La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 8 mesi per uno dei poliziotti imputati nel processo Aldrovandi bis, incardinato per verificare insabbiamenti e depistaggi nelle indagini sulla morte di Federico Aldrovandi, avvenuta il 25 settembre del 2005 e per la quale sono già stati condannati con sentenza definitiva per omicidio colposo i quattro agenti che lo fermarono e ingaggiarono con lui la collutazione.
Ora da Roma l’agenzia Agi rende noto che si sono definiti le posizioni di altri due agenti. Per Marco Pirani, all’epoca ufficiale di polizia giudiziaria presso la procura di Ferrara, è stata confermata la condanna a 8 mesi per omissione di atti di ufficio (il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile perché tardivo). Per Marcello Bulgarelli invece è intervenuta la prescrizione del reato. Per lui, nel 2005 capoturno della centrale operativa del 113, la sesta sezione penale della Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna a 10 mesi inflitta in primo grado e confermata in Apello per favoreggiamento e omissione.
Il primo grado a carico dei due poliziotti si era concluso il 5 marzo 2010, quando il gup Monica Bighetti del tribunale di Ferrara inflisse a Pirani 8 mesi per omissione di atti d’ufficio e a Bulgarelli 10 mesi per omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento (l’agente venne prosciolto invece per il reato falsa testimonianza).
Bulgarelli venne condannato in primo grado per aver affermato il falso, “negando di aver interrotto la comunicazione telefonica con Luca Casoni (assolto) che si trovava in via Ippodromo alle 6.32” (il famoso “stacca…”). In aula, nel processo madre per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi, aveva detto che “io la registrazione non l’ho mai toccata…” e affermato di non aver mai staccato la registrazione della conversazione, “omettendo inoltre di riferire il contenuto della comunicazione”.
Pirani venne condannato invece per avere, in qualità di pubblico ufficiale delegato alle indagini sulla morte del ragazzo, omesso di trasmettere alla procura la copia del registro delle chiamate tra polizia e carabinieri.
Quelle condanne vennero confermate in Appello il 9 luglio 2012.
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