Cronaca
21 Aprile 2010
Estense.com visita la centrale. Eni garantisce: “Inquinerà meno dei vecchi impianti”

Turbogas, accensione a luglio

di Redazione | 4 min

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Ci siamo quasi. Dopo varie prove di accensione e test di rito, la nuova centrale turbogas sta per entrare in funzione. In occasione del decennale della propria attività, EniPower, oltre a organizzare un convegno sul tema dell’energia presentato all’interno dell’ateneo ferrarese, decide di aprirci le porte per illustrare l’impianto su cui tanto si è dibattuto nel corso degli ultimi anni.

La visita è condotta da Enrico Paolucci, responsabile di produzione dell’impianto Sef Eni di Ferrara. Fotografie e riprese video delle strutture interne sono bandite, il dirigente però spiega in modo chiaro le caratteristiche della macchina.

“La turbogas funziona come il motore di un aereo: ci sono enormi conduttori che veicolano l’aria al compressore, dopo averla pulita accuratamente attraverso una sofisticata batteria di filtri. Una volta stivata l’aria nella camera di compressione, viene bruciato il metano. I fumi in uscita – spiega il tecnico – fanno girare la turbina, a circa 3000 giri il minuto. Questa produce energia attraverso un trasformatore. La stazione di Terna, distributore del servizio, dista appena 2 km. Da qui i 38.000 volt prodotti vengono immessi nella rete nazionale. Questo in parole molto semplici. Più tecnicamente la centrale è definita cogenerativa a ciclo combinato.

Come mai si parla di ciclo combinato?

L’impianto, nel suo complesso, genera sia energia elettrica che termica, tramite il vapore. Vengono perciò attivati due cicli istinti.

Attraverso il primo di questi, descritto in precedenza, vengono prodotti 258mila megawatt. I gas escono dalla camera di combustione a 580° e da qui parte il secondo ciclo. I gas sono convogliati all’interno di una turbina che lavora attraverso l’acqua portata a vaporazione. In questo modo vengono generati ulteriori 120/130 megawatt. I dati possono variare in termini assoluti perché dipendono da alcuni fattori esterni soprattutto climatici. Ma in generale il totale complessivo che prevediamo di produrre è di circa 400 Megawatt.

Da dove proviene e che processo segue l’acqua che serve a far funzionare la turbogas?

L’acqua viene presa direttamente dal Po, che dista solo pochi km. Ne servono circa 20.000 metri cubi. Naturalmente viene passata attraverso un chiarificatore, per fare in modo che non vi siano sostanze solide quando entra nei circuiti. Dopo che è uscita dal primo processo, quella “inquinata” viene sottoposta a un lungo trattamento biologico, depurata e rimessa nel circuito di produzione.

Con quali criteri si sceglie di far funzionare l’impianto a medio o ad alto regime?

Questo dipende dal mercato, in base alla richiesta di energia e al relativo costo. A decidere in pratica è l’ufficio trading di Eni Power. In funzione della domanda di energia che arriva un giorno per l’altro si attivano i vari gruppi di produzione. L’anno scorso è stata fatta una prova di accensione, simulando un black out durato un quarto d’ora: tutto è andato per il meglio.

Sappiamo che c’è una data di inizio attività.

L’avvio della produzione è previsto per i primi di luglio. L’opera è completa. Gli ultimi lavori sono stati quelli necessari per costruire le caldaie dedicate al fuori-gas. Completate quelle e terminati i test,  possiamo iniziare la produzione di energia e chiudere i vecchi impianti.

Si è parlato a lungo di effetto inquinante e di micropolveri che possono essere generate da questo tipo di centrale.

Ad oggi le possibilità di produrre grandi quantità di energia sono essenzialmente 3, dato che il fotovoltaico lo si può considerare solo per esigenze più limitate. Queste sono: l’idroelettrico, che al momento comincia a trovare molti ostacoli dal punto di vista dell’impatto ambientale, il nucleare, ma in Italia ad oggi è ancora fermo, e a combustibile fossile. Tra queste ultime la turbogas è quella che sicuramente presenta i maggiori vantaggi. Il livello di NOX prodotte è nettamente inferiore ai limiti previste dalle normative. Ciò vuol dire che ossidi di azoto e ossidi di zolfo calano enormemente rispetto ai precedenti impianti, con conseguenti vantaggi dal punto di vista ambientale. Ci sono studi che assocerebbero la presenza di micropolveri alle reazioni in quota tra NOX e azoto, ma allo stato attuale sono solamente ipotesi.

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