
(foto di Luisa Veronese)
Colorati, stravaganti, eccentrici. Sono di ogni forma e tipologia i “cappelli” dei 1.300 artisti del Ferrara Buskers Festival 2011, in scena sino a domenica 28 agosto 2011. Strumenti immancabili nei centoventi spettacoli che ogni giorno animano la cittadina estense. L’attività stessa del musicista di strada è legata al cappello, simbolo dello scambio che avviene tra l’artista che dona la sua performance allo spettatore e il pubblico che lasciando un’offerta nel copricapo posizionato a terra, offre il suo riconoscimento per l’esibizione. In inglese, buskers, significa “buscatori”, in riferimento all’antica attività degli artisti di “buscarsi la pagnotta”. Oggi essere un artista di strada è una vera e propria professione, una scelta di vita che si basa sull’interazione con il pubblico. Il coinvolgimento e la partecipazione.
Di qui il “fare cappello”, il momento finale dello spettacolo, in cui è indispensabile che l’artista trattenga l’attenzione degli spettatori. La buona riuscita dell’esibizione di strada è basata anche su questo, sulla capacità degli artisti di saper cogliere nel modo giusto la curiosità dei passanti, creare l’attesa attraverso lo spazio del cerchio, ed avere l’abilità di coadiuvare lo spettacolo con ciò che avviene intorno.
In Gran Bretagna è invece conosciuto come “The Bottle”, la bottiglia. Tempo fa, in Inghilterra, gli artisti di strada si servivano dell’aiuto di barboni per raccogliere le offerte del pubblico mentre loro si esibivano. Per evitare episodi di scorrettezza, ad un’artista venne un’idea: diede al suo aiutante un cappello per raccogliere il denaro ed una bottiglia con dentro una mosca che l’aiutante doveva reggere tappandola con il pollice per evitare la fuga della mosca: in questo modo, l’uomo che raccoglieva il denaro non sarebbe stato in grado di approfittarsi dell’artista incassando parte dell’offerte solo per se stesso. La mosca rimasta rinchiusa nella bottiglia era la testimonianza che l’aiutante non avesse fatto alcun movimento dubbio. Il termine “bottiglia” è rimasto ancora nel linguaggio degli artisti di strada.
«Per me fare il busker – racconta Bruce Stevens della band inglese “The Swing Ninjas” – non è un modo per ottenere denaro, ma per far contenta la gente. Il gesto del cappello è un riconoscimento da parte del pubblico, per stabilire un contatto, ma non si fa solo per denaro, altrimenti diventa deprimente».
In Inghilterra, per esempio, la tradizione dei buskers è molto forte e con essa il “fare cappello” che indica il gesto dell’artista di togliersi il copricapo facendo un inchino verso il pubblico, creando così una sorta di empatia. “To hat the crowd”, espressione usata in Inghilterra, significa letteralmente “fare cappello verso la folla” (dal sostantivo deriva il verbo).
Tanti sono gli oggetti che gli artisti utilizzano come cappello, dai contenitori degli strumenti, alle ciotole, ad utensili colorati di ogni forma e dimensione. In questi giorni, in giro per la città se ne vedono di tutti i tipi: sombrero messicano, bombetta alla Charlie Chaplin, cilindro, tuba, paglietta. Insomma, lo stile musicale, a volte, rispecchia quello che si ha in testa.
Le offerte del pubblico possono essere di varie consistenze. Anche se non determinano necessariamente il livello di gradimento della performance. Uno dei musicisti di “The Swing Ninjas” ricorda che, una volta, in venti minuti il suo gruppo ha guadagnato 200 euro.
«Ogni famiglia ha i propri problemi – racconta Eliah – e il fatto che la gente di tasca propria metta dei soldi nel mio cappello, per ringraziarmi dello spettacolo, li rende parte della mia famiglia e sono onorato di questo».
Il Ferrara Buskers Festival propone anche il Grande Cappello, iniziativa di solidarietà del festival rivolta ai giovani e ai bambini disagiati. Quest’anno è dedicato al progetto “Due Sponde” di Ibo Italia. Che ha realizzato un reportage in Perù, con lo scopo di costruire nelle zone povere del Paese sudamericano microimprese artigiane per la lavorazione della pietra, in modo da creare occupazione per i giovani del luogo. Con l’Operazione Moneta Sonante, il 5% delle offerte lasciate all’ingresso del festival saranno devolute per il progetto. Anche la Bottega Olivia&Marino contribuisce all’iniziativa, dando disposizione del denaro incassato con le vendite delle bevande servite nella struttura.
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