Lettere al Direttore
6 Giugno 2023

Daniele Lugli e quel grande pieno incontenibile che ha lasciato

di Redazione | 3 min

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Caro Daniele,

ti scrivo solo oggi perché quando la notizia della tua scomparsa mi ha raggiunto non potevo crederci.

Non solo mi ha lasciato senza parole, ma per giorni mi è apparsa irreale. Come succede per le persone care, sembra impossibile che tu sia morto e che non ci si possa più incontrare. Ci eravamo visti molti mesi fa, credo proprio alla presentazione del mio libro. Ci rincorrevamo con inviti reciproci, e purtroppo troppo spesso altri impegni mi impedivano di partecipare. Io mi sentivo già un po’ in colpa allora. E adesso come facciamo?

In questi giorni mi hanno aiutato le tante cose scritte dalle tue amiche e dai tuoi amici, che ringrazio di cuore. Sono ritornati alla mente tanti ricordi. Eri un fiume di parole, sempre misurato e mai esondante, pieno di delicati insegnamenti, di sottile e intelligente ironia. Riconoscevi con umiltà la tua imperfezione, e non come clausola di stile: ti arrabbiavi ed eri capace anche di rimbrotti. Eh sì, eravamo quasi sempre d’accordo, ma abbiamo anche discusso: a volte mi hai convinto, come quella volta che poi sono diventato il “tuo consigliere comunale”, anche se certo potevo fare meglio. Altre no. E nonostante questo mai ti sei tirato indietro, per quel che potevi: come quando, pur avendo esplicitato la tua contrarietà a partecipare (e dopo oltre 20 anni ancora ci tenevi a ricordarlo), hai aiutato un gruppetto di giovani di allora a prepararsi attraverso la strada della nonviolenza alle manifestazioni del G8 di Genova. E poi quel tuo chinarti sull’agendina, minuscola come la tua grafia: troppo piccola che io ho sempre avuto la sensazione che tu bleffassi quando la controllavi per fissare un incontro. Un dubbio che svaniva subito dopo, quando ti si accendevano gli occhi: “non posso, devo fare il nonno” dicevi, tu che del nonno eri, sei, la perfetta iconografia.

Ci sarebbe stata data una sia pur limitata signoria sul tempo. È la responsabilità più grande”. Hai scritto così sul tuo delizioso librettino di aforismi arricchito dai disegni di Franco Patruno. Ecco, finalmente ora mi è chiara la compresenza fra vivi e morti che ci ha insegnato il tuo maestro Capitini. Oggi quella responsabilità passa a noi, le tante le generazioni a cui hai trasmesso com’è bella la libertà, la giustizia e la pace, e di come i mezzi per ottenerle debbano essere coerenti con i fini. Abbiamo il compito, tutti insieme, di dare una mano, “per quel che possiamo”, a questo mondo e renderlo un posto un poco migliore per i nostri figli e nipoti. Per ricordare ciò che è stato, per non ripetere gli stessi errori, per parlare a chi non ha potuto ascoltarti. Non sarà facile, ma lo faremo insieme anche a te.

Ciao Daniele, grazie di tutto. Ci hai lasciato un grande pieno incontenibile tutto intorno.

Ti voglio bene e insieme a te abbraccio Rossana, Chiara e Elena.

Leonardo Fiorentini

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