Cronaca
13 Marzo 2015
Il fratello: “La giustizia riparta da dove si è interrotta”

Omicidio Burci, chiesto nuovo rinvio a giudizio

di Marco Zavagli | 2 min
Sergio benazzo e Gianina Pitroescu

Sergio Benazzo e Gianina Pistroescu

“Spero che la giustizia riparta da dove si è interrotta”. Commenta così Aurelian Burci, il fratello di Paula, la notizia della richiesta di rinvio a giudizio per Sergio Benazzo, 39 anni, idraulico di Villadose, e Gianina Pistroescu, 41 anni, tornati a piede libero dopo l’annullamento senza rinvio da parte della Cassazione della condanna all’ergastolo.

Il fascicolo per omicidio volontario aggravato è in mano al pm Davide Nalin, della procura di Rovigo, ora competente per territorio dopo che la Cassazione ha riconosciuto predominante il fatto che la condotta criminosa che ha portato alla morte della ragazza di 19 anni sia iniziata in provincia di Rovigo, a Villadose.

L’ultimo giorno di vita di Paula (fissato più per convenzione che per stretta aderenza alla realtà il 16 febbraio 2008), la giovane ragazza arrivata di recente in Italia e costretta a prostituirsi, iniziò con un vero e proprio massacro a colpi di forcone e martello, oltre a calci e pugni. Questo avvenne nel furgone che la stava trasportando in provincia di Ferrara, lungo la zona golenale di Zocca di Ro, dove – ancora viva – venne bruciata. Il corpo fu poi coperto con un tronco d’albero fino al ritrovamento casual da parte di passanti il 24 marzo successivo.

L’identificazione fu possibile grazie a un’unghia risparmiata dal rogo, grazie allo smalto che la ricopriva. Benazzo e Pistroescu erano assieme ad altre persone, delle quali però non rivelarono mai l’identità.

Al momento i due imputati si trovano a piede libero, sottoposti al semplice obbligo di dimora e di firma. La Pistroescu in provincia di Bologna (sarebbe domiciliata in un convento di clausura dopo aver apparentemente abbracciato la fede) e Benazzo in provincia di Rovigo.

Ora la successiva spetterà al gup Pietro Mondaini.

“Quelle persone devono pagare per quello che hanno fatto a mia sorella – aggiunge Aurelian -; anche se qualsiasi condanna non servirà a far cessare il dolore mio e della mia famiglia. Paula era una persona buona, non avrebbe fatto male a nessuno. E invece è stata uccisa in una maniera orrenda. Nemmeno un cane potrebbe essere ucciso così”.

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