Eventi e cultura
26 Aprile 2015
Il direttore del Meis: "Tutti i popoli meritano rispetto e comprensione"

Festa del Libro Ebraico “per ricordare e riflettere”

di Redazione | 3 min

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“Ricordiamo e riflettiamo, con lo strumento del libro che tutti oggi festeggiamo”. Queste le parole con cui Daniele Ravenna ha inaugurato lo spirito di questi prossimi tre giorni. Il direttore generale del ministero per i beni culturali, infatti, oltre a portare i saluti del ministro Dario Franceschini alla città e alla Festa del libro ebraico, entra subito nel vivo della manifestazione, insieme al contributo dell’assessore regionale alla cultura Massimo Mezzetti, che a sua volta ha portato i saluti di tutta la giunta e del presidente Stefano Bonaccini, impegnato come Franceschini con altri impegni istituzionali legati al 25 aprile.

Presenti all’incontro di inaugurazione della Festa del libro ebraico erano anche il rabbino capo Rav Luciano Caro e il sindaco Tiziano Tagliani, che hanno portato i saluti, rispettivamente da parte della Comunità ebraica di Ferrara e da parte della città estense, che anche quest’anno è felice di ospitare la manifestazione, giunta alla sua sesta edizione.

Massimo Mezzetti ricollega la manifestazione che si sta inaugurando anche ai lavori del Museo dell’ebraismo e della Shoah. “Stiamo lavorando insieme allo straordinario progetto del Meis, che è un lavoro che facciamo sulla memoria”. A questo percorso ricollega anche una legge regionale sulla memoria del Novecento in Emilia Romagna “da approvare entro quest’anno per razionalizzare i moltissimi lavori che si stanno conducendo sulla memoria nella nostra Regione”.

Quanto alla Festa del libro ebraico, l’assessore alla cultura Mazzetti sottolinea che proprio il Talmud ebraico contiene in sé la tesi e l’antitesi, non offrendo certezze di vita assolute, e con questo anche fanatiche. “È la dialettica delle certezze di fede – conclude Mazzetti – ovvero la radice del dubbio, il suo maggiore insegnamento. Questo festival aiuta proprio a questo: a continuare nella ricerca”.

Su questo bisogno di ricerca il presidente della fondazione Meis Riccardo Calimani ricorda invece il programma particolarmente denso, prima di passare a considerare la (altra) festa che si festeggia in questo giorno, quella della Liberazione, chiedendosi se “questa è viva fino in fondo o se sia diventata ormai solo un rituale che si svuota dall’interno giorno dopo giorno”. Calimani fa riferimento qui anche al suo appello per la rimozione del busto di Azzariti, scritto insieme al rabbino Laras e inviato al presidente della Repubblica, oltre alle ingiustizie subite oggi dalle brigate ebraiche a Roma e a Milano.

Per Calimani bisogna imparare a distinguere i popoli dai governi, “io per esempio sono critico da decenni per quanto riguarda il governo israeliano. Tutti i popoli meritano rispetto e comprensione, sono le classi dirigenti e i governi che portano i popoli alla rovina”. Qui Riccardo Calimani si riferisce ai conflitti col popolo palestinese, ma anche a ciò che sta accadendo in questi giorni nel Mediterraneo. “Il Meis – conclude Calimani – deve prestare attenzione a tutte queste realtà contemporanee, perché non è altro che la realtà tragica di ieri che si ripresenta oggi in forme diverse. Serve una capacità di riflessione e di spirito critico, per capire qual è la vera strada da realizzare”. Per festeggiare appieno il senso della Liberazione “bisogna dare dunque importanza ai libri e ai dibattiti, ed è questo che faremo nella Festa del libro ebraico”.

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