Cronaca
30 Maggio 2023
Bonaventura Lamacchia ricostruisce in aula la trattativa sfumata per il passaggio del calciatore al Parma di Nevio Scala

Omicidio Bergamini. Il rimorso del dirigente: “Se Denis fosse andato via tutto questo non sarebbe successo”

di Redazione | 2 min

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Dopo la trasferta a Bologna il processo sulla morte di Denis Bergamini torna nella sua sede naturale, a Cosenza per l’audizione di due nuovi testimoni: Bonaventura Lamacchia e Francesco Arcuri.

Il primo a rispondere alle domande del pm Primicerio è Lamacchia, ex dirigente del Cosenza (a cavallo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 è stato amministratore delegato e per il breve periodo anche presidente del club).

L’uomo ricostruisce in aula la trattativa sfumata con il Parma per il passaggio di Denis alla società emiliana. «A un certo punto – ricorda – si raffreddò la pista probabilmente perché Nevio Scala (allenatore dei ducali, ndr) optò per un profilo diverso».

Situazione, quella del mancato trasferimento, per la quale Lamacchia nutre qualche rammarico: «Fosse andato via allora tutto questo non sarebbe successo. Mi resta il rimorso, espresso più volte al presidente del tempo Antonio Serra, di non aver potuto fare nulla per la sua famiglia. Forse, come società, avremmo dovuto fare qualcosa in più per cercare la verità, stare più vicini alla famiglia».

E ancora: «Sebbene in un primo momento abbiamo preso per buona la tesi del suicidio, tanti si erano convinti che le cose fossero andate così. Poi confrontandoci e ragionando sulla personalità di Denis, abbiamo escluso l’ipotesi».

Nella sua deposizione Lamacchia racconta poi un episodio particolare, del quale parla il 9 febbraio 2018 quando viene sentito dal procuratore dell’epoca, Facciolla.

«Quella mattina incontrai un amico, Renato Madìa – riporta -, al tempo magazziniere del settore giovanile che poi divenne magazziniere in prima squadra. L’uomo mi disse che la maschera del cinema Garden gli raccontò che il giorno della sua morte Denis venne raggiunto al cinema da Isabella e da altre due persone con le quali poi Denis si allontanò. L’ho subito riferito al procuratore in quella circostanza».

Quanto al secondo teste, Francesco Arcuri, in accordo tra le parti, la Corte decide di acquisire i precedenti verbali rinunciando all’escussione del cugino dell’unica imputata.

Prossima udienza fissata per il 16 giugno, quando verranno ascoltati tre testimoni che si sono occupati in questi lunghi 34 anni delle indagini su quanto accaduto quel pomeriggio del 18 novembre 1989 lungo la statale 106 a Roseto Capo Spulico.

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