Cronaca
22 Giugno 2016
Questa mattina la protesta annunciata, ma le forze dell’ordine impediscono l’accesso in corso Piave

In catene contro l’abbattimento degli alberi: “È una vergogna”

di Redazione | 5 min

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I lavori di adeguamento alle normative di sicurezza dello stadio cittadino – per permettere alla Spal di giocare regolarmente le gare casalinghe della Serie B –  hanno acceso la protesta: tra le azioni del piano, infatti, figura l’abbattimento di 15 alberi (12 in corso Piave, 3 in via Cassoli) in ragione della costruzioni di strutture a tornelli, come previsto dalla normativa in materia; ma la decisione non è piaciuta agli attivisti, che attraverso un tamtam su Facebook si sono dati appuntamento alle 8, questa mattina, in corso Piave.

Ad aspettarli, però, un dispiegamento notevole di forze dell’ordine a presidiare l’accesso alla via. L’intento degli attivisti era quello di mettere in atto una resistenza passiva, incatenandosi agli alberi per “salvarli con il corpo” come recitava l’appello lanciato sui social ieri sera dall’ambientalista Marzia Marchi. Ma una ventina di agenti, tra Polizia in tenuta antisommossa e Polizia Municipale, controlla l’accesso impedendo l’azione annunciata: “troppa correttezza non ci ha giovato – spiega Marchi – avevamo avvisato la Questura ieri sera circa la nostra manifestazione, e mi avevano detto che sarebbero ‘scesi in grandi forze’, ma non ci aspettavamo così tante”.

La signora Giovanna, però, non ci ha pensato due volte e, vestita di cartelli, si è incatenata all’unico albero di corso Piave non interessato dalla recinzione fin dalla prima mattina. Brandisce una rivista di urbanistica e chiede a gran voce dove sia l’amministrazione: chiama per nome sindaco e assessori invitandoli ad assistere allo “scempio, lo Stato non paga gli imprenditori – grida – ma voi trovate i soldi per abbattere degli alberi pluridecennali”. Manca qualche minuto alle 8 e attorno ai suoi proclami si raduna un piccolo gruppo attivisti che ripete: “è solo una scelta economica, perché per mantenere questi alberi dovrebbero affiancare un agronomo – spiega Angela Buono – ai lavori, e i costi ovviamente aumentano”. I presenti si chiedono, infatti, se non ci fossero altre soluzioni, “sappiamo che la presidente di Legambiente è andata a ragionare con Modonesi – continua Marchi – non è possibile che non ci siano alternative”.

Le parole, però, non fermano i lavori di abbattimento, che iniziano secondo programma, e al risuonare dei primi rami cimati gli attivisti si spostano in via Cassoli. Qui si trovano infatti i tre tigli che portano “la croce rossa della morte” e che saranno interessati prossimamente dall’abbattimento: gli attivisti non perdono tempo, superano gli sbarramenti e si incatenano a turno richiamando l’attenzione.

“Non c’è legge che tenga, la Spal va in B e ci rimettono 15 alberi”, è lo slogan urlato a più riprese. Alcuni passanti sembrano non gradire affatto e vola qualche provocazione, altri ci chiedono perché stiamo prendendo appunti, ma poi tutto scema e torniamo a chiedere ai presenti le ragioni delle proteste. Anche qui, infatti, un piccolo gruppo di cittadini si è ben presto radunato.

“Io abito qui ma ho scoperto tutto stamattina aprendo Facebook” ammette un ragazzo, e subito altri incalzano: “perché non hanno avvisato i cittadini? Perché non ci hanno chiesto?”. Qualcuno di particolarmente infervorato invoca la “maledizione della Spal, che tanto l’anno prossimo tornerà in C”; altri si limitano ad etichettare il tutto come “vergognoso, un attacco alla nostra Storia”. Alcune insegnanti ci spiegano che il fatto è grave perché “si parla tanto di essere green, e poi non lo siamo per davvero: insegniamo ai nostri alunni l’importanza degli alberi e poi li tagliamo?”.

Il tutto accade nel quartiere che porta il nome di ‘Giardino’, e l’ironia diventa subito motivo per un nuovo appello all’amministrazione: “vorrei poter avere il diritto di parlare, per trovare un’altra soluzione” dicono alcuni, “si dice tanto che Ferrara è città della cultura, ma non è anche questa cultura?” chiedono altri. L’assessore Aldo Modonesi, intanto, controbatte attraverso i social: “Perché, secondo voi che vi incatenate agli alberi di corso Piave, se ci fosse stata una soluzione diversa, tale da tenere insieme le esigenze di sicurezza imposte da Questura e Osservatorio Nazionale per la sicurezza negli stadi e le esigenze di evacuazione richieste dai Vigili del Fuoco, non l’avremmo perseguita? Pensate veramente che ci divertiamo ad abbattere 15 alberi?” A controbattere è anche il segretario provinciale del Partito Democratico, Luigi Vitellio: “”Non solo alberi” ormai lo schema è chiaro. Ogni volta che si prendono delle decisioni un comitato trasversale del no scende in campo per cercare di bloccare qualsiasi passo in avanti della nostra comunità. Tutti vogliamo la Spal in serie B, ma senza sacrifici. Amministrare significa prendere scelte impopolari ma abbiamo il dovere di guardare il futuro con lungimiranza, ad un progetto che è più grande del nostro presente. Crediamo nel futuro della nostra Città? Costruiamolo insieme”.

La vicenda diventa momento di rivendicazione da parte del M5S che in una nota ricorda di essere stato “l’unico ad astenersi dal votare la variazione di bilancio per finanziarne i lavori in quanto priva di qualsiasi progettualità concreta di rilancio per quel quartiere e soprattutto lasciava trasparire, nei tempi e nei modi, la completa assenza di volontà di rendere partecipi i cittadini in questa scelta. Ci teniamo a precisare – aggiungono – che i rimanenti gruppi di opposizione, per non parlare dei consiglieri di area ecologista, votarono tutti a favore, a scatola chiusa, al grido di “Forza Spal”. Consiglieri comunali e regionali del Partito Democratico ebbero il coraggio di affermare, il giorno seguente sulla stampa, che “I grillini ferraresi sono contro il divertimento.” Quindi, i populisti siamo noi?”.

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