Il servizio Ifec (Infermieri di comunità) finisce nel mirino della Fimmg, sindacato dei medici di base, che in una lettera inviata a oltre 200 professionisti lancia l’allarme su una presunta invadenza di alcuni infermieri che avrebbero messo in discussioni con i pazienti le scelte dei medici di famiglia. L’allarme della Fimmg è stato visto come un ‘violento attacco’ sia dai sindacati Cgil, Cisl e Uil della Funzione Pubblica che dalla Federazione provinciale del Pd di Ferrara, secondo i quali tale ‘attacco’ porterebbe un potenziale e grave danno al sistema delle cure primarie nella nostra provincia.
E’ del resto una lettera dai toni duri quella inviata dalla Fimmg, che, a fronte di “crescenti segnalazioni su ingerenze indebite e spesso turbative del rapporto di fiducia tra medici di medicina generale e pazienti perpetrate da alcuni Infermieri di Comunità dell’Asl di Ferrara finanche al limite del reato di esercizio abusivo della professione medica”, invita i medici di base a inviare, nel caso ne venizzero a conoscenza direttamente o indirettamente, una segnalazione con la descrizione dei casi ai propri referenti di Distretto e di Dipartimento Cure Primarie “che avvertiranno gli appositi uffici dell’Asl”, nonché all’organo sindacale “che lo sottoporrà al vaglio dello studio legale per eventuali interlocuzioni con l’autorità giudiziaria”.
Cgil, Cisl e Uil da una parte e Pd dall’altra hanno assunto le difese del servizio Ifec stigmatizzando l’atteggiamento del sindacato dei medici di base. I tre sindacati parlano di difesa della categoria (dei medici, ndr) tramite “logiche ormai ampiamente superate”, ricordando oggi il ruolo del medico di medicina generale deve “interfacciarsi con tutti i professionisti affinché il percorso di presa in carico delle persone possa veramente essere integrato e di qualità della prestazione erogata”, e dunque senza integrazione si rischia di depotenziare il sistema sanitario. La presa di posizione della Fimmg, quindi, rischia di “isolare i professionisti rappresentati, che meritano molto di più in relazione al ruolo che hanno nella rete dei servizi”.
Sulla vicenda, che sta scuotendo il mondo sanitario ferrarese, ha preso posizione il Gruppo Welfare del Pd di Ferrara con una serie di considerazioni in cui, in estrema sintesi, si invitano i medici di base a farsi partecipi della crescente necessità di collaborazione e integrazione tra professionisti. “I medici – commentano dal Pd – attribuiscono abitualmente alla propria specialità e quindi alla loro specifica professione, l’essere portatori di sostanziosi benefici per i pazienti. La domanda di cura e di salute oggi è molto cambiata. L’aumento della vita media pone con forza il problema delle malattie croniche e dell’autosufficienza. Purtroppo nel nostro sistema si cura sempre più spesso la malattia, ma curare il malato è molto più complesso: significa comunicare, coinvolgere, far partecipare alle decisioni il soggetto titolare dei diritti, il paziente e i suoi familiari. Il malato ha spesso problemi di solitudine, di abitazione, sociali ed economici. Da qui nasce la necessità di affrontare la complessità di cura attraverso la collaborazione e la integrazione tra i professionisti (medici, infermieri ,assistenti sociali…). Le persone chiedono di non essere lasciate sole e lo chiedono a maggior ragione nei momenti difficili e quando le disuguaglianze sono evidenti. La legge sulla riorganizzazione del territorio (DM 77 /2022) da indicazioni alle aziende per procedere in questa direzione. Il medico di famiglia da solo non può dare risposte a 360 gradi. Gli infermieri che lavorano nelle Case della Comunità, negli Ospedali di Comunità, nelle Centrali di Dimissioni (Cot) così come quelli di Famiglia e di Comunità, solo in sinergia con i medici di famiglia possono dare risposte articolate e appropriate ai complessi bisogni di salute delle persone. La medicina delle cure primarie non sarà uno strumento miracoloso ma le azioni messe in campo possono aiutare grandemente a migliorare lo stato di salute delle persone e a ridurre le ridurre le diseguaglianze. La medicina di base nel nostro Paese e quindi a Ferrara sta rispondendo adeguatamente alle finalità su riportate? Nel contesto Paese avviene in maniera disomogenea perché è necessario adeguare la formazione ed il numero dei medici di medicina generale; aumentare il numero degli infermieri destinati alla sanità territoriale; promuovere l’aggregazione dei medici di base, degli specialisti e del personale infermieristico per un lavoro in team in strutture dedicate (come le Aggregazioni Funzionali Territoriali)”.
“Il contesto ferrarese avviato da anni su questo percorso – precisano i dem – vede incrementare la presenza di personale infermieristico (Adi assistenza domiciliare integrata); l’Infermiere di famiglia e comunità; il potenziamento delle Case di Comunità; l’aggiunta di posti letto negli Ospedali di Comunità (Osco); l’aggregazione dei medici di medicina generale nelle Aft. La strada è tracciata: solo il lavoro multi professionale in team e la presa in carico della complessità dei bisogni di salute permettono di affrontare l’invecchiamento delle popolazione e la cronicità. La polemica di questi giorni tra Fimmg e Ifec quindi stona”.
“Va fatta comunque una riflessione – aggiungono dal Pd – sulle condizioni del nostro Sistema Sanitario Nazionale pubblico e universale che è fortemente a rischio. Il Ssn subisce sempre più tagli e ha sempre meno risorse che mettono a rischio i servizi essenziali per le persone. Mancano i professionisti sanitari (medici, infermieri, e gli altri professionisti della sanità che siano). La riforma della medicina di prossimità in molte parti del nostro Paese non viene attuata e quindi sono a rischio i fondi del Pnrr ad essa destinati. Su questi temi il Partito democratico, insieme a tutti i soggetti che vorranno, intende mobilitarsi in tutto il Paese per attuare la riforma della medicina di prossimità per dare risposte ai bisogni delle persone delle persone, per prendere i carico le cronicità e le non autosufficienze”.
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