La centrale geotermica non s’ha da fare. Né a Pontegradella né altrove. Quantomeno non nei pressi di Ferrara. Lo afferma il consigliere comunale Francesco Rendine, forte di uno studio regionale che parte da lontano. Almeno dalle ultime decine di anni, anni in cui “l’estrazione di fluidi dal sottosuolo – spiega il presidente del gruppo consiliare di Ferrara di Futuro e Libertà, ampiamente praticata nei nostri territori, ha accelerato il processo”.
Il processo è quello della subsidenza, un fenomeno geologico presente in diverse aree della pianura padana e della costa nord adriatica, di origine sia naturale che antropica che provoca un lento ma progressivo abbassamento della superficie terrestre “causato dai prelievi nel sottosuolo”. Frasi e definizioni che arrivano dalla stessa regione Emilia-Romagna, proprio l’ente cui spetta l’autorizzazione per verificare la presenza di una riserva geotermica per verifgicare la fattibilità del progetto di centrale voluto da Hera.
Il tutto è consultabile sul sito della Regione: http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/geologia/temi/subsidenza. Un buon motivo per Rendine, insomma, per scrivere al presidente del consiglio comunale di Ferrara Francesco Colaiacovo e ricordargli che “comitati di cittadini e personaggi delle istituzioni hanno manifestato l’inopportunità di realizzare a Pontegradella il polo geotermico, proponendo lo spostamento in sito meno antropizzato”. Ora, alla luce di questa ‘scoperta’, “con riferimento alla centrale di Pontegradella è inutile spostare organi superficiali dell’impianto di prelevamento se le pompe continuano a prelevare l’acqua nel sottosuolo di Quacchio e dell’ospedale Sant’Anna di Ferrara”.
“È infatti noto – prosegue il consigliere – come anche la zona del ferrarese, essendo pianura alluvionale, è considerata un’area interessata dalla subsidenza. In questo contesto è evidente come lo sfruttamento eccessivo della falda acquifera sotto la zona ove sorge l’ospedale Sant’Anna e la zona di Quacchio possa indurre fenomeni di subsidenza con potenziali danneggiamenti a cose e persone”.
Rendine poi si fa più ‘tecnico’ e per dimostrare “l’insostenibilità del progetto di Hera per lo sfruttamento eccessivo della falda”, afferma che “con un prelievo di 200 mc/h di acqua calda (a Casaglia la portata è di 400 mc/h (cfr. EXPO 2009 -Congresso Internazionale “La Geotermia in Italia e in Europa. Quale futuro?” Il teleriscaldamento della città di Ferrara – Ing. Fausto Ferraresi) in 10 anni corrispondono a = 200*24*365*10 = 17,5 milioni di metri cubi; immaginando che tale volume venisse tolto nell’area di circa 6,25 km^2 sotto le mura di Ferrara, senza essere rimpiazzato da altro fluido (la centrale di Pontegradella scarica l’acqua esausta a Cocomaro di Cona) si avrebbe un abbassamento della città di 2,8 metri, con danni che lasciamo immaginare”.
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