Sono stati notificati anche gli ultimi avvisi di conclusione indagini nell’inchiesta aperta dalla procura di Ferrara sui crolli dei capannoni in seguito al terremoto del 20 maggio 2012, quando morirono sotto le macerie quattro operai.
Dopo gli indagati dell’Ursa ora arrivano anche i nomi delle persone indagate per omicidio colposo in seguito alle tragedie che hanno colpito Ceramica Sant’Agostino e Tecopress. Per quanto riguarda il primo caso, dove si registrarono le morti di Nicola Cavicchi e Leonardo Ansaloni, il pm Alberto Savino ha fatto recapitare la busta verde a Bruno Luigi Formigoni, 64enne di Magnacavallo (Mn), progettista e calcolatore delle strutture prefabbricate in cemento armato e delle fondazioni dell’edifico crollato, dipendente della ditta Tuzzi di Poggio Rusco (Mn) e ad Andrea Govoni, 57enne di Cento, l’ingegnere progettista deputato alla concessione edilizia e dipendente della Ceramica Sant’Agostino.
Per loro la procura individua la colpa di non aver disposto un collegamento tra gli elementi della copertura dell’edificio e tra le travi e i pilastri, ritenendo sufficiente il montaggio di elementi pesanti in semplice appoggio. In sostanza la stabilità generale dell’intero edificio era affidata al mero peso del cemento su cemento con l’interposizione di una piastra in neoprene. L’erronea costruzione ha impedito che si verificasse il cosiddetto effetto diaframma, che avrebbe rallentato il cedimento della struttura per il tempo sufficiente agli operai di mettersi in salvo.
In riferimento alla Tecopress dove morì Gerardo Cesaro, invece, gli indagati sono Modesto Cavicchi, 65enne di Cento, ingegnere collaudatore dell’opera, Dario Gagliandi, bresciano di 59 anni, ingegnere progettista, calcolatore e direttore dei lavori per le fondazioni della struttura prefabbricata di Dosso, e Antonio Proni (raggiunto dal 415bis proprio nel girono del suo 83° compleanno), centese residente a Cervia (Ra) progettista generale e direttore dei lavori del fabbricato.
Gagliandi avrebbe redatto il documento di progettazione facendo riferimento a una normativa precedente a quella in vigore, omettendo così – sempre secondo la procura – di adeguare il progetto alla norma tecnica successiva (che prevede l’obbligo di verifica delle forcelle di vincolo alle travi e la verifica del comportamento dell’edificio rispetto a fenomeni di collasso a catena). In questo modo non venne valutato il grado di stabilità alla luce delle norme più recente, mentre un adeguamento di progettazione avrebbe comportato il rinforzo delle forcelle in maniera tale da posticipare il crollo dell’edificio.
Proni fece suo il progetto di Gagliandi, senza accorgersi che questi aveva omesso di adeguare il progetto alle nuove norme edilizie, e a sua volta non dispose un collegamento tra tetto e pilastri.
Infine Cavicchi, estensore del certificato di collaudo controfirmato da Proni, viene chiamato in causa per aver omesso di rilevare sia le violazioni del progettista della struttura prefabbricata che del progettista generale, non verificando le operazioni di calcolo né la corrispondenza alla normativa vigente.
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