Scioglierà le proprie riserve nelle prossime settimane il gip Danilo Russo, chiamato a decidere sulla seconda opposizione alla seconda richiesta di archiviazione avanzata dal pm Alberto Savino, relativamente alle indagini per attribuire le responsabilità per la morte di Roberto Chiappara, operaio di 36 anni.
La vittima, da poco tempo assunta dalla Ser srl di Verona, subappaltatrice dei lavori, morì l’11 settembre 2017 precipitando dalla copertura della Fox Bompani, dove stava rimuovendo l’amianto dal tetto del capannone dell’azienda, svolgendo un’operazione per cui – secondo gli avvocati di parte civile – non era stato istruito correttamente con uno specifico addestramento e un’idonea formazione.
Dopo la prima opposizione proposta dall’avvocato Claudio Maruzzi, successiva alla prima richiesta di archiviazione, il giudice per le indagini preliminari ordinò un approfondimento di indagine alla Procura, ad esito della quale il pm chiese nuovamente l’archiviazione.
I familiari del ragazzo però, sempre attraverso il legale Maruzzi, hanno proposto nuovamente opposizione, contestando punto per punto la tesi della procura che ribadiva in sostanza l’esclusiva responsabilità del ragazzo per quanto accaduto.
Di questo si è discusso ieri (giovedì 23 marzo) in tribunale a Ferrara, davanti al gip, dove le parti chiamate in causa hanno esposto le loro posizioni, e su cui il giudice Danilo Russo ora è chiamato a esprimersi, decidendo se chiudere la vicenda, ordinare l’imputazione coatta o disporre ulteriori indagini.
“È una vicenda molto articolata – ha commentato l’avvocato Claudio Maruzzi – e un’archiviazione sarebbe un duro colpo per i familiari della vittima. Aspettiamo l’esito della vicenda, ma sarebbe veramente un pessimo segnale se il giudice dovesse decidere di accogliere la richiesta della Procura. Si parla tanto di stragi sul lavoro e si continua a fare sensibilizzazione a ogni livello, ma a cosa serve se alla fine si dovesse decidere di chiudere delle questioni in questo modo?”.
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