Eventi e cultura
7 Maggio 2016
Figuranti, tamburi, chiarine e bandiere hanno animato di suoni e colori il sagrato del Duomo

Benedetti i palii. Negri: “È momento in cui Ferrara vive le proprie radici nel presente”

di Redazione | 3 min

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(foto di Alessandro Castaldi)

di Marcello Celeghini

È entrato ufficialmente nel vivo il mese del Palio con la solenne cerimonia di Benedizione dei Pali svoltasi sabato sera in Cattedrale. Figuranti, tamburi, chiarine e bandiere hanno animato di suoni e colori il sagrato del Duomo per poi entrare all’interno in un atmosfera d’altri tempi, resa ancor più evocativa dai canti del Coro della Cattedrale. Ad attenderli l’arcivescovo Luigi Negri che ha accolto i contradaioli e, poi, celebrato la funzione religiosa.

Protagonisti della serata i quattro ambiti drappi colorati realizzati come da tradizione dagli studenti del Liceo Artistico Dosso Dossi: quello verde dedicato a San Paolo per la corsa delle putte, quello rosso di San Romano per la corsa dei putti, quello bianco dedicato a San Maurelio per la corsa delle asine ed infine quello giallo di San Giorgio per la corsa dei cavalli. Oltre alla beneagurante benedizione dei palii, la cerimonia è stata caratterizzata anche da un altro momento fortemente simbolico ed evocativo, ovvero l’Offerta dei Ceri all’altare del patrono San Giorgio da parte degli otto capicontrada. Un gesto che affonda le radici alle origini stesse della città e che venne sancito come obbligo nel secondo libro degli Statuti di Ferrara del 1287 legando inscindibilmente la figura del santo patrono al sentire del popolo ferrarese conciliando la sfera religiosa con la sfera pubblica.

Un legame, quello che lega i ferraresi e il Palio, che si fa portatore di un’identità così come ha sottolineato l’arcivescovo Negri durante l’omelia. “Ho avuto modo di conoscere la realtà del Palio da vicino, andando a far visita ad ognuna delle otto contrade- ha ricordato Negri-. È evidente che il Palio non è una ripresa scenografica del passato e neanche un momento di semplice divertimento, è invece la possibilità di far vivere nel presente le tradizioni, le istituzioni, le grandezze, i limiti e la vivacità culturale del popolo ferrarese. Il Palio non è nostalgia, è un momento in cui Ferrara è chiamata a rinsaldare le proprie radici nel presente. Questo importante evento fa imparare la storia ai nostri giovani più di mille libri e di tanti programmi alla tv. La civiltà che ci è giunta dal passato è una civiltà che ha sempre messo al centro il valore della persona, non è contemplata la logica dello scarto, del fine utilitaristico-produttivo. Il Palio è anche un occasione che fa riflettere sulla straordinaria grandezza di Ferrara nei secoli passati paragonata all’idea di città che noi oggi vorremmo realizzare. Una Ferrara- prosegue l’arcivescovo- diversa da quella che ci troviamo, meno segnata dalla sofferenza, dalla violenza e dall’indifferenza e più contraddistinta dalla solidarietà, da un’accoglienza ordinata e senza inutili lassismi. Un’accoglienza senza identità cela sempre nuove possibilità di violenza. Questo mese ricordate il passato, apritevi al presente e spalancate le porte al futuro”.

La cerimonia si è conclusa con l’iscrizione delle otto contrade alle corse del Palio che si disputeranno domenica 26 maggio nell’anello di Piazza Ariostea.

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