Cronaca
13 Giugno 2014
L'omaggio di famigliari e amici al regista e attore ferrarese d'adozione

Tassinari, l’ultimo saluto

di Redazione | 2 min

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funerale antonio tassinaridi Giacomo Borgatti

È un torrido primo pomeriggio di giugno quello in cui amici, famigliari e il mondo teatrale ferrarese si sono riuniti per salutare per l’ultima volta uno dei suoi maggiori esponenti: Antonio Tassinari. Un buon numero di persone che ha voluto rendere omaggio all’attore e regista del Teatro Nucleo e del Gruppo Teatro Comunitario di Pontelagoscuro, scomparso a 54 anni a causa di una grave malattia. Una cerimonia breve e semplice che, dopo il consueto corteo dalla camera ardente di via Fossato di Mortara, si è tenuta al di fuori del tempio crematorio della Certosa di Ferrara tra musica, applausi e molta commozione.

Ad accompagnare il feretro, oltre a Cora Herrendorf, fondatrice del Teatro Nucleo, compagna di vita e di scena, c’erano i tanti attori e artisti cresciuti sotto la guida di Antonio e soprattutto tanta gente comune. Abitanti di Pontelagoscuro, quel quartiere trasformata da Tassinari in una platea a cielo aperto con l’esperimento del Teatro Comunitario.

“Non ci sono parole ma solo un grande senso di perdita – racconta Daniele Civolani, presidente dell’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, di cui Tassinari era socio e collaboratore – Mi ricordo come mi salutava. Mi diceva ‘Buongiorno presidente’ e io lo mandavo affanculo. Era il ‘vaffanculo’ più affettuoso, rispettoso e gentile che avevo. Oppure mi diceva ‘Ciao compagno’ e mi faceva sentire bene perché con lui mi sentivo davvero un compagno nel senso latino e politico. Perché Antonio era un compagno”. Civolani continua ricordando lo spettacolo itinerante “LiberAzione” per festeggiare il 25 aprile: “Con lui abbiamo progettato il 25 aprile di Ferrara. Uno dei più vissuti, allegri e pacifici 25 aprile abbia mai visto celebrare. Lo abbiamo pensato assieme e lui l’ha realizzato. Lui aveva la capacità di usare la fantasia e di riuscire a metterla in pratica. Una gran cosa che mi mancherà. Avevamo appuntamento a settembre per pensare nuovi progetti. Mancherà per il Teatro Comunitario, mancherà a tutti. Perché era una persona… una persona piena. Ciao Antonio, noi restiamo ma ci manca un pezzo”.

E mentre Civolani lancia il suo ultimo saluto al “compagno Antonio” alzando il braccio a pugno chiuso, brani musicali accompagnano gli abbracci, i ricordi e la commozione dei presenti, si danza per tentare di scaricare la tensione di un momento così drammatico. Un piccolo gruppo intona “Bella ciao”, le voci si aggiungono, l’omaggio si trasforma in coro e, nel silenzio della Certosa, si diffonde il canto popolare antifascista italiano accompagnato da qualche cicala e qualche leggera folata di vento caldo. Poi applausi a scena aperta, lunghi e più di uno, per il “compagno”, il regista e l’attore che, terminato l’ultimo spettacolo, ha chiuso il sipario per l’ultima volta.

 

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