“Ricorda un film di Tornatore uscito qualche anno fa la terribile vicenda che ha scosso Ferrara negli ultimi giorni, ma, questa volta, le “sconosciute” protagoniste della storia sono due donne che, con la loro denuncia, hanno fatto emergere una realtà poco visibile e troppo spesso ignorata”.
Inizia così l’accorato appello del Coordinamento dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna che riprende il grave episodio di cronaca avvenuto a Ferrara e che ha visto due prostitute vittime di violenza sessuale.
Episodi che risalgono il primo a settembre e il secondo a ottobre dello scorso anno e “sembrerebbero essere solo la punta dell’iceberg. Le violenze, lo stupro di gruppo, il sequestro di persona, gli insulti e le minacce continue: i due casi sono parte di una più ampia situazione di violenza che vede coinvolte le donne che si prostituiscono”.
“Nello scenario della violenza di genere – lamenta il Coordinamento -, le prostitute sono le donne più esposte alla violenza e le meno tutelate a livello istituzionale e sociale. Nella maggior parte dei casi si tratta di donne immigrate, che vivono situazioni di estrema povertà e disagio, costrette a prostituirsi, ragazze giovanissime spesso poco più che adolescenti. La loro è spesso una vera e propria condizione di schiavitù che rimane invisibile”.
Le due donne protagoniste della vicenda di Ferrara hanno dimostrato “grande coraggio nel denunciare l’uomo responsabile delle violenze, se si pensa al clima di paura in cui le prostitute si ritrovano a vivere e lavorare e alla totale assenza di diritti e tutele che contraddistingue la realtà della prostituzione”.
Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna ribadisce l’importanza di interventi istituzionali che tutelino le donne che si prostituiscono dalla violenza con strumenti ed azioni efficaci. E sul punto la decisione del Comune di Ferrara di costituirsi parte civile nel processo è sì “un segnale positivo”, ma la gravità del problema “richiede una presa di posizione e misure concrete contro la violenza sulle prostitute. L’unica forma di supporto che le prostitute hanno è infatti delegata ad associazioni di volontariato e ai centri antiviolenza”.
E proprio dai centri antiviolenza arriva un appello ai clienti, il cui ruolo è duplice: “oltre che autori di violenze nei confronti delle donne, i clienti possono essere i destinatari delle confidenze delle donne e testimoni dei soprusi che subiscono. In questi casi, possono essere proprio i clienti i primi a suggerire alle ragazze di rivolgersi a un centro antiviolenza e chiedere aiuto. Perché la violenza sulle prostitute venga affrontata con misure di prevenzione e contrasto efficaci, è necessaria una responsabilizzazione collettiva, che coinvolga istituzioni, centri antiviolenza, forze dell’ordine, servizi sociali e clienti della prostituzione”.
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