Cronaca
8 Novembre 2015
L’incontro sulla solidarietà massonica chiude i festeggiamenti per i 70 anni della Loggia Savonarola

Solidarietà massonica: “Aiutare il prossimo per aiutare se stessi”

di Redazione | 3 min

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Sergio Rosso

Sergio Rosso

di Silvia Franzoni

Le celebrazioni per il 70esimo dalla ri-fondazione della loggia massonica Girolamo Savonarola (n.104), la più longeva in città, si sono concluse ieri pomeriggio in via Boccaleone. “Non c’è argomento migliore – presenta Giangiacomo Pezzano, presidente del Collegio Maestri Venerabili dell’ Emilia Romagna – per chiudere i festeggiamenti per questo compleanno ferrarese del parlare di solidarietà”: il modello torinese degli Asili Notturni, esempio concreto della filantropia massonica, è stato infatti da stimolo “per la nostra Regione – continua – in cui è nata la associazione Acacia perché vedete”, e qui il presidente Pezzano scandisce bene le parole al pubblico, “noi non raccogliamo denaro per abitare attici, non ci vedrete mai occupare trecento, quattrocento metri quadri di un attico, il nostro gesto è diverso: dare tempo, conoscenza e professionalità ai bisognosi”.

La solidarietà è, in realtà, secondaria per il massone. Secondaria in quanto “rientra nei percorsi – precisa Sergio Rosso, Gran Maestro aggiunto del G.O.I – che ogni Libero Muratore può scegliere di intraprendere nel costruire il proprio tempio”. Ed è paramassonica “perché parallela alla massoneria, non la interseca mai: c’è una differenza incolmabile di funzioni, culturali-spirituali da una parte, sociale-politiche dall’altra”.

L’impegno di “uomini di buona volontà è volto anzitutto a migliorare se stessi”: quando il massone porta la propria esperienza fuori da sé, per il progresso del’umanità allora percorre “l’unica alternativa – continua Sergio Rosso – all’aumento del bisogno e alla diminuzione delle risorse, cioè il volontariato qualificato”.

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Marco Cadua

È il nuovo welfare, o welfare no profit, che si esplica nei progetti di solidarietà degli Asili Notturni e del ‘Piccolo Cosmo’, realtà torinesi capaci di servire fino a 200 pasti serali, ospitare 8000 presenze annue, fornire 32 alloggi per l’accoglienza degli ammalati curati negli ospedali torinesi e fornire oltre 3500 interventi annui negli ambulatori dentistici operanti. Questo senza “entrare in competizione con organizzazione analoghe – prosegue Rosso – e senza la pretesa di fare cose grandiose”: l’opera solidale massonica è piuttosto una razionalizzazione delle risorse, una rete a legare attori diversi, altre associazioni, amministrazioni e ordini religiosi; una rete che si esplica anche nella recente costituzione (novembre 2014) della Federazione Italiana di Solidarietà Massonica (Fism), di cui l’associazione Acacia è esempio emiliano-romagnolo.

“Fare ciò che si è in grado di fare”, questo è il motto. La professionalità del massone è prestata al servizio del bisognoso, così non si “soddisfano soltanto i bisogni primari, alimentando dipendenze – interviene il direttore de Asili Nottorni e segretario nazionale Fism Marco Cadua – ma agendo sulla persona, restituendole gli strumenti per raggiungere l’autonomia: il volontariato è un salvagente a cui aggrapparsi anche quando si vuole affogare”.

La buona azione nasce, e non potrebbe essere altrimenti, dall’emozione, così come dal moto dell’anima nasce il libro ‘Barboni e solidarietà’, che titolava l’incontro di ieri pomeriggio e che il suo autore, Marco Cadua, ha lasciato a cornice di una riflessione più ampia sulle azioni solidali della Squadra e del Compasso; questo perché prevalesse, negli interventi dei relatori e nei brevi filmati mostrati, appunto, l’emozione che, conclude Pezzano, “è aspetto essenziale dell’essere massoni”.

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