Tessere gonfiate a Lagosanto? Nessuna norma è stata violata. È la risposta che arriva dalla Commissione provinciale per il congresso del Pd di Ferrara. Dopo il caso della lettera con dimissioni dei vertici del circolo di Lagosanto, Paolo Calvano (chiamato in causa come grande manovratore assieme a Caterina Palmonari) si è subito rivolto all’organo di garanzia per chiedere di chiarire gli aspetti della vicenda.
Dopo le opportune verifiche la commissione presenta il conto: i nuovi iscritti sono 11, di cui 5 avevano già votato alle passate primarie. Quindi non “persone mai viste”. Ma i risvolti non finiscono qui. “Tra gli iscritti nel giorno del congresso – scrive la commissione – notiamo che è presente anche uno dei firmatari della lettera”. Ergo, uno dei firmatari avrebbe denunciato se stesso.
Quanto all’iscrizione dell’ultimo minuto, il garante fa notare come fosse “consentita dal regolamento che ha stabilito nella data del 10 novembre la chiusura del tesseramento, come da delibera della Commissione di garanzia nazionale”.
L’improvvisa “ondata” di new entry, poi, non avrebbe sconvolto alcun equilibrio, dal momento che il circolo di Lagosanto “ha in totale 229 iscritti e nel 2013 ha registrato 15 nuove iscrizioni”. Da verbale infine “non risulta nessun tipo di irregolarità procedurale e il nostro delegato della Commissione di Garanzia, Nicola Rossi, ci conferma che il congresso si è svolto a regola d’arte”.
Quanto alla gravità delle accuse mosse e delle decisioni prese dal direttivo di Lagosanto il presidente della commissione provinciale Luigi Vitiello chiede un incontro ai firmatari della lettera, “rammentando che l’unico organo di garanzia è rappresentato dalla Commissione Provinciale per il congresso. In tale sede chiariremo eventuali ulteriori problematicità emersa durante lo svolgimento di tale congresso, ribadendo fin da ora che nessuna norma è stata violata,e che il congresso di Lagosanto risulta valido”.
Di “ricucire i rapporti” parla anche lo stesso Calvano, rimarcando il fatto che “non si può parlare, visti i dati dei garanti, né di tessere gonfiate né di persone estranee al Pd. Se c’è un problema politico, e sottolineo politico, con il segretario sono pronto a confrontarmi in modo trasparente con i dimissionari di Lagosanto. Gli elettori sono stanchi di leggere polemiche sui giornali e noi stiamo provando a distinguerci da quanto avviene in altre parti d’Italia”.
Anche l’altra “complottista” chiamata in causa, Caterina Palmonari replica alla famosa lettera. “Se non fosse ridicola – afferma -, l’accusa di aver ordito un segreto complotto, blitz per la precisione, per condizionare il congresso del Pd di Lagosanto, sarebbe di assoluta gravità. Peccato che io sia iscritta a Ferrara, dove risiedo, e non fossi neppure presente il giorno del congresso”. Per Palmonari “questa idea di “mandanti” che dirigono da lontano e condizionano gli esiti dei congressi, forse figlia dell’esperienza di chi ha scritto la lettera, è lontana dalla mia idea di Pd”. La responsabile provinciale delle Donne Pd fa notare poi lo “strano caso di ubiquità” di uno dei firmatari della lettera che figura proprio tra i nuovi 11 iscritti il giorno del congresso: “un caso da commedia degli equivoci”.
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