Ogni anno, in questo periodo di tarda estate, si presentano al museo di Storia Naturale persone che chiedono il riconoscimento di piccoli serpentelli trovati nel giardino di case situate anche nei centri urbani. Si tratta di solito di giovanissimi esemplari di biacco (Hierophis viridiflavus), lunghi 20-25 centimetri, grossi all’incirca come un dito mignolo, di colorazione grigio chiara con un caratteristico disegno sul capo, usciti da pochi giorni dalle uova che la loro madre può aver deposto in luglio all’interno di angoli protetti, come capanni per gli attrezzi poco frequentati, agglomerati di vasi da fiori raramente smossi, eccetera.
I piccoli, se disturbati, si spaventano e assumono un atteggiamento aggressivo, addirittura innalzandosi, spalancando la bocca e soffiando. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, gli esemplari vengono portati al museo dopo essere stati uccisi, nel timore che si trattasse di animali pericolosi. Questi serpenti invece possono mordere, come tanti altri animali, ma non sono velenosi, per cui non sono realmente pericolosi per l’uomo, i gatti o i cani. I piccoli si nutrono soprattutto di insetti (ad esempio, scarafaggi), per cui si possono rivelare utilissimi.
La specie è protetta dalla Direttiva Europea “Habitat” e dalla Legge Regionale 15/2006 sulla fauna minore dell’Emilia-Romagna, così come lo sono tutti gli altri rettili presenti in regione. Il museo invita pertanto a non uccidere i serpentelli, cercando di allontanarli tuttavia senza mai toccarli se non si è sicuri di aver riconosciuto la specie (la vipera, unico serpente regionale veramente pericoloso per l’uomo, è presente in Emilia-Romagna in ambito collinare, nei boschi costieri e in sparute stazioni di pianura) o chiedendo l’intervento del Corpo Forestale dello Stato o dei Vigili del Fuoco, sempre però soltanto per allontanarli e non per ucciderli.
E’ possibile anche rivolgersi ai Centri di Recupero Animali Selvatici (Cras), di cui un elenco è disponibile sul sito Ermesagricoltura.
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