Cronaca
4 Gennaio 2011
Mirabello il 5 settembre diventa il centro del mondo per l'attesissimo discorso di Gianfranco Fini

Il 2010 raccontato da Estense.com/Parte 3

di Redazione | 145 min

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L’attesa cresce, giorno dopo giorno. Tre quarti del Paese (per non dire tutto) attendono con ansia uno degli snodi cruciali della politica italiana degli ultimi anni: il discorso di Gianfranco Fini dal palco di Mirabello, che farà chiarezza sul futuro del Pdl, quindi del Governo.
L’inizio del mese di settembre vede alternarsi alla Festa Pd di Pontelagoscuro Nicola Zingaretti (presidente della provincia di Roma) e Stefano Boccaccini (Segretario del Pd emiliano romagnolo), e il pomeriggio che precede la calata nel Ferrarese di Fini Dario Franceschini  indossa il grembiule e porta il proprio saluto ai volontari della festa. E, a proposito di feste di partito, Ravalle nella vecchia Casa del popolo allestirà la nuova festa dell’Avanti (con un bis di Bersani), che proporrà nella provincia estense i maggiori esponenti della politica italiana.
Ma per le fabbriche ferraresi la fine del 2010 è catastrofica: abbassano le serrande in maniera definitiva due colossi come Oerlikon e la Cmr.
L’ultimo quadrimestre del 2010 conterà il solito successo del Ferrara Balloons Festival

Fini è ovviamente l’argomento principe di un settembre che vede susseguirsi numerosi avvenimenti a Ferrara: continua l’ascesa della popolarità della cura-Zamboni per la Sclerosi Multipla; e oltre al ‘solito’ successo del Ferrara Balloons festival, un violento infarto mette a dura prova Roberto Mascellani.
Ad esempio, prendendo spunto dal tourbillon di personalità politiche che popolano gli stand a Mirabello, il sindaco coglie la palla al balzo e prende carta e penna per denunciare una situazione globalmente pesante.
“A loro ed a tutti i politici ferraresi impegnati nelle feste di partito, non posso però non ricordare quali gravi responsabilità le forze di governo abbiano in questo momento. Fra le loro feroci polemiche di corrente, le elezioni minacciate, un ministro dell’industria dimissionario da molti mesi, l’attenzione al processo breve o alla prescrizione corta, all’acquisto di Montecarlo o a quello di Arcore… il sindaco di Ferrara non può lasciare che tanta responsabilità transiti a Ferrara senza che nessuno ricordi  loro, ma anche a chi a Ferrara li sostiene, che così non và. Non va proprio!
Gli effetti della crisi economica hanno aumentato il numero delle famiglie che faticano a far quadrare i conti, tanti genitori incontrano il Sindaco alla disperata ricerca di lavoro per sé e più spesso per i loro ragazzi che  ed è sempre  maggiore la sensazione di insicurezza per il futuro, i negozianti e i piccoli imprenditori  sono sempre più penalizzati.
La “grande crisi” non è finita e la manovra del governo ha  tagliato pesantemente le ”gia’ scarse risorse ai Comuni ”. Sei milioni di euro ancora in meno !  Il taglio dell’Ici, così come operato dal governo Berlusconi, ha avuto gravi implicazioni:è stata tagliata la principale fonte autonoma di finanziamento ai Comuni; Il ministro Tremonti si era impegnato a compensare i Comuni di tale perdita ma la compensazione agli enti locali non è arrivata, se non parzialmente.
Inoltre, il cosiddetto “Patto di stabilità interno”, ignorando le specificità locali e facendo d’ogni erba un fascio,  ha ulteriormente aggravato la situazione  facendo sì che a tante indispensabili opere locali ( strade, scuole, restauri, messe a norma,…) certe ed essenziali anche per la ripresa delle aziende locali, si preferiscano le “grandi opere” per ora solo sulla carta.
Ai comuni, a tutti i comuni,  viene chiesto di tagliare il personale, di appaltare i servizi , di tagliare la cultura ed intanto non si rimborsano neppure le spese per il Palazzo di Giustizia, si obbligano i comuni ad anticipare risorse per l’integrazione scolastica , per l’accoglienza dei bambini a scuola, altrimenti accolti da cancelli chiusi per orari ridotti di personale.
Le conseguenze? sono evidenti : i cittadini  si vedranno ridotti servizi essenziali quali gli asili nido, i contributi sull’affitto, le centinaia di assegni per le bollette non pagate,  i trasporti pubblici locali, l’assistenza, la scuola, l’ambiente e le infrastrutture per la mobilità e via di questo passo…..
Come sindaco mi trovo nell’impossibilità  di dare risposte ai cittadini e leggo quotidianamente che la manovra non mette le mani nelle tasche dei cittadini, allora  fate capire a tutti che avete mandato noi sindaci a fare il “lavoro sporco”.
Faccio appello a Voi perché possiate aiutare Ferrara, ma anche Bondeno, Portomaggiore, Copparo…. tutte le realtà locali  che già hanno fatto una “cura dimagrante” all’interno della amministrazione, che hanno  i soldi in cassa ma, per il  patto di stabilità,  non possono spenderli.
Vi chiedo, tra una battuta e l’altra, tra un piatto di cappellacci o di salamina, di dedicare alla realtà locale e alle sue grandi difficoltà un pensiero attento: c’è la tangenziale Ovest della città che aspetta da dieci anni dall’ANAS il completamento; un sistema educativo penalizzato perché  c’è ed è importante, di qualità riconosciuta; c’è una città ed una provincia che cerca lavoro; c’è un disagio sociale con il quale i Sindaci (tutti) fanno i conti dovendo garantire alla comunità una coesione che ogni giorno diventa più difficile”.

Il 1° settembre si arricchisce di un’ulteriore tappa, forse la più importante alla luce dei risvolti: il Consiglio di Stato ha confermato il blocco del pagamento dei pedaggi ai raccordi autostradali per i tratti autostradali finiti sotto i riflettori dal 1° luglio causa gli aumenti, tra cui era incluso anche il casello di Ferrara Sud, oggetto di un rincaro pari ad 1 euro.
La decisione che arriva dopo il blocco preventivo del medesimo Consiglio di Stato a cui si era appellato il Governo e l’Anas dopo la bocciatura del Tar. Questi pedaggi, nonostante il blocco del Consiglio di Stato, l’Anas aveva continuato per alcuni giorni ad esigerli, come emerso da più parti del Paese.
A questo punto, dopo la vittoria per cui esultano le associazioni consumatori si pone il problema dei rimborsi di chi ha pagato un balzello che, alla luce dei fatti, non aveva legittimità.
“Al di la’ di metodi fantasiosi e impraticabili che qualcuno propone, come una class action – spiegano i referenti Aduc, Associazione Diritti Utenti e Consumatori – c’e’ solo un metodo che potrebbe essere applicato: dove è stato riscosso il balzello il pagamento del pedaggio dovrà essere scontato del medesimo importo del balzello, per un lasso di tempo uguale a quello in cui l’incasso è stato effettuato. E’ probabile che Anas e Governo facciano di tutto (anche legislativamente) per non rimborsare, in quel caso la nostra battaglia per il rispetto della legalità si sposterà in Parlamento e nelle aule giudiziarie”.
Anche Adiconsum sulla stessa linea: l’associazione “chiede alle società Autostradali di procedere al conguaglio dei costi sostenuti dai possessori di Telepass e rimborsare i costi sostenuti dagli automobilisti in possesso delle ricevute di avvenuto pagamento del pedaggio”.

Fini: “Il Pdl non esiste più”. Così titolava nell’edizione di lunedì 6 settembre l’articolo principale dell’edizione di Estense.com. “E sarebbe contro le leggi delle fisica cercare di rientrare all’interno di qualcosa che non c’è più”. Nessun passo indietro. Solo in avanti. Verso il superamento “di quello che il Popolo della libertà non è riuscito a fare”.
Questi gli stralci più significativi del discorso dal palco di Mirabello, trasmesso in diretta da La 7. Interessante rileggere le dichiarazioni di Fini dopo aver visto quanto è poi accaduto nei mesi successivi a quel pomeriggio nella provincia di Ferrara.
E la fine del Pdl e del patto con Berlusconi secondo Fini ha una data ben precisa. Una data di morte: “il Pdl è morto lo scorso 29 luglio, quando dopo una riunione di due ore, tenuta in mia assenza, l’ufficio politico ha decretato la mia espulsione da quel partito che avevo contribuito a fondare”. Una “brutale repressione della dialettica interna”, iscrivibile “solo nelle pagine peggiori dello stalinismo”.
Estromessi dunque, non secessionisti. “Perché non è vero che siamo contro a priori al governo di cui facciamo parte. Sarebbe ridicolo”. Anche se “alcune cose si potevano evitare”. A cominciare dai tagli lineari alle forze dell’ordine, “che mi hanno ferito così come vedere tagliare i fondi alla scuola, che oggi determina la protesta sacrosanta di decine di migliaia di precari”.
Le divergenze non sono finite. In particolare sui “tempi di  attuazione del federalismo fiscale”, sulla “discriminazione dello straniero onesto”. Fino alla “questione più spinosa”: quella di un “garantismo che, pur essendo un principio sacrosanto, non può mai essere considerato una sorta di  impunità permanente”. Perché 2governare non significa comandare”.
“È eresia, è stillicidio di dissenso, è disfattismo – si chiede il  fondatore di Fli – ribadire che la magistratura è un presidio di uno stato democratico?”.
Ci sono poi, “trai tanti pregi”, anche “qualche difetto di Berlusconi”. Primo tra tutti “il non aver capito che “un partito non può essere amministrato come un’azienda”. “Un grande partito – questo il suo affondo – deve essere qualcosa di più di un coro di plaudenti, senza libertà di dissenso”.
Non viene messa però in discussione la leadership del premier, che “ha il sacrosanto diritto di governare, perché scelto in maniera inequivocabile dagli elettori e non bisogna nemmeno pensare a scorciatoie giuridiche per farlo cadere; sarebbe, questo sì, ledere la sovranità popolare”.
E alla fine la nuova strada tracciata per il futuro prossimo: un nuovo patto di legislatura. “Si va avanti, senza ribaltoni – conferma Fini -, e quando il presidente del consiglio presenterà i famosi cinque punti i nostri capigruppo li sosterranno lealmente e li discuteranno, chiedendo come dovranno tradursi in realtà”.
Niente elezioni anticipate promette Fini, anche se dopo Mirabello sarà difficile pensare a una tenuta della maggioranza. Anzi, l’ipotesi di election day ad aprile, che sommi il voto amministrativo a quello politico probabilmente è molto vicina. Al momento comunque la parola d’ordine di Fli è “arrivare al termine della legislatura, perché è un preciso interesse nazionale, perché il fallimento di questa legislatura sarebbe un fallimento per tutti noi”.

L’inizio del mese segna anche una tragedia inspiegabile, sia per la dinamica che per la giovanissima età dell’interessato.
Siamo al 5 settembre. Aveva appena alzato le braccia al cielo per festeggiare la sua vittoria maturata appena al terzo set contro l’avversario di turno nell’incontro di play off categoria D1. Quel gesto, ripetuto tante volte nella sua ancor breve carriera tennistica, è stato l’ultimo. Mattia Govoni, a soli 20 anni, si è seduto sulla panchina e improvvisamente si è accasciato al suolo.
Il ragazzo è stato soccorso dal personale specializzato della Fit Emilia-Romagna, che ha chiamato il 118. L’elisoccorso lo ha trasportato d’urgenza all’ospedale Maggiore di Bologna, dove è stato ricoverato nel reparto di Rianimazione. Ma purtroppo, dopo un’ora, è arrivato il verdetto fatale: il suo cuore, alle 12.15, si è fermato per un arresto cardiaco.
La tragedia è avvenuta sui campi del Tennis Club President di Montechiarugolo, in provincia di Parma, dove si stava disputando una gara di playoff del campionato regionale di tennis.
Il ragazzo aveva incominciato a incrociare la racchetta con l’avversario intorno alle 9. Gli sono bastati tre set per liquidarlo e guadagnare gli spogliatoi. Dopo aver fatto la doccia si era seduto a bordo campo per guardare le partite successive, in attesa di rientrare a Dosso, dove viveva con la famiglia. Poi, intorno a mezzogiorno, gli altri spettatori lo hanno visto accasciarsi e perdere i sensi. Non si riavrà più.
Mattia, residente a Dosso di Sant’Agostino, atleta dell’associazione Tennis Decima di Bologna, era studente di Scienze Motorie all’Università di Ferrara
Il corpo del giovane è ora a disposizione dell’istituto di Medicina legale di Parma. La procura parmense ha disposto l’autopsia per chiarire le cause del dramma.
Dalla Federazione tennistica regionale è arrivata una nota di cordoglio “per la prematura e improvvisa scomparsa di Mattia Govoni, talento e grande promessa del tennis regionale”. Mattia aveva mosso i primi colpi al Circolo Tennis Sant’Agostino, per poi passare al Tennis Decima. Assieme all’amico Ferrari aveva conquistato due titoli regionali under 18 consecutivi, senza contare che questa era la sua stagione migliore, nella quale stava conquistando la sua più alta classifica.
Mattia ha conquistato nel 2010 diversi titoli di quarta categoria e non più tardi di una settimana fa aveva ben figurato all’Open di Molinella, dove aveva conquistato quattro vittorie con avversari di assoluto valore. Il maestro Marcello Lodi ha rilasciato un commosso ricordo personale del suo atleta: “era un ragazzo eccezionale, una persona splendida come d’altra parte tutta la sua famiglia: non solo eccelleva nel tennis, ma anche nello studio, iscritto al primo anno di Scienze motorie era in pari con gli esami, giovedì scorso aveva concluso l’ultimo con esito positivo”.

Gianfranco Azzena

Aveva già fatto scalpore con il suo dispositivo per bloccare l’auto quando il guidatore beveva troppo. Ora davanti alla platea di Shanghai l’“inventore” ferrarese ha colto di nuovo nel segno. Il chirurgo ferrarese Gianfranco Azzena ha presentato all’Expo 2010 quanto realizzato a quattro mani con l’ingegnere padovano Antonio La Gatta (con cui aveva già inventato “Angel”, il “naso” anti-alcol). Si tratta di un cellulare in grado di avvertire chi ha alzato il gomito più del dovuto di non mettersi al volante.
“Questo sistema in realtà è un’estensione di Angel – spiegava Azzena all’Ansa -, che sta volando in Cina per presentare i due dispositivi – utilizza lo stesso algoritmo applicato però al cellulare”.
Quello realizzato dai due ricercatori è un sistema di sensori in grado di verificare la quantità di alcol presente nell’alito e di ‘comunicarlo’: “Per il cellulare abbiamo realizzato un portachiavi che comunica tramite il Bluetooth – spiega La Gatta – ma il dispositivo è così piccolo che può essere inglobato nel telefonino. Oltre al sensore, che da solo non sarebbe sufficiente, c’e’ un algoritmo matematico che permette di ottenere un dato sicuro anche se varia la distanza da cui si effettua il test”.

L’ultimo dato relativo alle ore autorizzate di cassaintegrazione in provincia di Ferrara è tale da raffreddare ancora una volta entusiasmi troppo affrettati sulla ripresa in corso. Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale Inps, infatti, ad agosto si tocca nella nostra provincia un nuovo record assoluto, superando per la prima volta la soglia dei due milioni di ore autorizzate in un solo mese (2.031.410, per l’esattezza).
Per avere un termine di paragone, basta pensare che in tutto l’anno 2008, già toccato dalle prime conseguenze della crisi, le ore autorizzate erano state 1.419.234.
La parte di gran lunga preponderante delle ore autorizzate nell’ultimo mese riguarda la cassa straordinaria (1.659.703 ore), mentre è ancora in calo il ricorso alla cassa ordinaria (62.448 ore). A queste vanno poi aggiunte 309.259 ore autorizzate di Cassa cosiddetta “in deroga”.
Questi dati confermano con chiarezza che, seppure in presenza di modesti segnali di ripresa, legati soprattutto alle esportazioni, il calvario delle molte aziende che in questi anni hanno conosciuto una crisi strutturale non è terminato. Anzi, il maggior ricorso agli strumenti “estremi” di salvaguardia occupazionale indica il prossimo venire al pettine di situazioni potenzialmente drammatiche.
“Ancora una volta, dunque, è d’obbligo segnalare con rammarico la perdurante assenza, da parte del Governo, di interventi adeguati di sostegno dell’economia, che rilancino i consumi interni e favoriscano, in modo selezionato, un riavvio degli investimenti in attività industriali e produttive” commentava Giuliano Guietti, Segretario della Cgil ferrarese.
“Così come va ribadita la necessità che, in questo contesto difficile, si realizzi il massimo di convergenza a livello locale per favorire la nascita di nuove attività, soprattutto nei settori che presentano, per intensità tecnologica e per sostenibilità ambientale, migliori prospettive di crescita futura”.

Venezia. “È un film per la verità”. L’8settembre Beppe Giulietti, portavoce di Art 21, battezza così, il film girato sulla tragica storia di Federico Aldrovandi. Il lavoro di Filippo Vendemmiati, giornalista di Rai 3, è stato presentato in conferenza stampa al Lido di Venezia, e alla sera proiettato in concorso per la sezione Giornate degli autori. Il documentario, che racconta la storia del ragazzo morto a soli 18 anni, i fatti accertati e misteri che li avvolgono, il processo e i suoi numerosi colpi di scena, tenta di fornire una spiegazione verosimile dell’accaduto proprio a partire da quegli interrogativi rimasti insoluti. La narrazione di Vendemmiati è arricchita da materiali inediti forniti dalla famiglia e dai suoi legali, dagli atti processuali e dai filmati Rai provenienti dai telegiornali e dall’archivio dello stesso autore.
Il titolo scelto, “È stato morto un ragazzo”, fa riferimento alla vicenda di Gabriele Sandri, tifoso della Lazio ucciso in un autogrill da un proiettile vagante, partito dalla pistola di un poliziotto. La frase, tanto sgrammaticata quanto efficace, fu pronunciata da un collega del poliziotto, e rappresenta bene anche le ambiguità della tragedia di Federico, in bilico tra omicidio e casualità.
“Non è un film contro la polizia – sottolinea in sede di presentazione il produttore, Marcello Corvino -, è un film contro una cultura che non capisce l’importanza della giustizia e allo stesso tempo un’accusa contro chi non ha fatto quello che avrebbe dovuto fare, ossia mostrare solidarietà alla famiglia anziché querelarla”.
“All’inizio di questa brutta storia c’e stato un silenzio mediatico, la cancellazione da parte dei media – accusa Beppe Giulietti di Art 21 -. È stato negato il diritto a sapere. Vorrei che questo film venisse visto il più possibile. Nessuno potrà mai risarcire la famiglia per la morte di Federico, ma almeno si può cercare di fare in modo che una tragedia del genere non accada ad altri. Chiedo ai grandi network e alla Rai che questo lavoro non venga mandato in onda alle 2 di notte. E’ un grande film civile che con la legge Bavaglio non ci sarebbe stato”.
“Se la legge bavaglio fosse stata in vigore cinque anni fa – sottolineano in proposito gli autori -, senza poter pubblicare gli atti, le foto, le trascrizioni delle telefonate, si sarebbe mai scoperta la verità sulla morte di Federico e quella di altri casi simili, avvenuti prima e dopo?”.

Il Comune di Bologna ha pubblicato a settembre sul proprio sito istituzionale un report, derivante dai dati Istat che si riferiscono a casi accertati da Polizia e Carabinieri, sui suicidi contati in Regione, provincia per provincia, nel corso del 2008.
Il capoluogo contò 82 casi (8,5 persone ogni 100mila), risultando quindi il posto con maggior propensione sia in termini assoluti che rapportato al numero di abitanti, mentre Ferrara secondo la statistica ne rilevò solamente uno (0,3 morti ogni 100mila abitanti). Dopo la città felsinea si segnalarono Modena (43), Ravenna (30), Reggio Emilia (21), Parma (14), Rimini (7) e ultima Ferrara  con 1.
Situazione completamente cambiata nell’arco di nemmeno due anni: perché i primi mesi del 2010 – e siamo solamente a settembre – hanno registrato ben 12 casi di suicidio.

“Non si può essere così superficiali quando si ha la responsabilità della salute di 4 milioni e 400mila cittadini. Gli emiliano-romagnoli dovrebbero indignarsi di fronte ad un Assessore che svolge il proprio incarico con la spinta che ci mette un condannato a consumare l’ultima sigaretta.” Andrea Defranceschi, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle, siamo al 9 settembre, è durissimo nei confronti dell’assessore regionale alla Salute Carlo Lusenti.
Come in molti ricorderanno, a fine agosto era partita la querelle dei dati relativi agli edifici regionali contententi amianto tra il Movimento 5 stelle Regionale e l’assessore Lusenti.
“Lusenti non ha avuto scrupoli a lavarsi la coscienza pubblicamente quando, la settimana scorsa, ha affermato che ‘nel censimento sono riportati siti non ancora completamente bonificati di amianto in matrice compatta (eternit)’. Purtroppo si tratta di una bugia” attacca Defranceschi, che prosegue citando alcuni dati e tabelle.
“Nella stessa tabella pubblicata dalla Regione sono segnalati 13 edifici in classe di rischio 1. Cosa significa? La classe 1 identifica quegli edifici non confinati, accessibili e di uso pubblico nei quali sia presente materiale friabile, e quindi estremamente pericoloso: si tratta dello Stadio di Rimini Romeo Neri, di sette scuole fra Ferrara, Reggio Emilia e la stessa Rimini, dell’Ospedale Maggiore di Parma, di quello di Fiorenzuola d’Arda e d elle terme Berzieri e Zoja di Salsomaggiore. Vogliamo girare la testa dall’altra parte di fronte a questi rischi?” si domanda Defranceschi, che avanza dubbi anche sull’approfondimento generale dell’indagine di mappatura, costato allora 250mila euro.

Nella notte del 9 settembre un commando armato assalta un autogrill. Sono arrivati attraversando una stradina laterale, a volto coperto e a mano armata. Proprio come un vero commando. Sono entrati molto probabilmente dal retro e, una volta guadagnato l’interno, non hanno perso tempo.
Sono bastati sette minuti al commando di rapinatori che giovedì notte ha fatto irruzione nell’autogrill Po ovest, vicino al casello di Ferrara Nord sulla A13 Bologna-Padova. Cinque uomini con il viso coperto da berretti e passamontagna hanno “ripulito” prima il bar dell’esercizio e poi il distributore.
A quell’ora, intorno alle 4, all’interno del punto ristoro c’erano poche persone, tra clienti e personale di servizio. I malviventi hanno subito preso di mira i dipendenti, minacciandoli con le pistole e intimando loro di consegnare quanto avevano in cassa.
Secondo una prima stima, il bottino non supererebbe i mille euro. Al denaro contante si aggiungono poi alcune stecche di sigarette e tagliandi del gratta e vinci. Dopo il bar è stato preso di mira il distributore, dal quale hanno raccolto circa 500 euro. Il tutto per un totale di circa 6000 euro.
Il tutto, si diceva, in appena sette minuti. Secondo le testimonianze del personale, ancora sotto choc  mentre veniva sentito dalla Polstrada di Altedo intervenuta sul posto dopo l’allarme, i cinque sono spariti sempre utilizzando la stradina di servizio, quella utilizzata dai dipendenti. La conferma arriva dal taglio alla rete di recinzione scoperto dagli investigatori.

L’11 settembre vede compiersi inspiegabili atti vandalici all’esterno della piscina di via Gramicia. Un incendio doloso provocato da vandali ha distrutto le strutture elastiche della piscina comunale di via Bacchelli. A scoprire il disastro è stato la mattina successiva  il custode della struttura, che ha immediatamente avvisato le forze dell’ordine.
Il fuoco ha divorato materassi e rivestimenti della piattaforma per il salto acrobatico, provocando danni quantificati in migliaia di euro. Oltre ad appiccare il rogo, i malviventi hanno cercato di infrangere i vetri degli spogliatoi, ma i rinforzi in ferro hanno resistito al lancio di sassi e bottiglie. Non contenti, sono saliti sul tetto forzando i lucernai e riuscendo a entrare nella struttura.
All’interno non c’erano oggetti di valore e i gestori non registrano nulla che manchi all’appello.

Stefano Pilia, Vasco Brondi, Enrico Molteni e Roberto Roversi

Il 14 settembre Ferrara diventa à il trampolino di lancio dei nuovi dischi di rock indipendente. Ogni nuovo uscita di gruppi rock indipendenti di tutta Italia sarà il “pretesto” per presentare i brani in anteprima sul palco al pubblico ferrarese.
Il successo della Tempesta sotto le Stelle – appendice di Ferrara sotto le Stelle – ripetuta con cadenza mensile, una sorta di anteprima nazionale che non rispetta però i canoni della presentazione standard, ma che offre uno spettacolo unico che non verrà presentato nella medesima maniera in nessun altro luogo. E che non graverà, cosa di non poco conto, sulle casse comunali.
E’ questo l’originale progetto artistico sui cui poggia ‘Data zero’, nuova rassegna musicale che vede come promotori Ferrara sotto le Stelle, Arci,  Fondazione Teatro Comunale e Comune di Ferrara.
Proprio quest’ultimo ha aperto la presentazione ufficiale della manifestazione, partendo dall’origine del progetto: il successo della Tempesta sotto le Stelle, che il 10 luglio ha portato in piazza Castello 5mila persone (paganti) per la maratona iniziata alle 5 del pomeriggio e finita a notte inoltrata.
“Ferrara quest’estate è stata protagonista – ha sottolineato il vicesindaco Massimo Maisto – di un appuntamento fondamentale per la storia della musica indipendente, e credo di non esagerare. Una soddisfazione per il messaggio importante che ha mandato la cultura, ultimamente maltrattata, considerata come qualcosa in più rispetto al necessario, inutile. Per questo negli ultimi mesi abbiamo lanciato un appello: di fronte a questa politica dissennata, e non mi riferisco solo ai tagli compiuti ma parlo della considerazione che riceve, non bisogna trincerarsi dietro ai propri interessi ma lavorare lanciando nuove proposte”.
A credere in questa idea in prima istanza – ma si sta lavorando per dare continuità alle prime uscite – tre dei principali gruppi indipendenti della scene rock nazionale. Alla destra dell’assessore siedono infatti Enrico Molteni dei Tre allegri ragazzi morti, Vasco Brondi de Le Luci della Centrale Elettrica e Stefano Pilia dei Massimo Volume, che si esibiranno nei mesi successivi.

Il 15 settembre il sindaco Tagliani e l’assessore comunale all’Ambiente, Rossella Zadro, indico o una conferenza stampa  in via Felice Gioelli, in zona Diamantina. Arrivano buone notizie relativamente alle 15mila tonnellate di pneumatici abbandonati – quelli che hanno portato anche Striscia la Notizia ad occuparsi della vicenda in un paio di circostanze negli ultimi tre anni – che da sei anni sono il cruccio quotidiano degli imprenditori che hanno un capannone nella zona industriale in zona Ferrara Nord, molto vicino al petrolchimico che erge le sue ciminiere sullo sfondo.
Se tutto andrà secondo le previsioni del Comune, infatti, entro la primavera del 2011 un quarto dei pneumatici verrà fisicamente allontanato dalla discarica, mentre la restante parte verrà compressa, in maniera tale da scongiurare ipotesi di incendio, idea che ha spaventato e non poco le aziende circostanti.
I rappresentanti delle istituzioni hanno raccolto lo sfogo di chi quotidianamente si trova di fronte a questa “montagna anomala”: “Cosa succede lo sappiamo bene – esordisce il signor Milone, residente in via Gioelli –, ora vogliamo sapere cosa succederà. La nostra prima preoccupazione è per la salute: cosa succederebbe se tutto andasse a fuoco? Chi ripagherebbe i danni alle nostre aziende? Inoltre, per i clienti che vengono non è una bella immagine di presentazione per la nostra attività”.
Chi frequenta la zona o chi gestisce un’azienda in zona riferisce inoltre di “quantità sopra la norma di zanzare – le cui larve crescono indisturbate tra i copertoni – e topi”.
L’incontro, tenuto presso la sala riunioni dell’azienda prospiciente la discarica, ben visibile dalle finestre del primo piani del capannone, è durata un’ora e mezza e alla fine si sono aperti spiragli per una situazione le cui prime avvisaglie si erano avute a fine 2004. Nel 2005 il Comune, che aveva subodorato il potenziale pericolo di abbandono dei rifiuti, emette la prima ordinanza di smaltimento – che non viene impugnata – e la sensazione avuta nelle stanze dei bottoni viene confermata dal fallimento della Eco 3 nell’anno 2006.
Da allora ad oggi, al punto di svolta della situazione, arrivano la sentenza del Tar e del Consiglio di Stato, che bocciano la richiesta del Comune di far effettuare le opere di bonifica al proprietario: il proprietario del capannone, che non è il gestore della Eco 3, non viene infatti ritenuto responsabile delle opere di smaltimento, ma eventuali sovvenzioni per lo smaltimento sono a carico del fallimento (che però ha risorse pari a zero).
Pertanto, ci si ritrova al punto di partenza: una montagna di 15mila tonnellate di pneumatici e nessuno che abbia l’obbligo di smaltirli: nemmeno il Comune di Ferrara giuridicamente ha l’obbligo di risolvere la situazione di stallo, trattandosi del fallimento di un’azienda privata. Ma, come sottolineato dal sindaco rivolgendosi ai suoi interlocutori, “il problema è vostro quanto nostro, come la costruzione di un nuovo ospedale, o la manutenzione delle strade dissestate”.
“La bonifica costerebbe sugli 800mila euro” spiega Tagliani, ma il Comune non può farsene carico ovviamente “per ovvi motivi di bilancio” ma soprattutto perché, sottolinea più volte il sindaco, “se ogni volta che un privato crea un danno e il Comune dovesse risolvere la situazione, non sarebbe innanzitutto giusto che il problema venga risolto con i soldi di tutti e secondo, pensate al senso di  deresponsabilizzazione che si creerebbe”.
Ora, il Comune non può chiudere gli occhi davanti ad un potenziale pericolo per l’ambiente di tali dimensioni, per cui sono state studiate numerosissime soluzioni e chiesti svariati preventivi. “Addirittura ci hanno proposto un metodo brevettato per lo smaltimento all’interno di sottomarini della Marina americana” sorride Tagliani.
Tutte le soluzioni proposte convergono su imprenditori interessati alla costruzione di un nuovo impianto di smaltimento, per produrre energia dai derivati della gomma “che porterebbero poi Ferrara a diventare il centro di smistamento pneumatici del Nord Italia” sottolinea il primo cittadino, portando così ad una soluzione più grande del male stesso.
Per questo l’Amministrazione comunale decide di ‘smontare’ il problema, cercando il giusto compromesso tra il pericolo ambientale e le somme da sborsare, portando così il proprietario dell’immobile e del terreno a venire incontro alle esigenze della collettività ed anche delle proprie (il capannone infatti, finito sotto sequestro, non ha più portato al proprietario i proventi dell’affitto, tra le altre cose).
La ‘fase 1’ dell’operazione discarica conterà sull’opera di una ditta specializzata svizzera, che gratuitamente smaltirà riciclandolo un quarto dei pneumatici, e la restante parte verrà invece compattato. Si eliminerà così il problema dell’ingombro dell’enorme catasta di gomma ed il pericolo incendio: il pacchetto compresso, non contenendo aria, non porta al pericolo di prendere fuoco.
Si arriverà così ad una ‘fase 2’ in cui i costi sono notevolmente abbassati rispetto ad una bonifica totale, per cui il proprietario ha accettato di accollarsi il 50%.
La durata del lavoro di questa ditta elvetica è stimata in 6-9 mesi, riferisce l’ingengner Bassi: vale a dire che, ammesso che l’operazione vada secondo previsioni, se i lavori cominceranno in autunno nella primavera 2011 si chiuderà quell’incubo che le aziende di via Gioelli vivono da ormai sei anni.

L’Anas pensa a videopedaggi per la Ferrara-Porto Garibaldi. Sembrava che l’incubo di parte dei pendolari ferraresi fosse rientrato. E invece nelle stanze romane a metà settembre torna a parlarsi di superstrada a pagamento. L’odiato euro al casello di Ferrara Sud sembrava scongiurato dopo che, una volta entrato in vigore il balzello lo scorso luglio, il ricorso al Tar del Lazio – accogliendo le richieste delle province di Roma e Pescara – aveva sospeso il provvedimento (cui si era opposta anche la Provincia di Ferrara) con una sentenza che aveva vigore su tutto il territorio nazionale.
Nella città estense era nato spontaneamente anche un comitato (il comitato Fe Sud No Tax). Chissà a cosa si ricorrerà ora, se quanto annunciato dall’ente delle strade statali diventasse realtà. Sul proprio sito l’Anas ha annunciato infatti lunedì scorso la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del bando di gara “per la fornitura e la messa in opera di un sistema di pedaggiamento senza barriere sulle autostrade e i raccordi autostradali in gestione diretta.
Il bando è appena uscito sulla Gazzetta Ufficiale, serie 50 speciale-contratti pubblici n. 106 del 13 settembre.
Si tratterebbe di un sistema di esazione dinamico senza barriere, il cosiddetto “pedaggio free-flow” (a scorrimento libero): nessuna sbarra né casello, ma apposite telecamere che rilevano la targa per inviare il conto del pedaggio al proprietario della vettura.
L’Anas ha spiegato che il bando non contrasterebbe con quanto sancito dal Tar. Una norma di legge prevede che i 1300 km di autostrade gestite direttamente dall’ente vengano assoggettate a pedaggio. Una seconda norma che prevedeva che nel tempo necessario per attivare il pedaggiamento sulle autostrade venisse introdotto un onere forfettario di 1 euro, è quella transitoria che al momento è soggetta ad esame del tribunale amministrativo.

Il mese di settembre da anni è legato allo svolgimento del Ferrara Ballons Festival, che nel 2010 ha aperto i battenti dal 17 al 26. Il risultato, anno dopo anno, non cambia: un tutto esaurito. Condito dalle 60mila persone che hanno assistito allo spettacolo delle frecce tricolori, il festival ha bissato le 300mila (75mila solamente nella domenica conclusiva) presenze contate nel 2009.

Sempre in auge la diatriba Pdl-finiani. Il 18 settembre la componente Fli di Ferrara chiama a raccolta la stampa per riferire degli ultimi sviluppi.
“Siamo stati trattati con odio e cattiveria. Dopo 40 anni di militanza politica una cosa del genere non l’ho mai vissuta”. È la replica di Vittorio Lodi, alla decisione proposta dal senatore Alberto Balboni, giovedì scorso nell’ambito del coordinamento provinciale del Pdl ferrarese, che ha previsto la sua sostituzione, insieme a Enrico Brandani, per “sancire – spiegava il documento – l’incompatibilità dei finiani da ogni carica politica e istituzionale del partito” e per dare mandato ai gruppi consiliari di “provvedere di conseguenza”.

I finiani 'epurati'

“Siamo stati cacciati – ricorda Lodi, con voce rotta – senza preavviso e senza che potessimo difenderci, invitati a lasciare la riunione nonostante la convocazione scritta da Balboni”.
Lodi si dice “stupito del rancore del neoconsigliere Malaguti, che è stato quasi esclusivamente eletto da voti finiani. Per non parlare di Cimarelli – aggiunge -, che mi voleva aggredire fisicamente”.
 Secondo Lodi l’espulsione dal coordinamento provinciale, proposta da Balboni e approvata all’unanimità dai membri del coordinamento, è stata dettata dalla volontà di impedire alla componente finiana di “votare il documento Malaguti, che stabiliva la defenestrazione del capogruppo Brandani. Non avendo – ha ritenuto Lodi – i voti sufficienti, ci ha fatto decadere con una comunicazione telefonica, un’ora prima, alle 17”.
Il coordinatore regionale ritiene che Balboni si sarebbe “voluto vendicare del successo della Festa di Mirabello: persona razionale e di buon senso avrebbe teso la mano, invece ha tirato lo schiaffo”. Raisi accusa Balboni: “Ancora una volta ha dimostrato che non governa il partito, ma che usa strumenti ad eliminazione di chiunque sia in disaccordo con lui. E’ sempre stato così nella sua lunga vita politica. Oggi però si è trovato di fronte ai massimi vertici del partito”.
Alla conferenza stampa convocata dai finiani ferraresi, c’era anche Enzo Raisi, coordinatore regionale di Generazione Italia. “Ci aspettavamo – ha dichiarato Raisi – un comportamento lineare e di rispetto delle regole. L’estromissione di Lodi e Brandani è un atto senza alcun supporto statutario”. Questo atto sarebbe, secondo Raisi, “l’ennesimo episodio che conferma che il vero problema di questo partito, è che le regole non ci sono”.
In proposito Pasquale Viespoli, capogruppo di Futuro e Libertà al Senato, ha evidenziato: “Non ci risulta che Dragotto abbia cofirmato l’atto. Se manca questa diarchia non c’è operatività. Dragotto – ha sostenuto Viespoli – è la parte responsabile del partito, che pur riconoscendo la diversità delle rispettive posizioni, mostra la capacità e la responsabilità del dirigente locale che assume l’atteggiamento del Pdl nazionale, consapevole che siamo in una fase interlocutoria e le lacerazioni non aiutano il dialogo”. Lacerazioni che sono “segnale di debolezza – ha commentato il senatore – : chi è forte non ha bisogno di cacciare chi ha posizioni diverse, ma ha la presunzione di convincerlo”. Viespoli ha aggiunto: “Il Pdl ha un problema di riproduzione in scala del leader. Sul territorio occorrono leadership basate su condivisioni, non lacerazioni”. Il rischio che corre il Pdl è dunque, evidenzia Viespoli, quello di essere “un partito di oligarchi locali, a cui occorre un bagno di umiltà”.
Prospettive. “Vogliamo continuare – ha annunciato Raisi – a fare politica per il centro-destra e ad andare avanti con le nostre idee. Siamo dispiaciuti per questo attacco senza senso, furioso. Sarà un problema di Balboni giustificare delle colpe”. Il coordinatore regionale ha dato le dimensioni della situazione ferrarese: “Non ci risulta che tutta la classe dirigente del centro-destra sia compatta su questa decisione, anzi: cercheremo di dialogare con questo Pdl ‘sano’ nel modo migliore”.

Il 20 settembre il Tar ha respinto il ricorso di Hera relativo all’inceneritore di via Diana a Ferrara. L’azienda di servizi aveva chiesto di modificare l’Autorizzazione integrata ambientale con la quale la Provincia poneva la soglia di 130mila tonnellate di rifiuti l’anno da smaltire (Hera chiedeva di alzare il limite a 142mila tonnellate), di cui 30mila riguardanti rifiuti speciali.
Rimangono quindi le indicazioni di soglia di 130mila tonnellate di rifiuti l’anno da smaltire (Hera chiedeva di alzare il limite a 142mila tonnellate), di cui 30mila riguardanti rifiuti speciali.
Rimane ancora da discutere il ricorso al Consiglio di Stato con il quale Wwf e Medicina democratica chiedevano di rendere illegittima l’Aia perché consentiva di emettere inquinanti in quantità maggiore rispetto alla situazione ante operam (linea L1, prima della triplicazione dell’inceneritore) e si chiedeva di ridurre il limite di 130mila tonnellate l’anno.
“Esprimiamo soddisfazione per la sentenza  – è il coro di Giovanni Favia, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, e Valentino Tavolazzi, consigliere comunale di Progetto per Ferrara-Movimento 5 Stelle – che conferma le tesi di Progetto per Ferrara e Movimento 5 Stelle riguardo al limite massimo di rifiuti da bruciare in un anno nell’inceneritore di Cassana. La sentenza indirettamente risponde anche al ricorso presentato da Progetto per Ferrara-Movimento 5 Stelle contro i limiti concessi dall’Aia rilasciata dalla Provincia di Ferrara nel 2007 e nel 2008. In tale ricorso abbiamo impugnato anche le emissioni autorizzate dalla Provincia di Ferrara in quanto troppo elevate ed attendiamo dal Consiglio di Stato una sentenza in merito”.
“Come Progetto per Ferrara e Movimento 5 Stelle – aggiungono Favia e Tavolazzi – riconfermiamo inoltre la nostra tesi, supportata anche dalle dichiarazioni dell’onorevole Bratti (Pd), sull’inutilità degli inceneritori dal momento che oggi con la raccolta porta a porta e nuove tecnologie esistono alternative sia alla discarica che all’incenerimento”.

Sempre il 20 settembre esplode in città una bomba: la notizia del violento infarto che ha colpito Roberto Mascellani, presidente Sinteco e del Basket Club Ferrara.
Un’accortezza che probabilmente gli ha salvato la vita: dopo le prime avvisaglie di un malessere che avrebbe presagito un infarto di portata importante,  Mascellani si è recato immediatamente alla clinica universitaria Luigi Sacco di Milano, città in cui l’imprenditore si trovava per lavoro.
Il presidente del Basket Club Ferrara, 61 anni, è stato defibrillato al nosocomio meneghino più volte quando l’infarto è entrato nella sua fase più acuta, poco dopo aver varcato la soglia della struttura poco dopo le 16.30 di ieri, ed ora si trova ovviamente nel reparto di terapia intensiva, monitorato costantemente e tenuto in coma farmacologico come prassi in queste situazioni. 

Paolo Saltari e Gabriele Rinaldi

Paolo Saltari è il nome del successore di Fosco Foglietta alla guida di Via Cassoli. Al Sant’Anna andrà Gabriele Rinaldi. I nomi sono stati resi noti dalla giunta regionale. Le proposte sono state condivise e concordate con gli uffici di presidenza delle conferenze territoriali sociali e sanitarie e con il rettore dell’università.
Le delibere con le proposte di nomina sono state approvate oggi dalla giunta regionale. I decreti di nomina saranno firmati dal presidente della Regione Vasco Errani.

Promette di far discutere l’ordinanza emessa dal sindaco leghista Alan Fabbri. Come un anno prima il sindaco di Firenze Matteo Renzi, il primo cittadino matildeo all’epoca del 22 settembre prepara il pugno di ferro contro l’accattonaggio. Da qualche mese l’azione della Polizia Municipale si era fatta più forte, nel tentativo di contrastare il fenomeno dell’accattonaggio. “In particolare di quello molesto – sottolinea un comunicato dell’amministrazione comunale -, tale da recare turbativa nei confronti dei cittadini”. Per approntare nuovi strumenti di contrasto, è ora allo studio un’ordinanza che attende solo il parere favorevole della Prefettura, prima di poter essere esecutiva. “Rilevato che il fenomeno dell’accattonaggio ha subito un forte incremento su tutto il territorio comunale ed, in particolar modo, nei luoghi dove maggiore è la concentrazione o il passaggio di persone, esso è divenuto motivo di allarme e turbativa per la collettività – ammette il primo cittadino matildeo –. Spesso l’accattonaggio viene praticato in modo petulante, ripugnante, vessatorio e molesto, simulando deformità o malattie o adoperando altri mezzi fraudolenti per suscitare l’altrui pietà”.
Si prevedono, dunque, tempi duri per tutti quanti si renderanno responsabili di “accattonaggio molesto, che rechino turbativa, impediscano o limitino l’accesso o l’utilizzo di aree, spazi e luoghi pubblici (specie in mercati, ospedale, case di cura, stazioni, cimiteri o intersezioni stradali)”. Una volta che verranno verificati i requisiti del dispositivo e la sua conformità rispetto al decreto Maroni, il provvedimento verrà reso immediatamente operativo.
Bondeno segue dunque, oltre a quello di Firenze, l’esempio della vicina Cento, per una situazione che difficilmente può rientrare, date le dimensioni del paese, in quelle di emergenza. “L’ordinanza – giustifica Alan Fabbri – vuole fungere da deterrente per fenomeni di degrado che, se non controllati in tempo, potrebbero degenerare. Molti cittadini mi hanno chiesto di adottare misure di questo tipo. e questa è la nostra risposta

Il 24 settembre viene assegnato a Benedetta Tobagi, per il libro Come mi batte forte il tuo cuore”, ed. Einaudi, il Premio Estense 2010 promosso da Unindustria Ferrara. La giuria tecnica presieduta da Gianni Riotta e la giuria popolare del Premio hanno assegnato la prestigiosa Aquila d’Oro alla seconda votazione dopo la discussione avvenuta in seduta pubblica a Palazzo Roverella-Circolo Negozianti di Ferrara.
Il riconoscimento è stato consegnato nel corso della cerimonia nel Teatro Comunale che ha visto tra gli ospiti, in rappresentanza di Confindustria, il vice presidente Vincenzo Boccia e, Vittorio Sgarbi, in rappresentanza del Ministro Sandro Bondi. A presentare la manifestazione la giornalista del Tg5 Cesara Buonamici.
La giuria tecnica presieduta da Gianni Riotta e composta da Paolo Boldrini, Alberto Faustini, Aldo Forbice, Laura Laurenzi, Mauro Mazza, Giancarlo Mazzuca, Folco Quilici, Bianca Stancanelli, Pierluigi Visci, si è confrontata in seduta pubblica con la giuria popolare composta da 40 cittadini ferraresi, che hanno letto i volumi approfondendone e analizzandone i contenuti. Come tutti i libri vincitori del Premio Estense, “Come mi batte forte il tuo cuore” sarà ora proposto come lettura nelle scuole superiori di Ferrara.
Gli altri libri in gara, già selezionati dalla giuria tecnica nel giugno scorso tra una rosa di 34 volumi, erano: “FAQ Mafia” di Attilio Bolzoni (ed. Bompiani), “I cari estinti” di Giampaolo Pansa (ed. Rizzoli), “Il Regno del Nord” di Arrigo Petacco (ed. Mondadori) e “Come mi batte forte il tuo cuore” di Benedetta Tobagi (ed. Einaudi).
Durante la cerimonia di premiazione in Teatro Comunale è stato consegnato anche il Premio Granzotto (riconoscimento destinato a una personalità italiana che si è particolarmente distinta per correttezza, impegno e professionalità) a Joaquin Navarro Valls, giornalista e scrittore.

25 settembre. “Il tempo non aiuta, anzi”. Quello che prova oggi è lo stesso sentimento di angoscia che attanaglia lo stomaco. Oggi come allora. Nel 2010 come quel 25 settembre di cinque anni fa. Quando morì suo figlio. Patrizia Moretti si appresta a vivere domani una giornata che sta calamitando l’attenzione di tutta Italia. Come nel primo anniversario della morte di Federico, quando Ferrara fu invasa da ottomila persone che marciarono per chiedere verità e giustizia.
“Abbiamo un’idea di associazione ancora da sviluppare, ma intanto siamo già una unione di fatto”. Sono tutte persone accomunate da un lutto che ha alle spalle una divisa quelle che hanno parlato al cinema Boldini.
Nella tavola rotonda moderata dal giornalista di “Liberazione” Checchino Antonini, il primo, insieme a Cinzia Gubbini del “Manifesto” a portare all’attenzione nazionale il caso Aldrovandi, erano presenti i genitori di Federico, Patrizia Moretti e Lino Aldovandi, le sorelle di Stefano Cucchi e Giuseppa Uva, Ilaria e Lucia, Giorgio, il padre di Gabriele Sandri, Elia Bianzino, figlio di Aldo, Haidi Giuliani, madre di Carlo, e – a sorpresa – Stefano Gugliotta, il giovane di 25 anni aggredito e arrestato la sera del 5 maggio scorso, al termine della finale di campionato Inter-Roma.
“È giunto il momento di intrecciare i nostri vissuti – ha esordito Patrizia Moretti nel lanciare l’idea di un’associazione delle famiglie di vittime delle forze dell’ordine – per fare un passo in avanti affinché chi dovesse venire a trovarsi nella nostra situazione, disperati e soli. Oggi noi abbiamo una sentenza alle spalle, ma all’inizio della nostra lotta non avremmo mai immaginato che potesse essere così difficile. Lo Stato non può più voltarsi dall’altra parte, non possiamo lottare contro chi ci dovrebbe difendere”.
“Senza Patrizia e il caso di Federico quella di mio fratello sarebbe stata catalogata come morte naturale”, avverte Ilaria Cucchi, mentre Lucia Uva si sarebbe augurata “nella vicenda giudiziaria che riguarda la morte di Giuseppe di avere un pm come quello di Ferrara”.
“Una rete come quella che si popone di creare potrebbe aiutare”, riflette Elia Bianzino, ricordando come la sua famiglia “non ha ancora avuto un vero processo”.

Il 2010 ha anche proposto una curiosa vicenda, quella del ‘misterioso felino’. Prima avvistato a Vigarano Mainarda, poi in via Ravenna, a Francolino e a metà settembre nel Copparese. Sarebbe questi gli spostamenti effettuati negli ultimi mesi dal grosso felino – perché nonostante gli avvistamenti non sono ancora state stabilite la razza, la taglia e la provenienza – che sta incuriosendo il Ferrarese.
Dopo diverse settimane di silenzio, l’animale viene avvistato nei dintorni di Francolino, dove dopo le segnalazioni giunte ai centralini del 112 si sono messi all’opera guardie zoofile e polizia, ma nulla di fatto. Il mistero continua, e sembra dirigersi verso Copparo.
Il successivo studio delle impronte escluderà però la presenza di un puma.

La mattina del 27 settembre Vigarano Mainarda viene colpita da un violentissimo nubifragio che porterà l’Amministrazione comunale a chiedere lo stato di calamità indirizzato a Regione, Provincia, Azienda regionale di protezione Civile e ufficio geologico.
I tecnici comunali hanno calcolato che sul Comune di Vigarano Mainarda in poco più di un’ora sono caduti 110 mm di pioggia ed una grandinata talmente intensa che ha coperto il terreno, con una coltre bianca, che sembrava neve. Il violento e lungo temporale ha causato diversi allagamenti, le vie Cento, Matteotti, Einaudi e località Borgo sono state le zone con le abitazioni  più colpite e in diversi punti l’argine dello scolo Rondone ha ceduto al punto che via Tortiola è stata chiusa al traffico con ammessi i soli residenti a senso unico di marcia alternata.

In molti ne avranno sentito parlare, ma magari non essendo mai stati in contatto con chi soffre della patologia non capiscono quanto possa rappresentare una speranza, la prospettiva di una nuova vita la ‘liberazione’ promessa dalla nuova metodica messa a punto dopo anni di test clinici dal professor Paolo Zamboni. Che è stato supportato da numerose parti del pianeta sulla correlazione tra Ccsvi (l’insufficienza venosa cerebro-spinale cronica) e l’insorgenza o l’aggravarsi della Sclerosi Multipla.
Una semplice operazione in regime di day hospital, sostiene Zamboni, volta a disostruire le vene occluse, migliorerebbe le condizioni di vita del paziente portando a regimi di normalità i soggetti che si sono sottoposti a tale intervento.
Ed alcuni di questi, assieme al professore che opera al San’Anna, sono stati i protagonisti di un servizio del Le Iene, andato in onda nella diretta del 29 settembre  su Italia 1.
Per chi non ha mai conosciuto persone affette dalla patologia, o per chi non comprende la portata della lotta degli ammalati (Nicoletta Mantovani compresa), il racconto dei due ragazzi intervistati da Giulio Golia può aiutare a comprendere. Ragazzi per cui il semplice riprendere la sensibilità alle mani, sentire semplicemente il caldo e il freddo sul corpo, o tornare a frequentare una palestra corrisponde ad una nuova nascita.
A questo indirizzo il servizio completo andato in onda: http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/183651/golia-la-scoperta-del-prof-zamboni.html
Nelle settimane successive ulteriori approfondimenti del programma di Italia 1 sul caso.

L'assessore Modonesi posa simbolicamente le ultime pietre

La fine di settembre restituisce alla città una piazza libera da cantieri ed operai: È stato l’assessore ai lavori pubblici Aldo Modonesi, a posare gli ultimi quattro cubetti di porfido in corso Martiri della libertà, all’altezza del Teatro Comunale.
È così che, in vista del festival di Internazionale, il cantiere che ha interessato il centro storico dallo scorso 24 maggio, è stato dichiarato ufficialmente chiuso.
Insieme a Modonesi, soddisfazione è stata espressa dall’assessore Roberto Polastri, che ha sottolineato come “i lavori siano terminati con ben 7 settimane di anticipo, la scadenza era prevista per il 24 novembre”. Mancano ancora i lampioni e l’arredo urbano, ma Modonesi ne assicura la prossima installazione.
Da oggi per il traffico ciclopedonale è dunque ristabilito. Per quello veicolare occorrerà attendere diversi giorni, per permettere il consolidamento dell’opera.
La riqualificazione del corso, che ha previsto interventi con metodologie innovative ai marciapiedi e alla copertura stradale, nonché il rinnovo degli impianti e dei sottoservizi (fognature, acqua, ecc.), è dunque il primo importante intervento di valorizzazione del centro storico.

L’inizio di ottobre è ormai da tradizione riempito dalle voci del mondo di Internazionale: anche bel 2010 il festival di giornalismo pensato dal settimanale diretto da Giovanni De Mauro in collaborazione con il Comune di Ferrara, la Provincia, la Regione Emilia–Romagna, Arci Ferrara, Ferrara sotto le stelle e Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, si è confermato un festival in crescita registrando il record di 51mila presenze, l’11% in più rispetto all’anno precedente.
Un pubblico che confrontato con quello delle altre manifestazioni culturali è fra i più giovani d’Italia con un’età media che non supera i 35 anni. Con il 50% dei visitatori che ne ha meno di 30.
Internazionale a Ferrara ha presentato anche quest’anno un programma di grande qualità: più di 100 ospiti provenienti da 25 paesi, oltre 100 ore di programmazione per 52 incontri. Tre giorni di incontri, dibattiti e proiezioni completamente gratuiti che hanno portato nella città estense i grandi nomi del giornalismo e della cultura.
Questo terzo anno si è arricchito ulteriormente con ospiti speciali, come il due volte Premio Pulitzer Dana Priest, la giornalista cinese Hu Shuli, Robert Fisk, uno dei massimi esperti al mondo di Medioriente. Quattro sono state le principali novità della tre giorni 2010: si sono svolti per la prima volta 5 workshop e gli eventi sono stati trasmessi in streaming, per permettere all’affezionato pubblico di non perdere nessun incontro. Il sistema di tagliandi per arginare il problema delle file sembra aver funzionato e infine questa edizione ha fatto di Internazionale il primo festival certificato in Italia a Spreco Zero.

Temo per la mia incolumità personale e per quella dei miei familiari. Mi è stato riferito che qualcuno vuole spezzarmi le gambe perché ho assunto un ruolo politico“. L’avvocato Fabio Anselmo è da poco rientrato dalla prima udienza del processo Niagara, nel quale ha assunto il ruolo di avvocato di parte civile nel procedimento che vede imputati per concussione e rivelazione di segreti d’ufficio due sottufficiali del Noe, il nucleo ecologico dei carabinieri, Sergio Amatiello e Vito Tufariello, e un imprenditore, Marco Varsallona, titolare di una ditta del Bolognese che si occupa del trattamento di rifiuti speciali e pericolosi.
Il legale convoca la stampa e ad inizio ottobre annuncia, mostrandoli, di aver acquisito i cd con le registrazioni delle intercettazioni che “documentano esattamente ciò che è accaduto, tanto che non avremo bisogno di aggiungere una virgola, dato che le conversazioni contenute si commentano da sole”. Intercettazioni che, secondo Anselmo, svelerebbero come i due marescialli avrebbero minacciato nel 2008 Mauro Carretta, titolare della ditta di smaltimento rifiuti Niagara srl di Poggio Renatico, nel Ferrarese, con l’obiettivo di ottenere una somma fra 20 e 40 mila euro per ‘ammorbidire’ il rapporto finale del Noe. E aggiunge: “Sta per succedere qualcosa di molto grosso anche a Ferrara, una bomba che potrebbe scoppiare a giorni”, facendo intendere che quel ‘qualcosa’ potrebbe riguardare ulteriori sviluppi ed estensioni della vicenda Niagara. Anselmo si dice “soddisfatto” della denuncia per calunnia che la difesa dei carabinieri ha presentato a suo carico, in quanto “si tratta di un’iniziativa autolesionistica, nonostante rappresenti un ostacolo alla mia attività professionale”.
Ma pur essendo soddisfatto Anselmo non è affatto sereno. Perché subito dopo svela alcuni particolari di un’altra vicenda che lo vedrebbe personalmente in pericolo, precisando però di non volerla assolutamente legare al caso Niagara. “Il 30 agosto scorso – spiega – ho presentato denuncia per fatti accaduti in mia assenza che riguardavano interferenze sospette sulla mia linea telefonica fissa. Giorni dopo fatti analoghi sono stati denunciati dalla responsabile commerciale della Niagara. In occasione di questa denuncia – continua Anselmo – sono stato informato che è in pericolo la mia incolumità personale. Non me l’ha detto una voce anonima o uno qualunque, ma una persona molto attendibile per il ruolo istituzionale che ricopre. E’ stata aperta un’inchiesta, che dovrebbe essere secretata, ed io ho indicato tre nomi importanti come testimoni, anch’essi ricoprenti ruoli istituzionali, che auspico vengano sentiti”. Nello stesso tempo l’avvocato ha inoltrato formale richiesta alla Procura della Repubblica di Ferrara affinché vengano adottate misure idonee a sua protezione.

Il Premio Stampa edizione 2010 è stato assegnato al ricercatore ferrarese professor Paolo Zamboni, che da sei anni dirige il Centro di malattie vascolari dell’Università di Ferrara. Con voto unanime l’assemblea dei soci dell’Associazione dei giornalisti ha deciso lunedì sera di conferire il riconoscimento a Zamboni per gli importanti risultati raggiunti dallo studioso concittadino nelle sperimentazioni relative alla cura della sclerosi multipla.

 Il livello della protesta e l’attenzione verso i problemi dell’università è sempre più alto. L’affluenza record all’assemblea di architettura del 5 ottobre, organizzata da Rete universitaria attiva nel pomeriggio di ieri, martedì 5 ottobre, ne è la testimonianza diretta. Più di 400 tra studenti, ricercatori e professori hanno affollato l’aula magna ascoltando le decisioni assunte dall’intero Consiglio di facoltà in merito alla protesta dei ricercatori.
L’opera di concertazione ed estrema collaborazione che si è instaurata tra tutti i soggetti coinvolti, dai rappresentanti degli studenti al preside di facoltà al personale docente e non, ha permesso di costruire un’iniziativa di confronto circa il futuro sempre più incerto di una delle eccellenze dell’Ateneo di Ferrara.
“Navighiamo a vista”, questa la parola d’ordine dell’assemblea. Si aspetta l’evolversi della situazione e della discussione parlamentare con la sola convinzione che quello che ci si prospetta di fronte è un futuro tutt’altro che roseo.
L’assemblea è stata affiancata dall’iniziativa nazionale dell’Udu, cui Rua è confederata, dal titolo “Costruttori di sapere”. Oltre mille le foto raccolte davanti agli ingressi principali delle facoltà dell’Ateneo.
Studenti, docenti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo si sono lasciati immortalare con un casco giallo da cantiere per sostenere la causa dell’università pubblica italiana.
Anche Roberto Saviano a Pavia ha prestato il suo volto a sostegno dell’iniziativa che continuerà nei prossimi giorni in tutto il Paese e a Ferrara coinvolgendo esponenti di spicco delle istituzioni locali.

Piange Patrizia. Piange il giorno dopo la notizia che lo Stato risarcirà lei e la sua famiglia con quasi due milioni di euro per la morte di Federico Aldrovandi, suo figlio. Le lacrime non sono di felicità. “Piango per le domande che mi stanno rivolgendo i vostri colleghi in queste ore – ci dice al telefono –. Tutti vogliono sapere cose ne farò di tutti quei soldi. Ma che m’importa. Vorrei riavere mio figlio piuttosto. Se vogliono, facciano loro il cambio con me. Lo farei mille volte”.
Quanto al fatto che l’accordo sul risarcimento comporterà di conseguenza la non costituzione di parte civile nei procedimenti e gradi ancora aperti, Patrizia annuncia: “sarò in aula con mio marito a mio figlio Stefano lo stesso, anche senza avvocati, per seguire personalmente la continuazione del processo”.
Le domande quantomeno insistenti dei cronisti mettono in secondo piano per Patrizia Moretti la volontà risarcitoria del Ministero degli Interni alla luce della condanna in primo grado a 3 anni e mezzo per omicidio colposo dei quattro agenti che la mattina del 25 settembre 2005 ingaggiarono una violenta colluttazione con il ragazzo di 18 anni.
“Questo (del risarcimento, ndr) è un passo importante, almeno così pensavo – aveva scritto poche ore prima dell’assalto dei giornali la donna sul suo blog -. Mi sono chiesta tante volte se accettare significava vendere mio figlio. Ma purtroppo Federico non me lo potrà restituire nessuno e io non ho nemmeno più la forza di odiare. Mi piace pensare che questo sia un gesto riparatore dello Stato e delle istituzioni nei confronti miei e della mia famiglia. Doveroso e significativo, così mi piace pensare, perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio non faranno un giorno di carcere, mai, anche se proseguissimo in appello e in Cassazione perché i poliziotti che hanno ucciso mio figlio rimarranno in servizio anche se vinceremo in appello e in Cassazione. Questo non è giusto e siccome l’odio dentro di me non deve prevalere sull’amore che ho ancora e sempre per Federico mi piace pensare che lo Stato mi abbia chiesto scusa perché altro non mi rimane. L’unica soddisfazione è quella di avere restituito la verità sulla sua morte e sulla sua memoria ma nessuno purtroppo pagherà per ciò che ci hanno fatto, perché questa è l’Italia”.

Partendo dal presupposto che una carta dei punti più pericolosi delle strade della provincia di Ferrara attendibile al 100% è fisicamente impossibile da realizzare – per la vastità della superficie da analizzare e per i fenomeni di mutamento cui sono soggetti contemporaneamente manti stradali per lavori di miglioria e/o per l’azione degli agenti atmosferici, ed anche per il tempo e la dedizione che sarebbero necessari per una mappatura certosina -, il Comitato per la Sicurezza Stradale ‘F. Paglierini’ segnala una prima stesura realizzata dalla TMS Consultancy Italy, società che si occupa di consulenza stradale e che ha realizzato un ottimo progetto, aggiornato al 29 settembre.
Come intuibile dalla mappa (consultabile cliccando qui), la società ha mappato per il Ferrarese i punti maggiormente a rischio, nell’ambito di un progetto più vasto i cui risultati sono stati presentati a Milano.
Navigando all’interno della mappa, è possibile riscontrare 76 segnalazioni di carreggiata pericolosa (vedi menu a sinistra): il pericolo non è dovuto sempre alle condizioni dell’asfalto, ma può arrivare anche per la scarsa illuminazione di un punto ad alto scorrimento o con scarsa visuale.
Per capire a quali strade fanno riferimento le segnalazioni sul menu a sinistra, è sufficiente cliccare sul mouse e sulla mappa apparirà una finestra che indica esattamente il punto rilevato dall’indagine firmata dalla TMS Consultancy Italy. Stesso risultato si ottiene cliccando direttamente sulla bandierina d’interesse.
Stando alle rilevazioni proposte, la maggior parte dei pericoli legati alla strada sono concentrati in tre distinte zone della provincia estense: l’Alto Ferrarese,il Comune di Ferrara e il Comacchiese. In quest’ultimo caso, la Romea conquista numerose bandierine.

7+2 è la formula sperimentale cui passerà, con ogni probabilità, il futuro di parte del commercio ferrarese, specie quello del centro storico. E’ questa infatti la sostanza della proposta che mercoledì 20 ottobre il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, e l’assessore comunale al Commercio e alle Attività produttive, Deanna Marescotti, porteranno in Regione per l’approvazione.
Conciliare le esigenze di strutture in zone diverse e con interessi diversi, come i negozi del centro e la grande distribuzione collocata nella prima periferia, ha richiesto un anno di tavolo di lavoro per un “tema sensibile e complesso”, come ha riferito oggi il primo cittadino nel corso dell’apposita conferenza allestita per illustrare il succo di un anno fatto di riunioni, confronti ed anche scontri. Ma vediamola, questa proposta definita “non certamente frettolosa ma ben ponderata” dallo stesso Tagliani, visto il tempo che ha richiesto per la stesura.
La formula “7 + 2” si riferisce alle domeniche in un anno in cui le saracinesche dei negozi rimarranno aperte. Sette domeniche extra-festive (che cioè non coincidono con feste di calendario) e due previste nei mesi di luglio e agosto. La formula si applicherà a una sorta di centro ‘allargato’, che arriverà a comprendere il centro storico e le periferie, includendo così i centri commerciali (dal Bennet, alle Mura, all’Ipercoop e via Bologna ecc.).
A questa premessa il tavolo di lavoro (cui hanno partecipato nel corso dell’ultimo anno organizzazioni sindacali, rappresentanti della grande distribuzione ed associazioni di categoria) va aggiunto un altro punto fermo: che i lavoratori non affrontino più di due domeniche lavorative consecutive.
Le valutazioni sulla strategia verranno tirate nell’ottobre 2011, ma già nel mese di giugno saranno tre le condizioni che tale soluzione dovrà aver soddisfatto, pena l’abbandono della strada individuata. Ossia: l’incremento dell’occupazione per i negozi delle zone interessate; valutazione dell’effetto del progetto 7+2 in termini di aumento del fatturato per il centro storico (sarà aumentato o la formula ha penalizzato le attività?); il territorio dovrà essere diventato più competitivo rispetto alle realtà confinanti.

La mattina del 14 ottobre a Ferrara una marea gialla fatta da almeno mille persone, tra studenti, ricercatori e docenti, sono scesi in piazza a manifestare la propria contrarietà alla riforma prevista dal ddl 1905, noto come “Ddl Gelmini”, che, sostengono, “mette in ginocchio l’Università pubblica”.
Il DdL Gelmini, che oggi doveva essere discusso alla Camera, è stato definito dai manifestanti “la riforma dell’assurdo”, poiché, ritengono “non fa altro che distruggere quel po’ di buono che era rimasto dell’università e non fa altro che rendere precario un sistema che ha bisogno di essere riformato”.
Gli organizzatori riferiscono: “Abbiamo chiesto a gran voce, anche qui a Ferrara, le dimissioni del ministro, perché non si può fare una riforma senza avere copertura finanziaria”.
Il sindacato degli studenti condanna la riduzione di 1,5 miliardi di euro, che avrebbe colpito università e ricerca “al contrario di ciò che hanno fatto nel resto dell’Europa”.
“Simbolicamente – raccontano gli organizzatori – nella prima tappa del nostro Giro d’Itaglia, ci siamo fermati davanti alla biblioteca Ariostea per distribuire merendine, ed abbiamo fatto colazione lì, a dimostrazione che noi abbiamo fame di sapere”.
La seconda tappa del giro ha previsto la chiusura simbolica del Rettorato con il nastro rosso-bianco da cantiere, con lo slogan “chiuso per mancanza fondi”: i manifestanti hanno invocato la presenza del rettore, che è sceso a parlare con loro, “manifestando – evidenziano -tutta la propria solidarietà nei nostri confronti, per il disagio causato dalla riforma. Tutto questo – aggiungono – mentre eravamo in diretta nazionale su Radioarticolo1”. Il rettore è intervenuto alla trasmissione, ribadendo il disagio dell’Unife che, “nonostante sia un ateneo virtuoso – ricordano in una nota – , avrà nell’imminente futuro mancanza di fondi per pagare gli stipendi”.
Il giro d’Itaglia è proseguito con la terza tappa al polo bio-medico “Mammuth”, dove i ragazzi sono entrati per chiedere la partecipazione dei colleghi in aula.
Il tour è quindi proseguito in corso Giovecca, dove i manifestanti hanno dato luogo ad un sit in per 45min, distribuendo volantini con lo slogan: “Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città”. Qui i cittadini ferraresi hanno mostrato “grande sensibilità”, ricordano gli organizzatori.
Il corteo è stato accolto in piazza Municipio dal vicesindaco Massimo Maisto, che indossava il caschetto giallo della foto-petizione “costruttori di sapere” promossa da Rua. “A dimostrazione – riferiscono i coordinatori del sindacato – che anche quest’amministrazione comunale è vicina alla popolazione studentesca” e precisando che “è tutto l’apparato istruzione e cultura a soffrire dalle elementari all’università”. Il discorso di Maisto ha riscontrato “un grande successo ed applausi tra gli studenti”, ricorda Dario Alba, coordinatore Rua – Unione degli Universitari Ferrara, che ha spiegato pubblicamente le motivazioni della protesta e ha concluso: “Fieri di essere qui perché noi vogliamo un’università migliore, per il nostro futuro, perché abbiamo fame di sapere: vogliamo – ha aggiunto – un’università che sia alla portata di tutti, pubblica, ma soprattutto realmente meritocratica”.

Il 15 ottobre viene consegnato alla giustizia il “pirata” fuggito dopo l’investimento di un’anziana la mattina precedente in via Arginone. Il conducente della Golf station wagon bianca che alle 9.30 ha investito e ucciso una donna di 74 anni, è stato bloccato dai carabinieri nei pressi di via 16 Marzo, poco distante dal luogo dell’incidente.
L’auto sulla quale l’uomo era a bordo, una vettura con targa belga, poche ore prima aveva colpito in pieno a velocità sostenuta Maria Petrilli, questo il nome della vittima, e anziché fermarsi per sapere se quel corpo a terra si sarebbe mai rialzato, ha proseguito. Ma solo per pochi metri, perché il parabrezza sfondato dal corpo della vittima rendeva impossibile la visuale. L’investimento è avvenuto all’altezza dell’hotel Daniela, a dieci metri dalle strisce pedonali. L’anziana pensionata, residente nella via al civico 317, dove abitava da sola, stava probabilmente rientrando in casa dopo aver attraversato la strada per gettare forse l’immondizia.
La cattura del ‘pirata’ – come spiegato in una conferenza stampa congiunta – è frutto di un’azione coordinata delle forze dell’ordine (polizia municipale, carabinieri, questura) e della collaborazione attiva di alcuni solerti cittadini. Secondo la ricostruzione della polizia municipale, all’auto (con a bordo tre persone, due uomini e una donna) era stato intimato l’alt a un posto di blocco per un controllo. La Golf, proveniente dalla rotonda di fronte al carcere, in un primo momento ha rallentato, per poi accelerare e fuggire. Nella fuga avrebbe compiuto anche dei sorpassi azzardati, fino ad arrivare sul punto di via Arginone dove Maria Petrilli stava attraversando. Il principio di inseguimento da parte della polizia municipale è stato immediatamente interrotto alla vista della donna stesa a terra, alla quale gli agenti hanno cercato di prestare soccorso. Nel frattempo è stato diramato l’allarme a carabinieri e polizia per le ricerche dei fuggitivi.
Dopo l’investimento l’auto in fuga si è fermata in prossimità della rotonda con via Trenti e conducente e un secondo uomo che si trovava seduto sul sedile posteriore sono usciti fuggendo attraverso i campi. A bordo, sul lato passeggero, c’era una donna, serba con nazionalità jugoslava, B.E., di 31 anni. È lei che hanno trovato poco dopo gli agenti delle volanti della polizia giunti in pochi minuti sul posto.
La 31enne è stata trovata sempre nella zona di via 16 Marzo, anche grazie alle segnalazioni di un cittadino che l’aveva notata scendere dalla vettura e allontanarsi. Si tratta di una nomade con precedenti per furto, che in un primo momento ha negato ogni responsabilità. Mentre il personale del 118  ha constato il decesso dell’anziana investita, la 31enne è stata portata in questura e si è dimostrata collaborativa ammettendo di essersi trovata a sull’auto pirata e di conoscere uno dei due uomini a bordo. Per lei è scattata la denuncia per omissione di soccorso in concorso.
Di omicidio colposo, aggravato dall’omissione di soccorso, dovrà rispondere l’uomo fermato dai carabinieri, N.A., 41enne di nazionalità jugoslava. I militari dell’Arma lo hanno trovato nel corso di un’ulteriore perlustrazione della zona in cui è avvenuto l’investimento. Hanno notato una persona nei campi vicino a via 16 Marzo con fare sospetto, quasi tentasse di nascondersi alla vista degli uomini in divisa, i quali lo hanno accerchiato. Questi però ha opposto resistenza prima di essere bloccato, tanto che uno dei carabinieri ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso per traumi giudicati guaribili in 15 giorni. Portato in caserma, identificato e riconosciuto grazie a un operatore della polizia municipale presente durante il principio di inseguimento, l’uomo dovrà ora rispondere anche di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, oltre che di guida senza patente (probabilmente il motivo per cui non si è fermato all’alt).  Si tratta infatti del conducente della vettura, con precedenti e senza fissa dimora, che si è trincerato nel silenzio dopo la cattura. Intanto le ricerche continuano per assicurare alla giustizia l’altro uomo della Golf, il passeggero che sedeva sul sedile posteriore.

Non sono passate molte ore tra le segnalazioni attraverso i mass media locali dei cittadini esasperati dalla situazione in cui versa la normale quotidianità della zona Grattacielo e limitrofe.
“Siamo nella fase di maggiore virulenza dopo la repulisti di due mesi fa – sottolinea il comandante della guardia di finanza provinciale Fulvio Bernabei riferendosi all’operazione Piazza pulita – ed il prefetto aveva in mente una nuova intensa ondata di controlli a tappeto, ma dopo le segnalazioni ha deciso di metterla in pratica immediatamente”.
Sta di fatto che la giornata di giovedì 14 ottobre ha visto una quarantina di agenti, in un’operazione congiunta Finanza-Polizia Municipale battere a tappeto Grattacielo, via Ticchioni, piazza Castellina, via Battisti, corso Piave per verificare irregolarità per quanto concerne droga e locazioni immobiliari dubbie.
Già in mattinata risultavano quattro le unità immobiliari al Grattacielo e una poco distante interessate da fenomeni di locazione irregolare, affittati o subaffittati non rispettando le direttive di legge.
Al Grattacielo emersi tre casi conclamati di irregolarità relativa alla locazione immobiliare abusiva: tre i clandestini finiti nelle mani delle forze dell’ordine, due nigeriani per cui scatterà il decreto di espulsione ed un tunisino, ed un quarto che è finito in manette. Per le unità immobiliari risultate affittare in maniera irregolare è già partita la procedura per la confisca.
Uno dei due nigeriani è già noto per un recente episodio di cronaca, quello che ad inizio mese vide rinvenire da parte della guardia di finanza 40 grammi di droga sempre al Grattacielo

Il 14 ottobre si è tenuta a Milano alla presenza di oltre 100 responsabili sviluppo di marchi nazionali e internazionali, la presentazione di Occhiobello Outlet Village: il nuovo FOC che aprirà le porte ai visitatori il 10 marzo 2011 e offrirà un’ampia proposta commerciale (abbigliamento fashion, casual e sportivo per uomo, donna e bambino, accessori, intimo, profumeria, casa, ecc) di fascia medio alta, con sconti dal 30 al 70%.

Sempre il 14 ottobre, a conclusione del complesso intervento di ristrutturazione eseguito nei mesi scorsi, la scuola d’infanzia di via Galilei 13 è stata ‘ufficialmente riaperta con una piccola cerimonia che ha coinvolto autorità, insegnanti e bambini. Hanno Tagliato il nastro il sindaco Tiziano Tagliani insieme al dirigente scolastico provinciale Vincenzo Viglione e dall’assessore comunale ai Lavori Pubblici Aldo Modonesi.
Sono intervenuti, tra gli altri, anche la presidente dell’Istituzione Scuola Maria Giovanna Cuccuru, il dirigente Scolastico dell’Istituto comprensivo 5 “D. Alighieri” Gianni Corazza e il presidente della Circoscrizione 1 Girolamo Calò. L’intenzioni di insegnanti e dirigenti scolastici è quella di intitolare la scuola a “Bianca Merletti”.
L’Appalto ha avuto per oggetto i lavori, le somministrazioni e le forniture complementari occorrenti per la realizzazione delle opere per la messa a norma della scuola materna Galileo Galilei a Ferrara. In particolare i lavori hanno previsto il rimaneggiamento del coperto, mediante la realizzazione di nuova impermeabilizzazione e coibentazione, il rifacimento di tutti i servizi igienici e relativi impianti, il rifacimento completo dell’impianto elettrico, la sostituzione di alcune porte di accesso alla scuola, e l’installazione di un elevatore per il superamento delle barriere architettoniche, nonché la tinteggiatura di tutti i locali.
I lavori sono iniziati il 29 giugno e si sono conclusi in tempo utile per consentire l’inizio dell’attività scolastica. L’importo complessivo dei lavori è pari a 200mila euro.

Ventidue posizioni guadagnate in nome della vivibilità. E’ questa la sostanza del  XVII° Rapporto Ecosistema Urbano, per quanto concerne il nostro territorio, che ha visto la sua vetrina il 17 ottobre a Palazzo Vecchio a Firenze.
Ferrara figura al 14° posto nella speciale classifica frutto dell’opportuna ponderazione dei valori rilevati (aria, acqua, trasporti, verde, consumi di energia, raccolta rifiuti, pubblica amministrazione e certificazioni ambientali per aziende).
Ma vediamo, secondo la definizione fornita direttamente da Il Sole 24 Ore, come sono definiti tali parametri. Ci sono alcuni indicatori definibili “di pressione”, che misurano il carico generato sull’ambiente dalle attività umane (perdite di rete idrica, consumi di acqua potabile, produzione di rifiuti solidi urbani, tasso di motorizzazione, consumi elettrici e di carburanti); poi quelli “di stato”, relativi alla qualità dell’ambiente fisico (smog, verde urbano); infine, quelli “di risposta”, riguardanti la qualità delle politiche dell’amministrazione pubblica (depurazione, raccolta differenziata, trasporto pubblico, indice mobilità sostenibile, isole pedonali e zone a traffico limitato, piste ciclabili, gestione ambientale nelle imprese e nella pubblica amministrazione, sviluppo di politiche energetiche, diffusione delle rinnovabili, monitoraggi e rilevamenti della qualità ambientale).
A questi 25 parametri principali si aggiunge, come in passato, la capacità di risposta della Pa al questionario inviato da Legambiente.

Il 16 ottobre viene inaugurata la mostra che inanella per le sale di Palazzo Diamanti i quadri di chi “non vuole solo dipingere la realtà, ma la poesia della realtà”. Così il curatore Pierre Rosenberg, ha presentato “Chardin. Il pittore del silenzio”.
La monografica, organizzata da Ferrara Arte con la collaborazione del Museo del Prado di Madrid (dove poi voleranno le 52 opere di Chardin in mostra fino al 30 gennaio) è la prima, sia in Italia che in Spagna, dedicata al pittore francese del Settecento.
“Un pittore dal fascino davvero unico” secondo Maria Luisa Pacelli, direttrice della mostra insieme ad Andrea Buzzoni di Ferrara Arte e che in questo modo arriva per la prima volta in Italia. “Questo primo viaggio glielo facciamo fare noi con questa mostra”,  ha aggiunto il sindaco Tiziano Tagliani, seguito dal presidente della Fondazione Carife Sergio Lenzi, secondo il quale “le eccellenze non devono rovinare sotto la crisi”, sostenendo quindi il contributo per iniziative di questo tipo.
Chardin è stato uno dei più originali artisti del suo tempo. Egli infatti rifiuta, sin da giovanissimo, i percorsi didattici accademici ed è uno dei pochi a non aver mai effettuato il viaggio in Italia. Inoltre, tra tutti i generi pittorici evita proprio quelli che nella Francia del secolo dei lumi sancivano la fortuna degli artisti, e cioè i dipinti di soggetto storico o mitologico.
Nonostante ciò, nel 1728 l’Accademia reale di pittura e scultura – alla quale Chardin aveva sottoposto la sua candidatura presentando le proprie prime impressionanti nature morte – riconosce la sua qualità e lo accoglie nei suoi ranghi come pittore specializzato “nella raffigurazione di animali e frutta”. La scelta del genere della natura morta, allora considerato minore, non ne vincola il successo e Chardin si impone presto sulla competitiva scena parigina.
Nel corso del decennio successivo, egli estende la propria ricerca anche alla figura, con esiti ancora una volta impressionanti. Infatti, ad una pittura dedita a rappresentare la contemporaneità attraverso la descrizione della vita di corte, Chardin oppone un’altra realtà: scene di interni in cui i domestici e i rampolli della borghesia francese sono raffigurati nelle più semplici attività di tutti i giorni. Ogni dettaglio ornamentale è bandito, la pittura diviene poesia del quotidiano, un mezzo per esaltare con sensibilità i gesti delle persone comuni che Chardin trasforma in grandi protagonisti della sua epoca. Nascono così capolavori come Il garzone d’osteria, La governante o Il giovane disegnatore ai quali si affiancano le toccanti raffigurazioni delle attività ludiche dei giovani come le Bolle di sapone, la Bambina che gioca col volano o il Bambino con la trottola. In ciascuna di queste opere, attraverso una tecnica pittorica stupefacente, incentrata sul rapporto tra tono e colore e sulla variazione degli effetti di luce, l’artista riesce a trasmettere all’osservatore l’emozione provata di volta in volta di fronte al soggetto.
È con questo spirito che Chardin continuerà a dipingere, anche quando, tornato alla raffigurazione di nature morte, realizza capolavori come il Mazzo di garofani, tuberose e piselli odorosi di Edimburgo, riguardo alla quale Charles Sterling, uno dei più grandi storici dell’arte del secolo scorso, scrisse: “Chardin è con Poussin e Claude Lorrain l’artista francese anteriore al XIX secolo che ha avuto la maggiore influenza sulla pittura moderna. Certe ricerche di Manet e di Cézanne sono inconcepibili senza Chardin. Sarebbe difficile immaginare qualcosa di più “avanzato” nella composizione e nel trattamento pittorico del Vaso di fiori di Edimburgo. Esso sorpassa tutto ciò che dipingeranno in questo genere Delacroix, Millet Courbet, Degas e gli impressionisti. Solo in Cézanne e nel suo seguito si può pensare di trovare tanta forza in tanta semplicità”.
Il successo della pittura di Chardin è sancito anche dalle reazioni del pubblico alle tele che l’artista espone al Salon a partire dal 1737. Ad accoglierle con entusiasmo fu anche gran parte della critica, ad esempio una celebrità come Denis Diderot, che nel 1763 osanna pubblicamente il realismo delle nature morte del pittore. Chardin è molto apprezzato anche dal re di Francia Luigi XV, al quale dona la Madre laboriosa e il Benedicite, ricevendo in cambio la stima del sovrano e, nel 1757, il grande privilegio di dimorare e lavorare al Louvre.
Verso il 1770 i problemi di salute lo inducono a rallentare l’attività e ad abbandonare progressivamente la pittura ad olio. Tuttavia, senza perdersi d’animo, l’anziano maestro inaugura una nuova stagione della sua arte dando vita, con la delicata tecnica del pastello, a ritratti di straordinaria intensità psicologica. Con queste opere si conclude la lunga carriera di un artista che per tutta la vita aveva concepito la pittura come un mezzo per conoscere la realtà e rappresentarla, e che, evitando i contenuti aneddotici, ha raggiunto un’arte senza tempo che riflette un’armoniosa perfezione tra forma e sentimento.

Siamo al 19 ottobre quando il concordato preventivo, per la Cmr Filo, rimane  l’unica via di risoluzione della crisi in atto. Almeno stando alle assicurazioni dei vertici della cooperativa edile nel corso dell’ultima assemblea. La pesante crisi finanziaria del colosso delle costruzioni, generata dall’insolvenza dei committenti e dalla difficoltà a incassare ingenti crediti, si è aggravata con il trascorrere del tempo, fattore che ha avuto un ruolo importante nella capacità dell’azienda di mantenere un adeguato livello produttivo in mancanza di liquidità e nella conseguente scelta dell’assemblea dei soci di avviare la procedura del concordato. Assemblea che, oltre alla procedura che permetterà ai creditori e alle banche un rientro parziale dei crediti, ha votato per la messa in liquidazione della cooperativa. Un atto, quest’ultimo, che destituisce dalla carica il consiglio di amministrazione (formato da 15 membri) e permette la nomina dei liquidatori. Saranno loro a predisporre la documentazione da presentare al tribunale per l’avvio dell’istanza di concordato, con successiva nomina del commissario giudiziale.
Ma questa è solo teoria legata a un filo di speranza per il futuro, dell’azienda e del territorio. La realtà attuale è che il passo compiuto dalla Cmr – il concordato preventivo, appunto – giunge dopo una serie di tentativi di far ripartire senza conseguenze la cooperativa. C’era un piano di ristrutturazione presentato alle banche, che poneva alcune precise condizioni per l’erogazione di liquidità da parte degli stessi istituti di credito. Era, cioè, necessario garantire continuità all’attività e un livello di produzione pari a 108 milioni di euro entro la fine dell’anno. A fine settembre il cda della Cmr ha analizzato i dati di bilancio al 30 giugno: il livello di produzione risultava di poco oltre i 41 milioni, circostanza che rendeva impossibile il raggiungimento delle condizioni previste dal piano, tenuto conto che nel frattempo la cooperativa non poteva più contare su cantieri funzionanti, in quanto riassegnati ad altre cooperative per evitare penali e per assicurare a quei lavoratori un ricollocamento. Restava uno spiraglio aperto con la banca più esposta del gruppo, Unicredit, la cui ultima proposta è stata giudicata impraticabile, per le modalità estremamente rischiose – che prevedevano un ulteriore esborso di capitale dei soci – e per i tempi.
L’assemblea dei soci, di fronte alla situazione illustrata, non ha potuto che prenderne atto e assumere dure decisioni. Delle quali ha preso atto anche la Lega delle Cooperative, presente all’incontro, esprimendo vicinanza all’azienda e fiducia nella sua capacità di gestire la crisi. La stessa Legacoop affiancherà la Cmr in questo momento in cui è necessario trovare soluzioni sia per la restituzione del prestito sociale (2,4 milioni di euro) che per i lavoratori Cmr.
Dei 174 dipendenti in forza al settore edile, infatti, per un centinaio si dovrà cercare una ricollocazione. Il 22 ottobre, nel vertice già fissato con i sindacati, si discuterà anche dell’eventualità di ricorrere ad ammortizzatori sociali (cassa integrazione straordinaria e disoccupazione speciale edile) che permetteranno ad alcuni di essere accompagnati alla pensione. Per la maggior parte, però, si dovranno individuare forme di mantenimento dei posti di lavoro. Ed è su questa sfida che si concentreranno nei prossimi giorni gli sforzi di tutti i principali attori della vicenda.

Saranno quattro le giornate che l’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio dedicherà al suo arcivescovo, monsignor Paolo Rabitti, per celebrare il suo cinquantesimo anno di sacerdozio e il suo quindicesimo anno di episcopato. A presentare il programma delle quattro giornate è stato mons. Antonio Grandini, vicario generale dell’arcivescovo, che ha tenuto a ricordare come “per volontà di mons. Rabitti, si tratterà di un evento ecclesiale e non personale. Non è un caso che il titolo scelto per le celebrazioni sia Episcopus in Ecclesia, Ecclesia in Episcopo”.
Le celebrazioni hanno preso il via nella mattinata di giovedì 28 ottobre a Bologna, con una concelebrazione eucaristica presso la basilica della Beata Vergine di S. Luca, dove mons. Rabitti venne ordinato vescovo il 24 giugno 1995.
Venerdì 29 ottobre si entrerà nel vivo della quattro giorni con una serata culturale e pastorale nella Sala del Sinodo – mons. Luigi Maverna dell’Arcivescovado (Corso Martiri della Libertà, 77), che verrà inaugurata proprio in questa occasione dopo i lavori di sistemazione.
Nel corso della serata ha parlato  mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, uno dei padri del Concilio Vaticano II nonché insegnante di Mons. Rabitti. La conversazione, dal titolo”Quel che abbiamo visto, udito, toccato dal Concilio Vaticano II lo annunciamo a voi, affinché la vostra gioia sia piena”, è stata seguita dalla presentazione del volume Essi hanno collaborato con me per il Regno di Dio, una raccolta degli scritti di mons. Rabitti indirizzati ai sacerdoti.
La serata di sabato 30 ottobre si è svolta nella Concattedrale di Comacchio, sarà all’insegna della musica e della meditazione. Verrà presentata una relazione pastorale sugli ultimi dieci anni di vita ecclesiale nella Diocesi e in particolare in Comacchio. Seguirà la “catechesi musicale” con lettura di testi tratti dalle omelie di mons. Rabitti.
Domenica 31 ottobre si sono concluse le celebrazioni con una Messa solenne in Cattedrale a Ferrara, preceduta da una relazione pastorale.

Avrebbe dovuto rientrare al lavoro il lunedì 1 novembre. Ma nella mattina del 25 ottobre ha deciso di porre fine alla sua vita e a quella della sua compagna, impugnando la sua pistola d’ordinanza.
Stefano Vistola, 40enne, originario di San Severo (Foggia) lavorava da quando aveva 24 anni presso il carcere dell’Arginone di Ferrara.
I suoi colleghi lo ricordano come una “persona giocosa, un amicone”. Il comandante rammenta la professionalità che l’uomo aveva dimostrato in questi anni di attività di assistente capo, per cui gli erano stati assegnati anche incarichi particolari.
Vistola era in ferie dal 19 ottobre. In carcere aveva detto che sarebbe andato a trascorrere le vacanze in Puglia. Invece era tornato a casa ieri sera e questa mattina, intorno alle 9, si è recato presso l’abitazione della donna, Caterina Tugnoli, in via Cassino 10, a San Giorgio di Piano, nel bolognese.
Qui, nell’androne del condominio, seguendo la ricostruzione offerta dai primi accertamenti, l’uomo avrebbe esploso tre colpi verso la donna, bolognese di 40 anni e madre di due figlie nate da un precedente matrimonio, mentre usciva per andare al lavoro. Dopo quella follia la seconda. Si è puntato l’arma alla tempia e ha premuto il grilletto.
L’uomo lascia una figlia, che vive con la ex moglie nelle Marche.
Le cause sarebbero da addebitarsi, secondo le prime ipotesi, a problemi tra i due: la loro relazione si sarebbe infatti interrotta, dopo 3 anni, solo da pochi giorni. La procura di Bologna ha aperto un’inchiesta.

Il 30 ottobre Maurizio Crozza porta al Nuovo lo spettacolo, “Fenomeni”, che ha al centro il nostro paese, i suoi protagonisti e le sue vittime. Una fenomenologia contemporanea graffiante e mutevole che segue, giorno per giorno, l’evolversi malinconico delle notizie. Lo stesso comico concederò il bis sulle medesime assi nel mese di dicembre.

Il 31 ottobre monsignor Rabitti conclude con la messa in cattedrale le celebrazioni il suo cinquantesimo anno di sacerdozio e il suo quindicesimo anno di episcopato. E in prima fila non sfugge all’occhio di flash e telecamere , come ai tempi d’oro dell’Ulivo, Romano Prodi e Dario Franceschini.
L’inatteso blitz ferrarese dell’ex Presidente del Consiglio, accompagnato dalla moglie Flavia Franzoni, è stato preceduto da un incontro informale con il capogruppo del Pd alla Camera nel suo studio di via Bersaglieri del Po.
Verso le 17.30, giusto mezzora prima l’inizia dell’omelia del vescovo, i due big del Pd sono entrati nel portone al civico 31. Dopo una ventina di minuti di colloquio, i due sono corsi in duomo, giusto per ascoltare le parole del vescovo, da anni grande amico di Prodi.

Il 3 novembre alla Spal viene inflitto un punto di penalizzazione e non tre, come qualcuno temeva. Non va poi male al club biancazzurro la decisione della Commissione Disciplinare, che si è espressa in riferimento alle varie irregolarità poi sancite con deferimenti, e ha inflitto numerose penalizzazioni.

Una notizia che in molti attendono, e che farà sperare i molti ammalati che attendono la guarigione, o quantomeno un miglioramento della qualità della vita. Stiamo parlando della pubblicazione del protocollo dello studio promosso da FISM (Fondazione Italiana Sclerosi Multipla Onlus) per valutare la prevalenza delle anomalie venose nella Sclerosi Multipla, visionabile da tutti sul sito ufficiale Aism (www.aism.it).
Tra i centri coinvolti in questa sperimentazione, resa ufficiale il 5 novembre, anche l’ospedale Sant’Anna, che vedrà il suo referente nella Professoressa Maria Rosaria Tola, dell’U.O. di Neurologia Dipartimento Neuroscienze-Riabilitazione.
Ricordiamo, per quanto concerne Ferrara, il professor Paolo Zamboni, direttore del Centro di Malattie Cardiovascolari dell’Università di Ferrara il cui nome è ormai conosciuto in tutto il mondo per aver tentato la correlazione tra Ccsvi (insufficienza venosa cerebro-spinale cronica) e la comparsa e/o il peggioramento della Sclerosi Multipla, si è dimesso dall’Aism nei mesi scorsi per divergenze sulla condotta degli studi.
Lo studio sarà multicentrico di tipo osservazionale. L’inizio dello studio è previsto entro la fine di questo mese. Si prevede di completare l’arruolamento dei pazienti nell’aprile 2011 e la lettura dei dati a settembre 2011. Parteciperanno allo studio oltre 30 tra i maggiori Centri italiani di Sclerosi Multipla per un totale di 2mila soggetti coinvolti.
La partecipazione sarà totalmente volontaria e gratuita. Ogni persona che parteciperà allo studio, dopo aver letto e firmato il Consenso Informato, eseguirà una visita neurologica nella quale verrà valutato anche lo stato di salute generale, dopodiché verrà eseguito un esame eco-color-doppler (un indagine non invasiva). Lo Studio non prevede alcun prelievo di sangue, nè altri esami invasivi, né la somministrazione di trattamenti farmacologici diversi dalla eventuale terapia già in corso. Lo Studio non prevede alcuna restrizione nelle attività quotidiane dei soggetti arruolati.

Il Bilancio 2010 sarà l’ultimo atto di Roberto Polastri come assessore. Concluso l’iter che vedrà l’assessore alle Finanze Polastri presentare in consiglio comunale entro la fine di novembre il documento di assestamento di Bilancio 2010 (manovra che verrà presentata in dettaglio in occasione di una conferenza stampa prevista per la prossima settimana), si avvicenderà in giunta con Luigi Marattin, attualmente membro del consiglio di amministrazione della società Holding – Ferrara.

Il 5 novembre viene presentato dall’Osservatorio sul Mercato del Lavoro in Provincia di Ferrara il “Rapporto 2010” sullo stato dell’occupazione nel nostro territorio, promosso dalla Provincia di Ferrara e dalla Camera di Commercio.
Il Rapporto – giunto alla  sua quinta edizione – costituisce un punto di riferimento per gli attori istituzionali che si occupano dei problemi del lavoro e dell’occupazione e quest’anno è il frutto delle rilevazioni e degli studi da un Comitato di Redazione composto da Provincia, Camera di Commercio, Gruppo Clas, Comune di Ferrara, Università di Ferrara, Ufficio Scolastico Provinciale, Inps sede Ferrara, Inail Ferrara, Direzione provinciale del Lavoro e Regione Emilia Romagna. Nel 2009 il mercato di lavoro in Italia ha visto salire il tasso di disoccupazione al 7,8% e nel secondo trimestre del 2010 è salito già allo 8,3%, in provincia di Ferrara il tasso è del 6.5%, un punto in più rispetto al 2008. L’aumento della disoccupazione ha interessato soprattutto gli uomini in età centrale e le donne in età giovanile e uno dei dati più preoccupanti che il Rapporto illustra è che dei 4.500 posti di lavoro persi circa 1.100 non sono riassorbibili dal sistema nemmeno su un tempo lungo due o tre anni. In questo ambito importante è l’attività di formazione gestita dalla Provincia che mira a fornire le competenze necessarie ai lavoratori occupati e la riqualificazione per chi ha preso il lavoro; fra il 2009 e il 2010 saranno coinvolte nei progetti della Provincia circa cinquemila persone per un costo di quasi 5,5 milioni di euro. Le prospettive per il 2010 sono contrastanti, infatti anche se ci si aspetta un miglioramento della congiuntura economica e la ripresa delle aziende che diventeranno più disponibili alle assunzioni, si legge anche che gran parte della domanda di lavoro riguarderà occupati “a termine” e che le imprese prevedono ancora forti eccedenze.
Interessante e atteso l’intervento del senatore Ichino, da diversi anni impegnato nella realizzazione di un progetto per l’innovazione del sistema-lavoro in Italia. “Siete in una terra fortunata, soprattutto per il tessuto civile su cui si fonda. Il senso civico diffuso è una grande ricchezza che vi distingue dal resto del paese ed è questo che bisogna cercare di mettere a frutto – ha detto alla platea – e la relazione che presento qui oggi vuole essere uno spinta alla riflessione su un nuovo terreno di relazioni industriali e sindacali, dove i lavoratori non devono temere il mercato del lavoro ma al contrario trovino in esso la libertà effettiva di scelta che significa maggiore forza contrattuale. L’Italia è il fanalino di coda in Europa per capacità di intercettare gli investimenti stranieri,  questo accade perché il nostro sistema difetta di trasparenza delle regole, di infrastrutture adeguate, di efficienza delle amministrazione pubbliche e anche perché il nostro diritto del lavoro è prolisso ed estremamente vincolante, non permette di avere dei sindacati che funzionino come intelligenza collettiva dei lavoratori e che abilitino le aziende e i lavoratori che ne fanno parte a scommettere sull’innovazione e sui progetti”.
Ichino arriva a difendere infine Marchionne e il piano di investimenti della Fiat a Pomigliano: “a chi obbietta che la riforma del diritto del lavoro e del diritto sindacale da me elaborata e proposta (insieme ad altri 54 senatori del Pd) toglierebbe garanzie ai lavoratori, io rispondo che se diventasse legge dello Stato, non avrebbe l’effetto di ridurre il livello generale di protezione dei lavoratori, bensì quello di universalizzare un sistema di protezioni che oggi, nella sua interezza, copre soltanto metà della forza-lavoro italiana. La migliore protezione che si possa offrire a un lavoratore consiste nella possibilità di scelta fra molti datori di lavoro; e questa può essere perseguita anche con una maggiore apertura del nostro Paese agli investimenti stranieri”.

Falciate da un’auto mentre tornavano a casa dalla messa. È stata la tragica fine di due anziane di Mezzogoro, travolte da una Mercedes la sera di sabato 6 novembre in via Rinascita Le due donne avevano partecipato ai festeggiamenti in chiesa per i dieci anni di parrocchia di don Mauro Benazzi e stavano rientrando assieme a piedi.
Mancavano soli pochi metri per raggiungere casa e invece il destino ha deciso altrimenti. I soccorritori troveranno Ilva Caporali, 75 anni, e Annisa Tumiati, 70 anni, riverse sull’asfalto.
L’impatto è stato tremendo e le due parrocchiane sono morte sul colpo. Inutili infatti i tentativi di rianimazione da parte del personale del 118 intervenuto sul posto, che ha solo potuto constatare i decessi.
Per i rilievi sono intervenuti i carabinieri e i vigili del fuoco di Codigoro.

11 novembre, giornata di prelievi per l’ospedale di Cona. I prelievi sono quelli dei carotaggi all’interno del cantiere per verificare i materiali usati da concessionari, fornitori e subappaltatori. A effettuarli è stato l’ingegner Vincenzo Marinelli, il consulente tecnico nominato dalla procura di Ferrara, che indaga su un nuovo filone della maxi inchiesta su Cona.
Il fascicolo che porta le firme del procurato capo Rosario Minna e del sostituto Patrizia Castaldini, il 2958/08, è infatti lo stesso che ha visto l’anno scorso finire nel mirino della magistratura nomi eccellenti, a partire dall’ex direttore generale del Sant’Anna Riccardo Baldi.
Questa nuova tranche dell’inchiesta vede iscritta nel registro degli indagati una decina di imprenditori le cui aziende hanno sede fuori provincia, da Modena a Brescia a Moncalieri.
Secondo l’ipotesi avanzata dai pm tutti si sarebbero resi colpevoli in concorso tra loro di tentata truffa ai danni dell’azienda ospedaliero universitaria Sant’Anna. Per trovare riscontri a questa ipotesi di reato saranno fondamentali i prelievi iniziati nella giornata di ieri, che testeranno la qualità del cemento utilizzato nei lavori.
Secondo la magistratura i materiali forniti sarebbero non conformi rispetto a quanto previsto nel capitolato per la costruzione dell’ospedale. Gli imprenditori avrebbero quindi commesso “gravi errori” in fase di esecuzione di una serie di varianti che hanno comportato la modifica del progetto originario e che avrebbero procurato “un ingiusto profitto” e rallentato i successivi lavori di ripristino e adeguamento da parte dell’azienda Sant’Anna.

Un casolare disabitato a Boccaleone in via Portoni – al confine con il territorio portuense e nei pressi della discarica – era il suo insospettabile rifugio. Dormiva di giorno e, con il buio, principalmente tra le 19 e le 20 e studiando minuziosamente le fasi lunari per evitare anche la più debole luce, indossava un casco da motociclista e colpiva le sue vittime minacciandole con un’ascia di discrete dimensioni prima di rapinarle e dileguarsi. Era diventato dallo scorso 21 ottobre il terrore degli argentani, ma la mattina del 12 novembre alle 9.05 i carabinieri di Argenta hanno sorpreso il presunto rapinatore nel sonno dopo aver individuato il suo rifugio, al termine di indagini durate meno di un mese, per le quali sono risultate preziose le testimonianze e la collaborazione dei cittadini.
In manette, indiziato per rapina aggravata, tentata rapina e lesioni, è finito Igor Vaclavic, un russo di 34 anni dal fisico prestante e atletico, esperto di arti marziali (e di tattiche per sfuggire agli inseguitori), il cui arresto dovrà essere convalidato lunedì dal magistrato di turno. Tutti gli indizi giocano a suo sfavore, dato che all’interno del casolare i militari dell’Arma hanno ritrovato un casco e un’ascia, oltre a due coltelli, un piede di porco (con il quale si suppone abbia commesso furti) e una cerata per ripararsi dalla pioggia e dal vento durante le sue scorribande. Anche la corporatura corrispondeva alle descrizioni fatte dalle vittime. La prima è stata proprio il sindaco Fioravanti, che il 21 ottobre a Boccaleone è stato affrontat0 e rapinato da uno sconosciuto con casco e accetta (che si scoprirà essere un’ascia). E’ l’episodio che fa scattare i servizi di controllo del territorio da parte dei carabinieri, che si intensificano dopo il 26 ottobre, quando una signora di Bando si ritrova di fronte lo stesso individuo riuscendo però a metterlo in fuga con una pronta reazione.
Nel corso delle indagini si pensa possa trattarsi di una persona del posto, data la velocità con cui riesce a far scomparire le proprie tracce. Il rapinatore con casco e ascia infatti si nuove a piedi, nei campi, e agli inquirenti ricorda improvvisamente un’altra serie di episodi avvenuti in passato, nel 2007, ovvero quelli riguardanti un rapinatore armato di balestra.  Un’intuizione che si rivelerà azzeccata. Nel frattempo arriva anche il terzo episodio, il 4 novembre scorso a Bando, e in questo caso la vittima, che tenta di scappare rifugiandosi nel suo casolare, viene colpita da un fendente che per fortuna lo ferisce solo lievemente. A questo punto i militari dell’Arma stringono il cerchio e avviano le ricerche materiali dell’individuo che sta terrorizzando gli abitanti, con controlli giornalieri e ispezioni fra le numerose abitazioni isolate nella campagna argentana. Fino a individuare il casolare del presunto rapinatore, lo stesso che finì in carcere nel 2007 per gli episodi della balestra e dal quale è uscito il 13 settembre.
Secondo quanto riferito nel corso di una conferenza stampa presso il comando provinciale dei carabinieri, il 34enne russo (che sarà difeso dall’avvocato Smanio) vivrebbe di espedienti e agli inquirenti tocca ora il compito di accertare, oltre alla paternità delle rapine dei giorni scorsi, anche eventuali responsabilità di altra natura.  

16 novembre: aperture domenicali, la questione non è affatto chiusa. Nei giorni scorsi l’amministrazione comunale ha presentato la propria proposta definitiva alla Regione. Dieci aperture festive/domenicali in più, dal primo gennaio 2011, presso la grande distribuzione organizzata a Ferrara. Ovvero, da 12 aperture si passa a 22. Ciò attraverso il riconoscimento del titolo di ‘città d’arte’ per il periodo che va da settembre a novembre. Una vertenza, questa, che vede “la contrarietà – evidenzia il segretario generale Cgil, Giuliano Guietti – delle più importanti organizzazioni rappresentative di tutti e tre soggetti interessati, sindacato, aziende e consumatori. Ciò rappresenta un fatto ancor più grave – sottolinea il segretario – se si considera che la consultazione di questi soggetti è prevista dalla normativa”.
Cgil e Filcams richiamano dunque la Regione al “proprio ruolo di regia, che la legge le attribuisce, a garanzia della libera concorrenza tra attività commerciali in un quadro di regole definito e nell’ambito di soluzioni omogenee a livello regionale”. Pertanto, sostiene Guietti, l’amministrazione regionale “non può ritagliarsi un ruolo puramente notarile o burocratico”. E in secondo luogo, aggiunge il segretario Cgil, “non può ritenersi automaticamente surrogata dal percorso concertativo svolto a livello comunale”.
Cgil ribadisce allora gli emendamenti presentati nelle settimane scorse al protocollo del Comune e la ricapitola in un dossier di otto pagine che ha presentato oggi in conferenza stampa.
Le proposte emendative. “Prevedere una giornata di riposo ogni due di apertura, sollecitare l’applicazione del contratto provinciale del settore commercio ed esercitare un controllo concreto dell’andamento della sperimentazione”. Queste le tre condizioni presentate dalla Piazza Verdi lo scorso 26 ottobre.
Cgil ribadisce tali condizioni e precisa: “Si potrebbe riconoscere il titolo di ‘città d’arte’ per tutto il territorio comunale dal 2 novembre al 6 gennaio: in questo modo sarebbero comprese 4 aperture aggiuntive in novembre e 2 in gennaio”. Delle rimanenti 8 giornate di apertura previste dalle legge, “una – propone Cgil – potrebbe avvenire per tutti in una data fissa, come il 17 aprile, antecedente a Pasqua, mentre le altre potrebbero essere in data fissa ma a rotazione (da giugno a ottobre), suddividendo il territorio fuori le mura nella zona sud-ovest e nella zona nord-est, prevedendo per ciascuna 7 domeniche di apertura alternate”.
I vantaggi dell’alternativa previsti da Cgil. “Le proposte che avanziamo, porterebbero a molteplici vantaggi – sostiene Guietti -: le aperture sarebbero 25 invece di 22, 14 delle quali riservate a parti distinte del territorio. La gdo avrebbe garantite le aperture nei giorni festivi commercialmente più significativi, limitando l’impatto commerciale tra loro e rispetto agli esercizi commerciali del centro storico, grazie alla fissità e alla concentrazione delle giornate di apertura nella seconda parte dell’anno. Inoltre le aperture per ogni singolo negozio sarebbero 18 invece di 22, applicando lo schema due aperture e una di riposo, simile a quello attuale”.
Stipendi più alti e nuove assunzioni. Lo scetticismo del segretario è espresso per quanto riguarda le “richieste esplicite di riduzione delle maggiorazioni salariali”, come nel caso di Coop Estense, “principale sostenitore della richiesta di nuove aperture – cita Guietti -, il cui contratto integrativo è scaduto da ben tre anni, pone addirittura questa come condizione del rinnovo. Insomma – sostiene il segretario -, si chiede di lavorare di più, per una paga oraria minore”. Scetticismo è anche espresso relativamente alle nuove, presunte, occasioni di lavoro. “Le imprese della gdo non sono disposte a prendere alcun impegno in proposito, si limitano a fare stime e niente di più”, si legge sul dossier di Cgil. Guietti ricorda i dati della Camera di Commercio di Ferrara, che dimostrano la riduzione consistente delle vendite nel 2009 rispetto all’anno precedente, attestando però una sostanziale tenuta per la gdo, rispetto al commercio al dettaglio. Un trend non proporzionale all’occupazione nel settore, dato che l’Istat registra un calo di circa 2mila unità: “E’ calata anche nei 7 supermercati della provincia – riferisce il dossier –, nonostante la tenuta delle vendite hanno ridotto i propri addetti da 1.198 a 1.185”. Un ulteriore calo è previsto anche per il 2010 a fronte del buon andamento della gdo: “Secondo le previsioni Excelsior-Ccia, si stima un -2,6%”. Pertanto Guietti ritiene “piuttosto improbabile che un intervento destinato ad alimentare ulteriormente la tendenza già in atto, sfavorevole al commercio al dettaglio, permetta di raggiungere l’obiettivo di 50 assunzioni aggiuntive, a meno che non si adottino criteri molto elastici e discutibili nell’effettuare i calcoli che portano a tali stime”.

Niente bunga bunga sul nostro futuro’. Sfruttando uno dei temi più di attualità del momento, la barzelletta più imitata del Paese, i rappresentanti di Rete Attiva Universitari e Unione degli Universitari di Ferrara hanno scelto proprio questo motivetto da imprimere sulla stoffa dello striscione che ha aperto il corteo partito poco dopo le 9 del 17 novembre da piazzale Dante.
Come noto, si tratta della Giornata internazionale per i Diritto allo Studio, e il Rua locale, unitamente alla Flc-Cgil, ha voluto estendere a tutta la giornata l’ora di sciopero proclamata a livello nazionale. Riuscendo a coinvolgere oltre agli studenti anche collaboratori scolastici, docenti e personale Ata di scuola media, superiore e università.
Sono le 10 in punto quando il lungo serpentone svolta da Biagio Rossetti in via Palestro: un camion rosso precede il corteo, e diffonderà per tutto il tempo musica d’autore. E’ infatti ‘La canzone popolare’ di Ivano Fossati a svegliare dal torpore piazza Ariostea, nella uggiosa mattinata ferrarese.
A occhio e croce, sono state probabilmente abbondantemente superate – forse raddoppiate, a occhio – le stime fatte in sede di presentazione della manifestazione: in attesa dei dati ufficiali forniti dalla Questura, possiamo quantificare in almeno 1.500 circa i partecipanti che hanno sfilato. Moltissime le parti rappresentate: come detto Rua, Udu, Flc-Cgil, Coordinamento Istruzione Pubblica, Giovani Democratici, Giovani Comunisti e l’Unione Sindacale di Base (USB). Passando invece alla poliedricità delle scritte sugli striscioni, oltre a quello relativo al ‘bunga bunga’ eccone un altro eloquente: ‘L’istruzione costa, l’ignoranza di più’, passando poi ad alcune scritte mirate ai mancati investimenti sugli indirizzi musicali, ancora ‘Cogito ergo protesto’, ‘Senza scuola nessun futuro’.

Il 18 novembre viene presentato il Bilancio preventivo della Provincia di Ferrara. “Razionalizzazione ed investimenti”: l’ha detto la presidente Marcella Zappaterra, che insieme all’assessore al bilancio, Davide Nardini, ha fatto il quadro dell’entrate e delle uscite previste per il prossimo anno. “Razionalizzeremo tutte le spese – ha annunciato Zappaterra -, ma garantiremo investimenti sulle misure anticrisi a sostegno dei lavoratori, delle famiglie e del sistema produttivo e sulle grandi infrastrutture, per la viabilità e l’edilizia scolastica”.
È stato presentato un taglio di entrate di quasi 3 milioni di euro (per un totale di 6 milioni, rispetto al 2009): “Per la crisi economica – ha spiegato Nardini – e a causa della netta riduzione dei trasferimenti dovuti alla manovra del governo, che sta attuando una politica recessiva, ci troviamo a non dover tagliare più gli sprechi, ma i servizi. Avremo così più disoccupazione e meno consumi”. E meno trasporto pubblico: “Non solo meno chilometri – ha annunciato Zappaterra -, ma anche meno linee. Lo scenario è catastrofico”.
La razionalizzazione appare quindi inevitabile sul personale (-3,66%), sui costi della politica (-7,51%), sulle utenze (-5,22%), sui contributi agli assessorati (-48,3%), sugli incarichi professionali (-45,13%). “Non potremo – ha ricordato la presidente – più sopperire come negli anni scorsi alle necessità finanziarie dei comuni”. Per i grandi eventi, quindi, “lo sforzo – ha sottolineato Zappaterra – deve venire anche dai privati, perché non sono più sostenibili con i bilanci attuali degli enti pubblici”.

Le quattro lastre che ricompongono il rettile (da http://theropoda.blogspot.com)

Paludi lugubri, fiumi inesplorati. Zone equatoriali, tropicali. Normalmente, verrebbe da pensare a questi luoghi per parlare di coccodrilli. E invece… A metà settembre trova il proprio quarto d’ora di notorietà il “coccodrillo di Portomaggiore“. Sì. Proprio Portomaggiore, comune della provincia di Ferrara.
La storia, vale la pena raccontarla. Siamo negli anni ’50, e tra le mani di un artigiano del marmo di Portomaggiore arrivano alcune lastre diverse da quelle che normalmente lavora, ammoniti rossastri. Sono state ritrovate durante i lavori di costruzione di un cavalcavia a Sant’Ambrogio Veronese, nelle vicinanze del Lago di Garda, in provincia di Verona.
Incuriosito, e forse nemmeno cosciente di quanto aveva tra le mani, l’artigiano portuense decide a rivolgersi a personale competente, sia a Ferrara che a Bologna. Di lì una diatriba a colpi di carte bollate, che portarono persino al sequestro del materiale.
La soluzione cui si arrivò fu equa: due lastre al museo di Storia naturale di Ferrara, altre due al Museo geologico Capellini dell’Università di Bologna.
Le lastre rimangono in esposizione per anni. Poi arriviamo a due anni fa, nel museo del capoluogo felsineo. Due giovani scienziati, Federico Fanti e Andrea Cau, decidono di capire qual è esattamente il fossile che è intrappolato da milioni di anni nella roccia, che fino a quel momento è indicato nella teca come “Metriorhynchus”, ovvero un “antico coccodrillo marino ormai estinto”.
Beh, il marmista di Portomaggiore aveva nelle mani nientemeno che il coccodrillo più antico del mondo. La sua curiosità fu davvero provvidenziale: senza il suo interessamento, probabilmente quella preziosissima lastra di ammonite rossastro sarebbe finita in chissà quale tipo di lavorazione e persa per sempre. Il reperto è stato fatto risalire a 165milioni di anni fa: fino a questo punto si era risaliti al massimo alla presenza dei rettili in questione ‘solo’ fino a 155milioni di anni fa.
Il teschio ricostruito è del tutto simile a quello moderno, ovvero muso lungo e dentatura impressionante. A differenza delle specie attuali, solamente gli zigomi sporgenti, andati persi nel processo evolutivo.
Lo studio dei due scienziati, che hanno dato il nome scientifico di Neptunidraco ammoniticus  al “coccodrillo di Portomaggiore”, verrà pubblicato sulla rivista scientifica Gondwana Research.

Si nascondeva in provincia di Ferrara uno dei più pericolosi latitanti d’Italia. “Occhi di ghiaccio”. Così era conosciuto nell’ambiente della malavita Nicola Acri, boss della ‘ndrangheta di Rossano Calabro ricercato dal 2007 e condannato all’ergastolo. I carabinieri dei Ros lo hanno arrestato a Bologna il 20 novembre, dopo giorni di pedinamenti intorno alla casa in cui viveva con la famiglia nei Lidi comacchiesi.
Ai militari che sono riusciti a bloccarlo ha solo detto, sferzante, “Complimenti siete stati bravi”. Ed effettivamente rintracciare quello che è considerato un esponente di spicco della ‘ndrangheta – tra i cento ricercati più pericolosi – non è stato facile. A tradirlo sono state le telecamere di un centro commerciale della provincia di Ravenna, che lo hanno immortalato nei giorni scorsi mentre era a passeggio con moglie e figlio.
E le manette di ieri, infilate ai polsi attorno alle 16.15 dopo esser stato fermato a bordo di una Ford Focus in piazza Pasteur, a Borgo Panigale, alla periferia di Bologna, sono il risultato di due anni di indagini portate avanti dalla Dda di Catanzaro. Le tracce hanno portato gli investigatori in Emilia Romagna, dove pare che Acri risiedesse per curare i propri interessi nella zona.
Da due mesi viveva sui nostri Lidi. Con lui sono stati arrestati anche due fiancheggiatori che ne avrebbero coperto la latitanza.
Trentuno anni, al vertice della’ndrina di Rossano Calabro, “Occhi di ghiaccio “ (così chiamato per la sua spietatezza) era ricercato tra l’altro per associazione per delinquere di tipo mafioso e omicidio. Il boss era già sfuggito a un tentativo di arresto lo scorso maggio, quando fu emessa un’ordinanza a suo carico per tre omicidi commessi nel corso della guerra di mafia a Cosenza. Tra questi rimase celebre per l’efferatezza con cui fu compiuto quello di Primiano Chiarello. Ucciso nel giugno del 1999 a Cassano allo Jonio, il suo corpo fu prima crivellato di colpi in un agguato e poi sciolto nella calce. Gli altri due delitti per i quali era ricercato sono quelli dei boss della¨’ndrangheta cosentina Antonio Sena e Francesco Bruni, uccisi, rispettivamente, nel 2000 e nel 1999.
Ieri i carabinieri hanno perquisito anche il suo nascondiglio nel Comacchiese, al confine tra i, Lido di scacchio e quello di Pomposa.

Un progetto unico nel suo genere che molto probabilmente diventerà presto un modello replicato da altre società sportive in Italia e in Europa. È con queste premesse che il 22 novembre è stato presentato nell’aula del consiglio comunale di Ferrara il parco fotovoltaico, un progetto in grado di permettere l’autofinanziamento della Spal per i prossimi 25 anni, più un’opzione per i successivi 5.
Il parco sorgerà nella zona di Casaglia, nei pressi del casello di Ferrara Nord, precisamente al di sopra dell’ex discarica cittadina. Un’area di 31 ettari, che diversamente sarebbe stata inadatta ad altri scopi. Il progetto avrà nome Ars_ Lab acronimo di Laboratorio di ARchitettura Solare, e al tempo stesso richiamo esplicito alla storia gloriosa della società estense. Non è casuale nemmeno la definizione di parco, in quanto il terreno che verrà allestito con circa 63 mila pannelli fotovoltaici rotanti, avrà delle postazioni didattiche destinate ad attività istruttive rivolte a bambini e ragazzi delle scuole.
“Questo è un progetto dall’importante valore ambientale – spiega Sergio Gessi, dirigente biancazzurro – innanzitutto perché permetterà di produrre energia pulita per l’intera collettività. Poi perché è un caso unico nel suo genere. Non era ancora capitato infatti che una società di calcio desse vita a un’attività produttiva finalizzata al proprio sostentamento. Al momento non è possibile anticipare quanto si potrà ricavare perché ci sono ancora delle incognite legate ai costi di gestione. Sarà comunque una cifra importante e anche se non consentirà da sola un pareggio di bilancio, insieme alle altre entrate (biglietti, abbonamenti, sponsorizzazioni, investimenti mirati sul vivaio) potrà portare fondi indispensabili per la gestione della società. Fondamentale è stato naturalmente il coinvolgimento di tante istituzioni e personalità politiche, dal comune di Ferrara, a Hera, che ha messo a disposizione i 30 ettari di terreno, all’assessore regionale alle attività produttive, fino ad Alessandro Bratti, deputato della commissione ambiente della Camera. In questo modo – conclude il consigliere d’amministrazione della società biancazzurra – la Spal si auto-garantisce un futuro certo per i prossimi 25 anni, e allo stesso tempo getta le basi per un progetto che rafforza in modo significativo il rapporto tra la squadra e la città”.
Il parco fotovoltaico è indubbiamente facilitato dagli incentivi statali, più precisamente del Gse, che andranno a finanziare la costruzione degli impianti solari. L’energia prodotta sarà poi venduta a Enel o ad altri competitor, e ciò costituirà l’utile da investire nel progetto sportivo.
La realizzazione del parco, oltre a questi importanti introiti, prevede anche un nuovo assetto societario. A realizzare l’intervento sarà infatti l’azienda bresciana guidata da Remo Turra, specializzata proprio in impianti fotovoltaici. Ad intervento eseguito l’imprenditore acquisirà il 30% delle quote della Spal, dando man forte al presidente Butelli e agli attuali soci del sodalizio biancazzurro.
La partenza di Ars_Lab è prevista per fine aprile 2011 e, in base alle stime presentate dallo stesso Turra, si ipotizza che i primi utili siano iscrivibili nel bilancio della società già dal prossimo anno sportivo.

Sempre il 22 novembre attorno alle 14 è stato notato sulla battigia del Lido degli Scacchi, all’altezza dello stabilimento balneare “Vascello d’oro”, il corpo senza vita di un uomo.
Sul posto sono arrivati per i rilievi i carabinieri di Porto Garibaldi e della capitaneria di porto di Porto Garibaldi. L’assenza di documenti d’identità non ha ancora permesso l’identificazione, per risalire alla quale sono partite le indagini dei militari.
Sul momento non è dato sapere ulteriori dettagli. Difficile anche determinare se sul corpo ci siano segni di ferite o altri dettagli che possano ricondurre all’origine del fatto dato l’avanzato stato di decomposizione.
Dai primi accertamenti si tratterebbe di una persona di circa 60 anni. Gli inquirenti stanno vagliando gli schedari delle denunce di persone scomparse in provincia di Ferrara e nelle città limitrofe.
L’autorità giudiziaria ha disposto il trasporto del corpo presso l’istituto di medicina legale di Ferrara per gli accertamenti autoptici che dovrebbero essere disposti dal pm di turno Ombretta Volta

Passiamo al 24 novembre quando Tiziano Tagliani, Marcella Zappaterra e Luigi Roth, rispettivamente sindaco di Ferrara, Presidente della Provincia di Ferrara e presidente di Terna, la società responsabile dello sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale, insieme con Rete Rinnovabile hanno sottoscritto ieri un Accordo di Programma per accelerare e snellire le procedure autorizzative per la realizzazione del nuovo elettrodotto “Colunga-Este”.
Obiettivo delle opere oggetto dell’accordo, per cui Terna ha previsto investimenti per 80 milioni di euro, è quello di migliorare la sicurezza, la qualità, l’efficienza e la continuità del servizio elettrico della rete nel territorio compreso tra Ferrara e Bologna, e nel contempo diminuire la pressione ambientale delle linee elettriche, risolvendo così diverse criticità esistenti nelle aree urbanizzate.
Alla realizzazione della nuova linea, infatti, sarà associata una importante attività di razionalizzazione delle reti esistenti. Il riassetto programmato consentirà di demolire tratti di linee aeree in prossimità di centri abitati e interrare cavi per un totale di circa 24 km: 16 km di linee obsolete verranno smantellate nel Comune di Ferrara e altri 7 km di cavi saranno interrati.
In particolare nel territorio comunale, operando in sinergia fra le Amministrazioni pubbliche e la società elettrica, si è giunti alla pianificazione condivisa fra i settori tecnici dei soggetti coinvolti dell’eliminazione di un cospicuo tratto dell’elettrodotto “Colunga-Este” – che peraltro interessa la scuola di infanzia di Cassana e due strutture scolastiche di Barco – e all’interramento di un tratto di alta tensione dall’uscita dalla centrale elettrica di Via Marconi fino alla via Gramicia.
Questo permetterà di diminuire la pressione ambientale sull’abitato di Barco, e liberare la parte adibita ad attività ludico-sportive del Parco Urbano. Inoltre il piano operativo prevede l’interramento di due linee alta tensione in prossimità dell’abitato di Focomorto.

Nel 2008 è iniziata in Italia la sperimentazione di un vaccino contro il virus Hiv/Aids, promossa dal Centro Nazionale AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità,  coordinato da Barbara Ensoli del Centro Nazionale Aids dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), presieduto da Enrico Garaci. La sperimentazione coinvolge 11 centri italiani di Malattie Infettive; fra i quali l’Unità Operativa Malattie Infettive di Ferrara e la Clinica Malattie Infettive di Modena.
Fino a metà novembre a Ferrara sono stati vaccinati 18 pazienti, tutti già in terapia antiretrovirale e con buoni parametri viroimmunologici; l’arruolamento è ancora in corso. A coordinare le attività del Centro del S. Anna, il dott. Florio Ghinelli (ex Direttore dell’Unità Operativa di Malattie Infettive), la dott.ssa Laura Sighinolfi e la dott.ssa Daniela Segala.
“Il Centro di Ferrara – ha dichiarato la dott.ssa Sighinolfi – è stata scelto dall’Istituto Superiore di Sanità in quanto abbiamo collaborato con l’ISS in diversi altri progetti. Sul versante dei risultati, posso affermare che i 18 pazienti in cura al S. Anna hanno notato miglioramenti nello stato di salute generale. Ritengo che la sperimentazione possa rappresentare un nuovo passo per migliorare le strategie terapeutiche”.

La sperimentazione si basa sulla ipotesi che la stimolazione di anticorpi nei confronti di geni regolatori di Hiv, come è la proteina TAT, possa dimostrarsi efficace nel potenziare il controllo della infezione già ottenibile con i farmaci antiretrovirali in uso. Obiettivo della sperimentazione è quindi  la ricerca di strategie alternative di trattamento della infezione da HIV.
I risultati pubblicati il 12 novembre sulla rivista scientifica internazionale PLoS ONE (www.plosone.org), mostrano come i soggetti vaccinati con proteina TAT hanno un migliore recupero della funzione immunitaria ed una riduzione degli indici di infiammazione che caratterizzano la infezione da Hiv, anche se controllata con la terapia.L’analisi ad interim a 48 settimane dello studio randomizzato di fase II ha mostrato che la vaccinazione con la proteina TAT non solo è sicura ed in grado di generare risposte immunitarie specifiche anticorpali e cellulari, ma svolge anche un ruolo chiave, e fino ad ora inedito, nel ridurre significativamente le alterazioni del sistema immune indotte dall’infezione da Hiv.
Inoltre, sembra che siano i pazienti più immunocompromessi a trarre maggiore giovamento dalla vaccinazione. Si possono quindi ipotizzare per il futuro nuovi scenari di trattamento dell’infezione da Hiv.

Il 25 novembre va in scena il funerale dell’università italiana. Presso il rettorato dell’Università degli studi di Ferrara si è svolto un corteo funebre, da parte di studenti e ricercatori del Rua (Rete Universitaria Attiva), per celebrare la morte dell’università pubblica italiana. In seguito, dopo il presidio, gli stessi studenti e ricercatori hanno occupato (simbolicamente) il rettorato chiedendo di poter parlare con il prorettore (il rettore si trovava a Roma alla Crui) per portare a conoscenza le proprie istanze. Successivamente, dalle finestre del rettorato sono stati stesi 2 striscioni lunghi 7 metri che chiedevano le dimissioni del Ministro Gelmini, rivendicando che “la cultura è libertà” ma soprattutto “Gelmini non ci avrai mai come vuoi tu: ignoranti!!!”.
Secondo gli studenti e ricercatori che hanno partecipanto alla protesta “un popolo ignorante è facilmente governabile e noi – sostengono in un comunicato – denunciamo che è proprio il piano di questo governo con le politiche messe in campo in questi anni e con il ddl Gelmini che consentirà solo a pochi di poter studiare, controvertendo ciò che l’articolo 34 della costituzione sancisce”. Gli studenti Rua giudicano il DdL Gelmini incostituzionale “poiché mina l’autonomia delle nostre università”. “Rivendichiamo – concludono – un diritto allo studio che sia realmente tale perché con i taglii del 95% del fondo per il Dsu dal prossimo anno molti studenti saranno obbligati a trovare un lavoro o anche a ritirarsi dall’università perché non avranno i fondi per continuare gli studi. Chiediamo a gran voce che il Ministro Gelmini si dimetta perché ha fallito proponendo una riforma ignorante che non ha nemmeno copertura finanziaria, ma soprattutto il ritiro del DdL 1905 e chiediamo più fondi per il Dsu, per la ricerca e per il Ffo”.

Grandissima soddisfazione all’interno dei rappresentanti della Provincia di Ferrara per la partecipazione riscontrata  nel pomeriggio del 26 novembre alla Sala dei Comuni in Castello per l’Assemblea Provinciale del Volontariato.
Ospite d’eccezione l’assessore regionale alle Politiche Sociali, Teresa Marzocchi, il cui intervento ha puntato l’attenzione sulla figura del volontario “imprescindibile in un momento di crisi come questa” e che forse proprio le difficoltà di questi mesi rivalutano ed esaltano.
A fare gli onori di casa il vicepresidente della Provincia, Massimiliano Fiorillo, che ha tracciato un tratteggio complessivo del volontariato sul nostro territorio. Un elemento comune, riscontrato sia dallo stesso Fiorillo che dal coordinatore di Agire Sociale – Centro Servizi per il Volontariato, Vito Martiello, è la constatazione che le associazioni crescono, ma diventano numericamente sempre meno popolate.
Questo il quadro globale emerso dalle sale del Castello: ad oggi le associazioni di Promozione sociale iscritte nei registri della regione Emilia Romagna nel Ferrarese sono 284, in crescita rispetto al 2007 (+ 40) e quasi raddoppiate rispetto al 2006 quando erano 168.
Le Cooperative sociali iscritte negli appositi Albi regionali sono 34, diminuite rispetto al 2007 (42), uguali a quelle conteggiate nel 2006.
Ma quante persone operano concretamente sul territorio? Bisogna distinguere tra gli aderenti, stimati nel 2010 in 35.920 e i volontari, che sono quasi 10mila (9.746).
Ma come è distribuito il volontariato sul territorio? Non omogeneamente. Dalle rilevazioni della Provincia se ne contano 150 nel Distretto Centro Nord, 25 in quello Ovest e 63 in quello Sud Est.
In quali ambiti operano queste associazioni? Nell’anno in corso 98 operano in ambito sanitario, 94 in quello socio assistenziale, 50 nel campo della tutela dei diritti, 35 con la Protezione civile, 19 nel settore educativo-culturale e 14 in ambito ambientale.
L’ultima revisione regionale ha fatto segnare per Ferrara un attivo in bilancio di 698.818 euro (dati dichiarati sui bilanci 2008).

A fine novembre il comitato etico dell’ospedale S. Anna di Ferrara ha approvato il protocollo della sperimentazione promossa dalla Regione Emilia Romagna per la diagnosi e il trattamento della Ccsvi secondo la sperimentazione promossa dal prof. Paolo Zamboni. La notizia attesa da migliaia di persone, anticipata dalla Nuova Ferrara, ha ricevuto conferma diretta dagli organi preposti.
Il protocollo prevede due fasi: un accertamento di tipo diagnostico e la verifica dell’esito terapeutico dell’intervento cosiddetto di ‘liberazione’, che comporta la disostruzione delle vene della testa e del torace nei pazienti. La stenosi dei vasi impedirebbe il normale deflusso del sangue determinando l’insorgenza della Ccsvi.
E proprio dall’Associazione Italiana sclerosi multipla arriva la rassicurazione che da parte di Aism “non c’è nessun dubbio sul rigore scientifico dello studio promosso da Aism e Fism sulla Ccsvi”. Lo studio prevede non solo la valutazione dei criteri diagnostici indicati dal metodo Zamboni, ma va oltre, includendo anche ulteriori elementi che permetteranno di dare un quadro completo delle malformazioni venose potenzialmente rilevanti nella sclerosi multipla.
Lo studio di Aism sulla relazione tra Ccsvi e Sm è stato messo a punto dal prof. Zamboni insieme a scienziati di fama internazionale. Il protocollo dello studio ed in particolare la metodologia per la rilevazione diagnostica delle malformazioni venose, sono stati definiti dal prof. Zamboni con gli altri due esperti facenti parte della Steering Committee, il dott. Malferrari e il dott. Del Sette, rispettivamente presidente di Sinv (Società Interdisciplinare Neurovascolare) e Sinsec (Società Italiana di Neurosonologia ed Emodinamica Cerebrale).
La Ccsvi, come spiega l’associazione, è descritta dal professor Zamboni tramite cinque precise malformazioni dell’emodinamica venosa extracranica. Lo studio Aism include l’analisi di queste malformazioni, aggiungendo anche la misurazione di malformazioni dell’emodinamica venosa  intracranica. Essendo infatti la Sm una patologia del sistema nervoso centrale, tale misurazione è essenziale per valutare il potenziale ruolo della Ccsvi e delle altre malformazioni dell’emodinamica venosa nella patologia.
La numerosità del campione dello studio Aism, inizialmente indicata in 2.400 soggetti,  è stata ridotta a 2000 (1200 persone con SM di tutte le diverse forme di malattia, 400 controlli sani e 400 controlli con altre malattie neurologiche), dopo le ulteriori riflessioni di Zamboni successive alla riunione finale decisionale di fine luglio 2010. La cifra è stata dunque concordemente dallo Sterring Comitee.
La necessità di studi ampi di popolazione su questo tema è stata, comunque, riconosciuta dalla comunità scientifica mondiale anche in occasione dell’Ectrims, il più importante congresso europeo sulla sclerosi multipla.
Gli esami diagnostici oltre ad essere refertati dal sonologo sperimentatore saranno contemporaneamente registrati per poter essere inviati per la lettura a uno dei tre sonologi esperti della commissione di lettura centrale (Prof. Erwin Stolz, dal dottor Del Sette e dal dottor Malferrari).
La possibilità di disporre di questo materiale – conclude Aism – costituisce un ulteriore elemento di garanzia della controllabilità dei dati e dunque del rigore scientifico dello studio, oltre a rappresentare un potenziale scientifico disponibile per eventuali esigenze di approfondimento.

Il 29 novembre si svolge la visita guidata per la stampa del nuovo ospedale di Cona. “Cona 2011. Questo è l’obiettivo: lavoriamo per rispettare questo impegno con la Regione”. Ha esordito così Gabriele Rinaldi, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, all’incontro con la stampa ieri mattina all’ingresso del pronto soccorso del nuovo ospedale. Come aveva promesso in sede di presentazione Rinaldi, accompagnato dal dirigente di via Cassoli, Paolo Saltari, ha effettuato un sopralluogo presso il cantiere del nuovo ospedale, guidando la visita e presentando i lavori effettuati fino ad ora alla stampa.
All’appuntamento, c’erano anche il sindaco Tiziano Tagliani, la presidente della Provincia Marcella Zappaterra e l’assessore ai Servizi socio-sanitari Chiara Sapigni.
Un modo per fare il punto sul campo, ad un mese dalla scadenza accordata dal consorzio delle imprese coinvolte. Un termine, al quale andranno aggiunti altri due mesi per le rifiniture. “Non annuncio date – ribadisce in apertura il numero uno di Corso Giovecca -, la mia unità di misura sono i fatti”. È così che Rinaldi ha mostrato gli spazi del pronto soccorso, l’ingresso delle ambulanze, gli ambulatori a supporto del 118: ortopedico, pediatrico, oculistico e di consulenza. Le sale di emergenza dei codici rossi risultano ancora da ultimare da un punto di vista strutturale, rispetto al resto del reparto. “Dal punto di vista logistico – commenta Saltari – il pronto soccorso è ben strutturato, permettendo una accoglienza ottimale dei pazienti”. Sul ruolo di Ausl nell’opera, il direttore garantisce: “Collaboreremo con i nostri servizi tecnici e di igiene pubblica, per favorire il trasferimento dell’ospedale e pianificare quindi il recupero del vecchio Sant’Anna”.
La visita è proseguita dal pian terreno al primo piano, da radiologia a endoscopia, da emodinamica alle cliniche di day surgery (“tra le prime che andranno a regime”, prevede Rinaldi), al reparto di dialisi, fino al centro servizi, terminando alle sale di degenza.
“Tre i percorsi che stiamo seguendo – fa il punto Rinaldi -: i lavori strutturali del cantiere, l’acquisizione delle apparecchiature tecnologico-informatiche e degli arredi, su cui sono in corso le gare di appalto, e il controllo delle attività, dei percorsi clinici e delle professionalità sanitarie di cui avremo bisogno”. A riguardo, Rinaldi sottolinea “il lavoro straordinario dell’azienda nel monitoraggio dei tempi di assistenza, dal primo soccorso all’intervento, per garantire, oltre alla qualità del soccorso, anche la tempestività”.
In secondo luogo, per quanto riguarda le scorie presenti all’esterno dell’ospedale, “sono già in via di smaltimento”, ricorda il direttore. Mentre sarà tema da affrontare, dice il direttore, “prossimamente, il recupero degli spazi del Sant’Anna e la viabilità”.
Spazi ultimati, mancano gli arredi. “Arriveranno all’ultimo momento – chiarisce Rinaldi -. Per quanto riguarda le tecnologie, il piano è già predisposto e i soldi per acquisirle, 30 milioni di euro, ci sono”. Ora si sta già testando l’impianto di riscaldamento: “Gli spazi – spiega il direttore sanitario – che sono indietro rispetto al previsto, come gli spogliatoi e alcuni reparti clinici in cui mancano le finiture per inserire le tecnologie, non bloccano l’andamento del resto del cantiere: su questi – assicura Rinaldi – stiamo sollecitando un ‘commitment’ molto forte”. Mantenere gli impegni, rispettare la tabella di marcia prefissata e sollecitare un’accelerazione dei lavori. Sono i punti ribaditi più volte nel corso della visita da parte del direttore generale.

Del ‘caso Anselmo’ si sta interessando il ministro Alfano. Il Guardasigilli avrebbe ordinato un’ispezione ministeriale per chiarire i contorni della vicenda portata all’onore delle cronache dal legale conosciuto ormai in tutt’Italia per aver seguito i casi Aldrovandi, Cucchi e Uva. Fabio Anselmo, mosso da sospetti di intercettazioni abusive a suo carico, si era recato a fine agosto in procura a Ferrara per formalizzare querela contro ignoti. Preoccupato per quei sospetti, chiese un colloquio urgente con il procuratore capo Rosario Minna per segnalargli l’importanza che il fascicolo d’indagine venisse affidato quanto prima a un magistrato. Incontro che avvenne il 15 settembre nell’ufficio di Minna.
Durante quel colloquio, secondo quanto riportato dall’avvocato, il procuratore avrebbe affermato che il suo interlocutore aveva ormai  assunto “un ruolo politico… quando una persona ce l’ha con lei il fatto è abbastanza normale e ci si può difendere… ma quando ad avercela sono un gruppo di persone, queste le spezzeranno le gambe”.
Da quanto si apprende, Anselmo avrebbe segnalato il fatto (intercettazioni e colloquio in via Mentessi) alla procura generale di Bologna presso la Corte d’Appello. Questo potrebbe essere il passaggio logico che giustifica la presenza nella giornata di ieri degli uomini del ministero di Grazia e Giustizia nel capoluogo felsineo, competente in casi di questo genere.
A capo degli ispettori c’è Arcibaldo Miller, conosciuto come il “castiga-toghe”, per la sua attività di ispezione in casi eclatanti come quelli che han riguardato i magistrati De Magistris e Forleo.
Nella mattina del 29 novembre è stato sentito proprio Anselmo, dalle 10.30 alle 12. Un’ora e mezza di colloquio, “dai toni estremamente cortesi”, come sottolinea il penalista, precisando che non può parlare dei contenuti di quella discussione. L’unica cosa che si lascia sfuggire è che “si è parlato del ‘caso Anselmo’, come lo avete definito voi giornalisti”. L’avvocato avrebbe prodotto diversi documenti, tra cui anche dei file audio. Tra questi, anche la fonoregistrazione dell’udienza a porte chiuse del processo Aldrovandi bis, quando il procuratore capo Rosario Minna intervenne per sostenere il suo parere contrario a chiamare come teste la pm Mariaemanuela Guerra. “Tutti documenti – precisa Anselmo – che avevo già prodotto quando venni sentito in procura a Ferrara”.
Esulando dall’episodio odierno, Anselmo torna sul suo caso personale, ammettendo che “i fascicoli aperti sul mio caso mi lasciano perplesso. Credo che sarà inevitabile una richiesta di archiviazione. E in tal caso non vedo l’ora di avere una copia di tutti gli atti. Anche perché voglio capire cosa è successo quel 15 settembre”.
Ma il via vai negli uffici del secondo piano della procura generale non finisce qui. Dopo Anselmo, come confermano fonti giornalistiche bolognesi, sarebbe stato ascoltato proprio Minna. E nel pomeriggio avrebbero la loro comparsa in Via Ciamician anche altri magistrati tra cui la pm di Ferrara Barbara Cavallo. Non si esclude che nei prossimi giorni vengano sentiti anche altri magistrati bolognesi e ferraresi.

Il 30 novembre Ferrara e la sua provincia stanno facendo un passo verso il futuro: spento il segnale analogico alle 10, i ferraresi hanno potuto vedere i programmo sullo schermo del loro televisore unicamente attraverso il segnale digitale terrestre.
Ad oggi però, l’intera Regione è alle prese con i problemi di ricezione del Tg3 regionale, mentre numerose zone di Ferrara non ricevono i canali Mediaset, in particolare Rete 4, Canale 5 e Italia 1.

Il digì Pozzi e Locatelli alla conferenza di presentazione

Fine novembre. L’aria è quella di un guascone che nella vita calcistica ne ha combinate di tante: da promessa del vivaio dell’Atalanta e dai gol in Champion’s League nel Milan di Baggio e Savicevic, alle annate da protagonista in Serie A con le maglie di Udinese e Bologna. Ora è alla Spal e per la prima volta prova a calcare i campi della serie C.
Tomas Locatelli si dimostra subito a proprio agio davanti ai taccuini e non potrebbe essere altrimenti. “Ringrazio innanzitutto il direttore Pozzi per la fiducia e le belle parole spese nel presentarmi – esordisce il fantasista – sono qua per dare una mano alla squadra, per tornare a giocare, ma anche e soprattutto per aiutare a crescere i giovani che sono presenti in rosa. Vi posso assicurare che ho dentro l’entusiasmo di un ragazzino”.
“Mi ha affascinato l’idea della sfida. I soldi sono stati veramente l’ultimo problema. Siamo qua per un traguardo importante, che per scaramanzia non pronunciamo. Siamo d’accordo con Pozzi che se si dovesse raggiungere quel traguardo allora potremmo ragionare su altre cifre, sul principio che i sacrifici è giusto che vengano ripagati. Ma per il momento penso solo a impegnarmi per farmi trovare pronto”.
Io nasco come fantasista e quello è  il ruolo dove so che posso dare il meglio. Ma non sono certamente qua per scombinare i piani al mister, anzi. Se lui me lo chiedesse mi adatterei a giocare anche da terzino. Nel 4-4-2 credo che la mia collocazione naturale sia la seconda punta. In ogni caso il mister deve esser sereno nelle scelte e non sarà un problema saltare delle partite. Sono passati gli anni dove ero turbolento e facevo casini quando non giocavo. Vengo alla Spal conscio del mio ruolo”.

Il 30 novembre va in scena in Flash Mob in piazza Trento e Trieste contro la riforma dell’università e in difesa della scuola pubblica. Ha preso la forma dell’evento simultaneo di massa la protesta contro il ddl Gelmini. Un gruppo di circa cento persone (tra studenti, professori e personale Ata) si è ritrovato davanti al Duomo. Il Coordinamento studentesco del liceo “Ariosto” ha distribuito volantini con i motivi dell’iniziativa e ha consegnato a ognuno dei partecipanti un sacchetto per sedersi sul sagrato bagnato dalla pioggia.
Sul volto del Cavallo è stato calato uno striscione con la scritta “Libera scuola e libero futuro”. Al segnale concordato, poi, “tutti ci siamo seduti – spiegano Irina e Rosaluna del Coordinamento – per studiare simbolicamente per cinque minuti”. Nel mentre il consigliere di circoscrizione 1 Alessandro Gulinati del Gruppo Misto ha letto l’art. 9 della Costituzione che ricorda come “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Gulinati, di professione guida turistica, si è offerto poi di accompagnare gli studenti a una visita guidata “ai misteri della Cattedrale e alle lotte del popolo ferrarese”.

Sempre il 30 novembre, con il video “La Realtà Aumentata delle Emozioni Tipiche Garantite”, la Provincia di Ferrara si è aggiudicata il secondo premio nell’ambito della VI edizione del concorso nazionale “La P.A. che si vede”.
Martedì scorso, infatti, a Palazzo Vidoni a Roma, la presidente della provincia, Marcella Zappaterra, ha ricevuto il riconoscimento che premia un lavoro d’insieme fatto tra Provincia, Camera di Commercio e associazioni di categoria di Ferrara, in collaborazione con Emanuele Borasio di G-Maps ed all’interno del progetto regionale Spinner promosso dall’Università di Ferrara, che ha avuto come protagonista principale il giovane Stefano Munerato.
Un lavoro che, come recita la motivazione del premio, ha visto, “il coinvolgimento, sin dalla fase di strategia per l’implementazione del servizio, di diverse amministrazioni locali, così come l’attenzione per il monitoraggio dei feedback degli utenti che scaricano ed utilizzano l’applicazione”, a dimostrazione di una stretta collaborazione tra pubblico e privato.
Il video, scelto tra gli oltre 200 filmati provenienti da 129 amministrazioni pubbliche diverse, promuove la Realtà Aumentata, l’innovativa applicazione per i cellulari di nuova generazione creata nell’ambito della ormai famosa campagna per promuovere il turismo ferrarese attraverso le emozioni che esso è in grado di produrre.
Con questo applicativo gli utenti potranno, così, scoprire la posizione delle strutture della Vetrina delle Emozioni, dove potranno godere di sconti ed agevolazioni. Uno strumento fortemente all’avanguardia, l’ultimo in ordine di tempo tra quelli in cui si declina tale progetto di comunicazione. La giuria ha quindi scelto di premiare la capacità dell’ente, in grado di “proporre una serie di servizi informativi che promettono ritorni interessanti per il tessuto economico e turistico”.
Grande soddisfazione è stata espressa da tutti i soggetti coinvolti in questo progetto, per un riconoscimento che premia il lavoro d’insieme e la forte unità d’intenti mostrata tra enti pubblici ed operatori turistici privati, nell’ambito della campagna promozionale ETG.

Ferrara come Milano, Torino, Bologna, Roma, Cagliari, Palermo. Dalla sera del 1° dicembre gli studenti universitari hanno occupato la facoltà di Architettura. Sacchi a pelo, pellicole di Monicelli e la voglia di continuare a presidiare via Ghiara fino al 9 dicembre, quando il ddl Gelmini verrà discusso al Senato.
Tutto è iniziato nel tardo pomeriggio, alle 18, nel corso di un’affollata assemblea in aula magna, con circa 500 studenti che hanno deciso di seguire l’esempio dei colleghi di mezza Italia e hanno votato a maggioranza per alzata di mano l’occupazione della facoltà di Architettura.
All’interno della struttura sono rimaste circa 200 persone provenienti da varie facoltà con tutto il necessario per prolungare a partire da oggi la protesta.
Mentre quasi in contemporanea spuntava su Facebook il gruppo “Ferrara Architettura Occupata”, gli studenti del Rua e dell’ateneo hanno preparato un maxi schermo per la proiezione di film del regista appena scomparso Mario Monicelli. Prima di godersi la pellicola sono stati organizzati i prossimi passi.
“Gli spazi occupati verranno utilizzati per discutere insieme della situazione in cui versa l’università – spiega il comunicato diffuso dagli universitari – e per elaborare iniziative di sensibilizzazione all’interno dello stesso ateneo e dell’intera città di Ferrara”.
“Coloro che sono riuniti qui – tengono a specificare gli occupanti rispondendo indirettamente alle critiche piovute dal governo – non sono studenti ‘fuoricorso dei centri sociali’, ma cittadini stanchi di vedere calpestato il proprio diritto ad un futuro. Il problema non è solo il ddl Gemini. Il problema è che l’istruzione e la cultura dovrebbero e devono diventare una delle priorità fondamentali del prossimo governo, di qualunque colore esso sia. Noi abbiamo il dovere e il diritto di fare in modo che questo accada”.
In che modo? “Vogliamo e pretendiamo un progetto di riforma partecipato e condiviso da tutte le parti sociali e politiche, che sia in grado di dare una prospettiva a noi giovani. Questa non è un’occupazione fine a se stessa ma con degli obiettivi ben definiti”. E gli obiettivi vengono sciorinati, come ormai consuetudine, a la ‘Vieni via con me’: “Occupiamo perché avere una cultura è una nostra priorità. Occupiamo perché solo con la cultura siamo cittadini consapevoli. Occupiamo perché diritto allo studio significa diritto al futuro. Occupiamo perché questo futuro non è più garantito. Occupiamo perché crediamo nell’università. Occupiamo l’università perché siamo noi che la viviamo. Occupiamo per informarci ed informare. Occupiamo perché questa libertà d’informazione è minacciata. Occupiamo perché siamo convinti di non ostacolare la didattica ma di difenderla. Occupiamo perché ci aspettiamo una riforma giusta. Sarebbe bello non dover occupare. Sarebbe bello non doversi imporre per essere ascoltati. Sarebbe bello, ma non è così. Quindi occupiamo”.
Il comunicato termina con l’organizzazione dei lavori, che è stata strutturata attorno a tre gruppi. Due di essi si sono occupati di proporre iniziative e attività di sensibilizzazione rispettivamente a studenti e a cittadini. Proposte che sono state poi votate in assemblea. Il terzo gruppo ha preparato, durante la notte, un’analisi del ddl Gelmini e dei tagli previsti dalla finanziaria 2007, che verrà presentata questa mattina, alle 10, durante un’assemblea aperta a tutti: studenti, docenti e cittadini.

Il 2 dicembre il ‘Cold case’ Galleria Matteotti è stato risolto. Usando come termine di riferimento i vecchi casi irrisolti che hanno fatto il successo della serie televisiva americana conosciuta da molti per essere nel palinsesto di Rai Due da diversi anni, l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Ferrara Aldo Modonesi chiude ufficialmente in conferenza stampa una vicenda che si trascina dalla fine del 2003.
Per la ristrutturazione della galleria che ha caratterizzato per decenni la presenza della Upim e ora di Mc Donald’s è stato infatti trovato un accordo tra l’amministrazione di piazza Municipale e la ‘controparte’ privata, ovvero tre condomini (Matteotti, Don Minzoni e Palazzo Duomo) e una banca, la Bnl.
“Il percorso – spiega Modonesi – ha portato a due conclusioni positive: la prima riguarda l’accordo tra pubblico e privato, sfociato nella convenzione; il secondo, l’arrivare ad una riqualificazione complessiva di quella che possiamo definire una grande piazza coperta, necessaria per rivitalizzare la funzione commerciale, turistica e di fruizione quotidiana di questa parte del centro storico”.
Alla convenzione hanno contribuito 5 firmatari, come anticipato, e il costo complessivo del progetto è stimato in 1 milione di euro.
Di questo totale, 550mila euro saranno sovvenzionati dalle casse comunali, gli altri sono a carico diretto dei condomini o riguardano appalti cui ha provveduto il Comune stesso.
A spiegare come verrà condotto e quali strutture interesserà l’intervento ci pensa l’architetto Angela Ghiglione. Dopo aver ricordato che la parte centrale della struttura risale a metà anni ’50 e fu opera dell’architetto Piacentini, l’architetto comunale sottolinea come “con il passare del tempo la struttura assume valore testimoniale, e le opere di restauro, ristrutturazione ripristino verranno fatte mantenendo le caratteristiche originali”.
Vediamo gli interventi nel dettaglio. Verrà ristrutturata la copertura del corpo centrale della galleria (220 mq). Verrà rifatta la pavimentazione: un ripristino non è stato possibile perché lo stato attuale dell’opera non lo permette, anche se la Ghiglione sottolinea come “si ricostituirà l’effetto cromatico secondo il disegno originale”. A questi primi due interventi del valore di 528mila euro parteciperanno congiuntamente Comune e condomini in proporzione 75-25.
Il Comune provvederà poi al ripristino completo dell’apparato elettrico: verranno comunque recuperati i corpi illuminanti originali, mentre ovviamente l’impianto elettrico verrà rifatto secondo in maniera da rispondere alle normative vigenti.
Infine, tutte le altre opere (pulizia, recupero soffitti e pareti etc.) saranno a carico dei proprietari, sotto la supervisione di un direttore dei lavori scelto da loro ma che lavorerà comunque in coordinazione con le strutture comunali.
I lavori inizieranno nella primavera del 2011, ed inizieranno dall’alto verso il basso: primo step, dunque, il ripristino dei soffitti e dei blocchi in vetrocemento che permettono il passaggio della luce del giorno.
Da prospetto attuale, il termine del ripristino è preventivato entro la fine dell’anno prossimo.

Una scala. Un elmetto. Guanti, cintura di sicurezza, qualche fune ed una piccola ascia. Non sono molti gli strumenti necessari al lavoro di un vigile del fuoco, ma esposti in duomo, il 4 dicembre, tra le varie suppellettili necessarie ad un pompiere era appeso ma non visibile lo strumento fondamentale: il coraggio. Quello che non mancava a tutti  rappresentanti delle forze dell’ordine presenti in blocco ieri mattina per la celebrazione di Santa Barbara che, per la prima volta, ha visto festeggiare in maniera congiunta la ricorrenza vigili del fuoco di Ferrara e la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Porto Garibaldi, guidate rispettivamente dai comandanti Guglielmo Guglielmi e Sebastiano Carta.
Puntualissima alle 10.45, da cerimoniale, la deposizione al suono del ‘Silenzio’ della corona in onore dei caduti in mare e in servizio all’interno della Torre della Vittoria, che ha visto bardai con la fascia di rappresentanza, tra gli altri, il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, il collega di Comacchio Paolo Carli, il prefetto Delfina Raimondo, il vicepresidente della provincia Massimiliano Fiorillo.
Tanti i rappresentanti dello Stato e della città, come detto, presenti: dal comandante della Guardia di Finanza provinciale Fulvio Bernabei al maggiore Gainelli e ai colonnelli Labianco e Bartemucci dei Carabinieri, ai rappresentanti della Polizia locale e Aeronautica al presidente della Camera di Commercio di Ferrara Carlo Alberto Roncarati, giusto per citarne alcuni.
E oltre ad ex marinai in forza all’Anmi (Associazione Nazionale Marinai d’Italia) e pompieri dell’Anfvc  (Associazione Nazionale Vigili del Fuoco in Congedo) con i loro stendardi e numerosissime crocerossine, molta gente comune che quotidianamente si interfaccia con le forze dell’ordine ha seguito la cerimonia della deposizione della corona prima e la messa in duomo poi.
In duomo, prima delle parole dell’Arcivescovo Rabitti, l’intervento di una rappresentante della Guardia Costiera che si è soffermata sulla figura di Santa Barbara, rappresentante da sempre per gli uomini di mare e per i vigili del fuoco esempio di tenacia, coraggio e fortitudine ma soprattutto di saldezza nel rispetto delle proprie scelte spesso fino alle estreme conseguenze.

Avvisi di garanzia recapitati a Ferrara per la vicenda Vegagest-Santa Monica. È quanto riportavail 4 dicembre l’inserto Plus24 del “Sole 24 ore”, che sotto il titolo di “Caso Vegagest alla stretta” è tornato a parlare dell’inchiesta milanese sui fondi immobiliare di Segrate.
L’articolo accenna – con riferimento alla zona geografica di Milano – a “perquisizioni a tappeto, banchieri indagati, fideiussioni di dubbia esigibilità” e di un fondo, quello Vegagest, “in apnea finanziaria”. Con il corollario finale di decine di famiglie che hanno investito i propri risparmi nella casa dei loro sogni, di cui al momento però è visibile solo lo scheletro.
Il fascicolo in mano al pm Gaetano Ruta, di cui abbiamo dato notizia lo scorso 1 novembre, si sarebbe infatti riempito anche di ordini di perquisizioni che sono state eseguite la scorsa settimana negli uffici della Industria delle costruzioni spa e nelle abitazioni private dei fratelli Siano, costruttori campani con base su Cernusco sul Naviglio. Sono loro che dovevano realizzare a Santa Monica un maxi progetto di edilizia residenziale per centinaia di famiglie e giovani coppie che grazie a una convenzione firmata nel 2005 dall’amministrazione comunale di Segrate con Vegagest sgr, società di gestione del risparmio di cui la Cassa di Risparmio di Ferrara è azionista di riferimento con oltre il 30% delle quote.
Dalla vicenda si era occupata anche Rai News24, ai microfoni l’attuale presidente Carife Sergio Lenzi

Il caso Aldrovandi torna in tv. A parlarne, nella serata del 6 dicembre, sarà lo scrittore Carlo Lucarelli, che nei mesi scorsi aveva inviato una troupe a Ferrara per svolgere alcune interviste ai protagonisti della vicenda. La storia di Federico, insieme a quella di Stefano Cucchi, è stata la protagonista della puntata “Nelle mani dello Stato”, che ha inaugurato su RaiTre il nuovo filone televisivo condotto dall’autore bolognese, “Lucarelliracconta”

7 dicembre. Presentata in Regione senza alcuna modifica. È la delibera sperimentale sulle aperture domenicali: ora l’amministrazione comunale attende l’ok dalla giunta regionale. Nessuna obiezione prevista: Bologna aveva già seguito le procedure di rito non avanzando emendamenti, poiché riteneva sufficiente la concertazione svolta a Ferrara. Nonostante non fosse stato raggiunto l’accordo con Cgil, Ascom e Federconsumatori.
Cgil conferma il lungo tentativo di concertazione, ma non risparmia critiche alle modalità secondo cui la questione è stata affrontata: “È vero che la discussione su questo tema è stata prolungata, anche se si potrebbe obiettare che solo da fine settembre abbiamo potuto discutere sulla base di una proposta chiaramente definita”.
Inoltre, in merito al modus operandi, il sindacato di Piazza Verdi non approva che “non sia mai accaduto – sostiene – di avere intorno allo stesso tavolo contemporaneamente tutti i soggetti titolari della concertazione”.
Le critiche sono avanzate dal segretario generale Cgil, Giuliano Guietti, insieme al segretario generale Filcams-Cgil, Davide Fiorini. Ricordano come nella fase di iniziale applicazione, questa normativa fu oggetto a livello regionale di una “faticosa mediazione con le organizzazioni sindacali di categoria, che portò a prevedere – sottolineano i sindacalisti -, tra l’altro, che il riconoscimento della città d’arte avvenisse, nelle città capoluogo della Regione, solo per la parte relativa ai centri storici”.
Una previsione che sarebbe stata dimenticata, secondo il sindacato, alla luce della scelta fatta dal Comune di Ferrara, ma anche della rinuncia, da parte della giunta regionale, “ad esercitare il ruolo che le spetterebbe”, sostengono i numeri uno di Piazza Verdi, “alterando di fatto quegli accordi, che potevano certo essere ridiscussi, ma allo stesso livello al quale erano stati definiti”.
Pertanto, per Cgil, nei prossimi anni “si aprirà una rincorsa e una competizione tra le diverse realtà territoriali della nostra Regione”, dalla quale “nessuno avrà da guadagnare – sostengono Guietti e Fiorini -, tanto meno Ferrara”.
Palazzo Municipale ribadisce il carattere sperimentale della delibera e assicura che a fine 2011 si trarrà un bilancio dell’esperienza insieme a tutti i soggetti coinvolti – sindacati, associazioni e grande distribuzione. “A questo punto – commentano da Cgil – ci auguriamo che almeno la scelta fatta per il 2011 sia davvero sperimentale e che le verifiche dei suoi esiti siano trasparenti e rigorose”.
Questa delibera, che scadrà il 31 dicembre 2011, permetterà alla grande distribuzione organizzata di aprire per 23 domeniche secondo un calendario prefissato, da settembre a novembre, grazie al riconoscimento di ‘città d’arte e turismo’ esteso oltre il perimetro del centro storico.
Le aperture previste sono per il 2 e 6 gennaio, 17 aprile, 8 e 29 maggio, 10 luglio, 21 e 28 agosto, 4, 11, 18 e 25 settembre, 16 e 30 ottobre, 6, 13, 20 e 27 novembre e i festivi di dicembre, tranne il giorno di Natale e Santo Stefano.

La protesta anti-Gelmini non è finita. Dopo l’occupazione della facoltà di Architettura, gli studenti dell’ateneo di Ferrara e dello studentato Giovecca, in collaborazione con gli studenti del Rua-UdU, hano esposto il 7 dicembre nel prospetto dello studentato Giovecca delle forbici lunghe oltre due metri, “per protestare – spiegano -contro i tagli al diritto allo studio, che provocherà già da quest’anno, ma progressivamente nei prossimi anni un’esponenziale riduzione delle borse di studio, quindi meno studenti avranno la possibilità di poter proseguire i propri studi universitari”.
“Gli studenti sono tutti uguali, italiani e stranieri, del Sud e del Nord, residenti o non residenti – incalzano i manifestanti -. Contro qualsiasi discriminazione degli  studenti, contro le proposte della Lega Nord di avvantaggiare gli studenti residenti nelle regioni del Nord, contro il tentativo della Gelmini di riservare la quota del 10% delle borse agli studenti iscritti nella regione di residenza”.

Le forbici simboleggiano per i promotori dell’iniziativa anche i tagli al Fondo di finanziamento ordinario agli atenei, “dove vedremo un taglio radicale di corsi di studio come già avvenuto quest’anno, rappresentano oltretutto il taglio che il governo ha fatto con la finanziaria del 2008 da cui è nato il ddl 1905 (Gelmini), altro motivo per cui diciamo che le riforme non si disegnano sui tagli ma sugli investimenti per avere ricadute economiche di lungo periodo”.
Le forbici rimarranno esposte con l’obiettivo di “sensibilizzare la cittadinanza per avvicinarli al disagio che viviamo noi studenti”.

Il 9 dicembre i segretari della funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil hanno firmato il ricorso d’urgenza contro la Provincia di Ferrara per presunto comportamento antisindacale: il documento sarà inoltrato al tribunale dai legali rappresentanti delle rispettive confederazioni e ciò implicherà la convocazione, da parte del giudice del lavoro, di un’udienza entro tre settimane.
È la prima volta che l’ente provinciale è trascinato in tribunale dai sindacati. La rottura definitiva delle trattative è avvenuta martedì mattina, nel corso dell’incontro convocato in merito alle trattative sulla riorganizzazione del personale della Provincia.
Le organizzazioni sindacali sostengono sia stato violato l’articolo 28 dello statuto dei lavoratori, ovvero i doveri dell’ente provinciale in tema di concertazione (i sindacati non sarebbero stati coinvolti in merito alla riorganizzazione dei Centri per l’impiego, una operazione che implica un ridimensionamento di uffici e trasferimenti) e di contrattazione. Cgil, Cisl e Uil contestano inoltre la delibera sulla modifica degli orari e delle posizioni organizzative, che prevede una riduzione del fondo di salario accessorio di 200mila euro in meno rispetto al 2007.
Alla luce di questo dato, ricordato da Cristiano Zagatti (Cgil), la presidente della Provincia Marcella Zappaterra prende la parola evidenziando un’altra cifra rilevante: “In questi ultimi anni la spesa complessiva per il personale è aumentata di 2 milioni di euro, da 16 a 18 milioni”.
Dal Castello, l’amministratrice che ha guidato le trattative fa il punto della vicenda e ribadisce innanzitutto che, durante il percorso che ha portato alla approvazione degli atti oggetto della controversia, “la Provincia ha avviato con le organizzazioni sindacali tutti i sistemi di relazione ampiamente garantisti previsti dai contratti integrativi sottoscritti prima del decreto Brunetta”. Ciò nonostante “linee interpretative ministeriali che hanno affermato la immediata applicabilità delle disposizioni del decreto (D.Lgs. 150/2009)”.
La decisione di seguire tale linea era stata fatta “pur avendo adottato gli atti – ricorda Zappaterra – dopo l’entrata in vigore di questa normativa (decreto Brunetta, ndr) che, come è ben noto, ha ridotto in modo assai sensibile gli istituti che regolano le relazioni tra datore di lavoro pubblico e organizzazioni sindacali, soprattutto in merito alle tematiche inerenti proprio l’organizzazione dell’ente, che sono attribuite ai dirigenti in toto e che prevedono solo l’obbligo di informazione successiva ai sindacati”.
La presidente della Provincia si sofferma sulle modalità in cui la trattativa è stata portata avanti ma anche su un altro punto della vertenza: “Dopo la interruzione delle relazioni sindacali – fa sapere -, comunicata all’amministrazione nel mese di ottobre, sono intercorse diverse trattative informali tra l’amministrazione e le organizzazioni sindacali che hanno portato le parti a sedersi nuovamente al tavolo lo scorso 7 dicembre, per valutare la possibilità di addivenire ad un accordo. In questa occasione – riferisce Zappaterra – la negoziazione, peraltro giunta ad un livello di dettaglio e di condivisione assai ampio, si è nuovamente interrotta per volontà delle organizzazioni sindacali”.
Sarebbero due gli aspetti che avrebbero condotto Cgil, Cisl e Uil a scegliere le vie legali, sostiene la presidente: “Non hanno accettato la disponibilità dell’amministrazione ad integrare per gli anni 2010 e 2011 i fondi per il salario accessorio per un importo di 60mila euro, rispetto alle risorse economiche previste originariamente, restando irremovibili – riferisce Zappaterra – sulla loro richiesta di vedere invece confermate le risorse previste per l’anno 2009, che avrebbero imposto all’amministrazione provinciale una spesa di 84mila euro, ulteriormente aumentata di un importo di 24mila euro”.
Il secondo aspetto che avrebbe innescato lo strappo riguarda invece, secondo la leader della Provincia, “la richiesta delle organizzazioni sindacali di ripristinare retroattivamente il trattamento alle 8 posizioni organizzative (ex Uopc) cessate dall’incarico dal 1 ottobre 2010, a seguito dell’intervento di riorganizzazione”. In merito a tale questione, “l’amministrazione – sostiene Zappaterra – non ha potuto far altro che rendersi indisponibile, sia per ragioni giuridiche (la assoluta impossibilità di attribuire trattamenti economici legati a funzioni e responsabilità non più affidate né esercitate dal personale in questione), sia – aggiunge la presidente – per ragioni connesse alla necessità di dare piena efficacia alla nuova struttura organizzativa che, in caso contrario, sarebbe stata messa in discussione nelle sue motivazioni essenziali”.

“Dal 9 dicembre Azienda Usl e Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara parleranno lo stesso linguaggio”. Con queste parole Paolo Saltari, direttore generale dell’Azienda Usl di Ferrara,  ha presentato alla stampa il Cup Unico Provinciale.
Da giovedì 9 dicembre, infatti, sarà possibile prenotare visite ed esami in tutti i punti Cup della provincia (Sportelli Cup Azienda Usl e Azienda Ospedaliera e farmacie).
Non si tratta di una semplice sostituzione del “vecchio” Cup, bensì l’unificazione dei due Cup con un nuovo sistema unificato che permette la visibilità di tutta l’offerta assistenziale di entrambe le Aziende Sanitarie. Con il Cup Unico Provinciale viene resa operativa anche l’Anagrafe Provinciale Centralizzata, in grado di migliorare la procedura di identificazione dei pazienti.
“Il Cup Unico Provinciale – afferma Sandro Guerra, componente del tavolo di lavoro per la realizzazione del progetto e referente aziendale per i tempi d’attesa – rappresenta un’occasione unica per aumentare l’efficienza complessiva del sistema, in grado di gestire sia le prestazioni programmabili (prime visite e urgenze differibili) sia quelle programmate (controlli)”.  I percorsi di garanzia, dal 9 dicembre, possono essere gestiti sia dalle Aziende Sanitarie che dalle farmacie, assicurando così una maggiore equità. Oggi, infatti, l’unica soluzione per concretizzare i percorsi di garanzia era il recall degli utenti.
“Il nuovo sistema – conclude Guerra – dovrebbe migliorare la situazione dei tempi d’attesa”.

“La porta riparte”. Un titolo emblematico per l’inaugurazione della Porta degli Angeli, che nella mattinata dell’11 dicembre ha animato i Rampari di Belfiore. Nell’affascinante cornice delle mura ferraresi, parte da questo weekend un nuovo modo di vivere l’arte, la cultura e la produzione artistica della città: il “Progetto Porta degli Angeli”.
Il progetto prende vita da una sinergia tra la Circoscrizione Centro e l’assessorato alla Cultura del Comune di Ferrara. Dopo il restauro ad opera dell’amministrazione comunale della torre di avvistamento quattrocentesca, baluardo di difesa della città estense, la Circoscrizione 1 ha indetto un bando di concorso per la gestione diretta, da parte di associazioni culturali ferraresi, della struttura.
Il bando ha premiato sei associazioni (Arch’è; Cantiere delle Idee Chiare e Sfuse; Ferrara Video&Arte; St.Art. 47; Stile Italico e Yoruba: diffusione arte contemporanea), ciascuna con una mission precisa, in un connubio di idee che con la loro complementarietà arricchiranno l’offerta culturale ferrarese, soprattutto rivolta ai giovani ed agli artisti.

Ha debuttato nella sera dell’11 dicembre con un sold out il tour dei Sonohra: ad assistere a tale evento è stato il pubblico del Teatro Nuovo, che ha assistito in anteprima nazionale lo spettacolo ”A Place For Us Tour”, che ha proposto ai fans del duo veronese ‘There’s a place for us’, colonna sonora del film de ‘Le Cronache di Narnia 3 – Il viaggio del veliero’, a breve nelle sale italiane, oltre ad alcuni successi del gruppo rivisitati in chiave inglese.

Novantamila euro in meno, novantamila euro che per una scuola professionale dove l’attività ‘sul campo’ è indispensabile ma ha dei costi notevoli, sono una delle ragioni – se non la principale – che ha spinto gli studenti dell’Ipsar Orio Vergani di Ferrara a seguire la scia tracciata da altri istituti scolastici del territorio: dopo il liceo Ariosto e l’Iti Copernico-Careggiani di Ferrara ed il liceo Cevolani di Cento, ecco anche la protesta, civilissima ma decisa, degli aspiranti chef dell’istituto alberghiero cittadino, che dura da giovedì 9 dicembre.
L’occupazione, che ha riguardato poco meno di mille studenti, è stata basata su confronti democratici che hanno come scopo ultimo l’evidenziare dove e quali sono le lacune dovute ai tagli, ottimizzare le risorse (pochissime, frutto dei tagli dal 2008 ad oggi, cui si sono aggiunti per ultimo gli effetti della riforma Gelmini) messe a disposizione dello Stato, ed anche – tasto più dolente – interrogarsi sul futuro a breve e medio termine.

Un muro di cartoni da diverse decine di metri. È stato costruito nel giro di pochi minuti, poco prima delle 17 del 24 dicembre, a partire dalla Torre dell’orologio fino alla Cattedrale. La Roccaforte della Cultura si è fatta spazio così, cartone dopo cartone, “per rappresentare – spiegano gli universitari ferraresi, sostenuti dal sindacato Rete Universitaria Attiva di Ferrara – la cultura e il futuro che gli studenti vogliono costruire”.
Questa è solo una delle diverse installazioni artistiche che gli universitari ferraresi hanno ideato nei giorni scorsi durante l’occupazione di Architettura. Nel frattempo Dario Alba, coordinatore Rua, insieme ad altri referenti della mobilitazione, spiegava alla piazza i motivi della protesta contro la riforma Gelmini e i tagli all’università. Altri recitavano invece testi tratti dalla letteratura italiana di ogni tempo, “per celebrare l’importanza che l’istruzione ricopre all’interno della vita umana”.
A poche ore dal respingimento in Parlamento della mozione di sfiducia presentata da Fli, Udc e Api, Ferrara è scesa in piazza per aderire ad una mobilitazione nazionale: e davanti ai portici della Galleria Matteotti non c’erano solo i rappresentanti del mondo della ricerca e dell’istruzione, ma anche gli aderenti ad una seconda manifestazione indetta da Anpi, Cittadini del mondo, Coordinamento ‘Ariosto’, Coordinamento istruzione pubblica, Fiom-Cgil, Flc-Cgil, Fp-Cgil, Usb Scuola, insieme a Federazione della sinistra, Sinistra aperta, Sinistra ecologia e libertà. Assistendo alla diretta dal Parlamento, i partecipanti hanno piantato una decina di tende nei pressi del listone: ‘Non ci resta che la tenda’, questo lo slogan che hanno lanciato i manifestanti, che si sono rivolti a tutte le realtà sociali, “per richiedere programmi efficaci e risorse per lo sviluppo del paese, per la scuola, per l’università, per la ricerca, per il lavoro e i servizi pubblici, per gli ammortizzatori sociali, per un salario equo, per la difesa della Contrattazione Nazionale, per una legge sulla democrazia e rappresentanza, per il reddito di cittadinanza”.
I promotori di questa seconda manifestazione hanno spiegato: “Il 14 dicembre auspichiamo diventi il giorno della democrazia vera, quella – hanno dichiarato – costruita dalla guerra di resistenza e non il simulacro con il quale il governo copre e giustifica l’ingiustizia”.

Noto professionista ferrarese arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Rimini yacht”, sorta dopo il crac della società dell’armatore bolognese Giulio Lolli (introvabile da mesi). Dopo il primo fascicolo aperto presso la procura di Rimini per appropriazione indebita e truffa, un secondo se n’è aggiunto grazie all’attività della procura di Bologna, incentrata sull’ipotesi di corruzione di alcuni militari delle Fiamme gialle di Bologna.
Proprio quattro figurano tra le sei persone state arrestate tra lunedì e ieri dagli inquirenti sulla base di un’ordinanza del gip Pasquale Gianniti su richiesta del pm Antonella Scandellari.
In manette, insieme al ragioniere Alberto Carati e ai quattro militari che nel 2009 svolsero una verifica fiscale sulla società, figura anche il commercialista ferrarese Giorgio Baruffa, 60 anni, consulente della “Rimini yacht”.
I sei si trovano ora ai domiciliari con l’accusa di corruzione finalizzata alla rivelazione di segreto d’ufficio. Secondo la procura, la verifica fiscale non solo fu pilotata, ma fu uno stratagemma escogitato da Lolli con la mediazione dell’ex generale della Gdf Angelo Cardile (che si è suicidato l’1 luglio durante una perquisizione per questa vicenda): una verifica positiva avrebbe spalancato le porte, secondo gli inquirenti, a una certificazione di una situazione finanziaria buona, mentre invece la società era in crisi.

Se la giornata politica del 14 dicembre vedeva ovviamente come tema centrale la fiducia al Governo, un altro episodio legato alla politica – ma che di contenuti politici ha ben poco – ha connotato la giornata nella Capitale. Nell’occhio del ciclone è entrato il senatore ferrarese Alberto Balboni del Pdl, lo scenario è la riunione congiunta delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato di ieri. Il finale, è un parapiglia con una persona finita in infermeria. 
La causa scatenante pare essere stato il gesto di Enzo Bianco, senatore Pd, che ha levato il microfono al presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli, che stava accingendosi a dichiarare inammissibili alcuni emendamenti, sostenendo che la riunione era terminata e le sue dichiarazioni erano fuori tempo massimo.
Passo successivo l’entrata in scena del pidiellino Franco Mugnai, che ha ripreso con decisione il microfono dalle mani di Bianco. E a questo punto, a sostegno di Mugnani, pare sia entrato in gioco Balboni. Parte un parapiglia e, stando alle dichiarazioni che hanno fatto il giro dei mass media e del web di alcuni senatori del Pd, Balboni avrebbe sferrato due pugni a Bianco (anche se la versione parallela parla di uno spintone), finito successivamente in infermeria con un’escoriazione al labbro e una contusione allo zigomo. E, stando alle prime informazioni Bianco, scosso dall’accaduto, si sarebbe sottoposto precauzionalmente a un elettrocardiogramma. 
Ma gli ‘scontri’ non si sono fermati a questo punto: sarebbero continuati tra diversi senatori anche davanti all’infermeria.

E mentre a metà mese tutta la provincia viene investita da un rigidissimo abbassamento delle temperature e toccata dalla neve, il 16 dicembre la nevicata ha creato disagi non solo per chi è dovuto uscire a piedi, sulle due ruote o in macchina: in cinque comuni del Basso Ferrarese sono state infatti sospese le lezioni. Per l’esattezza, la giornata di vacanza supplementare è toccata agli alunni di Comacchio, Codigoro, Mesola, Goro e Lagosanto.

Si contano 245 arresti, 713 denunce, 27.775 persone identificate. È tempo di bilanci anche in questura: a metà dicembre il questore Salvatore Longo, insieme ai vertici della polizia di stato di Ferrara, ha presentato il resoconto delle attività svolte nell’ultimo anno. “Nonostante i tagli alle risorse – ha esordito il numero uno della questura -, dimostriamo che siamo abituati a lavorare: i dati sono positivi, i reati sono diminuiti. Questo grazie alla professionalità e all’attaccamento al lavoro dimostrati dai nostri uomini. E i cittadini – ha fatto sapere il questore –, sempre più frequentemente, ci inviano messaggi di gratitudine: non tanto per l’attività di prevenzione, che è la nostra principale vocazione, quanto soprattutto per le attività di soccorso”.
Dall’ufficio ordine pubblico, emerge il dato relativo ai servizi di sicurezza attuati durante le manifestazioni. Sarebbero infatti tra i servizi che risultano in aumento: “Sono state manifestazioni organizzate soprattutto da giovani – ha ricordato Longo -, che fortunatamente non hanno presentato episodi di violenza. Ciò che ribadisco in questi casi – ha evidenziato il questore -, è che il nostro ruolo non vuole essere di contraddittore, bensì di garante sia del diritto di manifestare, come di non farlo”.
Alla conferenza era presente anche l’ispettore capo Luciano Fantini, della polizia ferroviaria: 49 le infrazioni accertate al regolamento Polfer, 465 i treni scortati, 742 servizi di vigilanza scalo. “Operiamo – ha riferito l’ispettore capo – in rapporto diretto con tanti giovani studenti, e interveniamo sui treni. Abbiamo poche risorse, ma l’impegno è massimo”.
Sono invece stati 280, i servizi di ‘vigilanza automontata’ della Postale, 6 invece le conferenze che hanno tenuto gli agenti presso istituti scolastici: “Sono aumentati i reati in materia di stalking – spiega il referente – perchè ora sono rilevati, mentre prima rientravano in minacce aggravate. Stesso discorso, per le minacce tra vicini, che prima non segnalavamo come tali perché non esisteva una normativa in merito”. Dall’Anticrimine fanno sapere che sono 28 gli ammonimenti scattati a seguito di denuncia.
Crescono i casi di diffamazione e ingiurie attraverso blog e social network come Facebook, fanno sapere, “soprattutto tra adulti”. Sul tema, la Postale fa sapere che hanno svolto “incontri nelle scuole, richiesti in qualche caso dalla consulta degli studenti: i giovani chiedono legalità – hanno riferito nel corso della conferenza stampa -, anche in tema di stupefacenti: ciò si traduce in richieste di controlli davanti alle scuole e in approfondimenti in sede scolastica”.
La polizia stradale “si autocelebra da sola – ha dichiarato Longo -, insieme alla polizia postale e ferroviaria: l’impegno costante degli uomini di polizia è ciò emerge dai dati”.
Sono saliti i servizi delle pattuglie della Stradale: 2.673 nell’ultimo anno, 36 servizi in più rispetto al 2009. Di questi, la maggior parte, precisamente 2.223, sarebbero di vigilanza. Ben 13.892 le persone controllate con etilometro o precursori. Salgono anche i casi di infrazioni accertate: l’eccesso di velocità è la violazione maggiormente contestata. Purtroppo la Stradale registra anche un aumento degli incidenti mortali rilevati – da 1 a 6 (8 le persone decedute) -, su un totale di 296 sinistri. 210 le persone ferite, mentre 181 erano nel 2009. Altro dato negativo sono gli incidenti con fuga ed omissione di soccorso: sarebbero 7 nel corso del 2010, mentre l’anno scorso non ne emergevano.
“Il numero elevato di infrazioni contestate – ha commentato il comandante Giorgio Bacilieri – conferma il nostro impegno costante, anche se siamo messi a dura prova. Grazie alla chiusura dei distaccamenti e alle tecnologie, possiamo però sopperire alla riduzione delle risorse”.
È stata anche l’occasione per fare il punto sui numeri della centrale operativa: 12.332 le chiamate al 113, 3.256 gli interventi effettuati dalle volanti. Molto attivo risulta anchen il poliziotto di quartiere: 5.936 i contatti presi, a fronte di 560 segnalazioni ricevute e 547 risolte direttamente. Il poliziotto di quartiere ha svolto anche numerosi incontri con la cittadinanze, nelle scuole, nei centri sociali, nelle circoscrizioni e con la Municipale e i colleghi dell’Arma, per un totale di 102 appuntamenti.
L’impegno della squadra mobile emerge dal numero di sequestri: si registrano 16.600 euro di proventi da spaccio, 1.485 grammi di cannabis, 14.380 grammi di cocaina e 2.800 grammi di eroina.
Sono 27mila gli stranieri regolari nel territorio provinciale, 12.837 i permessi di soggiorno rilasciati e 75 le richieste di protezione internazionale. A fronte di 385 ordini del questore, 14 provvedimenti di intimazione a lasciare il territorio nazionale, 470 espulsioni amministrative, 47 persone accompagnate ai centri di identificazione ed espulsione e 53 accompagnamenti coatti effettuati. “Le espulsioni di irregolari – ha commentato il questore – risultano più o meno uguali rispetto al 2008, ma sono aumentate in confronto all’anno scorso, poichè è stato applicato un provvedimento di regolarizzazione, che ha bloccato le procedure di allontanamento coatto. Ora – ha fatto sapere Longo – tentiamo di allontanare immediatamente i clandestini che si trovano in carcere, per evitare che tale provvedimento resti solo lettera morta”.
Si contano 73 rimparti con foglio di via obbligatorio, 34 gli avvisi orali dalla divisione anticrimine. Per quanto riguarda l’attività della polizia amministrativa, la questura registra 7.106 passaporti rilasciati e 440 rinnovati. Le licenze di caccia concesse sono 1.039.
L’ufficio minori riferisce 250 segnalazioni di minori all’autorità giudiziaria, mentre 35 sono gli incontri informativi effettuati ad esempio nelle scuole.
“Una valutazione assolutamente positiva del nostro operato – ha riferito Longo – è arrivata dal capo della polizia, Antonio Manganelli, che ho incontrato ieri. Il mio auspicio è di continuare a lavorare qui con lo stesso entusiasmo del primo giorno di attività. La riduzione delle risorse ci ha costretto a un’ottimizzazione svolta con grande sacrificio e disponibilità da tutto il personale, ricorrendo allo straordinario programmato su base volontaria: il primo obiettivo – ha garantito il questore – resta il controllo del territorio, su questo nulla è cambiato. È stata modificata l’organizzazione dei servizi: per esempio l’orario di apertura della questura è stato ridotto, e sono stati riorganizzati gli uffici amministrativi, del personale o l’anticrimine. Speriamo infatti – ha aggiunto il vertice della polizia – che il cittadino non risenta di questa riduzione, che non ha toccato numericamente il numero delle volanti e degli uomini sul territorio. Inoltre stiamo stipulando molti accordi con diverse categorie – ha fatto sapere -: l’abbiamo fatto con le banche e con le poste, in modo da promuovere un’azione sinergica di prevenzione di furti e rapine. Coinvolgeremo presto i farmacisti, i benzinai e i tabaccai”.

Le primarie per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra per le prossime elezioni comunali di Vigarano Mainarda hanno decretato domenica 19 dicembre il trionfo per Barbara Paron, che ha ottenuto 324 voti, pari al 57,14% dei voti validi. Notevolmente distanziati gli altri due candidati. L’altro esponente del Pd, Flavio Tagliani, ha ottenuto 160 voti (28,22 %), mentre Francesco Bellini di Rifondazione si è fermato a 83 voti (14,64).
Nei due seggi di Vigarano Mainarda e Vigarano Pieve si sono presentati 574 elettori, ma i voti validi sono risultati 567 per la presenza di 4 schede bianche e tre nulle. Il successo di Barbara Paron è apparso subito netto fin dalle prime schede scrutinate.
A Vigarano Pieve è arrivata addirittura al 62%. “Un successo che mi riempie di orgoglio – ha spiegato Barbara Paron (nella foto mentre riceve le felicitazioni da Andrea Giorgi, segretario del Pd Vigaranese) -, frutto dell’impegno dei tanti che mi hanno sostenuto, e che ringrazio di cuore, e di un progetto che si è dimostrato vincente. Di concerto con tutta la coalizione di centrosinistra cominceremo ad impostare il lavoro in vista della campagna elettorale per le elezioni comunali della prossima primavera”.

La lista della Coldiretti avrà i propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione del Consorzio di Bonifica. Dai primi risultati delle votazioni svoltesi sabto 18 e domenica 19 dicembre  la lista n.2, quella appunto della Coldiretti –  che comprende oltre ad agricoltori (Coldiretti ed Uimec-Uil)  anche rappresentanti dell’ambientalismo (Legambiente) e del consumerismo (Adiconsum) – sembra abbia raggiunto (i dati saranno ufficializzati solo questa mattina) il quorum necessario per poter inserire i propri uomini nel cda del Consorzio.
I ferraresi e comunque i consorziati della Bonifica di Pianura di Ferrara erano chiamati alle urne per eleggere il nuovo consiglio di amministrazione che per i prossimi cinque anni governerà uno dei più importanti Consorzi di Bonifica italiani. Dal responso delle urne emerge un dato in un certo senso contradditorio proprio per la lista di Coldiretti, quella che raggruppava meno sigle rispetto alla lista 1: ci si aspettava infatti un risultato positivo nella prima sezione, dove invece la lista 2 è andata sotto di diverse decine di voti. Bene invece nelle altre tre sezioni.
Alla fine, infatti, ha vinto la lista Insieme per le bonifiche, ma il totale di voti è in favore della lista capeggiata da Coldiretti, dal momento che nella seconda fascia ha fatto il pieno di voti. La lista 2 ha ottenuto infatti 125 voti in più dell’avversaria, su un totale di 7.200 votanti. Si è trattata della maggior affluenza dell’Emilia Romagna.

A distanza di pochi mesi dal dossier di maggio, che riportava le cifre relative all’anno solare 2008, Cittadinanzattiva torna sull’argomento rifiuti urbani per riproporre, questa volta relativamente al 2009, i costi comune per comune della tasse di smaltimenti rifiuti.
Per quanto concerne Ferrara, due sono le notizie sostanziali derivate da quest’ultima rilevazione: la prima è che sul nostro territorio l’aumento della Tia (Tariffa Igiene ambientale) è stato irrilevante rispetto ad altre realtà (+0,5%), il più piccolo; forse perchè – e questa è la seconda conclusione – la tariffa è già elevata di suo, essendo sempre la più alta all’interno dei confini dell’Emilia Romagna.
Scorporando la composizione dell’importo medio annuo, pari a 306 euro, scopriamo che la parte fissa consta in 1,31 euro per ogni 100 mq, e quella variabile di 136 euro conteggiata per un nucleo familiare di 3 persone. A questi imposti ecco l’Iva al 10% e l’Addizione provinciale del 5%.
Numeri che portano Ferrara a occupare la quinta posizione nella speciale graduatoria nazionale dopo Roma, Salerno, Agrigento e Latina.
Per quanto concerne la produzione dei rifiuti, sale leggermente la quantità prodotta (730 kg pro capite, +1,3% rispetto al 2008) ma parallelamente sale anche la propensione alla raccolta differenziata (40,7%, + 2,2% rispetto al rilevamento precedente).

Il 20 dicembre l’attesa conferenza di fine anno del primo cittadino di Ferrara. Uno dei casi in cui i numeri parlano da sé e rivelano la mole di lavoro ‘sbrigata’ da sindaco e giunta in un anno di attività. Cercando di “sbrogliare matasse ingarbugliate da anni”, con risultati definiti soddisfacenti, per quantità e qualità. Cifre significative illustrate oggi nel corso del tradizionale incontro con la stampa di fine anno.
Un anno impegnativo e molto intenso, per la squadra del primo cittadino, tutto teso ad affrontare i nodi critici e, in qualche caso, a risolverli dopo un ampio confronto con cittadini e diretti interessati. Proprio gli incontri con la società civile rappresentano l’elemento caratterizzante di questa prima fase del mandato di Tagliani. Il sindaco ha infatti incontrato personalmente 397 cittadini e 506 associazioni e istituzioni, fornendo 915 risposte attraverso una corrispondenza diretta e protocollando 6.390 lettere pervenute alla sua diretta attenzione (da lui visionate e destinate ai servizi degli assessorati di competenza). Il contatto con i cittadini è stato inoltre mantenuto con 2.200 comunicati e articoli realizzati dall’ufficio stampa del Comune sulle attività istituzionali, con 600 interventi istituzionali e dei cittadini pubblicati sul sito web del Comune e con 205 conferenze stampa e incontri con i giornalisti (di cui 60 con la presenza dello stesso Tagliani), oltre che con la concessione di 423 patrocini. Questo in aggiunta alle 737 delibere e ai 238 orientamenti assunti, alle 55 sedute di giunta, alle 82 interpellanze pervenute a sindaco e assessori (di cui 61 già evase) e alle 33 sedute del Consiglio comunale.
“Un’attività senza sabati e senza domeniche – ha spiegato Tagliani parlando anche a nome degli assessori – in ossequio alla scelta di ridurre i membri della giunta da 12 a 8, scelta pesante che richiede di fare spesso gli straordinari. Ci danno una mano rilevante sui territori i quattro presidenti di circoscrizione , un terminale indispensabile che, qualora venisse a mancare il prossimo anno come prevede la legge sul decentramento , non sarà facile sostituire”. Tanti i problemi pressanti affrontati nel 2010, come anticipato, fra i quali Tagliani cita la questione degli street bar e gli orientamenti del Poc, il piano operativo comunale. “Nessuna delle decisioni al riguardo è stata assunta se non dopo decine di incontri con i diretti interessati”, ha voluto precisare il primo cittadino, che tra i punti qualificanti del 2010 inserisce anche l’essere riusciti a riconsegnare tra giugno e settembre le scuole “requisite” per lavori di manutenzione e adeguamento. Senza trascurare  la cultura e gli eventi, sulla cui programmazione per il 2011 invita alla prudenza in ragione dell’incertezza delle risorse in campo.
Il vice sindaco Maisto (che ha la delega alla cultura e al turismo) ha infatti annunciato che “non si farà la mostra in primavera ai Diamanti, un campanello d’allarme rispetto al quale speriamo la città ci sostenga”, ben sapendo che nel 2011 “chiederemo sacrifici, ma manterremo quel sistema di cultura diffusa che sta alla base della nostra azione” e che ha portato alla difesa degli spazi culturali in città, con l’apertura della Porta degli Angeli, del piano inferiore dei Magazzini Savonuzzi e dei locali ex Amga occupati da Sonika. Sul turismo Maisto ha sottolineato la sostanziale tenuta del secondo semestre 2010 che ha portato il calo di presenze ad un -58%, “dovuto alla crisi, ma anche al fatto che si dovrà lavorare sul turismo ‘business’ congressuale”.
Nove milioni di euro in interventi la cifra alla base del resoconto 2010 dell’assessore ai Lavori Pubblici Aldo Modonesi, che ha concentrato gli interventi sulla manutenzione delle scuole e su quella di strade e marciapiedi. Nel 2011, ha anticipato, il Comune sarà in grado di mettere mano a questioni da anni rimaste irrisolte, come la Galleria Matteotti, il sistema fognario di Monestirolo e l’impianto idrico di via Lavezzola, oltre a dare il via alle grandi infrastrutture come la tangenziale ovest e l’interramento della metropolitana di superficie (inizio lavori previsto nella seconda metà di gennaio). Un cenno doveroso al piano neve, dopo il “disastro” dello scorso anno proprio in questo periodo: “Questa volta- ha dichiarato Modonesi – è andata abbastanza bene. Dopo la nevicata le vie principali già alle 7 del mattino erano sgombre. Merito delle 600 tonnellate di sale sparse lungo le strade e anche del lavoro di una ventina di dipendenti del settore Lavori Pubblici che hanno saputo affrontare la situazione”.
Risultati sintetici dell’attività sono stati illustrati poi dagli assessori Masieri (sport),, Marescotti (commercio e attività produttive), Fusari (urbanistica ed edilizia). Ma dopo le tante note positive riferite alla stampa è stato il nuovo assessore al Bilancio, Luigi Marattin, a fornire un dato scioccante, mettendo a freno i facili ottimismi: “Tra i tagli del Governo e le perdite dovute alla crisi di alcuni settori come l’edilizia (meno introiti per oneri urbanistici) – ha riferito Marattin – nel 2001 avremo 10 milioni di euro in meno. Se il decreto mille proroghe non ci darà una mano potrebbero diventare 15 milioni in meno. Parallelamente il Governo ha bloccato tutte le fonti di entrata degli enti locali, ad eccezione della Tia e di alcune tariffe, perciò dovremo avviare una manovra solo sulla spesa”. “Siamo in una fase senza precedenti per la finanza pubblica locale”, ha concluso Marattin. Sottotitolo: prepariamoci.

 Tutti assolti tranne l’ex direttore generale. Si è concluso con una condanna e sette assoluzioni il processo Area-Crispa. Il tribunale di Ferrara ha condannato in primo grado Arrigo Bellinazzo a nove mesi. Assolti invece l’ex presidente Vittorio Volpi e gli ex componenti del cda di Area del 2006, epoca dei fatti, Daniele Bertarelli, Roberta Luetti, Oriano Mascellani, Valentino Menegatti, Francesco Orlandi, Nicoletta Tumiati.
Il pm Nicola Proto aveva chiesto due anni e tre mesi di reclusione per Bellinazzo, nove mesi per Volpi e sei mesi per i consiglieri. Tutti sono stati assolti dall’accusa di abuso d’ufficio, mentre per l’ex dg è stata riconosciuta quella di falso.
A essere contestato era l’affidamento diretto ad una ditta di Berra per una parte dei lavori relativi alla realizzazione del quinto lotto della discarica Crispa, a Jolanda di Savoia. Per l’accusa quei lavori dovevano essere affidati tramite gara pubblica e non in house, cioè con affidamento diretto.
Secondo la difesa quella dell’affidamento diretto da parte del cda alla ditta di Giuliano Pozzati (prosciolto in fase di udienza preliminare) fu una scelta obbligata; quei lavori dovevano essere eseguiti in base ad esigenze di urgenza e necessità: caratteri di urgenza e necessità che avrebbero permesso, secondo la tesi difensiva, di evitare la gara pubblica, pena la paralisi di tutta l’attività di Area. Tesi evidentemente accolta dal giudice.
Si dichiara “molto soddisfatto per tutti i miei clienti” l’avvocato Fabio Anselmo, che ha incassato l’en plein di assoluzioni. Non altrettanto si può dire per gli avvocati Dario Bolognesi e Claudia Pelà, che assistono Bellinazzo: “ci aspettavamo l’assoluzione piena anche per l’ipotesi di falso; attenderemo i 90 giorni fissati per il deposito delle motivazioni della sentenza per fare appello”.

Il 21 dicembre è pronto il calendario sperimentale delle aperture domenicali. La sperimentazione durerà per tutto il 2011 e al termine dei dodici mesi l’amministrazione “valuterà le ricadute della stessa sull’economia, sull’occupazione e sul centro storico della città insieme ai vari soggetti rappresentati nel tavolo di concertazione”.
L’obbligo di chiusura sarà assoluto in alcune date. Accanto a ogni giorno festivo compare anche la relativa motivazione. Il 1° gennaio e il 15 agosto le saracinesche rimarranno chiuse “in quanto non pare interessante dal punto di vista degli afflussi turistici”; il 24 aprile “in quanto estremamente rappresentativa come festa religiosa”, così come il 25 e 26 dicembre. Il 1° maggio invece “perché estremamente rappresentativa come festa civile”.
Sarà possibile invece tenere aperto nei giorni rossi del calendario solo entro mura nelle date del 25 aprile (i”n quanto in piena stagione turistica, visto anche la pressoché concomitante festa del patrono cittadino e il lunedì dell’Angelo”), 2 giugno (“in quanto in piena stagione turistica”); e 1° novembre (“che è ricorrenza che richiama grande afflusso di non residenti anche  turisti”).
L’ordinanza definisce tre aree all’interno del territorio comunale (vedi foto): entro mura; entro il”centro abitato” di Ferrara compresi i poli commerciali (escluso l’entro mura); il rimanente territorio.
Quanto alle singole aperture domenicali o festiva, il calendario prevede che, fatta salva la possibilità di apertura nelle festività del mese di dicembre (tranne il 25 e 26 dicembre), entro le mura la chiusura sarà obbligatoria solo per le festività del 1° gennaio, del 24 aprile (Pasqua), del 1° maggio, del 15 agosto, del 25 e 26 dicembre.
Nel fuori mura sono consentite 18 aperture festive prefissate: 2 e 6  gennaio, 17 aprile, 8 e 29 maggio, 10 luglio, 21 e 28 agosto,  4–11 -18  e 25 settembre, 16  e 30 ottobre, 6–13-20 e 27 novembre.
La chiusura sarà obbligatoria per le stesse festività dell’area entro mura, cui si aggiungono il 2 giugno, il 25 aprile e il 1° novembre.
Nel restante territorio comunale gli esercizi possono rimanere aperti nelle seguenti festività prefissate: 2 e 6 gennaio, 17 aprile, 18 settembre, 23 e 30 ottobre, 13 e 20 novembre.
E’ consentito all’esercente sostituire quattro festività prefissate con comunicazione scritta almeno 10 giorni prima della data di riferimento.
La chiusura sarà obbligatoria nelle stesse date dell’area fuori mura.

Avevano preso d’assalto, lo scorso agosto, la filiale di via Bologna della banca Monte dei Paschi di Siena. In quell’occasione riuscirono a portare via un bottino di circa 20 mila euro in contanti per poi sparire nel nulla. Le telecamere di sorveglianza però avevano ripreso tutta la scena e, grazie alla nitidezza delle immagini e alla collaborazione fra forze dell’ordine del territorio e del resto d’Italia, i tre rapinatori sono stati infine individuati e arrestati ieri su provvedimento dell’autorità giudiziaria. Il terzetto, composto da due italiani e un albanese, è stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare mentre si trovava già dietro le sbarre per altre cause. Roberto Mandalà, palermitano di 42 anni domiciliato a Padova, era in carcere a Pescara, Salvatore Martillaro (anche lui 42enne di origine palermitana residente a Montopoli Val d’Arno in provincia di Pistoia) era invece detenuto a Palermo, mentre l’albanese, il giovane 24enne Gjergji Gyergjirini (domiciliato a Pistoia) si trovava nel carcere di Pisa.
I tre avevano formato un’autentica banda, un sodalizio per delinquere specializzato nelle rapine in banca. Oltre al Montepaschi ferrarese, infatti, insieme avevano già messo a segno quest’estate diversi colpi: a Bologna, Reggio Emilia, La Spezia, oltre che alle Casse di Risparmio di Genova, Carrara, Pistoia e Pescia. Erano arrivati a eseguire anche tre rapine nello stesso giorno, spostandosi da Pistoia, che avevano assunto come loro base, verso l’Emilia Romagna e la Liguria.
Gli uomini della Squadra Mobile e dei Carabinieri di Ferrara sono riusciti a risalire a loro grazie alla qualità delle immagine delle telecamere della Montepaschi di via Bologna, oltre che alle testimonianze delle otto persone che si trovavano in banca al momento della rapina. Quel 10 agosto, attorno alle 13, entrò in banca per primo Mandalà fingendosi cliente, poi Martillaro e infine Gyergjirini, tutti a volto scoperto: mentre Mandalà fece da palo, Martillaro ricoprì un ruolo di supporto all’albanese che, con lestezza, scavalcò il bancone e con un cutter minacciò il cassiere facendosi consegnare il denaro in cassaforte, oltre a 5mila euro appena versati da un cliente. Pochi minuti poi la fuga. In questo genere di reati seriali lo scambio di  immagini fra forze dell’ordine è risultato fondamentale per arrivare alla ‘banda delle rapine’, al terzetto che dovrà ora rispondere dei reati di rapina aggravata e porto di oggetti atti a offendere.

Una forte mareggiata, alimentata dal vento di scirocco, ha colpito nella notte tra il 23 e il 24 dicembre sulla costa adriatica. La mareggiata si è abbattuta sui Lidi di Comacchio provocando significativi danni ad alcuni stabilimenti del Lido di Volano, dove è stata erosa una buona parte di spiaggia, di Porto Garibaldi  e a quelli del Lido delle Nazioni che già si trovano quasi a ridosso del mare.
Gli allagamenti dovuti alla mareggiata, che avrebbe provocato anche onde ‘anomale’, non hanno risparmiato la Lega Navale di Lido Estensi, mentre a Porto Garibaldi il faro del porto è stato danneggiato. S
ul posto sono intervenuti gli uomini della Protezione civile e i responsabili del servizio tecnico di bacino per la conta dei danni. Poche, invece, le richieste di intervento al distaccamento dei vigili del fuoco di Comacchio e alla Capitaneria di Porto.
I danni più consistenti i tecnici della Regione li hanno registrati al Lido di Spina sud e fra il Lido delle Nazioni ed il Lido di Volano. Spiaggia erosa per circa 400 metri davanti al faro di Goro.

Sembra una classica storia di Natale a lieto fine. Tre pastori tedeschi sono stati salvati il 25 dicembre mentre si aggiravano spauriti e confusi sull’autostrada A13, tra Ferrara Sud e Altedo, grazie alla bontà d’animo e alla prontezza di un ferrarese, Pietro Zambelli.
Ad aiutare il giovane è intervenuta anche la Polstrada di Altedo, per poi consegnare gli animali alle cure della Lega del Cane di Ferrara.
E’ lo stesso Zambelli a raccontare l’episodio dalla sua pagina di Facebook. “A mezzo giorno circa – scrive il ferrarese – tornavo da Cesena. Sull’autostrada tra Altedo e Ferrara Sud le macchine cominciano a frenare, in mezzo alla strada tre stupendi Pastori Tedeschi si muovono impauriti mentre le macchine gli sfrecciano intorno”.
“Accosto immediatamente – prosegue Zambelli – subito dopo di me un ragazzo di Vicenza si ferma e blocca le macchine che nel mentre… si preoccupavano solo di schivare i tre poveri cani. Mi accuccio e riesco a far avvicinare due dei tre Pastori Tedeschi, li carico in macchina, con un po’ di fatica riusciamo a prendere anche il terzo, che era il più impaurito. Dopo poco arriva la polizia di Altedo. Con i miei due nuovi compagni di viaggio (e il terzo su con la polizia) usciamo a Ferrara Sud ad aspettare l’arrivo della Lega Del Cane. Ora credo nei miracoli”.

“Con un emendamento aggiuntivo alla Legge Finanziaria Regionale presentato a sorpresa i primi di dicembre, la Regione aveva tentato di accelerare la scomparsa di Atc all’interno di una fusione con Fer. Un regalo di Natale che, per fortuna, è stato bloccato in extremis dal Commissario Anna Maria Cencellieri. Per una volta ha prevalso il buonsenso: e speriamo che chi, l’anno prossimo, arriverà a guidare Palazzo d’Accursio, pensi al bene dei cittadini. E non a quello dei poteri forti”.
È il giudizio del consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Giovanni Favia, sul rinvio a data da destinarsi della fusione fra le due aziende di trasporti.
“In pochi – ricorda il consigliere – avevano deciso tutto a tavolino e il consiglio di amministrazione di Atc (che ha ratificato) lo aveva fatto seppure emanazione di un sindaco decaduto”.
L’obiettivo, allora, si chiede Favia, era forse quello di “approfittare del commissariamento del Comune per evitare il dibattito che, inevitabilmente, si sarebbe scatenato in Consiglio”.
Il tutto, come al solito, “a discapito della trasparenza: per ora non si sa nulla di come avrebbero voluto gestire la fusione, dei bilanci patrimoniali in gioco e del piano industriale”. Ma non sempre, chiosa il Consigliere regionale, “’grande è bello’. Il risultato di questa fusione sarebbe stato un allontanamento dell’azienda dai cittadini e uno smarcamento nei confronti della funzione di controllo puntuale dei Consiglieri comunali, già oggi piuttosto complicato. Un danno gravissimo per tutta Bologna. E cosa pensa di tutto questo il Pd? Il silenzio non ci piace”.

Era stato presentato il 30 dicembre 2009 col nome di “Protocollo d’intesa per l’anticipazione sociale per il sostegno ai lavoratori ed alle imprese nelle situazioni di crisi della provincia di Ferrara”, sottoscritto da Provincia, e Casse di risparmio di Ferrara e Cento.
Ad un anno di distanza gli stessi sottoscrittori hanno confermato il proprio impegno anche per il 2011.
Nel frattempo sono state tirate le somme sul funzionamento dello strumento. I numeri non si sa se interpretarli come un successo, oppure la fotografia di una situazione di crisi economica che ancora preoccupa.
Sono infatti 24 le aziende del territorio che hanno potuto accedere al meccanismo di anticipo della cassa integrazione straordinaria. In dodici mesi 931 lavoratori hanno avuto i loro soldi, anche se non il loro stipendio intero ma la parte garantita dalla Cigs, senza i tempi di erogazione dell’Inps.
Assegni staccati da Carife e Carice per un totale di 3,6 milioni di euro e con tempi medi di erogazione intorno ai 26 giorni lavorativi.
In più, come ha ricordato la presidente della Provincia, Marcella Zappaterra, “il servizio è stato possibile grazie all’impegno delle due banche del territorio di aprire conti correnti praticamente in ogni angolo del territorio in cui c’è stato bisogno, ossia dove si è manifestato il bisogno di attivare gli ammortizzatori sociali”.
Igs, Bbs, Romagna Ruote, Decotrain, Dora Acciai, Koral, sono solo alcuni nomi di aziende che nel corso dell’anno che sta per concludersi hanno beneficiato di questo accordo che, come spiegato dall’assessore provinciale alle Attività produttive Carlotta Gaiani, “rappresenta un aiuto concreto per i lavoratori e per le stesse aziende, le quali in questo modo non sono costrette a distrarre risorse preziose, specie in un momento delicato come questo, che possono essere destinate a percorsi di riorganizzazione”.
La presidente Zappaterra ha anche ringraziato le organizzazioni sindacali: “Altro elemento fondamentale per il funzionamento dell’accordo, perché impegnate a segnalare con puntualità le singole aziende che durante l’anno si accingevano ad accedere all’attivazione della cassa integrazione”.
Abbiamo attivato questo strumento anche per la provincia di Bologna – ha proseguito il direttore della Cassa di risparmio di Cento, Ivan Damiano – e proprio in territorio bolognese constatiamo che nel secondo semestre dell’anno il rubinetto di è riaperto”.
“Si tratta di fondi non remunerati  che hanno richiesto tempo e risorse”; così lo stesso Damiano ha poi richiamato il ruolo avuto dalle banche in questa operazione, che in questo modo hanno voluto sottolineare il loro peculiare e speciale legame con il territorio.
Risorse che sono state riconosciute anche a Sipro per il finanziamento delle nuove Aree produttive ecologicamente attrezzate (Apea), che sorgeranno, ad esempio, ad Ostellato ed Argenta in un’operazione che vale sei milioni, come ricordato dall’assessore Gaiani, i quali faranno da volano per investimenti da 25 milioni.
Un tassello importante nell’ambito delle Politiche anticrisi che costituiscono uno specifico capitolo di spesa della Provincia che, senza contare i fondi per il Turismo e l’Agricoltura, ha già messo a bilancio 2011 altri 150mila euro per contrastare la crisi economica e per salvaguardare il più possibile la tenuta del sistema imprenditoriale e della base occupazionale.
Crisi non ancora finita, come ha ricordato il presidente Carife, Sergio Lenzi, il quale ha aggiunto: “Ci piacerebbe dire che non ce ne sarà più bisogno, ma in caso di necessità le banche del territorio ci saranno anche a fine 2011, esattamente come abbiamo fatto per tutto il 2010”.
Parole, e soprattutto azioni, che servono a portare un po’ di ossigeno in una situazione, come ricordato da Carlo Carnielli di Confindustria Ferrara, nella quale ci sono aziende che sono in cassa integrazione anche da due o tre anni.

Nuove sedi, attrezzature e più servizi di Polizia municipale; promozione della cultura della legalità con incontri con i giovani, sostegno agli imprenditori e agli anziani; azioni di contrasto all’infiltrazione della criminalità organizzata.
La Regione Emilia-Romagna investe quasi 3 milioni di euro per la prevenzione e la sicurezza dei cittadini sostenendo 47 progetti locali presentati da Comuni e Province. Finanziati, inoltre, altri 16 progetti di associazioni di volontariato, per un totale di 63 iniziative in tutto il territorio regionale.
L’obiettivo degli interventi è aumentare il senso di sicurezza dei cittadini, potenziare i servizi e qualificare la Polizia locale e contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata nella società emiliano-romagnola.
In particolare, queste le risorse (153mila euro) destinate al nostro territorio:
– associazione dei Comuni del Basso ferrarese (Codigoro, Goro, Lagosanto, Massa Fiscaglia, Mesola, Migliarino, Migliaro e Ostellato): due uffici mobili che “visiteranno” tutte le piazze e i luoghi critici, per essere più vicini ai cittadini e aumentare la presenza della Polizia municipale specie nelle frazioni più piccole e per contrastare l’abuso d’alcol da parte di chi guida. Questi gli obiettivi del progetto “Obiettivo sicurezza”, iniziativa a cui la Regione partecipa con 40.572 euro su un investimento totale di 82.800 euro
– Comune di Ferrara: proseguendo nelle attività già avviate, si punta sulla presenza diffusa della Polizia municipale, potenziando il servizio dell’unità mobile, anche nelle zone periferiche e sprovviste di presidi fissi, per contrastare la conflittualità in particolare interetnica. La Regione investe 30mila euro sui 144mila complessivi
– Comune di Comacchio: con 31mila euro la Regione sostiene il progetto di promozione della sicurezza urbana “La rete di Comacchio” che prevede la collaborazione tra istituzioni e realtà del volontariato per monitorare e prevenire fenomeni di vandalismo. Il costo complessivo ammonta a 125mila euro
Comune di Copparo: con 23.126 euro, sui 57mila complessivi, la Regione contribuisce al finanziamento di un progetto di messa in sicurezza e qualificazione del parco cittadino attraverso il coinvolgimento di associazioni giovanili.

Con più informazione e prevenzione quanti altri Marco Coletta si sarebbero potuti salvare? Con questo interrogativo, impresso sul volantino che riporta il report ‘nero’ delle strade degli ultimi 13 anni, si è svolta la mattina del 30 dicembre in via Raffanello, strada provinciale che collega Copparo e Baura e luogo in cui perse la vita il giovane Marco Coletta nel 2005, una toccante e significativa manifestazione “in ricordo dei tanti Marco Coletta dimenticati sulle nostre strade”, è stata allestita dal Comitato per la Sicurezza Stradale ‘F. Paglierini’, da anni promotore di campagne informative, iniziative e report, spesso intervenuta per bocca del suo presidente, Luigi Ciannilli, anche dalle pagine di Estense.com.
Il 30 dicembre, come da consuetudine, i componenti del comitato Paglierini hanno ricordato Marco a Baura, in corrispondenza della croce eretta a ricordo di Marco: “un ragazzo di soli 22 anni, morto annegato nel canale di scolo che corre lungo la stessa via, allora non protetto da guard-rail,  dove Marco era precipitato a seguito di incidente stradale alla velocità di 72 km/h, su una strada con limite di 90 Km/h”.
Ciannili ha voluto con questa iniziativa “sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sul ripetersi, con inaudita frequenza, di numerose tragedie stradali”. Il tutto è avvenuto alla presenza della famiglia del giovane Marco.
Ciannilli continua il suo meritorio ‘martellamento’ ricordando ogni volta se ne presenta l’occasione i “38 i morti del 2010, solo nella nostra provincia, di età media  circa 50 anni; lo scorso anno i decessi furono 37. Nel 2010, per 18 morti (rispetto alle 15 del 2009) si pensa che nelle concause delle tragedie abbiano influito le condizioni delle strade in cui sono avvenuti”.

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