Mesola
1 Dicembre 2012
Secondo la consulenza della procura Scontus sarebbe morto per un infarto

Morte misteriosa per febbre, perizia ‘scagiona’ medici

di Marco Zavagli | 3 min

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La consulenza della procura ‘scagione’ i sette medici indagati per il decesso di Marco Scontus, l’uomo di Bosco Mesola morto a 60 anni lo scorso 19 luglio dopo due settimane trascorse tra gli ospedali del Delta e di Cona. Dopo la denuncia presentata dalla famiglia, il pm Alberto Savino aveva incaricato una consulente dell’autopsia e dell’accertamento delle cause del decesso

La morte di Marco Scontus giunse dopo un travaglio di due settimane, iniziato a fine giugno con il sopraggiungere di febbri continue tra i 39 e 40 gradi, che avevano indotto i familiari con i quali viveva a portarlo al pronto soccorso dell’ospedale di Valle Oppio. Da qui, dopo tre giorni di degenza e accertamenti, l’uomo venne trasferito a Cona in quanto necessitava di esami specialistici. Anche all’ospedale di Cona, però, i medici sembrava non riuscissero a capire da cosa dipendesse questo suo malessere, con la febbre che non accennava a scendere. Dopo una settimana circa, visto un miglioramento delle condizioni del paziente, i medici decisero di dimetterlo, ma la febbre tornò e si prolungò la degenza per altri sette giorni, sempre nel reparto di Reumatologia (l’uomo soffriva di un’artrite reumatoide non grave).

La febbre scomparve nuovamente e Marco Scontus viene dimesso il 13 luglio. A casa però l’uomo appariva debilitato, ma la famiglia non si preoccupò subito del fatto, addebitandolo a una  normale reazione del post degenza. Di fronte a perdurare della situazione, i familiari chiesero allora di anticipare la visita di controllo al 19 luglio, che venne infatti fissata alle 18, ma alle 16 il 60enne viene trovato già morto nel suo letto.

Dopo i 60 gironi previsti e una proroga concessa dalla procura, il medico legale Donatella Fedeli ha depositato i propri risultati . Secondo i quali i medici verrebbero del tutto scagionati da eventuali responsabilità nella morte. Secondo la dottoressa, infatti, il ricovero in pronto soccorso fu necessario, così come le terapie successive e il ricovero in reumatologia. Lo stesso vale per la cura antibiotica che venne somministrata, che portò ad esiti positivi con lo scomparire della febbre, fatto che ne consiglio “correttamente”, secondo il medico legale, le dimissioni.

L’uomo morì per infarto, una “ischemia acuta del miocardio”, dovuta a una “occlusione acuta dell’arteria sinistra” del cuore. La Fedeli conclude la sua consulenza evidenziando in oltre come nel passato del paziente non ci fossero stati sintomi o episodi che potessero far supporre problemi cardiaci gravi.

Un passaggio – questo della consulenza – sicuramente favorevole alle difese degli indagati (assistiti dagli avvocati Ciaccia, Caniato, Linguerri, Pelizzola e Marzola). Ora, alla luce di queste conclusioni, il pm potrebbe chiedere l’archiviazione, salva l’opposizione della famiglia Scontus, oppure valutare un ulteriore approfondimento dibattimentale.

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