Il gup Piera Tassoni ha sciolto la riserva e ha accolto la richiesta del pm Alberto Savino di nuove indagini per il crollo del capannone della Tecopress di Dosso, sotto le cui rovine perse la vita il 20 maggio del 2012 l’operaio Gerardo Cesaro.
Al momento il procedimento vede tre persone rinviate a giudizio. Si tratta del collaudatore della struttura, l’ingegnere Modesto Cavicchi, e dei due progettisti e direttori dei lavori, Dario Gagliandi e Antonio Proni, che si occuparono rispettivamente delle fondamenta e del capannone.
In sede di udienza preliminare il pm – accogliendo la tesi della famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Fabio Anselmo – aveva chiesto la restituzione degli atti per compiere ulteriori indagini relativamente all’adeguamento del fabbricato alla normativa antisismica, dal momento in cui l’Emilia è stata classificata territorio sismico. Secondo l’accusa la Tecopress avrebbe dovuto eseguire tutte le opere necessarie per adeguare e migliorare la struttura dei capannoni alle normative antisismiche dopo che nel 2003 l’Emilia Romagna era stata inserita tra le zone a considerevole rischio sismico. Un approfondimento richiesto per valutare se esistesse in capo al datore di lavoro un obbligo di effettuare opere sul prefabbricato, al fine di prevenire crolli dovuti a scosse telluriche.
Un tema giudicato “meritevole di ulteriori indagini” dal gup (per le quali ha fissato una proroga di sei mesi), che però secondo il tribunale devono coinvolgere, oltre al datore di lavoro (Enzo Dondi), anche il responsabile del servizio di prevenzione e protezione rischi professionali (Elena Parmeggiani). Si è estinto invece il reato per Angelo Antonini, deceduto.
Il giudice ha invece disposto l’archiviazione nei confronti di tutti gli altri indagati, non ravvisando nei loro confronti profili di responsabilità penale.