Condanna a otto anni e mezzo per Santo Mammano. Il giudice non ha fatto sconti al termine del processo per lesioni gravissime che concludeva una tragica storia famigliare. Una storia interrotta il 9 novembre 2007, quando la moglie – 43 anni – dell’imputato, 55enne residente a Torino, Santo Mammano, finì in coma per risvegliarsi su una sedia a rotelle.
Lei, una storia di alcol alle spalle, testimoniò in aula contro di lui, riuscendo a scrivere in una calligrafia appena leggibile, su foglietti di carta, che fu il marito a picchiarla, a sbatterle la testa contro il muro, a prenderla a calci e pungi (vai all’articolo).
Quella notte di novembre, secondo le indagini, l’uomo (i due si erano separati da poco ma continuavano a convivere) chiama il 118. Gli operatori trovano la donna riversa a terra con un gravissimo trauma cranico. Rimane in coma per circa due mesi. Una volta risvegliatasi, inizierà una quasi impossibile riabilitazione al San Giorgio di Ferrara. Ai sanitari il marito raccontò di averla trovata così al suo rientro in casa. E quella versione venne creduta fino a quando lei non inizia a esprimersi. È solo allora che emerge un’altra verità fino a un secondo prima impensabile. Una verità, parziale, che porterà al processo per lesioni gravissime e alla condanna, avvenuta ieri nell’aula B del tribunale di Ferrara: 8 anni e 6 mesi, più 400mila euro di risarcimento e pagamento delle spese processuali.
Una sentenza che ovviamente trova l’opposizione del’avvocato difensore, Filippo Sabbatani, che attenderà i 90 giorni fissati per il deposito delle motivazioni. Dopo averle lette “faremo sicuramente appello”.
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