Politica
6 Febbraio 2013
Balboni incontra i poliziotti in carcere e replica a Ilaria Cucchi

“Gli agenti non sono assassini”

di Marco Zavagli | 4 min

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foto“Non sono andato ad abbracciare due assassini, ma a chiedere che due poliziotti abbiano lo stesso trattamento riservato a tutti gli altri cittadini”. Come annunciato, Alberto Balboni è entrato questa mattina nel carcere dell’Arginone per manifestare solidarietà a Paolo Forlani e Luca Pollastri, detenuti nella stessa cella. “Li ho trovati veramente molto amareggiati – assicura il senatore di Fratelli d’Italia -; mi hanno detto che pensano ogni giorno a come avrebbero potuto evitare quella tragedia e che il peso della morte di Federico Aldrovandi se lo porteranno con sé per il resto della loro vita. E, visto che ormai sono stati condannati, credo che non abbiano motivo di dirmi qualcosa di non vero”.

Balboni tiene a precisare che la sua non è stata una manifestazione pro-agenti (“io non li difendo, come non l’ho mai fatti prima, durante e dopo il processo”) e risponde a distanza alle parole del padre del ragazzo, Lino Aldrovandi: “rispetto, capisco e giustifico il dolore dei genitori per una tragedia inspiegabile da ogni punto di vista. Loro hanno tutto il diritto di dire e fare quanto credono. Nei loro panni farei e direi esattamente le stesse cose. Ma le istituzioni non possono farsi condizionare da quel dolore, altrimenti la giustizia diventa strumento di vendetta”.

E qui il senatore viene al punto: “siamo di fronte a un caso più unico che raro”. La critica non è rivolta alla sentenza della Cassazione, ma a quello che viene dopo. Alla decisione del tribunale di sorveglianza: “Stiamo parlando di un omicidio colposo, per il quale l’articolo 589 del codice penale prevede una pena da sei mesi a sei anni. Non stiamo parlando di assassini, gli assassini sono quelli che uccidono volontariamente una persona, non chi la provoca involontariamente seppur con colpa”. E per un reato colposo difficilmente si finisce in carcere. Proprio su questo si fonderà l’interrogazione che Balboni rivolgerà al ministro,  “per sapere quanti condannati per delitto colposo con pena residua di sei mesi, non recidivi e senza precedenti sono stati incarcerati”. Una domanda, si potrebbe dire retorica: “so già la risposta…”.

Balboni attacca la decisione della Sorveglianza anche in punto di diritto. “Quell’ordinanza è palesemente squilibrata nel momento in cui motiva il diniego dell’affidamento ai servizi sociali. Il tribunale respinge la richiesta di pena alternativa adducendo il fatto che agenti con stati di servizio immacolato, incensurati, con numerosi encomi, insomma degli ‘agenti modello’, non dovevano commettere questo errore”. Per Balboni si tratta di “un sofismo degno di miglior causa. La ratio della norma delle attenuanti generiche si basa sulla convinzione che chiunque, anche il migliore di noi, può sbagliare”. A questo si aggiungerebbe una ulteriore contraddizione: “la legge dice che quando non sussistono le condizioni per l’affidamento in prova si può concedere la detenzione domiciliare, purché non sussista il pericolo di reiterazione del reato. Quel nuovo reato potevano commettere stando in casa?”.

Il senatore va oltre: “secondo me non e un ‘errore’, perché non è possibile che il magistrato non conosca quella norma. Allora non siamo più di fronte a un provvedimento di giustizia ma a un provvedimento che vuole far espiare a tutti i costi la detenzione in carcere ai poliziotti”. E questo nonostante il ministro Severino non più di un anno fa abbia portato in parlamento il provvedimento salva-carceri per ampliare a migliaia di detenuti la detenzione domiciliare e allungare da dodici a diciotto la pena residua da poter scontare fuori dalla cella. “Tutti allora hanno applaudito” ricorda Balboni, che a quel provvedimento diede voto favorevole. Per il candidato di Fdi si pone ora un altro problema: “migliaia di poliziotti e carabinieri ogni giorno sono costretti a lavorare sulla strada in condizioni difficilissime per prevenire reati e stabilire la sicurezza. Questa ordinanza porta con sé un messaggio dirompente per le forze dell’ordine; se sanno che quando devono intervenire in casi come questi devono pagare più di tutti gli altri i propri sbagli, potrebbero girarsi dall’altra parte”.

Infine un messaggio a Ilaria Cucchi, che in una lettera accusava il senatore di “solidarizzare con quattro pregiudicati per un reato di omicidio colposo”, cosa “inconcepibile in qualsiasi altro paese europeo”. “Ribadisco che io non difendo gli agenti. Dico solo che devono avere uguale trattamento. Alla Cucchi rispondo che accetto critiche da chiunque, tranne da chi sfrutta una tragedia immane come quella che ha colpito la sua famiglia per farsi eleggere in parlamento”.

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