L'inverno del nostro scontento
11 Novembre 2013

Quello che le parole non dicono

di Girolamo De Michele | 11 min

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altan_accorciamo_mesi_03Il commento lasciato mercoledì sera dal presidente della provincia Marcella Zappaterra su estense.com è efficace come una pezza a colori cucita per nascondere lo sbrego: a suo modo, esemplare di quello i “pubblici amministratori” ritengono di dire e fare nei confronti della pubblica opinione (che sarebbero i loro elettori, se mai gli sovvenisse, agli amministratori, che sono loro al nostro servizio, e non noi al loro). Perché le parole sono importanti: chi parla male, pensa male e vive male. E se governa, governa ancora peggio.

Dice dunque il presidente Zappaterra, alle 21.06 del 6 novembre [copincollo: http://www.estense.com/?p=339862]:

Non per togliervi il divertimento della discussione, ma credo sia utile che continuate a confrontare le idee avendo tutti chiaro che la Provincia NON ha affatto chiesto di ridurre le attività didattiche per risparmiare. Abbiamo chiesto ai dirigenti scolastici di organizzare gli orari di apertura pomeridiani senza limitare le attività ma eliminando gli sprechi (ci sono scuole che vengono riscaldate dalla mattina presto fino a notte anche quando nel pomeriggio non ci sono attività: vi pare giusto?) e poi abbiamo chiesto ad ogni dirigente sulla base delle esigenze del proprio istituto di valutare l’opportunità dei 5 giorni la settimana e NON per risparmiare, ma perchè a Milano (oltre che in alcuni altri istituti secondari sempre della nostra provincia) lo stanno facendo da tempo e non credo affatto che siano più ignoranti o più stupidi di altri. Poi se qualcuno mi dimostra che ho torto e gli studenti milanesi sono più somari sono pronta a ricredermi.

Vi sembra che fili? Adesso rileggiamolo, un passaggio per volta.

Non per togliervi il divertimento della discussione…

Zappaterra comincia subito col piede sbagliato. La battutina sul piacere della discussione sembra sottintendere che mentre altri si perdono in chiacchiere, qualcuno lavora senza perdere tempo. L’essenza della democrazia è la discussione, non la conta delle mani alzate al voto, e un pubblico amministratore che la svaluta non fa una bella figura. Si potrà dire che i blog non sono il luogo più adatto a temi di questa importanza: ma se c’è stato bisogno della mia provocazione swiftiana, e di un’inchiesta del direttore di estense.com, la colpa non è certo di questa testata e di questo blog, ma di chi, pur discutendo da mesi della riorganizzazione dei licei, non ha ritenuto di informare per tempo le scuole: cos’avranno mai avuto di così importante da discutere i collegi docenti dello scorso maggio, per non aver tempo di parlare anche di questo? Né ha ritenuto di informare gli organi di stampa, che sono anch’essi uno strumento di garanzia democratica. Se le informazioni sono nascoste o inadeguate, se la discussione è carente, la democrazia è solo una parvenza: sono cose che dicevano vecchi saggi come Bobbio (quello della “differenza antropologica tra destra e sinistra”), Dossetti, Calamandrei, non qualche pericoloso estremista. Per fortuna c’è chi le notizie è ancora capace, per etica del mestiere, di andarsele a cercare: That’s the press, baby, the press. And there’s nothing you can do about it. Nothing! [http://www.youtube.com/watch?v=u3WpqsgTXUQ]

…ma credo sia utile che continuate a confrontare le idee avendo tutti chiaro che la Provincia NON ha affatto chiesto di ridurre le attività didattiche per risparmiare.

Segue subito un trucco retorico (il primo). Zappaterra, responsabile (non unica, peraltro) della mancanza di informazioni, si presenta come colei che viene a riportare la discussione sui binari della corretta informazione: che, se è scorretta – forse in qualche commento, non certo nei testi degli articoli – lo è per le modalità carbonare con le quali una notizia che poteva essere data alle scuole per tempo, è stata tenuta celata, costringendo gli organi collegiali a deliberare in tempi contingentati (da un massimo di due mesi a un minimo di tre settimane). Non solo tra i commentatori dei blog, ma anche tra gli stessi insegnanti circolano ignorantate e stupidaggini. Ad esempio: che gli insegnanti avranno tutti il sabato libero. Il che è una sciocchezza (perché non è così), e se pensata da un insegnante non fa onore né all’intelligenza, né alla professione. Però non fa onore neanche alle istituzioni, perché vuol dire che non c’è stata discussione sufficiente a fugare nebbie e fumi. Fossi al posto di un dirigente o di un pubblico amministratore, la mia priorità sarebbe la chiarezza dell’informazione, anche a rischio di perdere l’improprio consenso di qualche sciocco. Se fossi stato al vostro posto: ma al vostro posto non ci so stare…

Abbiamo chiesto ai dirigenti scolastici di organizzare gli orari di apertura pomeridiani senza limitare le attività…

“Organizzare”, non “ridurre”. Uno slittamento semantico che consente di dire una bugia inguantata di parole formalmente vere: come dire che non si obbligano gli automobilisti a ridurre la velocità, ma si installano dissuasori e minirotonde nelle strade. Ora, le attività scolastiche si dividono in “curricolari” – cioè quelle ore di lezione fissate per legge, che non si possono ridurre in alcun modo – ed “extra-curricolari”, cioè le attività aggiuntive, di approfondimento, quali che siano, sempre facoltative, che si svolgono al di fuori dell’orario di lezione. Lo preciso anche perché, nel successivo comunicato del presidente Zappaterra, si parla con un significativo lapsus di “attività didattiche o ricreative”. Al momento, gli studenti finiscono le attività curricolari verso le 13.30, e dopo una qualche pausa pranzo hanno almeno un paio di ore per svolgere altre attività, se lo vogliono; o possono svolgerla alla quinta ora, se la giornata è di quattro ore: dalle 16.30-17.00 la tagliola dei trasporti pubblici comincia a penalizzare gli studenti foresti. E poi ci sono pur sempre 5 ore di lezione da preparare per il giorno dopo.
Con la riorganizzazione le lezioni finiranno un’ora più tardi (dopo 6 ore di lezione), e gli studenti avranno una giornata di 6 ore da preparare per il giorno dopo. Lo stesso ragionamento vale per i docenti che svolgono queste attività pomeridiane. È così difficile capire che ci sarà una spontanea diminuzione della richiesta e dell’offerta formativa? Perché questo sta già succedendo, basta informarsi. O meglio, basta volersi informare.

…ma eliminando gli sprechi (ci sono scuole che vengono riscaldate dalla mattina presto fino a notte anche quando nel pomeriggio non ci sono attività: vi pare giusto?)…

Ed eccoci al secondo trucco: la retorica degli sprechi, seguita dal colpo basso delle scuole vuote ma riscaldate. Si introduce un tema laterale che depista la discussione sul sabato, e fa apparire l’interlocutore in difetto: è quello che nelle discussioni in rete fanno, consapevolmente o meno, i troll – si, va bene, ma tu intanto hai le scarpe slacciate, e poi…
Ma veniamo a queste scuole vuote che sprecano risorse. Non sto a rispiegare l’utilità di valvole termostatiche, perché è già stato detto a sufficienza. Il ragionamento di Zappaterra, dal punto di vista di un contabile, è giusto. Ma da un amministratore, da un politico, da chi parla di scuola mi aspetterei altre domande: perché quelle scuole sono vuote? Perché le scuole sono sempre più vuote?
In questi anni nelle scuole ferraresi ci sono stati molti incontri con chi si occupa di mafie: da Roberto Saviano a Rosaria Capacchione, da Giuseppe Catozzella a Maddalena Rostagno, fino alla presenza dei banchetti di Libera nelle scuole. Tutti hanno detto quello che dicono giudici come Gratteri, Cantone, Roberti: aprite le scuole, rendetele accoglienti, fateci entrare i ragazzi anche al pomeriggio. Chiedetevi chi ha interesse ad avere le scuole vuote, e capirete.
In quelle attività aggiuntive – che possono essere, oltre che progetti, conferenze, incontri, recuperi, anche gruppi di studio, attività di aiuto autogestite dagli studenti, attività musicali o teatrali: tutte cose che esistono, finora – non si fa “ricreazione“: si pratica l’educazione alla cittadinanza, alla socialità, e dunque alla legalità. Non sono materie che si studiano sui libri: le si impara nella pratica, o non le si impara. Non è qualcosa che ha  a che fare con i voti, non si misura in numeri: se si sta in mezzo agli altri si comprende che esistono anche gli altri, se si sta chiusi nel proprio privato ci si priva del rapporto con gli altri. E questo è più importante delle “esigenze delle famiglie” che vogliono andare fuori città per il fine settimana. Certo, questo comporta responsabilità, e ai dirigenti-manager pare non piaccia averne troppe, di responsabilità: non dispiacciono gli stipendi e i poteri da manager, ma le responsabilità…
Di nuovo: è l’inconscio, baby, e tu non ci puoi far niente, se quello che ti viene da dire davanti a una scuola vuota è il costo del riscaldamento.

…e poi abbiamo chiesto ad ogni dirigente sulla base delle esigenze del proprio istituto di valutare l’opportunità dei 5 giorni la settimana e NON per risparmiare,

NON per risparmiare: 6 novembre, ore 21.18.
Passano 16 ore scarse, e alle 13 del 7 novembre arriva alle redazioni dei giornali un comunicato ufficiale (finalmente si vede all’opera la famosa addetta alla posta elettronica e all’agenda della presidenza della provincia!), nel quale il risparmio c’è [http://www.estense.com/?p=340452]:
«E se in esito alla eventuale “settimana corta” dovessero realizzarsi economie nelle spese di riscaldamento per alcune scuole, potrà essere l’occasione per accrescere gli investimenti sugli edifici scolastici; per la fine del mese abbiamo convocato un incontro con i capi di istituto anche per discutere di questo. […] Credo sia dovere non solo delle pubbliche amministrazioni, ma di tutti utilizzare al meglio le risorse e anche su questo la collaborazione dei dirigenti scolastici è stata massima e ci ha consentito di ipotizzare risparmi attorno al 10% rispetto ad una spesa complessiva annua di 1,2 milioni…»
Un risparmio non solo ipotizzato, ma già calcolato e contabilizzato. E del quale si ipotizza già l’eventuale utilizzazione, a mo’ di carota mentre il bastone si abbatte sulla scuola – ma si sa, i tagli alla scuola, se fatti da governi “amici”, diventano utilizzazione razionale delle risorse.
Dalle settimane corte alle gambe corte in sole 16 ore…

…ma perchè a Milano lo stanno facendo da tempo…

È questo il criterio? Lo stanno già facendo a Milano (chi, per inciso, lo sta facendo? Qual è il soggetto della frase?), allora… Beh, allora potremmo farci mandare in fotocopia le delibere della giunta provinciale di Milano, e risparmiare lo stipendio del presidente Zappaterra e del suo addetto stampa Paltrinieri, che assommano a 145mila € e spiccioli, ben più di quei 120mila € di riscaldamento che si presume di risparmiare.

(oltre che in alcuni altri istituti secondari sempre della nostra provincia)

In “alcuni altri istituti”: si parla, per essere precisi, del liceo Roiti, e del suo indirizzo sportivo. Che ha una sua particolarità: un curricolo che libera il sabato per consentire agli studenti di svolgere quelle attività sportive, nelle rispettive società, che costituiscono di fatto un’attività aggiuntiva, anche se non promossa dalla scuola. E che gode di privilegi, in via di esaurimento, derivanti dall’essere una sperimentazione (le ore da 50 minuti). Il paragone con questo tipo di liceo è francamente improprio.
È poi vero che da qualche tempo al Roiti si sperimenta comunque una forma di settimana corta: è un modello di scuola (che io non condivido: ma non è questo il punto), che ha diritto di esistere e di essere sperimentato, per arricchire l’offerta plurale delle scuole ferraresi. Finché l’offerta resta plurale, e famiglie e studenti possono scegliere: ma qui si sta “suggerendo” a tutti i licei di aderire ad un unico modello, in base a motivazioni che nulla hanno di didattico.

…e non credo affatto che siano più ignoranti o più stupidi di altri. Poi se qualcuno mi dimostra che ho torto e gli studenti milanesi sono più somari sono pronta a ricredermi.

Siamo al gran finale, ai fuochi di artificio. Si comincia con un terzo trucco retorico, e dei più volgari: anticipare l’obiezione in forma di iperbole, per sottintendere che l’interlocutore sta offendendo – voi che vi opponete dite che gli studenti milanesi sono stupidi e somari. Nessuno ha usato questi termini, nessuno ha detto ciò, se non Zappaterra. Anche questo modo di argomentare, ben presente nei manuali sull’arte di avere ragione, è frequente nel trollaggio on line: se Zappaterra si abbassa a questi livelli, un motivo ci sarà. Forse perché la lingua batte se la mente vuole…

altan_ballaSegue una vera e propria fallacia logica: mi dimostrino che ho torto. No: è chi introduce l’argomento che deve dimostrare la validità delle proprie ragioni, e l’argomento lo sta introducendo Zappaterra. Col “dimostratemi che ho torto” riferito a un’affermazione indimostrabile si può asserire arbitrariamente qualunque cosa, dal creazionismo all’esistenza di un dio dalle sembianze di un Flying Spaghetti Monster, fino agli alieni che fanno i cerchi nel grano.

Infine: a Milano non sono né stupidi né somari. Sono, gli amministratori della provincia di Milano (eccolo, il soggetto mancante), di centro-destra. In quanto tali, hanno la convinzione che si debba ridurre l’offerta della scuola pubblica per operare risparmi; che in ogni caso la scuola pubblica vada ridimensionata; credono che gli individui vengono prima della società, o addirittura che non esista la società, ma solo gli individui. Si presentano alle elezioni sostenendo questo, e se ottengono la maggioranza hanno diritto di mettere in atto i loro programmi per mantenere le promesse fatte agli elettori.
Ma Zappaterra, quattro anni fa, non ha fatto queste promesse. Ne ha fatte altre. Alcune me le ricordo bene, perché le fece al mondo della scuola, durante un pubblico incontro organizzato dall’allora esistente Coordinamento per l’Istruzione Pubblica. Agli insegnanti ferraresi, reduci da una dura vertenza contro la precedente amministrazione provinciale che aveva cercato di attuare, calandolo dall’alto e senza coinvolgere il mondo della scuola, un demenziale progetto di smembramento dei licei in nome di una maggiore razionalizzazione, Zappaterra promise discontinuità rispetto al suo predecessore.
Promise attenzione e dialogo col mondo della scuola e le sue componenti.
Niente più decisioni prese da pochi e calate dall’alto, venne promesso.
A quelle promesse io all’epoca non credetti. Il solito disfattista, mi dissero colleghi e colleghe che oggi, in modo singolare, non prendono la parola.
Adesso ci viene “chiesto”, “proposto”, “suggerito” un riordino delle attività concertato tra Zappaterra e qualche dirigente scolastico, che si richiama alle politiche scolastiche del centro-destra lombardo: senza consultare il mondo della scuola, né la cittadinanza.
Ne prendo atto.
Ma che almeno abbiano la decenza di non raccontarci più la favola della differenza antropologica tra questa sinistra e la destra.

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