Cronaca
1 Giugno 2013
L’avviso di fine indagini raggiunte il presidente dell’ordine degli ingegneri e dirigente di Provincia

Crollo capannoni, per Ursa quattro indagati per omicidio colposo

di Marco Zavagli | 2 min

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admin-ajax.phpSi sono concluse ufficialmente le indagini per il crollo di uno dei capannoni in seguito al terremoto del 20 maggio. Sotto i tetti delle fabbriche di Ursa, Tecopress e Ceramica S. Agostino morirono quella notte quattro persone. La procura di Ferrara aprì tre distinti fascicoli, tutti rubricati come omicidio colposo. Inizialmente vennero indagate 28 persone (8 per Ursa, 15 per Tecopress e 7 per Ceramica S. Agostino) e, in seguito alla perizia affidata da Via Mentessi all’ingegner Claudio Comastri, ora il pm Nicola Proto ha chiuso le indagini per quanto riguarda il caso Ursa.

Inizialmente per la morte di morì Tarik Naouch erano finiti nel registro degli indagati Christian Alexandre Michel e Simone Marescotti, Franco Mantero, Mauro Monti, Anton Guido Pieri, Pierantonio Cerini, Dante Dall’Olio e Simonello Marchesini. In questi giorni sono arrivate a destinazione le prime buste verdi e il cerchio delle responsabilità si restringe attorno a quattro persone e la colpa specifica si indirizza verso il mancato ‘bullonamento’ delle travi che reggevano il tetto della struttura industriale.

L’avviso di conclusione delle indagini ha raggiunto Pierantonio Cerini, 47 anni di Arezzo; Franco Mantero, ferrarese di 60 anni, presidente dell’ordine degli ingegneri della provincia di Ferrara; Simonello Marchesini, 61 anni, di Castiglion Fiorentino; e Mauro Monti, ferrarese di 50 anni, ingegnere capo della Provincia di Ferrara.

A loro il pm Nicola Proto contesta l’omicidio colposo in concorso. E questo, per quanto riguarda la posizione di Cerini, perché in qualità di progettista della costruzione del capannone dell’Ursa in via Zerbinate di Bondeno avrebbe omesso o eseguito in maniera non esaustiva la verifica delle forcelle di vincolo alle travi e del comportamento dell’edificio rispetto a fenomeni di collasso a catena, nonostante le prescrizioni previste dal decreto ministeriale del 3 dicembre 1987 che individua i criteri generali per la verifica della sicurezza delle costruzioni.

Mantero, in qualità di direttore dei lavori, e Marchesini, quale legale rappresentante della Stimet, la ditta esecutrice della costruzione, avrebbero utilizzato nel collegamento tra i pilastri e le travi perni anziché bulloni, come invece previsto dal progetto. Infine Monti, in qualità di collaudatore, è accusato di aver omesso di rilevare durante le operazioni di collaudo sia le violazioni del progettista che le violazioni del direttore dei lavori e della ditta esecutrice.

Vengono così scagionati i proprietari dell’Ursa e i fornitori dei materiali che, in base alla perizia voluta dalla procura, non ebbero responsabilità nel crollo. Si attendono a giorni gli esiti delle indagini degli altri due fascicoli, relativi a Tecopress e Ceramica Sant’Agostino, in mano al pm Alberto Savino.

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