Cronaca
4 Giugno 2014
La contesa sulle opere di De Dominicis sfocia in una querela da parte dell'avvocato degli eredi del pittore

Vittorio Sgarbi a processo per diffamazione

di Ruggero Veronese | 4 min

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admin-ajax (19)Che Vittorio Sgarbi non sia nuovo a espressioni forti e a violenti attacchi verso i suoi avversari politici e intellettuali lo testimoniano non solo le trasmissioni radio e tv, che hanno ripreso parecchie delle sue storiche liti, ma anche il suo curriculum giudiziario. Che può vantare cinque condanne penali per diffamazione e due civili per ingiurie. Non stupisce quindi che il suo nome compaia anche tra gli imputati del tribunale di Ferrara, con un ennesima causa per diffamazione che lo vede contrapposto all’avvocato Italo Tomassoni, suo nemico dichiarato da almeno un paio di anni. Da quando cioè esplose la diatriba sull’eredità artistica e la catalogazione delle opere dell’eclettico artista marchigiano Gino De Dominicis, scomparso nel 1998.

Tomassoni, su mandato degli eredi di De Dominicis, è impegnato a raccogliere e catalogare le opere dell’artista attraverso l’Archivio Gino de Dominicis. Fino a quando, nel novembre del 2012, vede un inaspettato annuncio a pagamento sul Corriere della Sera, in cui si legge che “La Fondazione Gino de Dominicis ha in preparazione il catalogo generale dell’opera di Gino de Dominicis. Chiunque sia in possesso di opere, lettere e materiale fotografico relativo alla vita e all’attività dell’artista, può inviarne la documentazione presso: Vittorio Sgarbi, Corso Vittorio Emanuele II 141, 00186 Roma”. Da quel momento tra Sgarbi e Tomassoni si instaura una guerra verbale e legale relativamente alle opere dell’artista scomparso (con due diversi enti a contendersi le opere: Fondazione De Dominicis da un lato e Archivio De Dominicis dall’altro), che sfocia anche in un esposto alla procura di Perugia per richiedere il sequestro delle opere nel catalogo del critico ferrarese, di cui Tomassoni contestava anche l’autenticità. Il sequestro viene operato dall’Arma dei carabinieri, che acquisiscono le 60 opere della collezione del gallerista Luigi Koelliker, esposte nella mostra di Venezia curata da Sgarbi “Gino De Dominicis. Teoremi figurativi”.

Un sequestro che non viene ben accolto da Sgarbi, che continua la polemica anche a mezzo stampa: il quotidiano online Notix.it nel novembre 2012 pubblica un articolo con alcuni dichiarazioni, attribuite al critico d’arte, che dopo aver messo in discussione le competenze artistiche di Tomassoni arrivano addirittura ad attaccare la buona fede dell’avvocato verso i suoi assistiti, gli eredi di De Dominicis. Nella premessa Sgarbi si qualifica come “Presidente dell’Archivio De Dominicis” oltre che “amico e conoscitore dell’opera di De Dominicis”, per poi parlare della propria reazione al sequestro operato dai carabinieri presso la collezione Koelliker, operato dalla procura di Perugia con “un’azione approssimativa e superficiale” dietro la quale ci sarebbe stata “l’insensata iniziativa dell’avvocato Italo Tomassoni, di cui è nota la predisposizione dilettantesca e la pretesa di un’autorità nel riconoscere l’autenticità delle opere di De Dominicis. ‘Autorità’ che non gli viene né da studi né da specifiche competenze (infatti il suo mestiere è avvocato), e che è esercitata attraverso il vero e proprio plagio (o circonvenzione di incapace) dell’unica incompetente ed inesperta erede di De Dominicis, che gli lascia evidentemente, carta bianca”.

Ma il critico ferrarese non si è ferma qui: continua contestando l’operato della procura di Perugia, che a suo dire avrebbe dovuto “verificare lo stato della questione e le iniziative velleitarie e megalomani, attraverso un ruolo autoreferenziale, del Tomassoni, non trascurando gli altri esperti, l’archivio recentemente costituito e il vasto e riconosciuto impegno internazionale della Fondazione Koelliker che ha acquistato sempre opere documentate, certificate e autografate”. Per poi qualificare il sequestro come “atto arbitrario” che determinerebbe “una ingiusta mortificazione dell’impegno di esperti disinteressati che non hanno mai fatto una perizia o venduto un’opera di De Dominicis, e del convinto impegno del collezionista, pesantemente umiliato”. Infine, conclude Sgarbi, “lo Stato non può compiere errori di tale leggerezza, violando la proprietà privata e chiamando false opere autentiche sulla base del delirio di un esperto, non privo di interessi, fatti passare per ideali e per difesa del diritto d’autore”.

Non ci si può certo esprimere sull’autenticità delle opere di De Dominicis, argomento che mette tuttora in difficoltà decine di critici ed esperti di arte italiani. Certo è che l’avvocato Tomassoni non ha reagito in maniera conciliante al giudizio sulle sue presunte ‘doti dilettantesche’ e alle accuse di ‘plagio o circonvenzione di incapace’ lanciate da Sgarbi. Per non parlare di frasi ben poco amichevoli come ‘iniziative velleitarie e megalomani’ o ‘delirio di un esperto non privo di interessi’. Abbastanza carne al fuoco per spingere l’avvocato a querelare Sgarbi per diffamazione, il cui processo si svolge a Ferrara, lontano dai luoghi della discordia, per competenza territoriale.

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