Cronaca
12 Dicembre 2013
Nel corso di un processo per violenza sessuale parlano le minori: si offrivano per i soldi per discoteca o fumo

Droga e sesso a 13 anni, le Christiane F di Ferrara

di Marco Zavagli | 3 min

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admin-ajax.phpÈ un mondo che ricorda quello dei Ragazzi dello zoo di Berlino quello tratteggiato ieri in tribunale dai testimoni di un processo per violenza sessuale. A dominare la scena non è tanto il contesto in cui si sarebbe consumato l’eventuale reato, quanto la vita di tre piccole Christiane F residenti a Ferrara. Tre ragazze di 13, 14 e 16 anni. Ospiti in una comunità famiglia, erano abituate a scappare e far perdere le proprie tracce per giorni. Prendevano un autobus per una qualunque destinazione, poi qualche passaggio sulla macchina giusta, si offrivano sessualmente a qualche uomo per un po’ di denaro o a qualche ragazzo più grande per della droga e poi terminavano la loro fuga in discoteca o in qualche festa.

In una di queste notti folli erano capitate a casa del giovane che finirà per “colpa” loro a processo.

Era la notte del 28 febbraio del 2011. A., allora 19enne, ospita in casa sua le tre ragazzine. Le aveva appena conosciute. Di loro sapeva solo che vivevano in una casa famiglia e che erano minorenni. Ma sull’età le tre adolescenti avevano barato. Era quasi un obbligo per loro sembrare più grandi di fronte ai ragazzi quando uscivano. Anzi, quando scappavano. Quella notte la più giovane la passò insieme ad A.. Le amiche, dopo la pizza in compagnia e qualche droga, erano crollate sul divano.

Rivedranno la tredicenne la mattina. Mentre scende le scale e grida tutta la sua gioia per il rapporto sessuale compiuto con quel ragazzo più grande. In casa del 19enne le tre rimangono un paio di giorni e di notti. Intanto fuori le forze dell’ordine e i servizi sociali le stanno cercando dappertutto perché erano fuggite per l’ennesima volta (oltre dieci negli ultimi tre mesi) dalla comunità di recupero per minori difficili.

É la maggiore, quella di 16 anni, a “rovinare” tutto. Prende il cellulare del loro ospite per chiamare il suo ragazzo. In quel momento A. le grida di non metterlo nei guai: sa che sono minorenni, anche se crede che la sua nuova fiamma abbia 14 anni (così lei gli ha fatto credere). Il fidanzato della ragazzina, dall’altro capo del telefono, teme che sia successo qualcosa di pericoloso e chiama i carabinieri.

In breve una pattuglia arriva davanti all’appartamento. Le minorenni vengono riportate in comunità. Qui le perquisiscono e trovano un cellulare e dei soldi. “Offerti” da “un signore” qualche giorno prima. A. viene denunciato per violenza sessuale. La procura gli contesterà il 609 sexies, articolo che punisce chi compie atti sessuali con minori di 14 anni anche se non è a conoscenza dell’età del partner.

Ieri si è concluso il processo a suo carico. Dopo aver sentito una delle tre ragazze raccontare le avventure di quei giorni e l’assistente sociale che conferma che dal referto medico non c’erano tracce di violenza, la pubblica accusa ha chiesto il minimo della pena. Questo in considerazione del fatto che la minore era consenziente e che aveva tratto in inganno l’imputato sull’età.

La difesa, sostenuta dall’avvocato Clara Moretti, ha fatto notare come anche dopo quel 28 febbraio i due abbiano continuato a vedersi e a mantenere il rapporto. A questo si aggiunge l’assenza di qualsiasi impatto emotivo “negativo” sulla presunta persona offesa, dal momento che già in passato aveva avuto diversi rapporti con altri uomini. “Era un rapporto amoroso, non era una violenza sessuale, i sentimenti erano quelli giusti, espressi in una età sbagliata”, ha concluso il legale chiedendo l’assoluzione.

E così è stato, con il tribunale collegiale che ha assolto il 21enne per insufficienza di prove.

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