C’è una nuova figura in città: quella del tutore volontario per minori, che possa diventare un punto di riferimento per i minorenni privi di riferimenti adulti perché orfani, o perché i genitori sono lontani o non in grado di svolgere il loro ruolo. Un caso non isolato a Ferrara: nel 2014, solo nella provincia estense, sono più di 80 i minori in tutela, di cui 13 stranieri non accompagnati perché arrivati in Italia da soli. Per stare più vicino a questi ragazzi, ora seguiti dai servizi sociali, è stata istituita la figura del tutore volontario: una persona che, nominata dall’autorità giudiziaria, non diventi l’affidatario ma il tutore legale del minore. Un progetto già attivo in Veneto, Marche e Puglia – ma sperimentazioni sono in atto anche a Bologna e Reggio Emilia – che partirà quest’anno anche a Ferrara, coordinato dall’ufficio Diritti dei Minori del Comune insieme ad Agire Sociale – Centro Servizi Volontariato.
Sarà proprio la sede del Csv, in via Ravenna 52, ad ospitare il corso di formazione per tutori volontari per minori che verrà inaugurato sabato 11 aprile dalle 9 alle 13.30 con un seminario aperto a tutti i cittadini. Intanto sono già aperte le iscrizioni al percorso formativo che riguarderà un numero più ristretto di volontari (minimo 15, massimo 20) effettivamente intenzionati a diventare tutori volontari. Un corso gratuito ma impegnativo – 28 ore suddivise in 6 incontri tra il 5 maggio e il 4 luglio – nel quale si alterneranno in veste di formatore magistrati, esperti giuridici, avvocati, psicologi e assistenti sociali. Già alcuni cittadini si sono iscritti al corso, soprattutto volontari attivi nelle associazioni ferraresi ma anche avvocati di diritto minorile e insegnanti. Verrà comunque data priorità a coloro che documenteranno almeno due anni di esperienza, di volontariato o professionale, con famiglie e minori perché il percorso con questi ragazzi, com’è facile intuire, è di grande responsabilità.
“L’obiettivo di questo progetto – spiega l’assessore alla Sanità Chiara Sapigni – è quello di essere più attenti ai minori che non hanno figure adulte di riferimento e, per stare più vicini a questi ragazzi, non è sufficiente la spinta personale ma occorre anche la formazione. I tutori volontari, che svolgeranno il ruolo di rappresentanza legale del minore affiancandosi alle sempre presenti figure degli assistenti sociali, diventeranno un punto di riferimento per i giovani, che comunque continueranno a vivere in comunità. E per evitare che qualcuno possa approfittare di questa situazione – mette in guardia la Sapigni, riferendosi a casi di pedofilia o di appropriazione della disponibilità economica, che comunque questi ragazzi non possiedono – verranno attivati due percorsi di valutazione, il primo dell’ufficio Minori e il secondo a cura del giudice tutelare di Ferrara, che nominerà i tutori volontari e li ‘abbinerà’, secondo le proprie caratteristiche personali, ai diversi ragazzi che ne hanno bisogno”.
Trattandosi di volontariato, non è previsto alcun compenso per i tutori ma solo la soddisfazione di accompagnare nella crescita i giovani che non hanno una famiglia su cui poter contare. “Avere una figura di riferimento personale – sottolinea Laura Roncagli, presidente del Csv – cambia la vita di questi ragazzi che sono lontani dalla propria famiglia durante il difficile momento della crescita”. Che il volontario dedicato faccia la differenza è il pensiero anche di Elena Buccoliero dell’ufficio Diritti dei Minori del Comune, la quale mette in luce che “il progetto, realizzato in collaborazione con il Comune di Bologna, è finanziato dalle risorse, poche migliaia di euro, messe a disposizione l’anno scorso dalla Regione Emilia Romagna”. In realtà il progetto nella città felsinea è interamente dedicato ai minori stranieri non accompagnati mentre nella città estense sarà dedicato a tutti gli 83 minori attualmente in tutela.
A portare la propria esperienza di tutore volontario è Maurizio Malvezzi, che ha seguito il corso a Bologna nel 2013 ed è stato per 4 mesi il tutore legale di Kadir, un ragazzo di 17 anni che ha lasciato da solo la Gambia per studiare e lavorare in Europa. “È come avere a che fare con un figlio – racconta Malvezzi – e il nostro ruolo è quello di motivare questi ragazzi a inseguire le proprie aspettative. In questo caso Kadir sognava di lasciare l’Italia per lavorare in Germania e, dopo aver seguito un corso da elettricista e aver compiuto la maggiore età, ha realizzato il suo sogno”.
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