«La fine del mondo»: una nuova rivista di fumetti
Esce oggi con il manifesto “La fine del mondo”: 72 pagine esclusivamente di fumetti (Gipi, Zerocalcare, Blu, Eliana Albertini, Bruno Bozzetto e molti altri)
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Son Ebreo… è una poesia scritta da František Bass, piccolo-grande poeta, quando aveva 11 anni, in campo di concentramento.
Era nato il 4 settembre 1930, a Brno, oggi seconda città dopo Praga, della Repubblica Ceca e capitale storica dell’antica e cólta regione della Moravia.
Fu veramente un picco-grande poeta: le sue liriche, tradotte in inglese da Edith Pargeretova, son opere di spessore incredibile; il dolore, la sofferenza, specie in un bambino, son esperienze che maturano, rendono adulti anzitempo e Franta – questo vezzeggiativo fu il suo pseudonimo autoriale – le fermò, per sempre, sulla pagina scritta, piccoli capolavori di umanità negata da una delle più atroci prove che l’uomo abbia fatto subire ad un ‘altro’ uomo.
Franta fu condotto a Terezin, (Theresienstadt), il campo di concentramento dei bambini, il 2 dicembre 1941.
Quel campo, il ‘fiore all’occhiello’ di Hitler, fu il gioiello della sua mostruosa e sapiente propaganda: vi si giraron filmati, venivano fatte regolarmente visite da personaggi di spicco, per mostrare loro che il nazismo creava talenti, esprimeva cultura, non morte: in realtà i bimbi venivano poi uccisi – ne furono internati 15.000, si salvarono in 100 !! – prima del compimento del quattordicesimo anno di età.
Ecco perché il piccolo Franta, che ormai aveva oltrepassato, seppur da poco quell’età fatidica, venne condotto ad Auschwitz il 28 ottobre 1944 dove morì dopo soli 2 giorni, otto mesi prima della fine del Secondo conflitto mondiale.
La sua poesia che segue è conservata in una bacheca di vetro nella Sinagoga vecchia di Praga, una delle culle della civiltà mitteleuropea, la capitale della Repubblica Ceca che qualche tempo fa, durante un viaggio, ebbi modo di leggere, per caso.
Mi colpii tanto e volli tradurla per proporla proprio per il Giorno della Memoria di quest’anno.
Grande è il potere di quelle parole, che si potrebbero trasporre in ogni lingua e dialetto del mondo: dietro ognuna di esse, frutto di orgogliosa identità da difendere dalla criminale damnatio memoriae, ci sono un significante ed un significato dal sapore universale!
Son Ebreo
Son Ebreo ed Ebreo rimarrò.
Anche se morissi di fame,
mai mi sottometterei ad alcuna nazione,
combatterò sempre
per la mia nazione, sul mio onore.
Non mi vergognerò mai
della mia nazione, sul mio onore.
Son fiero della mia nazione,
una nazione più che mai degna d’onore.
Sempre sarò oppresso,
e ancora rivivrò, per sempre.
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