“Chi dice che la sanità va stravolta non conosce il problema”, aveva detto Stefano Bonaccini domenica a Pontelagoscuro. Lui non la vuole stravolgere: “se per caso divento presidente della Regione, faccio la rivoluzione” ha detto ieri mattina a Cona Roberto Balzani, ex sindaco di Forlì, renziano della prima ora oggi sostanzialmente ignorato dal premier, che punta sul convertito Bonaccini. Balzani può comunque stare tranquillo: presidente della Regione non lo diventerà mai, la partita di domenica 28 (giorno delle primarie) è chiusa prima ancora di essere aperta.
Comunque ci prova, con un tour per gli ospedali dell’Emilia Romagna in cui incontra sindacati e comitati, e alla fine del quale tiene una conferenza stampa volante. “Abbiamo pensato di andare a vedere la realtà, di non stare nei soliti palazzi delle istituzioni – premette –. Il governo della sanità finora è stato politico-burocratico, non è partito dagli utenti e dai lavoratori: c’è un apparato a livello bolognese che ha allocato un’enorme quantità di risorse senza effettuare una verifica dell’efficienza ed efficacia della spesa. Se sono sorti dei comitati, è perché le relazioni coi territori non sono andati come dovevano” ha attaccato, parlando di fronte allo storico leader della Consulta popolare San Camillo Manrico Mezzogori. Il centralismo, il mancato ascolto hanno prodotto “uno stato di incertezza fra operatori, territori e cittadini che pensano le decisioni siano presi in luoghi esterni alla democrazia rappresentativa”.
Ma Balzani non si è fermato qui, portando l’attacco – il primo politico del Pd a farlo – al cuore del nostro nosocomio. “Cona si pone fuori dalla progettazione urbana: gli ospedali di solito sono una cucitura della città, qui certo non è così. Smettiamola con la cantilena comune per cui non si può dire altro se non che in Emilia Romagna va tutto benissimo ed è amministrato tutto benissimo”.
Enrico Franceschi della Federazione poteri locali Uil gli chiede se il project financing che ha raddoppiato in due anni – da 23 a 46 milioni – il costo dell’ospedale è o no un buco nero. “Gli ospedali non vanno costruiti nell’interesse del mattone – ha risposto Balzani –: se siamo arrivati a questi costi significa che ci sono meno risorse per il bisogno sanitario, e questo è un vulnus”. Michela Venturi della Funzione pubblica Cgil gli segnala che tanti infermieri, oss e tecnici sono a tempo indeterminato, e una volta sufficientemente addestrati restano a casa. “Sarà uno dei primi punti su cui reimposterò il sistema – garantisce lui –, provando a stabilizzarlo”.
Garantisce dunque che non ci saranno altri tagli (“no, quelli già fatti sono tarati”) e che vorrà fare “una fotografia reale, un’analisi più equa possibile sui posti letto”, a loro volta ridotti di qualche centinaio in pochissimi anni.
In una parola, qual è la differenza tra lui e Bonaccini? “Lui è l’erede di Errani, io no” chiude l’ex sindaco.
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