Eventi e cultura
9 Giugno 2023
“Cerchiare il quadrato”, un volume ricorda lo storico direttore delle Civiche Gallerie d’Arte Moderna

Franco Farina e la Ferrara che mostrava al mondo Man Ray e Andy Warhol

di Redazione | 6 min

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“Era un altro mondo, e per l’arte contemporanea un deserto. Ferrara, con Farina, fu un’oasi”. Questa frase di Vittorio Sgarbi racchiude tutta l’importanza, e la bellezza, che Franco Farina ha rappresentato per la città estense. È a lui che è dedicato il volume “Cerchiare il quadrato”, che ripercorre quel progetto culturale che ha reso Palazzo dei Diamanti centro dell’arte contemporanea tra i più vivi e fecondi in Italia e nel mondo, grazie all’intuito, alla passione e al lavoro dello storico direttore delle Civiche Gallerie d’Arte Moderna di Ferrara dal 1963 al 1993.

Il “maestro” Farina, infatti, ha dato vita a una stagione che risalta ancora oggi per la ricchezza, la varietà e la novità delle proposte. Protagonisti di quell’epoca d’oro sono stati i grandi interpreti della scena internazionale, icone della modernità come Man Ray e Andy Warhol, ma anche tante personalità emergenti, che proprio a Ferrara hanno consacrato la loro arte.

Il libro, a cura di Chiara Vorrasi, Ada Patrizia Fiorillo e Massimo Marchetti, pubblicato nel giugno del 2023 da Ferrara Arte Editore, è un racconto a più voci volto a rileggere un momento significativo della storia artistica, culturale e sociale ferrarese, capace di dialogare con la scena internazionale. Contemporaneamente, il volume intende disegnare un ritratto a tutto tondo della personalità di Franco Farina, suo principale artefice.

«Franco Farina è stato un direttore internazionale, perché ha portato Ferrara a essere il centro del mondo, grazie a lui è diventata un luogo inevitabile. La sua grande intuizione è stata considerare che un posto bello di provincia potesse diventare una capitale dell’arte. Amava la sua città e voleva che essa accogliesse il mondo». Così lo ha ricordato Sgarbi, sottosegretario alla Cultura e presidente della Fondazione Ferrara Arte, che ha voluto inoltre ricordare gli artisti Gianfranco Goberti e Adelchi Riccardo Mantovani, «artisti ferraresi di Franco Farina» recentemente scomparsi, e voluto confermare la centralità di Ferrara, dove anche «l’arte contemporanea avrà una continuità».

«La coralità del volume è probabilmente la testimonianza più manifesta dell’attualità del lascito di Franco Farina» – hanno spiegato in sede di presentazione i curatori Ada Patrizia Fiorillo, Chiara Vorrasi e Massimo Marchetti -, che sin dagli anni Sessanta si spese – come riporta una nota dell’Archivio GAMC del 1968 – nella costruzione di «musei dinamici, estremamente articolati, capaci di fornire un costante aggiornamento culturale alla cittadinanza e fare del museo quel “servizio pubblico” che segue (meglio se anticipa) l’humus culturale affiorante sempre dalla storia e attraverso l’oggi è proteso nel domani».

I curatori hanno inoltre rivolto un pensiero a Lola Bonora, moglie di Farina, cui hanno dedicato la realizzazione della pubblicazione.

Con Farina «Palazzo dei Diamanti è diventato un punto di riferimento internazionale – ha aggiunto Marco Gulinelli, assessore alla Cultura Comune di Ferrara -, attraverso mostre di grandi artisti come Rauschenberg, Warhol, Jim Dine, Schifano, Vedova e molti altri».

Nell’arco di trent’anni, sotto l’impulso di Franco Farina, la «città delle cento meraviglie» si risveglia dal torpore che la intrappolava nel riflesso dei fasti estensi, diventando un nuovo, dinamico crocevia di iniziative e progetti che coinvolgono artisti attivi in ogni parte del mondo. Dagli anni Sessanta ai Novanta, Ferrara assume così un ruolo di primo piano nel circuito italiano del contemporaneo: il centro propulsore diviene il polo museale di Palazzo dei Diamanti, sede-simbolo di un ramificato sistema di grandi esposizioni, eventi d’avanguardia, programmi sperimentali di educazione e comunicazione.

Il regesto delle mostre organizzate da Farina conta infatti quasi mille titoli, a cui si aggiungono le molteplici manifestazioni che accesero la vita culturale cittadina, anche grazie a un’estesa rete di contatti, alleanze, sodalizi instaurati, e al fondamentale apporto di un’équipe di tecnici e curatori, tra i quali spicca Lola Bonora, direttrice del Centro Video Arte, affiancata da Carlo Ansaloni e Giovanni Grandi.

L’eredità di quel periodo aureo è tangibile sia nella raccolta civica del secondo Novecento, sia nella collezione privata di Farina, entrambe sedimentate nel corso dei decenni di direzione a Palazzo dei Diamanti. I due rami della raccolta, quello pubblico e quello privato, sono stati ricongiunti nel 2019 grazie alla donazione della vedova, Lola Bonora, che ha consegnato ai musei ferraresi un vasto nucleo di opere d’arte appartenute al marito (scomparso nel 2018), realizzando così le sue ultime volontà e, di fatto, coronando il suo disegno educativo-culturale per la città.

Negli ultimi anni, diverse sono state le iniziative tese allo studio di questo rilevante patrimonio e a far luce sul periodo artistico e culturale di cui è espressione. Grazie alla sinergia tra le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea e l’Università di Ferrara, è stata avviata una vasta campagna di ricerca che ha coinvolto studiosi emeriti. Tra il 2019 e il 2021 le Gallerie, in collaborazione con la Fondazione Ferrara Arte e con il Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna, hanno inventariato e riordinato il vasto archivio documentale del museo.

Nel 2019 è stata acquisita, da parte dell’ateneo ferrarese, la biblioteca personale del direttore, prezioso strumento di studio (destinato all’Università sin dal 2016) che racchiude l’ampio raggio dei suoi interessi. Altrettanto cruciale è stata la catalogazione delle opere della donazione Farina, avviata dalle Gallerie e portata termine grazie a una borsa di studio dell’Università di Ferrara coordinata da Ada Patrizia Fiorillo. I frutti di tale lavoro di squadra sono confluiti nella pubblicazione “Cerchiare il quadrato”.

Il volume è suddiviso in due parti, secondo due opposte focali. La prima – un “Ritratto d’autore” a più mani – è riservata alle testimonianze di note personalità che a vario titolo sono state protagoniste della programmazione Farina o ne sono state partecipi: artisti quali Marina Abramović, Maurizio Bonora, Fernanda Fedi, Giuliano Giuman, Ugo La Pietra, Federica Marangoni, Elio Marchegiani, e storici dell’arte o critici, come Renato Barilli, Claudio Cerritelli, Bruno D’Amore, Giorgio Di Genova, Marilena Pasquali e Vittorio Sgarbi, restituiscono il clima di spregiudicata apertura e liberalità che si respirava a Ferrara. Emerge la linea di lavoro inaugurata da Franco Farina, come anche la sua interpretazione di museo, vissuto sia come “laboratorio” sperimentale capace di intercettare e diffondere le tendenze in atto, sia come “servizio” informativo ed educativo in grado di garantire alla collettività concrete opportunità di crescita sociale e culturale, e d’altra parte volto a consolidare un pubblico italiano per l’arte contemporanea.

Nella seconda sezione, dal titolo “Un museo, una città, un progetto”, oltre all’apporto dei curatori, sono intervenuti accademici e storici dell’arte di generazioni diverse – Tatiana Basso, Flavio Caroli, Ester Coen, Alessandro Del Puppo, Francesca Gallo, Vasilij Gusella, Marco Meneguzzo, Luca Panaro, Francesco Poli, Lorenza Roversi, Claudio Spadoni – per esplorare, con affondi analitici, gli assi portanti del progetto Farina, il suo assetto metodologico-organizzativo e il sistema di relazioni su cui poggiava: dalla costante attenzione per il contesto ferrarese (dai maestri moderni come Boldini e Previati, passando per la stagione metafisica, fino alle più giovani leve) alla parallela esplorazione del multiforme panorama visivo della contemporaneità (André Masson, Sebastián Matta o la pop art statunitense), dedicando uno spazio inedito alle nuove iconografie dettate dalla comunicazione di massa e ai media a carattere tecnologico (dai manifesti di contestazione ai fumetti, dalla fotografia al film d’artista).

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