Politica
4 Marzo 2012
A destare particolare preoccupazione è il destino delle sedi di Copparo e Comacchio

Prc contro la riorganizzazione della rete ospedaliera

di Redazione | 3 min

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Nella foto, da sinistra: Irene Bregola, Fabio Cavallari e Andrea Rossetti

Scende in campo al completo Rifondazione comunista per contestare il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera presentato dall’Azienda Usl e approvato lunedì dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria. A destare particolare preoccupazione è il destino del San Giuseppe di Copparo e del San Camillo di Comacchio, e infatti la segretaria provinciale Irene Bregola è affiancata da Andrea Rossetti, segretario Circolo di Comacchio-Codigoro-Lagosanto, e dal capogruppo nel Consiglio comunale comacchiese Fabio Cavallari, oltre che dal consigliere regionale Roberto Sconciaforni.
È la stessa Bregola a descrivere la situazione di Copparo: “nascerà una sorta di casa della salute, con strutture ambulatoriali. Un bacino di utenza di 35mila abitanti perderà il Primo soccorso, la Neuropsicologia infantile, mentre la distribuzione presso la Farmacia avverrà solo di venerdì, che oltretutto è giorno di mercato”.
“La peculiarità del copparese – interviene Andrea Ricci – è il bacino molto ampio, e pare si voglia lasciare una sola ambulanza medicalizzata. Non deve accadere che un malato non sia soccorso in tempo, entro 30 minuti”.
Non convince nemmeno la procedura seguita: “la Conferenza ha concesso un avallo acritico e non riflettuto – continua Bregola –, i territori non sono stati coinvolti, la cittadinanza nemmeno. Ma – promette – noi non intendiamo retrocedere”.
La situazione in quello che, per numero di abitanti, è il terzo Comune della Provincia la spiega Cavallari. Chi vuole salvare il San Camillo insiste sulla sua posizione particolare, per cui “vive una pesante stagionalità: in estate gli accessi si moltiplicano, fino quasi a quintuplicare”, e proprio negli ultimi anni sono state investite risorse importanti. “Solo due anni fa – ricorda Cavallari – fu inaugurato un nuovo padiglione costato 9 milioni e ultimato addirittura con sei mesi di anticipo, un record nella sanità”. Altre sarebbero state infatti in quel periodo le promesse dell’allora direttore generale Ausl Fosco Foglietta, “che parlava appunto di investire per fare del San Camillo un presidio importante”.
Un ringraziamento di Cavallari va invece al commissario prefettizio Pinuccia Niglio, che, in occasione del voto in Conferenza territoriale, ha preferito astenersi anziché approvare il piano, “dimostrando attenzione alla popolazione – si complimenta il capogruppo –. In così poco tempo ha capito l’importanza di quel presidio”.
Anche Rossetti batte sul tasto della stagionalità: “è vero che in inverno a Comacchio risiedono 23mila persone, ma in estate il bacino arriva ad assumere le dimensioni di quello bolognese, e allora, senza un Pronto soccorso, in caso di incidente uno dovrebbe fare 35 chilometri”.
La città lagunare è spesso associata al campanilismo, “e invece Comacchio ha dimostrato la propria importanza a tutta la Provincia, di cui costituisce lo sbocco al mare – rivendica Cavallari –, ed è un bene per tutta l’Emilia Romagna”.
“Difendere un presidio sanitario non è mai una battaglia campanilistica, ma di civiltà” conclude Sconciaforni, che ha inoltrato un’interpellanza all’assessore regionale alle Politiche per la salute Carlo Lusenti per conoscere la posizione ufficiale dell’ente sul San Camillo. La risposta per ora non è arrivata.

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