Cronaca
14 Maggio 2014
A processo ragazza 19enne che occupò la casa della madre e la minacciò con un coltello

Rapina la madre per acquistare ‘le dosi’

di Redazione | 3 min

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admin-ajax (1)Rapina la madre puntandole addosso un coltello, davanti alla sorellina di sette anni, per rifornirsi di stupefacenti. È una storia dai toni drammatici quella di cui si è discusso questa mattina nell’aula delle udienze preliminari del tribunale di Ferrara. La storia di una tossicodipendenza contratta in giovane età che, dopo aver compromesso l’unione di una famiglia, rischia di rovinare anche la vita della giovane 19enne, rinviata a giudizio per una rapina a mano armata nei confronti della madre.

Un fatto di violenza e isteria che ha segnato l’apice delle ‘follie’ a cui la ragazza ha dato vita, durante la sua discesa nel vortice della tossicodipendenza. Tutto comincia quando la ragazza – figlia di una coppia di sordomuti – si trasferisce ‘abusivamente’ nell’appartamento ereditato dalla madre in seguito alla morte della nonna. La 19enne infatti occupa l’abitazione assieme al proprio fidanzato, un 28enne di origine tunisina pregiudicato per spaccio e con due ‘fogli di via’ pendenti a suo carico, e non lascia entrare più nessuno. Nemmeno i genitori che, preoccupati per le sue condizioni, cercano di entrare in contatto con lei e di convincerla a tornare a vivere assieme.

La giovane però è ormai caduta nella spirale della dipendenza da droghe pesanti e cerca in ogni modo di raggranellare qualche contante per procurarsi le sue agognate “dosi”. E così nel giugno del 2013 comincia a chiedere i soldi alla madre: prima a parole, senza successo, e poi, il giorno successivo, passando direttamente ai fatti. Accade quando vede la madre e la sorellina di sette anni avvicinarsi alla casa e decide di uscire in strada e di farsi consegnare i soldi. La giovane estrae un coltellino a serramanico e lo punta direttamente contro la madre, che si vedrà costretta a darle i 20 euro di cui disponeva al momento. Il tutto sotto gli occhi allibiti della giovanissima sorellina.

Un episodio che lascia letteralmente sconvolta la madre, che si reca in questura a denunciare l’accaduto. La donna ritirerà poi la denuncia verso la sua stessa figlia, ma il tipo di reato (rapina aggravata) prevede un procedimento d’ufficio e il processo va quindi avanti automaticamente, nonostante l’imputata si sia resa irreperibile e sia al momento contumace. A difenderla d’ufficio è l’avvocato Luca Morassuto, insieme ai colleghi Paola Zavarini e Lucia Tumiati, che sottolinea soprattutto il dramma personale vissuto da una famiglia che rischia di frantumarsi a causa del demone della dipendenza. “Dal quadro in nostro possesso – afferma Morassuto – emerge un dramma familiare che vede contrapposti una madre e una figlia, dove la droga si è frapposta distruggendo il legame familiare. Bisognerà valutare in particolar modo due elementi: il ruolo del fidanzato della ragazza, che pare aver avuto un’influenza tale nella richiesta dei soldi da condizionare la volontà della ragazza, e l’impellenza con cui questa ha chiesto il denaro per acquistare stupefacenti. Segno non solo di una volontà coartata dal ragazzo, ma anche minorata dall’uso delle sostanze stupefacenti”.

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