Si è conclusa il 18 novembre l’iniziativa organizzata da Raffaele Rinaldi, candidato al consiglio regionale dell’Emilia Romagna nella lista Sel, dal titolo: “Libertà è partecipazione. Senza diritti siamo tutti detenuti”. Dibattito che ha messo in rilievo la realtà carceraria: diritti privati e doveri sociali sono stati i temi al centro della riflessione, i poli intorno ai quali pensare un modello di giustizia “riparativa” che custodisce il senso della dignità personale e la possibilità di ricucire lo strappo con la città.
E’ Leonardo Fiorentini a moderare e tenere il filo del dibattito che viene aperto da Daniele Lugli, ex difensore civico in Regione, che propone il tema dei diritti come possibilità di liberazione dal bisogno e dalle discriminazioni per esercitare a pieno la propria cittadinanza, la democrazia, la dignità. I diritti vanno sempre riconquistati perché, in alcuni momenti storici, possono essere non riconosciuti. Marcello Marighelli, garante dei diritti delle persone private della libertà personale, declina il tema sulla realtà carceraria citando l’art 27 della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” e descrive le misure alternative, non alla pena in generale ma soltanto alla pena detentiva. Si alza in piedi Davide Magno, ex detenuto e scrittore, e racconta la sua esperienza di carcerazione dando la sensazione di quanto cammino ci sia da fare ancora per umanizzare il periodo di detenzione chiosando “gli uomini non nascono invisibili ma lo diventano quando smettiamo di guardarli”.
Raffele Rinaldi arriva al dunque col ruolo della politica che deve misurarsi con questa fetta di umanità separata ai bordi della città, e a considerare con azioni concrete la “certezza della pena” come “certezza del recupero” investendo in percorsi educativi di reinserimento sociale per prevenire la recidiva e realizzare una ricucitura nel tessuto sociale. Oltre ad un risparmio in termini economici (un detenuto costa in media alla collettività circa 116 euro al giorno, meno della metà nelle misure alternative) ne risulta anche una carta vincente per le politiche della sicurezza. Molti detenuti pur rientrando nei termini della misura alternativa, non ne possono usufruire perché mancano associazioni, enti, cooperative sociali disposte all’accoglienza. Il compito educativo non può essere delegato totalmente all’istituzione carceraria, ma deve essere condiviso e agito anche dalla società civile.
Sinistra Ecologia e Libertà proporrà in sede regionale la continuità di progetti regionali che vanno nella direzione della sensibilizzazione della cittadinanza, al fine di superare lo stigma che identifica la persona con il reato anziché col percorso che ha compiuto, e in particolare i progetti di reinserimento sociale. A livello locale lancerà l’appello agli enti locali la sottoscrizionedi una convenzione per l’inserimento di persone nei termini delle misure alternative nei lavori di pubblica utilità a titolo gratuito.
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