Una quotidianità fatta di violenze fisiche e psicologiche, che l’avevano gettata in uno stato di profonda frustrazione, paura, sofferenza e umiliazione. È quello che avrebbe vissuto sulla propria pelle una 36enne di origini indiane, vittima del marito, anche lui indiano di 37 anni, oggi imputato per il reato di maltrattamenti in famiglia.
I fatti sono accaduti tra il giugno 2018 e il dicembre 2020 e – secondo quanto sostiene l’accusa – avrebbero visto l’uomo, sposato in un matrimonio combinato, picchiarla in maniera ripetuta e costante con schiaffi al volto e al corpo, offendendola come donna e moglie, addirittura con la minaccia di strapparle i documenti e rimandarla in India.
Ma non solo, in quel periodo, il marito le avrebbe negato anche qualsiasi autonomia a livello decisionale, impedendole inoltre di tenere contatti con l’esterno, così come con i suoi familiari: il tutto davanti al figlio di pochi anni.
Nell’udienza di ieri, giovedì 30 marzo, oltre a confermare le tesi dell’accusa, la donna ha riferito che offese le erano arrivate anche dalla cognata, aggiungendo che il marito sospettava della sua fedeltà perché, ritenendola troppo bella per lui, era convinto che avesse altri uomini.
Davanti al collegio giudicante, presidente Piera Tassoni con a latere i giudici Carlotta Franceschetti e Giulia Caucci, sono stati ascoltati anche due carabinieri. Il primo, intervenuto il 14 novembre 2020, ha riferito di aver intercettato casualmente la donna e di averle fornito aiuto mentre stava vagando in mezzo alla strada, dopo che qualche ora prima la vittima era stata picchiata e presa a calci dall’uomo, che le aveva procurato anche un vistoso livido alla gamba sinistra.
Il secondo carabiniere, invece, ha raccontato di quando, il 24 dicembre 2020, era intervenuto in seguito la telefonata al 112 della donna, che aveva allertato il numero di emergenza perché suo marito l’aveva in precedenza bloccata con l’avambraccio contro il muro di casa e presa alla gola, quasi come a volerla soffocare.
Insieme a loro hanno testimoniato anche un ristoratore e un’operatrice del Centro Anti-Violenza, che dopo la denuncia ha fornito protezione alla vittima.
Si tornerà in aula giovedì 18 maggio, quando l’imputato sarà chiamato a fornire la propria versione dei fatti e potrebbe tenersi anche l’eventuale discussione.
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