“Mi ha guardato negli occhi ed è morto tra le mie braccia”. È la scena che ogni anno associa a quel 2 Agosto. Quel 2 Agosto quando stava lavorando come netturbino per l’Amiu, l’agenzia di igiene urbana di Bologna. Alle 10.25 sentì l’esplosione. Poco dopo vennero a reclutare dei volontari. “Ci dissero che era esplosa una caldaia della stazione; ma sapevo che quel botto significava qualche cosa d’altro”. Pensò subito a una bomba Luigi Cervellati, 68 anni, nato a Baricella, provincia bolognese, che ieri ha attraversato l’Alto Ferrarese alla guida della staffetta “Per non dimenticare”, di cui è uno dei fondatori.
Un percorso che da sette anni si snoda per centinaia di chilometri dal Brennero fino a Bologna per toccare tutti i paesi rimasti orfani di una delle 85 vittime della strage della stazione di 32 anni fa. In provincia di Ferrara ha toccato Vigarano Mainarda e Mirabello, che nel 1980 registrarono la morte del 31enne Gaetano Roda, nel capoluogo per un appuntamento di lavoro, e del 51enne Paolino Bianchi, di Castello, in attesa di partire per le vacanze.
Quel giorno Cervellati, aveva allora 36 anni, stava lavorando all’ippodromo di via Corticella, “distante un paio di chilometri in linea d’aria dalla stazione, più che sufficienti per capire che qualcosa di terribile doveva essere successo”.

Lui fu tra i primi volontari a recarsi sui binari. “Mi misi a disposizione di chi coordinava gli aiuti, ma in quei frangenti l’unica cosa da fare era scavare a mani nude tra le macerie. E dovevi farlo il più in fretta possibile, perché ogni secondo che passava poteva essere l’ultimo per chi era là sotto”. C’è un ultimo secondo che Cervellati non scorderà finché vive. Mentre stava scavando rinvenne un corpo. “Lo tirai fuori dalla polvere, lo pulii con il palmo di una mano dalla terra e dal sangue. Con l’altra mano tenevo quel corpo stretto a me. Poi quel volto aprì gli occhi e mi guardò. Avevo salvato una vita, pensai”. Ma in brevissimo tempo passò dalla soddisfazione allo sconforto più totale. quello “Un secondo dopo mi morì tra le braccia. Fui l’ultima persona, l’ultima cosa che vide”.
Quell’immagine gli ritornerà più volte nella mente, tanto da togliergli il sonno per i due mesi successivi. “Quando mi stendevo a letto e chiudevo gli occhi rivedevo quegli occhi, risentivo le grida della ragazza sul primo binario, mi rivedevo trasportare i morti verso l’autobus 37…”.
Oggi Cervellati sarà a Bologna per partecipare alle celebrazioni che, dopo anni, vedono tornare un rappresentante del governo sul palco, con il ministro Cancellieri. “Mi sorprende infatti questa intervista fatta a me, in genere le interviste e la prima fila viene riservata ai politici…”.
Prima o seconda fila, politici o gente comune che sia, rimane il fatto che dopo 32 anni ancora non si conoscono i mandanti di quella strage, seguita da anni e anni di insabbiamenti e depistaggi. “È meglio che stia zitto. Meglio che stia zitto…”.
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