Cronaca
18 Luglio 2014
La Cassazione annulla la condanna. Ora il caso passa alla procura di Rovigo per competenza territoriale

Dopo due ergastoli, da rifare il processo per l’assassinio di Paula Burci

di Marco Zavagli | 3 min
Paula Burci

Paula Burci

Dopo due condanne all’ergastolo e due gradi di giudizio, il processo per la morte di Paula Burci dovrà ricominciare da capo. La prima sezione della Cassazione penale (presidente Giordano e giudice relatore Novik) ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte di Assise di Ferrara per incompetenza territoriale, trasmettendo gli atti alla procura di Rovigo.

Il 7 giugno 2013 la Corte d’Assise d’Appello di Bologna confermò l’ergastolo per Gianina Pistroescu e Sergio Benazzo, imputati dell’omicidio della 19enne Paula Burci. I due erano stati condannati in primo grado della Corte d’Assise di Ferrara il 17 luglio 2012.

La tragica vicenda che pose la fine alla breve vita di Paula scosse l’opinione pubblica per l’efferatezza del crimine. Il suo corpo carbonizzato venne ritrovato il 24 marzo del 2008 da alcuni ragazzi a spasso con i propri cani nella zona golenale di Zocca di Ro. Ci vorrà del tempo prima di dare un nome e un volto a quelle spoglie. Ci vorranno tre anni di indagini prima di mettere le manette ai polsi ai sospettati numeri uno dell’omicidio. Le forze dell’ordine arrestano nella sua casa di Villadose di Rovigo Sergio Benazzo, idraulico di 39 anni. Gianina Pistroescu, rumena di 41 anni, viene raggiunta dall’ordine di esecuzione a Craiova, in Romania, dove è detenuta per una condanna a 5 anni per sfruttamento della prostituzione.

Paula venne portata in Italia dal cugino con la promessa di un posto come colf. La giovane, dopo un breve soggiorno in un albergo di Ferrara, venne ospitata insieme a Gianina in casa di Benazzo. E da ogni sera veniva portata sulla strada. Il complice incassava per il disturbo 180 euro al mese di affitto e 20 euro per ogni tragitto.

A un certo punto Paula viene ceduta a un gruppo di malavitosi di una città vicina e finisce a lavorare in una locanda in provincia di Rovigo. Da qui fugge e torna a Villadose. I suoi aguzzini però la raggiunsero e allora iniziò il massacro. La massacrarono in quattro o cinque a colpi di martello, forcone, calci e pugni. Paula perse conoscenza e la portarono al margine di un bosco. Nonostante respirasse ancora, come testimoniò in videoconferenza la compagna di cella della Pistroescu detenuta in Romania, la bruciarono viva e coprirono i resti carbonizzati con un tronco.

Erano i giorni successivi al 16 febbraio, quando di Paula ormai si erano perse le tracce. Il cadavere verrà ritrovato il giorno di Pasquetta del 24 marzo 2008. Del corpo della ragazza era rimasto intatto poco più di un’unghia. Da quel lembo i carabinieri del Ris e la squadra mobile di Ferrara riuscirono a estrarre il dna e dare prima un volto e poi un nome a quei miseri resti.

Il luogo del ritrovamento del cadavere carbonizzato dalla ragazza

Il luogo del ritrovamento del cadavere carbonizzato dalla ragazza

Ora tutto dovrà ricominciare da capo. Non appena gli atti verranno trasmessi da Roma a Rovigo i difensori faranno istanza di scarcerazione “o quantomeno – conferma l’avvocato Rocco Marsiglia, che assiste Pistroescu – chiederemo una misura custodiale alternativa”. Nel frattempo spetterà ora al gip di Rovigo confermare o meno entro 20 giorni la detenzione.

Il clamoroso esito della Cassazione deriva dall’eccezione di competenza territoriale sempre sostenuta da Marsiglia. Il tribunale di Ferrara a suo tempo di dichiarò competente in quanto, non essendo certo il luogo dove avvenne l’omicidio (inizialmente non si sapeva se la ragazza fosse ancora viva quando venne trasportata a Ferrara per essere bruciata e rendere irriconoscibile il corpo), decise in base all’altro reato contestato, ossia l’occultamento e la distruzione di cadavere. Per la Consulta invece è irrilevante che la vittima respirasse ancora o no, rilevando invece il luogo dove è iniziata la condotta assassina: la casa di Benazzo, in provincia di Rovigo.

“Io lo sostenevo invano da tre anni – rivendica l’avvocato – e più cattedratici estensi mi consideravano come una sorta di soggetto abile solo a far perdere tempo. Ora quantomeno si dovranno ricredere”.

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