Eventi e cultura
25 Ottobre 2012
L’attore sul terremoto: “Post sisma simbolo di un paese corrotto”

Balasso porta Beckett a Ferrara in prima nazionale

di Marco Zavagli | 3 min

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La scena sarà quella consueta: una strada di campagna con albero. Il copione quello tradotto per Einaudi da Carlo Fruttero nel ’56. I protagonisti ci saranno tutti. Ci saranno Vladimiro/Didi (interpretato da Jurij Ferrini nella doppia veste di attore e regista) e Estragone/Gogo (Natalino Balasso) Con loro Pozzo e Lucky, il padrone e il servo (sulla scena Michele Schiano di Cola e Angelo Tronca).

“Aspettando Godot” sarà “Aspettando Godot”. Niente di più e niente di meno, perché quando ti trovi di fronte a un’opera che rappresenta “la chiave di volta per la drammaturgia degli ultimi secoli”, come la definisce Balasso, è inutile aggiungere altro. La piece di Samuel Beckett andrà in scena a Ferrara in prima nazionale da oggi a sabato nel Teatro Comunale.

Un bell’omaggio a un simbolo della cultura ferrarese dopo che i danni del terremoto ne avevano messo in forse la tempestiva riapertura. Per aiutarne il recupero, è storia di questi mesi, si era mossa parte della cultura europea, con Carlo Abbado in testa, che ha portato in città un concerto dei record, con 130mila euro raccolti e devoluti alla ricostruzione.

Un gesto nobile, anche perché “la gente si sente rinascere attraverso la cultura ed è bello che questo possa succedere attraverso il teatro, che è contemporaneità di vivi, l’attore e il pubblico”. Ma la riflessione di Balasso va al di là di “una identità culturale” che “avviene attraverso queste forme di arte, che poi sono i riti condivisi di sempre”: a lui piacerebbe che non ci fosse proprio bisogno di raccogliere fondi per un terremoto. “Quello che succede in Italia all’indomani di ogni tragedia è quello che succede in un paese corrotto. Guardiamo alle polemiche recenti sulle raccolte fondi dopo il sisma che ha colpito l’Emilia. Mi piacerebbe una civiltà nella quale non ci sia bisogno di raccogliere fondi di solidarietà, perché alla ricostruzione, alle case e alla popolazione, pensi lo Stato. Questo Stato, ahinoi, non è l’Italia”.

Il teatro però è il teatro e Beckett è Beckett. E Aspettando Godot sarà Aspettando Godot. “Non c’era nulla da cambiare”, spiega Balasso, perché “è da quel testo che finisce il teatro naturalistico e della sua idea che un albero rappresenti un albero. Oggi, nell’era del cinema, non ha senso cercare la veridicità nel teatro. È molto più forte invece cercare sul palco l’evocazione”.

L’evocazione, inutile dirlo, è quella dell’attesa. L’attesa di Godot. Chi sia Godot non è dato sapere. Di certo è che non arriverà. Almeno non entro il tempo del dramma. Anche in questo caso l’identità del personaggio beckettiano, per alcuni simbolo di un cambiamento antropologico dell’umanità, per altri attesa devota di un’entità sovrannaturale, non verrà svelata. “Lasciamo in sospeso la risposta, perché Beckett la lascia in sospeso”, ribadisce Balasso: “entrambe queste visioni sono valide, quella dell’attesa di una liberazione umana e quella dell’arrivo di un’entità sovrannaturale che tutto risolve. La chiave per rappresentarlo, in Beckett, è l’evocazione. Se diamo una lettura precisa del testo e del suo significato forziamo il pubblico ad aderire alla nostra lettura. Qui invece lo spettatore è libero. Libero di dare la propria interpretazione”.

Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Comunale con quattro repliche: giovedì 25 ottobre alle 21 (turno A); venerdì 26 ottobre alle 21 (turno B); sabato 27 ottobre alle 21 (invito a teatro) e domenica 28 ottobre alle 16 (turno E).

Venerdì 26 ottobre alle 17 il Ridotto del Teatro ospita un incontro con la compagnia; a seguire, è in programma la proiezione del cortometraggio Film, regia di Alan Schneider, sceneggiatura di Samuel Beckett, con Buster Keaton (durata 20 minuti, 1965). Ingresso libero. Info: www.teatrocomunaleferrara.it – tel. 0532 202675.

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