Attualità
27 Gennaio 2023
Ai sette internati militari italiani ferraresi è stata conferita la Medaglia d'Onore del Presidente della Repubblica

27 gennaio. Ferrara non dimentica e consegna le medaglie di Mattarella agli internati militari

di Redazione | 3 min

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"Sono molto stupito, e lo sono felicemente, da questa notizia, dal momento che conferma che le politiche che abbiamo adottato come maggioranza sono apprezzate dall’opposizione, e quindi riproposte". Sono le prime parole del sindaco di Argenta Andrea Baldini nel commentare l'intervento di ieri sulla stampa del coordinatore giovanile e di quello provinciale di Forza Italia, Nanetti e Toselli

(foto di Riccardo Giori)

di Lucia Bianchini

Guerrino Gregori, Menotti Quattrini, Senen Dalpozzi, Augusto Bozzolani, Secondo Tamarozzi, Gino Tessari e Wagner Trevisani: alla loro memoria è stata conferita la Medaglia d’Onore del Presidente della Repubblica in quanto Internati Militari Italiani, durante la cerimonia che si è svolta
venerdì 27 gennaio, nel salone della Pinacoteca di Palazzo dei Diamanti, in occasione della Giornata della Memoria.

Ad aprire la mattinata è stato il prefetto Rinaldo Argentieri: “Mi interrogo su cosa vuol dire coltivare la memoria, ed è uno sforzo di conoscenza. Il giorno della Memoria interpella tutti ad un triplice impegno morale e civile: conoscere cosa sono stati il genocidio degli ebrei attuato dal regime nazista, le infami leggi razziali, razziste, emanate dal regime fascista, la deportazione degli italiani nei lager; ripensare a questi orribili eventi della nostra storia recente con la forza della ragione e della pietà per le vittime; rafforzare l’adesione e la pratica quotidiana dei valori costituzionali della libertà, dell’uguaglianza e del rispetto della persona umana”.

“Sono lieto in particolar modo della presenza delle scuole – afferma Gianni Michele Padovani, presidente della Provincia di Ferrara-, perché se spetta a tutti il compito della memoria, questo testimone devono averlo in mano in modo speciale le giovani generazioni. Un compito speciale che
ragazze e ragazzi credo sia giusto che sentano proprio. Anche oggi il fragore delle guerre è inequivocabile, e non possiamo mai sentirci completamente al sicuro e al riparo. Questa storia di dolore e sofferenza non ha risparmiato la nostra provincia. Ogni medaglia consegnata oggi significa un nome, un cognome, una persona che anche a Ferrara ha lottato per opporsi alla barbarie e alla violenza. A quei nomi, a quei volti siamo tutti legati con la memoria, che significa un legame di solidarietà e appartenenza, perché se oggi possiamo liberamente manifestare il nostro pensiero e le nostre idee lo dobbiamo ai resistenti, che lottarono a costo della loro vita. Continuiamo quindi a testimoniare questi principi e valori”.

Nei vari interventi si sono ricordati i 150 ferraresi deportati a Fossoli, di cui solo cinque hanno fatto ritorno, i 625 ferraresi internati militari: 250 catturati nella ex Jugoslavia, 135 in Grecia, 28 in Albania, 171 nel Centro e Nord Italia, 15 in Francia, gli oltre 100 internati civili del nostro
territorio: uomini e donne, oppositori del regime o semplicemente contrari alla guerra, e soprattutto i renitenti alla leva.

Gli studenti del liceo Roiti indirizzo Beni culturali hanno poi dettagliatamente ricostruito la vicenda degli Internati Militari Italiani, che come ha sottolineato anche la presidente di Isco Anna Quarzi, è stata per lungo tempo dimenticata.

“Ogni anno – afferma il sindaco Alan Fabbri- Ferrara dimostra con i fatti e con la forza di un programma straordinario di iniziative che il Giorno della memoria non è un appuntamento solo rituale, ma è un’occasione per riflettere su ciò che è stato, per approfondirne la conoscenza, per
confrontarsi su un tema che non attiene solo al passato, ma è cuore del nostro futuro, perché – citando Anna Frank – se «quel che è accaduto non può essere cancellato, si può impedire che accada di nuovo»”.

Come ha sottolineato il sindaco accogliendo un proposta che è stata formulata dagli studenti, anche Ferrara sta per intraprendere il percorso per arrivare alla posa delle pietre d’inciampo, blocchi quadrati di pietra, ricoperti di ottone, posti davanti alle porte delle case nella quale ebbero ultima
residenza i deportati nei campi di sterminio nazisti.

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