Cronaca
17 Marzo 2011
Presentata ieri alla città l’opera in marmo voluta dalla Ferrariae Decus

Un bassorilievo ricorda i martiri risorgimentali

di Redazione | 3 min

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Cerimonia di scopertura del bassorilievo marmoreo

Giacomo Succi, Domenico Malagutti e Luigi Parmeggiani. Questi i nomi dei tre eroi risorgimentali ferraresi che il 16 marzo 1853 furono giustiziati dai soldati austriaci per aver organizzato il comitato rivoluzionario cittadino. Alla loro memoria è dedicato il bassorilievo in marmo che nella mattinata di ieri è stato presentato alla città in apertura delle celebrazioni organizzate da Prefettura, Comune, Provincia e associazioni del territorio, per i 150 anni dell’Unità d’Italia.
L’opera in marmo è stata realizzata dall’artista Gianvito Saladino per iniziativa dell’associazione culturale Ferrariae Decus che ha così voluto sostituire, in accordo con il Comune, la targa metallica asportata illegalmente lo scorso anno dal cippo marmoreo sugli spalti delle mura di viale IV Novembre.
Alla cerimonia inaugurale hanno preso parte, tra gli altri, il vice sindaco Massimo Maisto, l’assessore comunale Aldo Modonesi, il dirigente dell’area Ordine e Sicurezza Pubblica della Prefettura di Ferrara Vincenzo Martorano, il vice presidente della Provincia di Ferrara Massimiliano Fiorillo, il presidente della Ferrariae Decus Giacomo Savioli, i rappresentanti delle forze dell’ordine cittadine e l’artista Gianvito Saladino, oltre al responsabile dell’Ufficio ricerche storiche del Comune Francesco Scafuri che ha ricordato ai presenti le vicende dei tre patrioti.
Le iniziative della festa tricolore sono proseguite, nel corso della mattinata, con una passeggiata delle autorità cittadine, tra i negozi del centro storico imbandierati e ornati con i simboli dell’Unità d’Italia. Presenti, tra gli altri, il prefetto Provvidenza Raimondo, la presidente della Provincia Marcella Zappaterra e l’assessore comunale Deanna Marescotti.

I TRE MARTIRI RISORGIMENTALI FERRARESI (scheda storica a cura degli organizzatori)
All’alba del 16 marzo 1853 Giacomo Succi, Domenico Malagutti e Luigi Parmeggiani, dopo il conforto dei sacerdoti, furono fatti uscire dalle rispettive celle della Fortezza di Ferrara; i tre si abbracciarono, si baciarono, si dissero addio e scortati dai soldati austriaci uscirono dalla Porta del Soccorso, uno degli accessi della “Cittadella”. Giunti nella spianata adiacente, i militari austriaci alle ore 7,15 fucilarono i tre martiri ferraresi. Per Succi furono necessari altri due colpi di grazia.
Chi erano questi tre eroi risorgimentali? Erano persone come tante altre, ma convinte dei propri ideali, a cui non vollero rinunciare.
GIACOMO SUCCI, nato e domiciliato a Ferrara in via Contrari n. 19, possidente e contabile, ammogliato, aveva 48 anni quando fu arrestato l’11 luglio 1852. Fu condannato a morte per aver ricevuto nella sua casa nel 1851 e nel 1852 degli emissari per l’organizzazione di una società rivoluzionaria tendente al violento rovescio del governo legittimo della Santa Sede, per essere stato l’istitutore di un comitato rivoluzionario a Ferrara e per averne diretto le operazioni, per essersi messo in relazione con gli altri comitati sovvertitori, per aver diffuso proclami mazziniani e per aver affiliato diverse persone alla “setta”.
DOMENICO MALAGUTTI, nato a Saletta di Ferrara, dottore in medicina e chirurgia, aveva 26 anni quando fu arrestato il 17 ottobre 1852. Condannato a morte per aver organizzato la scolaresca dell’Università di Ferrara con l’intento rivoluzionario e di essere entrato a tale scopo in relazione con lo studente Gaetano Ungarelli, per essere stato uno dei capi del comitato a Ferrara, per aver diffuso proclami e scritti mazziniani, nonché per aver condotto attività nel procurare i mezzi necessari a rovesciare il governo legittimo.
LUIGI PARMEGGIANI, nato e domiciliato a Ferrara, ammogliato, padre di due figlie, esercitava in città il mestiere di oste e albergatore presso la locanda dei Tre Mori di via Boccaleone, dove fu arrestato, come recita la lapide ivi posta; aveva 46 anni quando gli austriaci lo rinchiusero nelle carceri della Fortezza il 10 agosto 1552. Condannato a morte per aver organizzato con Succi il comitato rivoluzionario a Ferrara, per aver ceduta la propria casa in occasione delle relative adunanze e per aver diramato proclami, scritti e stampe mazziniane.
Succi, Malagutti e Parmeggiani furono quindi dei veri martiri. Li seguiranno nelle successive battaglie Gaetano Ungarelli e tanti altri, molti dei quali giovanissimi, che con il sacrificio della loro vita s’immolarono per la libertà e l’indipendenza, offrendo così un importante contributo all’Unità d’Italia.

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