Eventi e cultura
13 Agosto 2023
La regina dei costumi ferrarese ci lasciava cinque anni fa, dopo una lunga carriera trascorsa a fianco di registi di calibro internazionale a creare abiti di scena per le star del cinema

Il 13 agosto di 95 anni fa nasceva Adriana Berselli, tra le più grandi costumiste del Novecento

di Redazione | 4 min

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È stata una delle più grandi costumiste del cinema, soprattutto tra gli anni Sessanta e Settanta, e ha lavorato in tutto il mondo, collaborando con grandi registi come Michelangelo Antonioni, Roman Polański, Luigi Comencini, Jean Renoir, ha vestito attrici come Monica Vitti, Sophia Loren, Ava Gardner, Catherine Spaak, Karen Black.

La ferrarese Adriana Berselli oggi avrebbe compiuto 95 anni: ci ha lasciato cinque anni fa, nel 2018. Negli ultimi anni, col suo grande sense of humour, ironizzava sulla sua longevità: “Sono una delle ultime rimaste vive e per questo mi chiamano ai convegni sui film storici. Finché vado, vado. Mi trovo sola nel nulla. Speriamo vada tutto bene”.

Recentemente, a Ferrara, lo storico dell’arte Lucio Scardino in una pubblicazione (Cinema, pittura, Ferrara. Quattro artisti ferraresi prestati alla settima arte, La Carmelina) ne ha tratteggiato la storia, tra arte visiva e cinema.

Berselli esordì nel 1953 come costumista di un paio di film comici con Tino Scotti e Umberto Spadaro e fu subito scelta da un celebre regista austro-tedesco, Georg Wilhelm Pabst, per il suo La voce del silenzio. Per questa pellicola vestì attori come Aldo Fabrizi e Jean Marais. Un trampolino di lancio per la sua carriera che, negli anni, la portò a essere il punto di riferimento per i costumi in film diretti, tra gli altri, da: Blasetti, Comencini, Freda, De Robertis, Risi, Camerini, Steno, fino al concittadino Michelangelo Antonioni che nel 1960 le commissionò gli abiti per il celeberrimo L’avventura.

La sua lunghissima carriera ha toccato anche il Venezuela, dove si è dedicata per lo più al teatro, e l’Asia, dove ha lavorato per grandi produzioni americane.

“Nata a Ferrara il 13 agosto del 1928, Adriana Berselli si diplomò nel 1951, frequentando il corso di costume, presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, da allora è stata protagonista assoluta, per un quarantennio, nell’ambito cinematografico, teatrale e televisivo in Italia ma anche all’estero, diventando un punto di riferimento assoluto. Ha collaborato con grandi registi. Un grande vanto per la nostra città: Adriana Berselli resta e resterà un’icona incontrastata nel mondo del cinema, come costumista ma anche e soprattutto come artista geniale, spesso controcorrente”, dice l’assessore Marco Gulinelli.

“Con i registi ho sempre avuto un bellissimo rapporto” ricordava Berselli in una intervista del 2016 al Centro sperimentale di cinematografia. “Due sono quelli che ho ammirato incondizionatamente per il modo che esprimevano di spiegare agli attori che cosa dovevano avere dentro. Sono stati Roman Polański e Luigi Comencini”.

E poi Antonioni, il celebre ferrarese premio Oscar, per cui Berselli lavorò ai costumi de L’avventura e curò personalmente gli abiti di scena, in particolare, di Monica Vitti. La regina dei costumi ferrarese ricordava: “Antonioni mi disse: ‘In questo film non deve esistere la moda, nel film deve emergere la grande differenza tra Monica (Vitti, ndr), invitata in una gita alle Eolie da un’amica molto più ricca di lei, e gli altri’. Mi aveva chiesto abbigliamento a tinte unite, ma, una volta letta la sceneggiatura e considerate le ambientazioni, era fondamentale utilizzare vestiti che si vedessero. Glielo dissi, portandogli campioni di stoffa. E alla fine girammo con vestiti colorati, a pois, appunto: che si vedessero da lontano. Poi Monica, in un negozio, in Sicilia, si innamorò di un tailleur nero a pois bianchi molto carino, ma che nel film la faceva ‘borghese’ come gli altri personaggi, senza che questo ‘stacco’ avesse una giustificazione. Tuttavia volle conservarlo per le riprese. Il mio cuore sanguina ancora per quelle scene – scherzava Berselli raccontando quell’aneddoto -, ma alla fine quella è passata alla storia come una delle sue immagini più celebri sul set”. Della stessa Vitti Berselli diceva: “È stata una delle persone più ironiche, con più senso dell’umorismo, più osservatrici che abbia mai conosciuto”.

L’avventura – ricordava Berselli – fu un film faticosissimo, funestato da una tromba d’aria sul set, dal cambiamento di tre produzioni. Ci trovammo a nutrirci con latte condensato, ma eravamo tutti ‘pazzi’ per Antonioni, pronti a sacrifici pur di lavorare al suo fianco”.

Assai suggestiva è anche la definizione della settima arte che la maestra degli abiti di scena amava dare: “Mi piace definire il cinema come ‘illustrazione animata’ atta a presentare la costruzione dall’esterno di un eroe il quale, attraverso il suo abbigliamento, deve permettere al regista di far coincidere l’aspetto fisico dell’attore da lui scelto, col personaggio da lui immaginato”.

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