Attualità
26 Gennaio 2023
Macario invita la dirigente scolastica dell’Ariosto a un confronto con gli studenti per “evitare chiusure ed irrigidimenti”

Liceo e temi lgbt. L’avvocato e Arcigay: “Nessuna violazione della privacy”

di Redazione | 4 min

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Mentre l’opinione pubblica rimane divisa sui fatti del 23 gennaio relativi alle divergenze tra la preside del liceo Ariosto Isabella Fedozzi e la presidente di Arcigay Manuela Macario, sul punto interviene l’associazione con una nota ufficiale, mentre si preannunciano iniziative legali.

Arcigay Ferrara parte dall’intervento di Macario, interrotto da Fedozzi, che le “ha improvvisamente tolto il microfono e la parola alla stessa”.

La relazione su “Eteronormatività e pregiudizi di genere” era prevista all’interno dell’assemblea autogestita dagli studenti, e si inseriva nell’ambito di un confronto a più voci sul tema “Sesso, genere e sessualità come categorie di dominio. Pregiudizi e discriminazioni”, assieme alla prof.ssa Sandra Rossetti, chiamata ad intervenire su “I movimenti femministi in occidente” e al dott. Andrea Leonardi, che ha relazionato sul “Il pensiero sociologico come svelamento delle oppressioni”.

La preside, scrive l’associazione, “ha attaccato un momento dell’incontro, in cui Macario ha chiesto agli studenti di alzarsi in piedi nel caso conoscessero o fossero persone Lgbtq”.

Su questo aspetto più voci hanno gridato alla violazione della privacy. Fatto escluso da Arcigay: “si tratta di un esperimento sociale, in cui, la maggioranza degli studenti si alza, dimostrando come siamo tutti coinvolti e le discriminazioni riguardino tutti. L’esperimento serve proprio ad evitare di far esporre in prima persona persone Lgbtq, è un modo per non identificarle in quanto tali e per farle sentire appartenenti ad una maggioranza e non sole”.

Alla relatrice “è invece stata bruscamente tolta la parola, intimandole di sedersi e di tacere. L’averlo fatto nel momento in cui i ragazzi erano direttamente coinvolti in un’attività formativa che permetteva loro di essere partecipi e di mettersi in gioco, senza – ribadiamo ulteriormente- violare in alcun modo la loro privacy, ha interrotto un ragionamento, messo in imbarazzo e in difficoltà la relatrice e i ragazzi, rendendo l’azione della dirigente ancor più prevaricante e violenta, creando un forte disagio collettivo, non permettendo infine una comprensione sincera del tema trattato”.

L’intervento di Arcigay, “così come quello di altre associazioni Lgbtq che da anni vengono chiamate nelle scuole, non è quello di dover imporre alcuna fantomatica teoria gender, quanto piuttosto quello di educarli alla consapevolezza e al rispetto della diversità, in relazione a identità sessuali e di genere, di sostenere ragazzə Lgbtq che hanno preso o stanno prendendo consapevolezza di sé e che ancora oggi purtroppo rischiano di sentirsi emarginatə (talvolta purtroppo bullizatə) vivendo con molto disagio e sofferenza la propria identità sessuale e di genere”.

Arcigay fa sapere inoltre che “esistono note ministeriali e indirizzi dell’unione europea che prevedono attività di formazione all’interno delle scuole per educare al genere, all’identità di genere e contrastare i fenomeni di violenza omotransfobici, attività che sono riconosciute per avviare percorsi di inclusione scolastica e che le scuole possono liberamente intraprendere nel pieno esercizio della loro autonomia”.

A difendere Macario interviene anche il suo avvocato Claudio Maruzzi, che bolla come “inopinato” il gesto della dirigente scolastica, che l’ha poi “invitata bruscamente a sedersi, così interrompendo di fatto il suo intervento, per poi avventurarsi in una sorta di irritata reprimenda, travisando clamorosamente il senso dell’intervento”.

“L’illegittimità e l’inopportunità di tale iniziativa – afferma Maruzzi – si è rivelata in tutta la sua gravità, anche considerando che si trattava di una assemblea generale autogestita dagli studenti, come da regolamento d’istituto, il cui tema è stato scelto dagli studenti, ambito ove non è previsto un intervento da parte dei dirigenti e dei docenti sul merito degli argomenti dibattuti”.

In definitiva, per Maruzzi “la dirigente è «entrata a gamba tesa» nel dibattito, tentando di screditare una riflessione, che si limitava a descrivere la realtà che caratterizza la comunità Lgbt, evidenziando le risonanze emotivo-psicologiche che possono manifestarsi in chi non si identifica nell’eteronormatività e binarismo di genere, cercando in tal modo di sensibilizzare gli studenti verso questi aspetti, fornendo loro strumenti di conoscenza, utili a fronteggiare queste situazioni, da parte di quelle persone che le vivono in prima persona o di riflesso, attraverso la condivisione di esperienze con altri”.

Quanto alle critiche piovute da Ferrara Nostra e Lega, si tratta di “reazioni del tutto fuorvianti e strumentali, ove si tenta di accreditare una narrazione che induce a ritenere che l’iniziativa della mia assistita fosse animata da intenti manipolatori, tali da indurre gli studenti al cd “outing”, violando addirittura la privacy, segno evidente che su certi temi, taluni si arrogano il diritto di «sospendere» il libero confronto, negando la parola a chi la pensa diversamente, trincerandosi dietro l’alibi di una sorta di «inopportunità di contesto»”.

L’avvocato lascia intendere che il terreno di scontro potrebbe non essere solo politico: “ferme restando le opportune iniziative in ogni sede, a tutela della propria immagine e professionalità, oltre che quella di Arcigay da ella rappresentata, la mia assistita auspica una riflessione da parte della dirigente sull’accaduto, con invito ad un confronto, anche pubblico, con gli studenti, onde evitare chiusure ed irrigidimenti che non farebbero altro che alimentare ulteriori tensioni e divisioni tra gli stessi studenti e la collettività, attorno ad uno dei tanti temi che, oggi più che mai, segnano la nostra epoca inquieta”.

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