Comacchio. Dopo l’ennesimo rinvio per difetto di notifica, è partito ieri il processo che deve far luce dopo anni sulla morte di Anacleto Beneventi. Il 36enne comacchiese, tecnico elettricista, perse la vita il 3 aprile del 2008 per un incidente sul lavoro in una nave a Mumbay, in India.
La lunga trafila legale seguita dalla famiglia, assistita dall’avvocato Marco Linguerri, è stata tutt’altro che facile. Dopo il fascicolo aperto dalla Procura di Ravenna, i documenti richiesti dalla magistratura alle autorità indiane attraverso una rogatoria tardarono quattro anni e arrivarono solo nel marzo 2012. L’udienza preliminare venne quindi rinviata all’inizio di ottobre dello stesso anno, anche perché per tradurre i verbali, che contenevano rilievi importanti sulla dinamica dell’episodio che è costato la vita al comacchiese, ci è voluto tempo.
La titolare del fascicolo, la pm Cristina D’Aniello, aveva chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo il titolare della ditta di Ravenna per la quale lavorava l’elettricista comacchiese, i legali rappresentanti dell’impresa subappaltatrice e quelli dell’azienda committente. Anacleto Beneventi, secondo quanto finora sembra essere emerso, è rimasto ucciso dopo un volo di una ventina di metri mentre si trovava a bordo di una nave in costruzione battente bandiera indiana di cui stava collaudando gli impianti elettrici.
Dopo la trasmissione degli atti per competenza alla procura di Ferrara, il gip aveva rinviato a giudizio il datore di lavoro di Beneventi, Gabriele Orioli della ditta Orioli, il sub appaltatore, Guglielmo Bedeschi che è il legale rappresentate della Bedeschi spa e il presidente del cda della Coe Clerici di Milano, Paolo Clerici.
Contro quest’ultimo i familiari hanno revocato la costituzione di parte civile avendo ottenuto dall’imputato un risarcimento.
Ora il processo davanti al giudice Attinà, che ieri ha ammesso le prove e le liste testi (tra cui anche dei ‘colleghi’ indiani), proseguirà il 6 novembre, l’8 gennaio e il 22 gennaio.
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