consigliere pentastellato -, peraltro nella materia del professore che è destinato alla presenza in mensa in quella data giornata, così come è stato illustrato dalla dirigenza scolastica ai genitori che ne hanno fatto richiesta”.
Il M5S ha presentato una interrogazione per fare luce sulla vicenda, “in quanto a noi pare davvero strano questo obbligo di usufruire di un servizio a domanda individuale offerto da una ditta privata, sebbene convenzionata con il Comune – nota Simeone -. Tanto più che lo stesso regolamento della refezione scolastica dell’Istituzione Servizi Scolastici di fatto definisce volontaria l’adesione al servizio”.
“Crediamo che debba essere tutelata la libertà di scelta di non usufruire del servizio mensa, e chiediamo rispetto per quelle famiglie che fanno questa scelta impegnativa – ribadisce il Movimento 5 Stelle -. Non è così facile decidere di preparare a casa il pasto per i propri ragazzi, che sia consumato in famiglia o a scuola. Occorrono solide motivazioni. A volte lo si fa per risparmiare, viste le tariffe del servizio refezione, o per condividere un pasto in famiglia; a volte perché insoddisfatti della qualità del servizio, o per scelta alimentare, culturale, etica”.
“Denunciamo una volta di più l’atteggiamento di questa amministrazione che, con atti diversi, pare proprio essere orientata ad imporre ai nostri giovani studenti l’obbligo di usufruire del pasto scolastico preparato da Cir, ostacolando con grande impegno qualsiasi iniziativa che cerchi di trovare soluzioni alternative”.
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