Cronaca
25 Marzo 2015
Le riflessioni dell'arcivescovo all'incontro sull'enciclica Humanae Vitae di Paolo VI

Negri: “Lo Stato che legalizza l’aborto non è più democratico”

di Redazione | 4 min

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negri aborto 1di Anja Rossi

“Una società che ha inserito nella sua legislazione l’aborto è una società ingiusta, e lo Stato che ha legalizzato questa pratica non può più dirsi democratico, perché non c’è democrazia che possa contemplare l’eliminazione consapevole della vita umana, là dove appare nella sua inizialità e quindi nel pieno della sua fragilità”. Queste le parole di monsignor Luigi Negri, durante l’incontro di ieri ‘Inattesa, combattuta, profetica: Humanae Vitae. Possono gli sposi amarsi così oggi?’, dove presso il cinema di Santo Spirito è stato prima proiettato un documentario sulla famosa enciclica di papa Paolo VI, seguito da testimonianze di fedeli ferraresi e infine dalle parole dell’arcivescovo di Ferrara e Comacchio.

Il documentario ha raccolto, tra le molte, le testimonianze di alcuni medici italiani, in quanto l’Humanae Vitae si rivolge anche agli uomini di scienza per “approfondire le ricerche mediche per il bene della famiglia e per una più onesta riproduzione della vita umana”. Problemi di fertilità che dal documentario sembrano coinvolgere solo la sterilità femminile, ma che grazie agli studi e ai nuovi mezzi di terapia sono risolvibili “senza manipolazione della vita e senza far venire meno la dignità umana”. Questa ricerca italiana, spiega ulteriormente il medico intervistato nel documentario, è atta a combattere l’aborto e le interruzioni non naturali di gravidanza, ovvero tutta quella “cultura della morte, che non intende curare, ma eliminare l’uomo. Noi vogliamo difendere la vita, attraverso la medicina della speranza”. Importante è anche il contributo dell’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra, per cui l’enciclica di Paolo VI ha “colto il dramma dell’umanesimo contemporaneo, ovvero l’inscindibilità tra significato unitivo e quello procreativo. Una luce che è stata accesa per sempre, una vera e propria profezia”.

Durante la serata, molti sono gli interventi dal pubblico, basati sui concetti di natura dell’amore coniugale, di paternità e maternità responsabile, dei due significati inscindibili di atto procreativo e atto unitivo, e dunque di tutti quei ‘veleni’ che comporta la contraccezione, che come spiegano gli organizzatori “è un’arma pericolosa se messa in mano ai governi e alle politiche degli Stati, da non lasciare dunque all’arbitrio degli uomini”. Alla linea ideologica delle parole di Paolo VI, espresse appieno nell’Humanae Vitae, si ricollega infine il pensiero dell’arcivescovo ferrarese.

negri aborto 2“La modernità ha parcellizzato l’esperienza umana – spiega Luigi Negri – pretendendo di risolvere uno dopo l’altro i vari settori della vita. Così però si è disintegrato l’uomo. Dico una cosa che non è più popolare, e mi dispiace non lo sia più anche nella Chiesa, come è invece stata in altri momenti: la prima responsabilità che l’uomo deve vivere è il giudizio. Un giudizio sul mondo che ci faccia dire: vivere come si sta vivendo oggi, non è umano. Noi cristiani ora non giudichiamo, ma subiamo il mondo”. Negri fa poi un parallelismo tra quanti si oppongono al pensiero di Cristo, “visibile non soltanto nei delinquenti che ammazzano la gente per le strade”, ma anche in chi ha “questa ideologia grevemente anticattolica, che domina anche la vita di una società”. L’alternativa al giudizio, per Negri, è che domini il potere: “Una persona, una verità che si erge sopra tutti gli altri e pretende di essere decisiva sugli altri. Pretende di decidere se l’aborto è giusto o no, se la contraccezione è giusta o no, pretende di far diventare loro struttura legale, e quindi normativa. Come se la legge per il fatto stesso che è legge, garantisse della bontà e della moralità del contenuto che è stato legiferato. La legge può essere stata attuata, utilizzata, in modo strettamente rigoroso, ma per legittimare un’ingiustizia.”

Proprio sul punto toccato in precedenza dagli organizzatori spinge e conclude Negri. “Quando uno Stato decide di legalizzare l’aborto, per quanto sia stato deciso in termini assolutamente legali, questo atto non cessa la sua terribile punizione di essere un fatto distruttivo per la società”. E qui l’arcivescovo sente la necessità di fare un appello ai cattolici. “Siate laici vivi, attivi e intraprendenti, perché se nel mondo di oggi non c’è più una presenza viva, attiva e intraprendente, il popolo – tutto il popolo, non solo la presenza cristiana – è abbandonato al potere, che senza carità è solo dominio, e quindi distruzione dell’umanità”.

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