“Estense.com” riporta la cronaca di una iniziativa organizzata dal Laboratorio Uni Nomade e dal Collettivo Sancho Panza presso il centro sociale “La Resistenza” (vai all’articolo). Protagonista della serata era Toni Negri, noto ‘cattivo maestro’ degli anni settanta…. Questo signore, sul finire dell’incontro pubblico, ha detto queste parole: “In questa regione venne costruito un patrimonio importantissimo, che poi è stato dilapidato in modo vergognoso. I dirigenti del Pci meriterebbero un processo pubblico. Quando i compagni delle Brigate Rosse sparavano loro nelle gambe – io non ho mai condiviso i loro metodi, sia chiaro – non facevano male ad avercela con loro, perché queste persone hanno distrutto tutto un patrimonio di lotte.”
Sono affermazioni gravi, pericolose e vergognose. Come uno dei tanti dirigenti del Pci (ma penso di parlare a nome anche dei suoi iscritti ed elettori…) di quegli anni terribili in cui registravamo ogni giorno le vittime (magistrati, tecnici, impiegati, carabinieri, poliziotti, sindacalisti, uomini politici) dei criminali delle Brigate Rosse, sono sempre stato orgoglioso della funzione svolta dal Pci (insieme alle altre forze democratiche e sindacali) a difesa della democrazia repubblicana e delle sue Istituzioni.
Mentre Toni Negri chiama ‘compagni’ i criminali delle Brigate Rosse, un compagno del Pci, l’operaio Guido Rossa, veniva assassinato per aver assolto al suo compito di difendere la sua classe e la democrazia dal nemico mortale del terrorismo. Nella cronaca che fa il giornale non si è letta nessuna reazione alle dichiarazioni di Negri. Chiedo agli organizzatori del ciclo di incontri cosa pensano di quelle terribili parole. E mi permetto di invitare i relatori degli incontri successivi a dissociarsi fermamente da tale delirio che si configura come una vera e propria istigazione alla violenza.