
Il presidente della Spal, Walter Mattioli
La Spal è in silenzio. Condivisibile o meno che possa essere, questa è la scelta della società per la settimana che porta alla partita della stagione, l’ultima del campionato, con in palio tre punti che per la squadra biancazzurra significano promozione in Lega Pro Unica. Poco importa se l’avversario di turno, il Bellaria, sia ormai da alcuni mesi matematicamente retrocesso nel campionato Dilettanti e stazioni al penultimo posto in classifica, e poco conta che la squadra romagnola stia dando regolarmente spazio a una squadra di giovanissimi, sconfitti domenica per 7 a 0 dal Cuneo.
Il momento, in via Copparo, è delicato. Non preoccupante, ma delicato: i ragazzi di mister Gadda sono reduci da cinque pareggi e una sconfitta bruciante, proprio nella gara di domenica, sul campo del Mantova. Un ko che brucia perchè arrivato proprio quando la squadra pareva, in inferirorità numerica per l’espulsione di Silvestri nel secondo tempo, aver trovato una compattezza capace di addormentare la gara e conquistare un pareggio utile. L’amarezza del gruppo è diventata poi ancora più forte al fischio finale: pur sconfitta, la Spal ha ‘assaggiato’ per pochi secondi il gusto della promozione, complice il ko della Torres a Rimini e il pareggio che stava maturando a Porto Tolle tra i padroni di casa e il Forlì. Il gol a tempo scaduto dei romagnoli in Veneto ha bruscamente interrotto i sogni di gloria estensi, risultando come una doccia fredda per la squadra e soprattutto i tifosi biancazzurri.
Erano in duecento, rumorosissimi, domenica a seguire la squadra al “Martelli”, erano a migliaia (considerando gli oltre 3000 che abitualmente riempiono gli spalti del “Mazza”) incollati alla radiolina. Al fischio finale è emersa un po’ di amarezza mista a delusione, che fa il paio con i sentimenti all’interno del clan biancazzurro. In più, negli occhi e nella testa dei tifosi, figlia dei tanti anni pieni di “dolori” sportivi (tra spareggi persi, retrocessioni, fallimenti, mancate iscrizioni, aule di tribunali) la paura di una ‘maledizione’ che perseguita la Spal da un ventennio, quella sensazione quasi ossessiva di arrivare ad un passo dal traguardo e fermarsi sul più bello. Ecco perchè il Bellaria, nonostante le evidenti lacune e un gap qualitativo decisamente inferiore a quello di Varricchio e compagni, diventa improvvisamente ed inconsciamente uno “spauracchio”, una formalità che si trasforma in appuntamento da non fallire ed anzi da superare a tutti i costi, nell’ultimo turno di un campionato anomalo, di difficile interpretazione e per la prima volta nella storia con otto posti in palio (più una sfida playoff da batticuore) per guadagnare la promozione/salvezza della categoria professionistica.
Ne avrebbero fatto a meno i tifosi estensi, encomiabili per il sostegno alla squadra durante l’arco della stagione, ne avrebbe fatto a meno la squadra, che dopo una lunga rincorsa e un dispendio di energie notevoli si trova oggi con una fisiologica stanchezza sulle gambe e la pressione tutta sulle spalle. Ne avrebbe fatto a meno, e non lo ha nascosto nemmeno nel dopo partita di Mantova, Walter Mattioli. Eccezione al silenzio stampa della settimana appena iniziata, proprio quella del massimo dirigente biancazzurro, attento lettore di estense.com e soprattutto delle tante voci ‘spalline’ che colorano le notizie biancazzurre. Tutto si può dire del Presidente biancazzurro, spesso rimproverato per qualche “rimbrotto” piuttosto energico – e dettato dalle emozioni del dopo partita – nei confronti di giocatori e tecnico a seguito di prove incolore, ma non che gli manchi la capacità di analizzare, mettersi in discussione e parlare di Spal senza filtri.
«Come mi sento ventiquattro ore dopo Mantova? Ancora deluso e soprattutto dispiaciuto. Io concepisco a modo mio il calcio, consapevole che quando ci sono delle difficoltà bisogna stare zitti e lavorare, abbassando la testa. Ma qualcosa lo voglio dire: dopo aver ritoccato la squadra nel mercato di gennaio e aver fatto degli ottimi risultati nella prima metà del girone di ritorno, bastava poco per poterci mettere al riparo da un finale di campionato con il fiatone. Aspettiamo una vittoria da sei domeniche per tagliare il traguardo, e purtroppo ancora dobbiamo raggiungerla. Volevo chiudere la pratica al “Martelli”, volevo che i nostri tifosi e la città di Ferrara potessero festeggiare con una gara di anticipo senza dover aspettare proprio l’ultima partita e l’ultima giornata. Avevamo chiesto un risultato diverso alla squadra ed al tecnico, ma è andata così ed ora dobbiamo pensare a rimboccarci le maniche per bene e prepararci alla sfida di domenica come se si trattasse di una finale dei Mondiali».
Tra i tifosi sono tante le correnti di pensiero: da chi è amareggiato, a chi rivede i fantasmi (in termini di risultati) del passato a chi invece attende con grande fiducia la gara con il Bellaria.
«Non si può e non posso dire nulla ai nostri tifosi. Li leggo, li sento e li capisco, quello che più mi tormenta è dover attendere così tanto per liberare la loro gioia. Se la meritano per come si sono comportati in questa stagione, per il modo in cui ci sono stati vicini sempre, in ogni occasione. Soffro pensandoci, soffro con il cuore e con lo stomaco, perchè conosco quanto questo pubblico e i sostenitori spallini hanno sofferto negli ultimi anni. Allo stesso modo sono consapevole che al nostro primo anno a Ferrara male non abbiamo fatto. La squadra era partita male ma poi ha fatto una bella rimonta, c’è l’entusiasmo con tanta gente allo stadio e a differenza degli ultimi anni si è sempre e solo sentito parlare di calcio. Sappiamo di aver lavorato sodo e bene e sappiamo di dover lavorare ancora tanto. L’unico rammarico è appunto di dover aspettare l’ultimo per arrivare ad un risultato che era, dal mio punto di vista, alla nostra portata e da conquistare con anticipo».
Come scritto poco sopra, sono state diverse le occasioni in cui non ha mancato di bacchettare i giocatori della rosa. L’impressione è che in qualche caso si aspettasse una maggiore “cattiveria” da parte loro: giusta o errata?
«E’ proprio così. Io voglio bene a questi ragazzi, sono legatissimo a loro. Sono persone in gamba, in campo e fuori, e anche tecnicamente ottimi giocatori. Loro mi dicono che si impegnano, e io non ho motivo di dubitarne. Ma l’unica cosa che ho loro sempre rimproverato è in qualche caso quella voglia e quella rabbia, la famosa cattiveria agonistica, che permette di superare gli ostacoli. E’ una cosa che dovrebbe nascere spontanea, proprio perchè giocano in una società gloriosa e in una piazza che ha voglia di divorare calcio: a queste due cose di fondamentale importanza si risponde con il carattere».
Tra i tanti commenti dei tifosi, anche qualche critica mossa nei confronti di mister Gadda, visto come “troppo rinunciatario” specialmente nelle ultime gare.
«La premessa, doverosa, è quella che Massimo è arrivato in una situazione difficile ed ha il merito, non da poco, di aver rivitalizzato la squadra, dando vita ad una grande rincorsa che ci ha riportato in alto. A Gennaio la squadra è stata rinforzata e ha cambiato volto così come hanno fatto tante avversarie, in pratica è iniziato un campionato nuovo e Gadda ha proseguito il suo lavoro in maniera positiva. Il rispetto dei ruoli viene prima di tutto, sia chiaro, ma se devo dire la mia è vero, forse dal punto di vista tattico si sarebbe potuto osare maggiormente, soprattutto nelle ultime gare, con un atteggiamento maggiormente coraggioso».
Quanto è mancata l’esperienza di Edoardo Braiati, specialmente nell’ultimo decisivo frangente di campionato?
«Edo, un ragazzo a cui voglio tanto bene, è uno di quei giocatori che ci avrebbe potuto dare una mano importante, e questo è fuori discussione. Ma ha avuto tanti infortuni, tutti in successione e questo lo ha bloccato. Se non ha giocato è unicamente per questo motivo e non certamente perchè non lo si voleva schierare, sgombriamo il campo da equivoci».
Tornando al post partita di Mantova e in vista di Bellaria, Lei ha dichiarato: «Se dobbiamo temere la sfida di domenica, che giocheremo nel nostro stadio, davanti al nostro pubblico e con la promozione in Lega Pro Unica in palio, allora è giusto che torniamo tra i Dilettanti».
«Una provocazione, chiaramente. Fa parte del mio carattere e del mio modo di essere, ormai mi conoscete. E’ il mio modo per cercare di stimolare i ragazzi. Non ho dubbi sul fatto che siano consapevoli dell’importanza dell’appuntamento e sono anche certo che arriveremo al nostro obiettivo. Ma proprio perchè siamo arrivati a doverlo conquistare all’ultimo dobbiamo farlo nella maniera migliore, con una prestazione rotonda, di carattere, di rabbia e determinazione davanti ai nostri tifosi. E’ quello che dirò ai ragazzi oggi (martedì;ndr) alla ripresa degli allenamenti: perchè se anche si facesse risultato ma questo non arrivasse con una prova di spessore, allora potrei pensare di prendere provvedimenti anche drastici e farli allenare anche a campionato finito e con la promozione ottenuta. Il Bellaria ha preso 7 gol a Cuneo? Non mi interessa, arriveranno qui per fare bella figura e noi dobbiamo giocare da Spal, al “Paolo Mazza”».
Che risposta si aspetta dal pubblico?
«Lo ribadisco: i tifosi vanno solo ringraziati per quanto hanno fatto nell’ultima annata. Non ho ancora sentito i ragazzi della Curva, ma sono certo che come al solito offriranno un grande spettacolo. Sono dispiaciuto per il fatto di essere arrivati ad oggi e non aver conquistato un obiettivo che altre squadre, anche meno forti, hanno raggiunto prima di noi. Chiedo a tutti di dare una mano ai nostri ragazzi per questi ultimi 90′, anche ai tifosi più incazzati. Perchè è anche giusto criticare quando le cose non vanno bene. E’ troppo importante la promozione: il prossimo anno sarà esaltante, infuocato, con grandi piazze e sfide di prestigio e blasone. A bocce ferme poi faremo tutte le valutazioni sulla rosa, su chi merita la conferma: noi vogliamo programmare una stagione che veda la Spal nella categoria che le spetta da protagonista».