Cronaca
16 Settembre 2013
Tra i nomi ripresi da Stormfront anche docenti di Ferrara

Radio Islam ripubblica le liste antisemite

di Redazione | 3 min

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estense4È ricomparsa su internet l’inquietante lista antisemita pubblicata nel 2009 dal sito neonazista Stormfront, oggi chiuso. A mettere nuovamente all’indice personaggi della cultura, dello spettacolo e del giornalismo ‘rei’ di essere ebrei o bollati come “filosemiti” è questa volta Radio Islam.

Radio Islam (da non confondere con Radioislam.com, media americano) nasce nel 1987 come programma radio. Il fondatore è Ahmed Rami, ex militare marocchino fuggito dal suo paese dopo aver preso parte a un tentativo di golpe contro il re Hassan II. Rami trova rifugio in Svezia. Nel 1996 nasce il sito radioislam.org, più volte sotto accusa in Francia e Svezia per istigazione all’odio razziale.

Nella pagina di presentazione Radio Islam si definisce un’associazione apolitica, “che agisce per promuovere maggiori e migliori relazioni tra l'”occidente” e il mondo arabo e islamico”. In che modo? Schierandosi contro “tutti i tipi e forme di razzismo, contro ogni discriminazione basata sul colore della pelle, la fede religiosa e il gruppo etnico”. E il primo razzismo da combattere, secondo i seguaci di Rami, è quello “ebraico verso i non-ebrei”, che persegue “gli obiettivi del sionismo internazionale, l’ultima ideologia razzista ancora vivente”.

Di qui la guerra santa telematica contro Israele, che “costituisce, per la sua sola esistenza, una completa provocazione ad ogni principio, regola e legge internazionale, e il razzismo ebraico una violazione di ogni etica e morale conosciuta dall’uomo”. Un ‘jihad’ sui generis che vede il sito ufficiale di Radio Islam (www.radioislam.org) tradotto in 33 lingue. Tra le sezioni nazionali c’è quella in italiano che accoglie le categorie potere ebraico, razzismo ebraico, sionismo, terrorismo, revisionismo, protocolli di Sion e gli interventi di noti negazionisti dell’Olocausto, da Robert Faurisson a Mark Weber. Nel pantheon delle letture consigliate rientra anche Mein Kampf.

In questo florilegio di interventi e discussioni è spuntata di recente anche la “Lista degli ebrei influenti italiani” (http://www.radioislam.org/islam/italiano/potere/lista-ebraice.htm). Sotto il titolo de “Il monopolio ebraico nei mass media in Italia” campeggia una lunga serie di nomi messi all’indice perché ebrei o filosemiti. Si va da Alain Elkann a Fiamma Nirenstein, da Gad Lerner a Clemente Mimun, da Enrico Mentana a Paolo Mieli, da Monica Setta a Corrado Augias, per citare i più noti. È la stessa lista che venne pubblicata anni fa da siti come Stormfront e Holywar, oggi oscurata e non più rintracciabile in rete. Salvo che su radio Islam.

La lista chiude glossando sul mistero di come sia possibile “che gli ebrei che rappresentano lo 0,1 percento della popolazione occupano non solo i trust economici (maggiori banche, assicurazioni e aziende trust) ma pure tutte le maggiori testate giornalistiche e televisive”.

Il malleus maleficarum di Radio Islam prosegue con scrittori, attori e registi (dove compare il ferrarese Arnoldo Foa) e i docenti universitari. Tra questi vengono messi all’indice quattro docenti dell’Università di Ferrara: Anita Gramigna, del dipartimento di studi umanistici di Unife; Carlo Pancera, docente di storia della pedagogia; Annalisa Pinter, professoressa di educazione comparata; e Marco Righetti, già docente a contratto di Educazione degli adulti e di Didattica generale presso l’Università di Ferrara.Il motivo? “Nelle nostre università – si legge nel testo copiato e incollato da Stormfront -, non mancano i devoti “Sayanim” [gli ‘agenti dormienti’ al sevizio di Israele]. I sayanim nelle nostre università collaborano con l’intelligence israeliana, che ha, proprio nella più grande università dello “stato ebraico”, il centro nevralgico della raccolta dati. Pochi sanno che, nell’Università di Tel-Aviv vi è un immenso database, nel quale vengono, in eterno, schedati coloro i quali hanno parlato in modo non ossequioso delle “Stato” nazista di Israele. Se loro fanno le loro liste, perché noi non dovremmo fare le nostre?”. E la risposta si dipana di seguito con decine e decine di nomi di “persone potenzialmente pericolose”.

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